Un nuovo brand sulla strada della sostenibilità

Parla Stefano Gallini, neo amministratore delegato della branca italiana del gruppo tedesco, leader nella produzione di cemento. Che svela a YouTrade le strategie dell’azienda
per informare e coinvolgere le rivendite nel passaggio da Italcementi al nuovo marchio.

Heidelberg Materials
Il sacco con il nuovo logo di Heidelberg Materials

L’anno nuovo ha segnato un passaggio di consegne in casa Heidelberg Materials (il nuovo brand che ha raccolto in Italia l’eredità di Italcementi e Calcestruzzi). Dal primo gennaio 2024 Stefano Gallini ha assunto la guida di Heidelberg Materials Italia Cementi spa.

Il nuovo amministratore delegato ha ricevuto il testimone da Roberto Callieri, che ha guidato la società dal luglio 2016 fino a fine 2023 e che sempre dal primo gennaio è entrato a far parte del managing board del Gruppo Heidelberg Materials, con la responsabilità dell’area dell’Asia.

Cominciamo con una sua presentazione.

Ho iniziato il mio percorso nella direzione commerciale di Italcementi nel 2000, dove negli anni ho avuto modo di crescere professionalmente e di confrontarmi con diversi ambiti del nostro settore. Successivamente ho avuto la possibilità di fare esperienze all’estero nel settore delle vendite e del marketing in Albania e in Egitto.

Poi, ho maturato un’esperienza di general management internazionale come managing director in Albania, Sierra Leone e Ghana. Nel 2020 ho assunto la posizione di general manager per l’area combinata di Ghana, Sierra Leone, Gambia e Liberia, per essere successivamente promosso nel 2022 a general manager della Regione dell’Africa Occidentale.

Il brand Italcementi non c’è più. Qual è l’obiettivo del rebranding?

Dall’ottobre dello scorso anno, abbiamo preso il nome della nostra capogruppo, Heidelberg Materials. È un’operazione che ha coinvolto e sta coinvolgendo tutte le filiali nei Paesi in cui il gruppo è presente.

Una scelta in linea con quella fatta da molti grandi brand internazionali, che adottano lo stesso nome in tutto il mondo e che sicuramente rappresenta un vantaggio per le sfide che dobbiamo affrontare, una su tutte, quella della decarbonizzazione. L’industria del cemento è chiamata a investimenti enormi per raggiungere l’obiettivo, nei prossimi anni, della neutralità carbonica dei propri processi produttivi.

Il ciclo di produzione del cemento libera anidride carbonica per effetto delle reazioni chimiche che portano alla formazione dei nostri prodotti. Per arrivare all’obiettivo, è necessario introdurre tecnologie pionieristiche come la Carbon Capture and Storage (Ccs) o Carbon Capture and Utilization (Ccu), che prelevano la Co2 dal nostro processo produttivo per stoccarla, oppure riutilizzarla mettendola a disposizione di altri processi industriali.

Queste soluzioni di cattura richiedono grandissimi investimenti: l’appartenenza a un gruppo leader mondiale come Heidelberg Materials, che ha annunciato target chiari e ambiziosi in merito, è certamente garanzia di serietà e determinazione.

Heidelberg Materials
Cementeria di Calusco D’adda (BG)

Su quali fronti si impegnerà?

Il contesto internazionale è fortemente instabile, con diverse criticità che si ripercuotono anche all’interno del nostro Paese. Quindi l’obiettivo è quantomeno confermare i risultati positivi del 2023.

Abbiamo messo in primis la sicurezza sul posto di lavoro per migliorare ulteriormente gli obiettivi che abbiamo raggiunto e fare nostra la cultura della sicurezza, per prevenire al massimo le condizioni di rischio. Un’altra delle nostre priorità è la decarbonizzazione: il 2024 sarà un anno centrale per l’evoluzione dei nostri prodotti.

Recentemente la nostra capogruppo ha presentato al mercato evoZero, il primo cemento al mondo a bilancio azzerato di emissioni di Co2. Abbiamo poi evoBuild, un umbrella brand che raccoglie la gamma dei prodotti sostenibili, con cui offriremo al mercato materiali sempre più orientati a un basso contenuto di Co2.

