Le aggregazioni sono una delle strade per impostare politiche di sviluppo e condolidamento delle imprese nel mercato. La crisi impone una revisione dell’approccio, che oggi deve diventare più “liquido” e non più ancorato ai modelli standardizzati del passato
Il termine “aggregare” deriva dall’unione delle parole latine ad e gregare, con quest’ultima parola che a sua volta deriva da grex-gregis, gregge o “moltitudine”. In sostanza l’etimologia della parola significa “unire, aggiungere”, ovvero far aumentare un insieme con nuovi elementi. La fisica degli elementi peraltro ci ricorda che sono tre gli stati di aggregazione di una sostanza – solido, liquido e gassoso – e che dipendono dal tipo e dalla forza dei legami presenti tra le particelle elementari che compongono la materia. Come noto lo stato di aggregazione di una sostanza dipende da due caratteristiche fisiche: temperatura e pressione. Lo stato solido evidenzia l’impossibilità di aggregare nuovi elementi senza una adeguata pressione o cambiamenti sostanziali della temperatura, così come lo stato gassoso. Diverso è il discorso per lo stato liquido, l’unica condizione che permette aggregazione tra i componenti senza agenti esterni, in quanto le molecole sono libere di scorrere le une sulle altre e di amalgamarsi, soprattutto grazie alla possibilità di assumere la forma del recipiente nel quale il liquido è contenuto. La crisi delle costruzioni è come una delle forze necessarie a modificare una sostanza: ha una temperatura data dall’intensità della crisi e ha una pressione data dalla spinta a modificare lo stato delle cose. Così imprese che pensavano di essere “solide” si trovano inadatte ad affrontare un mercato che chiede loro di essere più flessibili, che chiede loro di trasformarsi e adattarsi ad un “recipiente” che stenta a contenerle o che non è più in grado di contenerle. Come fare dunque? Le imprese devono cambiare stato, devono diventare “liquide”. Il tema della liquidità non è una novità, ma lo è se applichiamo le tesi e gli studi filosofici e sociologici di Zygmunt Bauman, uno dei più noti ed influenti pensatori attuali, al settore. Bauman è un interprete originale della società contemporanea e ha studiato la modernità e la postmodernità, mettendole in relazione con i concetti di “stato solido” e “stato liquido” della società. Dal suo pensiero possiamo prendere alcuni spunti per riflettere sulle questioni relative alle aggregazioni e alla necessità di adattarsi ad un mercato che, incalzato dalla crisi, cambia. Bauman sostiene che la crisi è una condizione essenziale, una sfida per l’innovazione, ma che la sfida può essere vinta se si ha la capacità di gestire lo spazio e il tempo secondo meccanismi fluidi e non statici (quali sono quelli dei solidi). Bauman ha individuato nella liquidità e nella fluidità le componenti necessarie ad affrontare i cambiamenti che la modernità impone. Laddove i corpi solidi vengono forgiati una volta per tutte, preservare la forma dei liquidi richiede moltissima attenzione, una continua vigilanza e uno sforzo incessante e il successo non è mai scontato. Soprattutto è un lavoro di adattamento. Il lavoro di Bauman è sociologico e filosofico, ma se riflettiamo bene le analogie con l’organizzazione del mercato delle costruzioni e i sistemi di impresa sono notevoli. Il mercato delle costruzioni è organizzato su una filiera cristallizzata da anni in un insieme di rapporti, più o meno consolidati e definiti, nei quali gli attori intepretano ruoli e utilizzano spazi che, di fronte alla crisi, impongono di essere rivisti. Ma “si è sempre fatto così”. Il refrain della prosecuzione della tradizione e del perpetuare modelli operativi sul mercato ben conosciuti, anche se non più adatti, rimane un ritornello ben noto ma ormai vecchio e superato. La logica dell’adattamento è la logica dell’evoluzione darwiniana. E’ la logica che vuole che un organismo si adatti all’ambiente che cambia, magari instaurando rapporti diversi con gli altri organismi, oltre che con l’ambiente stesso. Ecco che l’aggregazione ha una sua specificità e un suo senso profondo nella possibilità di essere il veicolo attraverso il quale le imprese possono farsi “liquide” nel mercato, fondendo le loro molecole ma mantendendo tutta la loro essenza e capacità. Ma al contempo acquisendo maggiore forza e potenzialità di penetrazione che una impresa “solida” non è da sola in grado di raggiungere. Aggregarsi, in senso “liquido”, vuol dire mescolarsi, non semplicemente avvicinarsi. Significa trovare le sinergie che permettono l’incremento delle dimensioni, la diffusione nel mercato, ma al contempo l’ottimizzazione dei sistemi di gestione, delle risorse finanziarie o delle strategie per finanziare le attività, delle risorse per lo sviluppo e per il marketing. E’ un modello nuovo che non è dato dalla somma semplice dei componenti. E’ un modello dove 1+1 deve fare 3. Dove l’aggiunta di un componente incrementa la conoscenza e l’intelligenza di tutto il sostema. Non una semplice aggiunta. Le aggregazioni possono essere realizzate su base territoriale, su base tipologica, su base produttiva o di mercato. Ma il punto chiave è che una aggregazione, per funzionare, deve considerare la trasformazione dei soggetti in un vero gruppo di vendita orientato al mercato. L’aggregazione funziona se le imprese guardano verso la parte bassa della filiera e non solo verso l’alto. E soprattutto se si definiscono compiti, ruoli e obiettivi. Aggregarsi temporaneamente per “prendere un lavoro” lascia il tempo che trova. Nel mercato attuale c’è la necessità di costruire alleanze strategiche basate su solidi obiettivi di lungo periodo. Il breve periodo non serve, non aiuta a traguardare oltre la crisi. Soprattutto l’orizzonte di breve periodo serve per affrontare la crisi. Ma non il cambiamento. Oggi serve affrontare il cambiamento, governarlo, individuare i driver futuri del mercato e su di essi impostare politiche di efficienza e di efficacia. E’ in primo luogo dentro le imprese che si deve recuperare competitività. E nell’aggregazione tra imprese se ne può recuperare molta. Impostare politiche aggregative coerenti deve essere il frutto di una attenta strategia di posizionamento e di offerta nel mercato. Tutte le imprese insieme, liquidamente, compenetrandosi e adattandosi al nuovo equilibrio che verrà, qualunque esso sia.