Le mobile app p si stanno diffondendo nel settore della grande distribuzione sia negli Stati Uniti che in Europa. E anche i produttori di materiali per l’edilizia se ne stanno accorgendo, al punto di imitare i rivenditori e scendere in campo direttamente. Il colosso mondiale del cemento Holcim-Lafarge lo ha fatto per rendere un servizio migliore ai suoi clienti, che siano privati o utenti business. C’è la funzione trova il negozio più vicino a te, un must per qualsiasi app, una maschera per fare l’ordine, la sezione delle consegne e la tracciabilità della fattura.
Questo sembra essere un esempio riuscito anche se non si conoscono i dati di utilizzo. Ma in generale, non sempre l’esito è positivo, e anche se lanciate in pompa magna, il clamore delle app si esaurisce in poco: un volta scaricate non vengono più aperte o peggio cancellate. E allora da cosa dipende il loro successo? E perché i flop sono così frequenti? Quali sono i passi falsi da evitare? Una risposta univoca non esiste, però Pierre Barbeau, cofondatore e presidente di Moblico, compagnia americana specializzata in soluzioni e servizi di app-marketing, ha stilato un elenco degli errori più comuni. Alcuni potrebbero sembrare ovvi, ma quando si investono tanti soldi per un’operazione del genere, tra i 50 mila e il milione di dollari secondo le rilevazioni il provider statunitense Kinvey, qualsiasi consiglio è prezioso.
Ecco i sei suggerimenti di Barbeau
1. L’applicazione non soddisfa le esigenze dei clienti. È il peccato originale: non aver studiato, osservato e parlato con i clienti, prima di iniziare a progettare l’applicazione. Risultato? Supporre e non sapere di cosa hanno realmente bisogno. Premi, omaggi, contenuti extra, cosa si potrebbe offrire di realmente utile o fidelizzante? Non si sa. Il rischio? Fare un duplicato del sito web, errore piuttosto comune.
2. Non pianificare gli obiettivi di business dell’applicazione
Se non si definisce in maniera precisa la meta sarà estremamente difficile raggiungerla dopo l’implementazione. Certo, gli obiettivi aziendali vanno adeguati alle esigenze del cliente, ma quale di questi potrebbe essere un possibile traguardo? Aumentare le vendite di prodotti; costruire relazioni di lungo termine con i clienti; migliorare la conoscenza dell’insegna o del marchio; portare i clienti nella rivendita; semplificare il processo di acquisto.
3. Strategia di post-lancio inesistente o inefficace
Ecco un altro errore abbastanza frequente: si spendono tempo e risorse nella progettazione e nella pubblicità per poi non occuparsi della comunicazione con i clienti tramite l’applicazione. Infatti, l’interazione serve a capire tante cose, dalle motivazioni di acquisto a come spingerli a usare l’applicazione, per esempio con premi, sconti, messaggi o notifiche. Una volta idividuata la forma di contatto più efficace pianificarne l’uso. Frequenza consigliata almeno una volta al mese.
4. L’azienda non è coinvolta nel lancio dell’applicazione.
Ogni persone che lavora in azienda dal marketing ai dirigenti alle vendite al servizio clienti a chi sta alla cassa deve sapere di cosa si tratta e all’occorrenza essere capace di parlarne per promuoverla.
5. Contenuti poco interessanti
Se sono sempre uguali, aggiornati di rado e poco coinvolgenti, perché aprire l’applicazione? Rinnovarli a una frequenza trimestrale e poi studiare le reazioni degli utenti permetterà di affinarne la creazione
6. Nessuno sa che esiste
Un’applicazione è un prodotto e quindi richiede una campagna di marketing ben strutturata utilizzando i canali digitali, banner, mail, social network, la segnaletica nei punti vendita e la tradizionale pubblicità. A volte si impiega anche un anno per spingere il mercato a riconoscerla e gli utenti a fare il download. Ma non bisogna disperare.