Dobbiamo lavorare in questa direzione sia sotto il profilo produttivo, attraverso le migliori e più innovative tecnologie disponibili, sia parlando al mercato, anche attraverso iniziative formative, per aiutare i clienti a utilizzare i prodotti che siano adatti alle loro esigenze e, allo stesso tempo, in linea con un modo di costruire sempre più sostenibile: questo crea valore per il cliente e per l’ambiente.

Senza dimenticare che al centro della nostra azione c’è il cliente. Tutta la nostra attività deve avere come fine ultimo la soddisfazione del cliente trasferendo il concetto nuovo di Materials contenuto nel nostro nome, che va oltre il cemento e che significa, più servizi, più assistenza, più soluzioni e più applicazioni.

Che tipo di impatto ha avuto il cambio brand sui clienti e sul mercato?

Italcementi è stata un’azienda storica, leader di mercato che ha investito molto sulla riconoscibilità del logo. Il cambiamento, inizialmente, ha preoccupato i distributori, che temevano un calo degli acquisti da parte dei loro clienti complice la sparizione di un marchio storico, ma abbiamo cercato di accompagnarli e di supportarli con diverse attività.

La prima è stata realizzare un layout del sacco molto vicino a quello precedente, in modo che il prodotto fosse riconoscibile. Abbiamo inoltre realizzato eventi nelle rivendite, open day, giornate promozionali e abbiamo allestito due food truck personalizzati che in tre mesi, a cavallo del 2023 e del 2024, hanno coperto cento clienti su tutto il territorio nazionale,  isole comprese.

Abbiamo realizzato per i nostri clienti un welcome kit di benvenuto, abbiamo fornito alla nostra rete commerciale delle giacche personalizzate con la scritta Heidelberg Materials, distribuito gadget… Credo che siamo riusciti a trasferire il messaggio fondamentale del cambiamento: siamo sempre noi, ma con una veste nuova più adatta ad affrontare le nuove sfide.

Vorrei comunque rassicurare tutti, continueremo a garantire la qualità e l’assistenza di sempre, pronti a offrire una gamma di prodotti e di servizi che vanno ben oltre il cemento.

Heidelberg Materials
Ingresso della nuova sede a Peschiera Borrmeo

Com’è andato il 2023? E che cosa prevedete per il 2024?

Non ero in Italia nel 2023, però dai numeri che ho visto per il nostro settore l’anno passato è stato caratterizzato da luci e ombre. Da un lato l’edilizia, fin dal periodo post pandemico, anche grazie al contributo positivo del superbonus e, quindi, della componente di manutenzione straordinaria, ha dimostrato di essere un driver fondamentale di crescita dell’economia italiana.

Dall’altro, il contesto caratterizzato dai forti rincari dei costi energetici, dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dalla carenza di manodopera specializzata ha costituito un elemento di forte rischio per l’operatività delle imprese del settore.

Oltre a ciò, il mercato residenziale ha iniziato a manifestare segnali di rallentamento, con una forte frenata di compravendite di abitazioni e dei mutui erogati a causa dei rialzi dei tassi d’interesse.

Per quanto riguarda le prospettive per il 2024, le speranze di una ripartenza sono riposte sul comparto delle opere pubbliche e l’aspettativa è che dopo la fase di progettazione si inizi a vedere la partenza dei cantieri legati ai fondi del Pnrr.

Il Pnrr dà una spinta alle infrastrutture. Avete valutato l’impatto sul business del cemento?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta senza dubbio un’opportunità eccezionale per il nostro settore, viste anche le ingenti risorse messe a disposizione: 222 miliardi di euro, di cui 108 legati al settore delle costruzioni secondo le stime Ance.

Per l’anno 2024 l’aspettativa è naturalmente quella di un irrobustimento del comparto delle opere pubbliche, anche se sussistono forti rischi di ritardi nella realizzazione di grandi lavori con probabile spostamento dell’effettiva cantierizzazione nel 2025-2026.

Per evitare di perdere questa eccezionale opportunità però è necessario che si velocizzino le procedure burocratiche degli enti territoriali: il rischio è che i rallentamenti nelle fasi autorizzative dei lavori programmati possano portare alla cancellazione dei fondi, dato che il piano prevede meccanismi stringenti per la realizzazione degli investimenti. L’Italia ha bisogno come non mai di interventi di messa in sicurezza del territorio e di infrastrutture moderne e sostenibili.

