I tappi di plastica delle bottiglie utilizzati per un depuratore. Avviene al Novara Hordeum, il primo birrificio che sfrutterà il sistema di depurazione realizzato dalla trentina Eco-Sistemi. La macchina rimuove la sostanza organica degli scarti del birrificio, che contiene carbonio e azoto, uno dei principali elementi inquinanti delle falde acquifere. Il birrificio Hordeum produce ogni giorno 5,5 metri cubi di refluo di produzione il cui carico inquinante è assimilabile a quello di una piccola comunità (circa 300 abitanti).
Il depuratore si chiama Rcbr, Rotating Cell Biofilm Reactor. «Invece di costosi dispositivi prestampati ove possa vivere e crescere lo spesso film di colonie batteriche responsabili della depurazione, ovvero di organismi che si mangiano lo sporco, abbiamo impiegato banali tappi di plastica riciclati che, per forma e materiale, sono perfetti. Poi intorno ci abbiamo adattato un contenitore efficiente per massimizzare la resa», spiega Dario Savini, amministratore delegato di Eco-Sistemi. «Spesso non serve l’hi-tech per fare innovazione verde ma analizzare in maniera integrata il problema e valutare tecnologie esistenti».
Il mini impianto ha consumi limitatissimi, circa 1.2-1.5 kW/ora, un decimo dei consumi di un impianto tradizionale e misura 3,30 metri di lunghezza e 1,30 in larghezza. «Altre tecnologie che svolgono lo stesso lavoro i consumi sono generalmente superiori a 10kW complessivo. Noi limitiamo i costi con due moduli che sono azionati da un solo motore elettrico e con l’uso dei tappi, dato che il biofilm batterico ottiene ossigeno per svolgere il proprio lavoro dalla rotazione del sistema in atmosfera e non mediante compressori dedicati».