Come ha anticipato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riprendendo un’idea lanciata dal ministro allo Sviluppo Francesco Spadafora, il governo con il cosiddetto decreto Aprile (nonostante siamo a maggio) ha allo studio l’allargamento di ecobonus e sismabonus per cercare di dare ossigeno al settore dell’edilizia. Ottima idea.
L’ecobonus e il sismabonus dovrebbero quindi essere elevati al 100% e forse al 110% o 120% per le imprese. In pratica, lo Stato pagherebbe le aziende per farle lavorare e, naturalmente, migliorare il patrimonio immobiliare. Il sistema, secondo le indiscrezioni, funzionerebbe così: il proprietario di immobile potrebbe usufruire del bonus al 100% e non pagherebbe nulla cedendolo all’impresa. La quale, a sua volta, potrebbe girare il credito alle banche, con la maggiorazione al 110%-120% e un ammortamento in cinque comode rate annuali. La bozza di decreto prevede infatti «la cessione del credito di imposta ad altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari». La formula del futuro decreto indica «un contributo di pari ammontare sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest’ultimo recuperato sotto forma di credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione del credito». Inoltre, la cessione del credito d’imposta sarà prevista anche per i «normali» bonus casa che resteranno in vigore, e cioè quelli per le ristrutturazioni.
Sempre secondo le indiscrezioni, i superbonus sarebbero previsti per gli interventi di isolamento termico sull’involucro, la sostituzione delle caldaie a gasolio con quelle a condensazione oppure pompe di calore, pannelli fotovoltaici, accumulatori, rifacimento delle facciate, colonnine per la ricarica delle auto elettriche, oltre ai lavori di consolidamento strutturale. Tutto bello, Ance e associazioni di settore entusiaste.
Ma non si possono nascondere i dubbi che, purtroppo, si annidano anche nei sogni più belli. Perché, premesso che se questo meccanismo funzionasse sarebbe un toccasana per le imprese della filiera e che, quindi, non resta che augurarsi che tutto fili liscio, è lecito porsi anche delle domande. La prima: imprese e banche saranno sempre obbligate ad accettare la cessione del credito d’imposta? Seconda domanda: a mettere il bollino blu sulla reale efficacia degli interventi di riqualificazione energetica è l’Enea: questo ente ha la capacità di controllare e dare il via libera a tutte le richieste di verifica che pioveranno? Oppure i lavori saranno bloccati per mesi (anni?) dalle procedure di controllo antifurbetti? Le banche accetteranno un credito d’imposta prima che l’Enea conceda il via libera? Oppure le imprese inizieranno a lavorare incrociando le dita?
C’è, inoltre, quello che è forse il problema maggiore: sulla carta è facile scrivere bonus, ma un credito d’imposta fino a quale entità può essere scontato da un’impresa, anche se questa è una banca? Un istituto di credito potrà iscrivere a bilancio nella voce passività il bonus casa senza scombussolare i parametri patrimoniali che, giustamente (per la salvaguardia delle imprese e dei risparmiatori depositanti) devono essere salvaguardati? In pratica, infatti, è come se la banca fosse obbligata ad accettare dei Btp a cinque anni. Ma, come è logico, quale impresa accetterebbe di essere imbottita obbligatoriamente di titoli di Stato? Infine, la considerazione più sdrucciolevole: come accennato, un credito fiscale equivale a un debito per lo Stato. Se questo debito rimane uno sconto su dieci anni da iscrivere sul bilancio dello Stato (come avviene adesso per gli ecobonus) è un conto. Se, invece, questo debito diventa una cedola fiscale che, nella sostanza, crea un mercato secondario di paper con valore di debito (con la cessione alle banche), può essere equiparato a un Bot o Btp. E, quindi, sarà di conseguenza calcolato in automatico (per le regole Eurostat, ma anche secondo il buonsenso) come ulteriore, aggiuntivo e immediato, debito pubblico. Ma questo, a differenza dei titoli di Stato come i Btp, non potrà essere acquistato dalla pur generosa politica della Bce. Insomma, sono aspetti sui quali meditare e che, probabilmente, sono in questi giorni sotto la lente del ministro all’Economia Roberto Gualtieri.