A settembre gli indicatori delle attese dei mercati mostrano un andamento che, rispetto ai mesi precedenti, mostra segnali di riflessione.
Mentre a livello europeo, sia nella dinamica complessiva sia in quella relativa ai soli Paesi dell’Area euro, la tendenza della fiducia delle imprese di costruzioni è in risalita, pur restando sempre negativa, a livello nazionale, dopo il picco positivo degli ultimi mesi 2023 la fiducia delle imprese a settembre fa segnare un rallentamento che porta il valore medio complessivo in linea con la media del 2024.
Il dato resta positivo, a differenza di quello medio europeo, ma la flessione induce a ritenere che le dinamiche economiche in questo momento siano vissute dalle imprese con attenzione e in modo molto prudenziale.
Finita la stagione del superbonus e non ancora avviata del tutto quella del Pnrr, i segnali contraddittori del Governo, che sta iniziando a mettere a punto la strategia per la manovra di fine anno, ma della quale per ora si hanno contorni non particolarmente chiari, alimentano certamente un attendismo che si riflette nelle dinamiche di attesa dei mercati.
A livello nazionale il confronto tra gli indicatori relativi alla fiducia dei vari settori economici presenta una ripresa per i settori del commercio e dei servizi, in particolare con quest’ultimo settore. Al contrario, costruzioni e industria frenano.
L’indicatore dell’industria esprime gli effetti della crisi tedesca, che si riflette in modo significativo sul valore negativo del sentiment industriale.
In ripresa, dopo il rallentamento di agosto, la fiducia dei consumatori, che tuttavia rimane a valori molto negativi e che esprime la difficoltà delle famiglie di guardare con fiducia agli andamenti dell’economia e del mercato, in uno scenario complessivo di instabilità internazionale che non favorisce le attese dei mercati e dei consumatori stessi.
Per quanto attiene al settore delle costruzioni, i segnali contraddittori si evidenziano anche nelle dinamiche degli indicatori anticipatori relativi alle prospettive legate all’occupazione e all’andamento degli ordini e dei piani di costruzione delle imprese.
Sul fronte dell’occupazione l’indicatore delle attese delle imprese è in calo ormai dal mese di giugno, segno di un rallentamento e un attendismo che evidenzia la prudenza con la quale le imprese guardano alle attuali dinamiche di mercato.
Sul fronte degli ordini e dei piani di costruzione, al contrario, il mese di settembre mostra una leggera ripresa, che andrà valutata nel suo corso assieme a quella che rileveremo il prossimo mese di ottobre, per capire se è un rimbalzo tendenziale prospetticamente positivo o solo un rimbalzo tecnico, come quelli dei mesi precedenti.
In ogni caso, va sottolineato che per entrambi gli indicatori i valori di attesa, al di là delle specifiche dinamiche, rimangono comunque positivi.
In più questo quadro complessivo, e con l’aggiornamento più recente del livello della produzione edilizia, dato che Istat ha aggiornato al mese di luglio, emerge come il settore delle costruzioni, nonostante l’andamento altalenante del 2024, mostri a oggi un livello produttivo di 37 punti percentuali superiore a quello della media del 2021, anno in cui gli incentivi relativi al superbonus hanno dato una spinta notevole al settore.
Attendiamo ovviamente i prossimi dati aggiornati per evidenziare la dinamica più recente, ma una riflessione che si può fare è che dopo una così importante crescita sostenuta da fattori straordinari, il settore sicuramente potrà andare incontro ad alcune riduzioni della produzione, anche se i lavori legati al Pnrr garantiranno una sorta di atterraggio morbido, ma non per tutti.
Un dato molto positivo in questo senso è quello relativo all’inflazione, che dopo la risalita di luglio, che era stata annunciata e della quale si sapeva che era una risalita temporanea, le azioni antinflazionistiche messe in campo dalla Bce hanno alla fine dato i risultati attesi, con il tasso che a settembre si attesta a +0,7%, tornando quasi ai valori di fine anno del 2023, con un rallentamento significativo anche rispetto al mese di agosto, sia per l’indice nazionale che per quello armonizzato Ipca europeo.
La decelerazione del tasso d’inflazione si deve principalmente ai prezzi dei beni energetici, sia regolamentati (da +14,3% a +10,0%) sia non regolamentati (da -8,6% a -11,0%) e, in misura minore, al rallentamento dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,5% a +4,0%) e di quelli dei servizi relativi ai trasporti (da +2,9% a +2,5%).
Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (da -0,5% a +0,3%) e lavorati (da +1,5% a +1,8%).
Nel mese di settembre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, scende a +1,8% (da +1,9% di agosto) e quella al netto dei soli beni energetici a +1,7% (da +1,8%).
La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-2,1%), dei beni energetici regolamentati (-1,5%) e dei beni energetici non regolamentati (-1,1%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (+1,4%) e dei beni durevoli e semidurevoli (+0,3% entrambi).
In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dell’1,2% su base mensile, per effetto della fine dei saldi estivi di cui il Nic non tiene conto, e dello 0,8% su base annua (in decisa decelerazione da +1,2% di agosto).
a cura del Centro Studi YouTrade