La svolta verde? È importante per Italcementi e per i nostri clienti, spiega Stefano Roncan, direttore commerciale dell’azienda.
Domanda. Quando Italcementi ha deciso la svolta verde?
Risposta. Una concreta svolta verde non si improvvisa dall’oggi al domani. Italcementi nel corso di questi anni ha sempre operato nel rispetto delle normative ambientali, con investimenti annuali per migliorare sia il processo produttivo del cemento sia le performance dei prodotti. Abbiamo alcuni filoni di ricerca dedicati al rispetto dell’acqua e all’abbattimento degli agenti inquinanti, che poi hanno portato alla commercializzazione di prodotti tra cui l’i.idro Drain, la soluzione per pavimentazioni che rispetta il ciclo naturale dell’acqua e il cemento TX Active, che contribuisce a migliorare la qualità dell’aria. Abbiamo una sede certificata Leed, la certificazione energetica di riferimento a livello internazionale, e pubblichiamo il report di sostenibilità. Nel 2021 Italcementi ha imboccato decisamente la strada della riduzione della CO2 presentando al mercato la gamma eco.build. Sono cementi e calcestruzzi a bassa impronta ambientale e con materie prime seconde provenienti da altri settori industriali e dal settore edile, in ottica di economia circolare. In ogni caso, l’azienda si sta muovendo facendo particolare attenzione a una serie di trend: aumento della sensibilità green con la gamma eco.build, infrastrutture costruite velocemente ed edifici dotati di certificazione sostenibile e misurabile, basse emissioni dei nostri impianti produttivi, economia circolare, prodotti a chilometro zero, riutilizzo dei materiali provenienti da altri cicli produttivi, utilizzo dell’intelligenza artificiale, smart building grazie all’automazione degli edifici e alla forte attenzione all’acqua con le soluzioni drenanti. Il cemento è un elemento indispensabile per tutti, cerchiamo di produrlo con il minor impatto ambientale possibile.
D. Cominciamo dalla produzione. Italcementi ha diversi siti in Italia: qual è il loro impatto ambientale?
R. Rispondo con qualche numero, perché al di là degli impegni presi siamo abituati a confrontarci su dati reali. Le azioni e gli investimenti intrapresi da Italcementi nel 2020 e nel 2021 hanno consentito di ridurre le emissioni di circa 15 chilogrammi di CO2 per tonnellata di cemento, mentre l’obiettivo di HeidelbergCement, il gruppo internazionale di cui fa parte Italcementi, prevede per il 2025 una riduzione del 30% delle emissioni di CO2 nel ciclo di produzione del cemento e per il 2050 un approccio carbon neutral per il calcestruzzo destinato alla clientela.
D. Rispettare l’ambiente costa di più?
R. Se si vuole migliorare certamente sono necessari investimenti e costi maggiori. Però stiamo affrontando una transizione che per sua natura comporta tempi lunghi e soprattutto una nuova maturità, non solo dei clienti o di chi opera nel nostro settore, ma di tutti. Occorreranno anche altri investimenti per noi, come per tutti gli altri operatori del settore cemento. Su questo piano è forte l’impegno di Federbeton, la filiera di settore cemento e calcestruzzo, le cui aziende prevedono di investire ingenti somme: stime preliminari parlano di 4,2 miliardi di euro da qui al 2050. Chiaramente, è uno sforzo che la nostra industria non può sostenere da sola e occorrerà il supporto da parte delle istituzioni, sia sul fronte normativo che su quello degli investimenti necessari a questa complessa ma irrinunciabile trasformazione.
D. C’è davvero un cambiamento d’interesse da parte dei clienti su questo argomento?
R. Attraverso le indagini periodiche di customer satisfaction effettuate sui clienti, rivendite comprese, negli ultimi anni abbiamo notato un cambiamento di interesse intorno al tema della sostenibilità. Però oggi è arrivato il momento di mettersi in gioco e di fare un passo avanti. Quindi, lo sforzo che ci stiamo ponendo con il lancio della gamma eco.build, è molto ambizioso. Ci potranno essere delle difficoltà alle quali andremo incontro, ma come azienda leader abbiamo il dovere di essere attori in prima persona e di anticipare il mercato.
