Non grandi opere, ma interventi di manutenzione straordinaria. È la ricetta dell’Anbi (Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari) per mettere in sicurezza il territorio italiano. Secondo la proposta di piano 2014 per la riduzione del rischio idrogeologico, presentata ieri mattina a Roma dall’associazione che rappresenta i consorzi di bonifica, servono quasi 8 miliardi per portare a compimento l’opera. Un importo quasi doppio rispetto ai 4,1 miliardi contenuti nel prospetto redatto cinque anni fa.
«Dei 2 miliardi stanziati dal Governo nel 2010, e poi riportati nei bilanci successivi, si è speso solo il 4%, l’equivalente dei compensi e dei costi delle gestioni commissariali», ha denunciato il presidente dell’Anbi Massimo Gargano, di fronte ai presidenti della Commissione ambiente alla Camera e al Senato, Ermete Realacci e Giuseppe Marinello, e alla responsabile ambiente del Pd, Chiara Braga.
Sono 3.383 gli interventi da realizzare in Italia. Il maggior numero dei lavori riguarda l’Emilia Romagna (1.018 proposte per un importo di 985,1 mln di euro), seguita dal Veneto (663 proposte per 1,524 mld) e dalla Toscana (441 interventi per 1,236 mld). La regione più sicura risulta invece il Trentino, dove sono sufficienti 2 interventi per 6,3 milioni di euro.
«I piani da noi indicati sono immediatamente cantierabili e per questo garantiscono quella qualità della spesa e quella trasparenza che la programmazione, al contrario della gestione delle emergenze, può garantire», ha aggiunto Gargano invocando un patto tra i consorzi, Anci e Governo per intraprendere un percorso virtuoso di prevenzione.