Un aspetto poi da non trascurare è che gli effetti del piano dovrebbero interessare tutte le aree geografiche della penisola favorendo una convergenza tra Sud e Centro-Nord del Paese.

Anche il mondo delle costruzioni è chiamato a vincere questa grande sfida della sostenibilità, qual è il contributo di Heidelberg Materials in tal senso e cosa state facendo al riguardo?

Il 2024 sarà caratterizzato da un forte impegno verso la sostenibilità e la riduzione dell’impronta carbonica nostri prodotti. Già oggi nel nostro listino abbiamo cementi che rispondono alle nuove richieste del mercato sia in termini di materie prime che di performance ambientale.

Alcuni di essi rappresentano un obbligo per le forniture nell’ambito delle opere pubbliche: si pensi, per esempio, al contenuto minimo di materiale riciclato nel calcestruzzo fissato nei Cam al 5% in peso.

Un altro criterio di interesse è rappresentato dalla capacità di ridurre le emissioni di Co2 agendo sia sui leganti sia sulle materie prime seconde utilizzate nel mix design, che devono garantire sostenibilità, qualità e le prestazioni richieste. È un percorso lungo, che richiede importanti investimenti e che coinvolge tutta la filiera compreso i clienti delle rivendite.

Come comunica la vostra azienda l’impegno per la sostenibilità ai clienti e agli stakeholder? Quali strategie utilizzate per informare il mercato riguardo le vostre pratiche sostenibili e come queste influenzano la percezione del vostro brand e dei vostri prodotti nel settore delle costruzioni?

La nostra strategia parte dalle cementerie, le fabbriche dove si produce il cemento. Oggi ne abbiamo quattro certificate Csc, il più importante standard di certificazione internazionale promosso dal Concrete Sustainability Council, un’associazione fra i cui membri fondatori figurano importanti realtà industriali.

Lo schema del Csc ha l’obiettivo di promuovere la trasparenza e la sostenibilità del settore del cemento e del calcestruzzo. Da queste cementerie, il cemento raggiunge gli impianti di produzione del calcestruzzo, e anche in questo caso ne abbiamo certificati 23, per poi arrivare al cliente finale.

A queste certificazioni si aggiunge, elemento molto importante nella strategia di comunicazione e trasparenza verso il mercato, la possibilità di fornire Epd (Dichiarazione Ambientale di Prodotto).

È un documento valido per tutti i nostri prodotti grazie all’utilizzo di un Tool di calcolo verificato e alla certificazione dell’intero processo Epd, in conformità alle regole del Program Operator Epd International, per tutte le aziende dei business cemento e calcestruzzo (Epd Process certification).

Nel corso del 2023 sono state emesse 63 Epd per calcestruzzi conformi ai Cam o a protocolli di sostenibilità Leed, per un totale di oltre 190 prodotti analizzati tramite i criteri di Life Cycle Assessment.

I ricavi del colosso superano i 21 miliardi

Heidelberg Materials è un gruppo tedesco con una storia di 150 anni. Ha oltre 51 mila dipendenti in quasi 3 mila siti in oltre 50 Paesi. È uno dei maggiori produttori integrati al mondo di materiali e soluzioni per l’edilizia, con posizioni di leadership nel mercato del cemento, degli aggregati e del calcestruzzo preconfezionato. I prodotti e servizi sono utilizzati nella costruzione di case, infrastrutture, strutture commerciali e industriali.

L’azienda vanta una posizione da primato nella strada verso la neutralità dal carbonio e l’economia circolare nel settore dei materiali da costruzione. Heidelberg Materials ha registrato un fatturato di 21,2 miliardi di euro e un risultato della gestione corrente prima degli ammortamenti di 4,3 miliardi, con una crescita del 19,2% (dati 2023), a fronte di una ulteriore riduzione del 3% delle emissioni di anidride carbonica. Per il 2030 l’obiettivo è una diminuzione delle emissioni del 50% rispetto al 1990.

di Franco Saro

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome qui