D. Quali sono le caratteristiche della gamma di prodotti sostenibili eco.build?
R. La gamma eco.build è a disposizione delle rivendite, delle imprese e dei progettisti con l’obiettivo di ridurre la CO2. Nasce da un percorso che parte dalla produzione di cemento dall’utilizzo di materiali di recupero in sostituzione delle materie prime naturali provenienti dalle attività estrattive, cioè cave e miniere, come calcare, argilla e marna. Italcementi ha diviso in tre livelli misurabili il contributo alla riduzione della CO2: contenuto di clinker, il semilavorato che una volta macinato diventa cemento; il contenuto di materie prime seconde provenienti da altri cicli produttivi; le performance ambientale di prodotto, mantenendo la qualità e la sicurezza di sempre e a costi competitivi.
D. Che cosa sta facendo Italcementi per il segmento delle rivendite sul fronte della sostenibilità?
R. La gamma eco.build è veicolata anche attraverso i sacchi nelle rivendite. Poi, già da tempo, abbiamo messo in atto una serie di iniziative che vanno ad arricchire il nostro impegno verso la sostenibilità. Per esempio, favoriamo l’acquisto di cemento da parte delle rivendite a chilometro zero grazie alla nostra rete di distribuzione diffusa in tutta Italia. In questo modo rendiamo più bassa l’incidenza dei trasporti di cemento verso le rivendite e contribuiamo al contenimento delle emissioni di CO2. Un’altra iniziativa riguarda i bancali in legno, a volte un po’ trascurati. Italcementi favorisce la restituzione dei bancali riconoscendo alle rivendite un rimborso costi, questo ci consente di acquistare meno pallet e quindi di favorire il recupero di una risorsa naturale.
D. Dire che un’impresa rispetta l’ambiente non basta. Occorre dimostrarlo con le certificazioni. Quali sono le certificazioni per i vostri prodotti?
R. Per Italcementi la sostenibilità parte dal controllo di qualità che viene fatto sui cementi e sui calcestruzzi durante la fase di produzione e passa anche attraverso la certificazione. Diversi impianti di produzione del cemento e del calcestruzzo sono certificati CSC, lo standard internazionale del Concrete Sustainability Council. Certificano il processo di approvvigionamento responsabile su tutta la filiera di produzione secondo i principi base della sostenibilità e nel rispetto di cinque categorie di crediti: pre-requisiti, gestione, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità economica. L’obiettivo, anche per chi compra i nostri sacchi, è validare l’intera filiera di processo, dal trasporto al riciclo delle materie prime. Il tutto nel segno della massima trasparenza per garantire prodotti performanti e filiere sicure, responsabili. Oltre agli impianti, mettiamo a disposizione oltre 40 prodotti, molti dei quali disponibili presso le rivendite, dotati di Epd (Environmental Product Declaration, cioè Dichiarazione Ambientale di Prodotto), un documento che rendiconta i potenziali impatti ambientali associati alla realizzazione di un prodotto/servizio, lungo tutto il suo ciclo di vita, mediante l’applicazione della metodologia Lca (Life Cycle Assessment). Un certificato di garanzia della misura della sostenibilità dell’opera finale e a vantaggio dei nostri clienti, dei progettisti e di tutti noi.
D. Ma una certificazione Epd è davvero un valore aggiunto compreso dai distributori?
R. Oggi tutti si dicono green, sostenibili, innovativi. Le certificazioni Epd, invece, misurano realmente la sostenibilità di un prodotto perché si basano su standard internazionali riconosciuti e oggettivi, e quindi sono un elemento di serietà e di trasparenza per chi opera nel nostro settore. In questi mesi abbiamo formato la nostra rete commerciale sui valori e gli strumenti della sostenibilità proprio perché spieghino ai clienti, rivendite comprese, l’importanza di questo approccio.
D. Quali sono i vantaggi, per un rivenditore, nel privilegiare prodotti sostenibili?
R. Un rivenditore deve vendere al cliente finale, quindi ha interesse nel proporre prodotti di qualità e realmente sostenibili e in questo senso abbiamo riscontrato un forte interesse da parte delle imprese e dei progettisti, cioè delle persone che si rivolgono alle rivendite.
D. Difendere l’ambiente significa anche rispettare il ciclo naturale dell’acqua e l’invarianza idraulica, tema oggi di cui si parla molto. Qual è la vostra proposta?
