Resistere, resistere, resistere e, soprattutto, superare la prova uragano. È la casa rifugio (shelter in inglese) progettata da 50 studenti di due atenei americani Crowder University di Neosho e Drury University di Springfield. ShelteR3 è avvolta in un involucro, estremamente resistente per respingere i detriti che volteggiano nelle grandi tempeste, costituito da lamine verticali di legno posizionati a intervalli di 30 anziché di 40 centimetri e da pannelli orizzontali rinforzati da un telaio in acciaio ancorato al tetto per resistere meglio al vento, a cui contribuisce anche l’assenza di grondaie e sporgenze. Così strutturata, la casa soddisfa i requisiti di base per fronteggiare una calamità naturale. Sul tetto, piano, 36 pannelli fotovoltaici che producono più energia di quanto consumi la casa, e che la rendono autosufficiente con due moduli di riserva in caso di calamità. Così descritta sembra un cubo privo di estetica, ma invece il rivestimento la rende confortevole e gradevole. Infatti, è un’insospettabile corazza ad alta resistenza anche dentro: le pareti sono costituite da diversi strati di lastre in policarbonato e impediscono a oggetti sparati dal vento come proiettili di penetrare all’interno. Un portico anteriore e patio posteriore estendere lo spazio abitabile nei giorni tranquilli, e tutte le aperture sono progettate per avere la luce naturale e garantire la privacy.