Si ferma in Cina il sogno di Sky City

Una storia esemplare per chi si lamenta dei mancati controlli e della burocrazia: sulla carta Sky City nella città cinese di Changsha doveva essere l’edificio più alto del mondo e superare con i suoi 838 metri di altezza il Burj Khalifa di Dubai. Ma i lavori partiti nel 2013 per essere completati in solo nove mesi sono fermi, e la rivoluzione edilizia promessa da Zhang Yue, il miliardario presidente di Broad Group, che ha inventato con il suo team di ingegneri un sistema di blocchi prefabbricati in grado di realizzare tre piani al giorno, si è fermata a metà strada. Colpa dei dubbi sollevati dall’amministrazione sulla sicurezza del grattacielo, sul suo impatto ambientale e sulla capacità del gruppo di finanziarsi. Per smentire alcuni di questi timori l’imprenditore sempre a Changsha ha replicato in piccolo il progetto con un edificio battezzato Mini Sky City (https://youtradeweb.com/2015/03/questo-grattacielo-e-stato-costruito-in-19-giorni-ma-in-cina/). Ma evidentemente non è bastato perché secondo i giornali locali, gli abitanti nelle vicinanze visto il mancato avanzamento del cantiere, hanno iniziato ad allevare pesci nelle sue fondamenta piene d’acqua che si estendono per 2.6 ettari, lungo i fossi crescono angurie e utilizzano la strada costruita per il sito per essiccare il grano. Il tenace imprenditore però non si dà per vinto e afferma che gli esseri umani hanno vissuto le rivoluzioni nel settore industriale, nell’agricoltura, nei trasporti e nelle informazioni, ma non ancora nell’edilizia. La sua visione del futuro contempla un terzo degli edifici del mondo costruiti dal Broad Group, tutti modulari, con la struttura in acciaio, e completamente verdi. Ma ora deve far sloggiare gli agricoltori abusivi.

Il rendering di Sky City
Il rendering di Sky City

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