R. Su questo fronte mettiamo a disposizione, sia nella versione sacco disponibile in rivendita che nella versione sfuso, i.idro Drain, un calcestruzzo progettato per garantire il rispetto del ciclo naturale dell’acqua, l’invarianza idraulica e la capacità drenante anche in condizioni di precipitazioni estreme, garantendo al tempo stesso un aiuto nel mitigare l’isola di calore tramite una temperatura superficiale ridotta rispetto, per esempio, all’asfalto di circa il 20% nelle giornate più calde. È particolarmente apprezzato dalle amministrazioni comunali e dai progettisti proprio per queste sue caratteristiche. Per esempio, solo nel milanese, durante il 2021, sono stati posati più di 20 mila metri quadrati di questo materiale che, anche grazie alla particolare porosità, è in grado di assorbire CO2 molto più rapidamente di un normale calcestruzzo.
D. Avete in mente delle iniziative di marketing per sottolineare i vantaggi dei prodotti certificati?
R. Quest’anno abbiamo deciso di offrire la possibilità ai nostri clienti di acquisire punti extra sull’acquisto di prodotti della gamma eco.build, all’interno del programma di incentivi Prendi il sacco, che facciamo da alcuni anni. Partirà in aprile, specificatamente rivolta alle rivendite. Più prodotti sostenibili si comprano, più punti si ottengono per scegliere poi i premi che il programma di loyalty mette a disposizione. Poi abbiamo in mente diverse iniziative di promozione e di comunicazioni: dal blog Italcementi che raccoglie testimonianze di chi utilizza in nostri prodotti della gamma eco.build, al podcast Pietra Fusa che racconta le storie di chi opera lungo la filiera della sostenibilità, da iniziative di promozione sia nel segmento del cemento sfuso sia nel segmento delle rivendite, a momenti di formazione dedicata alla sostenibilità in giro per l’Italia presso i nostri clienti.
D. Le stime prevedono anche per quest’anno un incremento per gli investimenti in costruzioni. Conferma?
R. Le analisi e le previsioni svolte dai principali centri studi sono concordi nel confermare anche per quest’anno il percorso di crescita intrapreso dal settore delle costruzioni in seguito allo shock pandemico, salvo quello che potrà succedere in conseguenza della
guerra in Ucraina, che rende ancora più difficile ogni previsione. Relativamente ai comparti, l’aspettativa è riposta su un andamento trainante di manutenzione residenziale e opere pubbliche grazie rispettivamente alla misura del superbonus 110% e agli ingenti investimenti movimentati dal Pnrr. Va comunque precisato che più di dieci anni di grave crisi settoriale hanno ridotto significativamente i livelli di investimenti in costruzioni e che, nonostante le ottime performance registrate negli ultimi mesi, rimaniamo ancora lontani dai livelli pre-crisi economica.
D. Il mercato però è stretto nella morsa del costo dell’energia. Quanto incide?
R. Sicuramente, data la caratteristica energivora del settore, l’aumento dell’energia sta comprimendo la marginalità delle imprese mettendo a rischio la convenienza di produrre per quelle meno strutturate. Se a questa sommiamo le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi, la scarsità di molti materiali, come i ponteggi in acciaio, la carenza di manodopera specializzata i rischi di raffreddamento dell’attività diventano concreti.
D. Italcementi crede nel futuro della distribuzione edilizia?
R. Italcementi crede nella filiera della distribuzione e quello che abbiamo fatto di concreto negli ultimi anni lo dimostra: abbiamo migliorato la nostra rete logistica con 22 depositi, abbiamo allargato la gamma prodotti, migliorato le confezioni sacco e le grafiche, abbiamo pianificato la nostra presenza a eventi e fiere e iniziative di co-marketing, covid permettendo, con diverse rivendite.
D. Il Pnrr avrà un impatto positivo?
R. Secondo le stime elaborate da Ance, il piano prevede una allocazione di circa 110 miliardi di euro di investimenti di interesse per il settore. Per evitare di perdere questa eccezionale opportunità è necessario velocizzare le procedure burocratiche degli enti territoriali: il rischio è che ritardi nelle fasi autorizzative e nella cantierizzazione dei lavori programmati possano portare alla cancellazione dei fondi, poiché il piano prevede meccanismi stringenti per la realizzazione degli investimenti.