Fra nuovo codice degli appalti, Bim (Building Information Modeling) e relativo monitoraggio di tutto ciò che riguarda un edificio, comprese le schede tecniche dei prodotti, aggiornamenti normativi, certificazioni, efficienza energetica e sicurezza, standard prestazionali da garantire, e così via, pare che il nostro amato settore delle costruzioni, edilizia compresa, stia davvero cambiando. C’è sempre da capire se “fra dire e il fare…” sia un proverbio ancora di attualità, ma i segnali sono troppi e troppo frequenti per ignorarli, per far finta di niente.
Nascono nuove professioni che andranno ad agire nei rapporti fra produzione edile e committenza, il privato da comprima- rio pollo da ingannare e spennare diventa protagonista nelle scelte, se poi dovessero anche iniziare i controlli seri sulla qualità della produzione sarebbe davvero la fine del mondo: del vecchio mondo, quello che ci trasciniamo da quarant’anni e forse più, quello “che tanto le imprese fanno quello che vogliono”, quello “che vendo solo i prodotti che mi chiedono”, e sarebbe bello analizzare seriamente che cosa chiedono oggi i nuovi frequentatori dei magazzini edili. Ci vuole un attimo a essere inadeguati. Basta stare a guardare per un mesetto e i clienti spariscono, alcuni per autocombustione causata da eccessiva autoindulgenza, altri perché quel che cercano non lo trovano.
In un mercato dannatamente dinamico, non darsi da fare è un suicidio imprenditoriale. Il rischio, per i magazzini edili, è quello di ritrovarsi non in linea con la nuova realtà, di diventare, in un attimo, il posto sbagliato dove cercare innovazione, soluzioni, prodotti, tecnologie. E, in tutto questo, tanto per chiarire, la Gdo non c’entra, avrà i suoi bei problemi con il commercio elettronico, bramoso del catalogo del libero servizio, dei prodotti standard, delle forniture basiche. E a noi che cosa resta? L’elenco potrebbe anche essere lungo, e comunque ne abbiamo già parlato fin troppo. Nel frattempo nascono “nuove” idee di collaborazione fra produzione e distribuzione.
Il modello è quello che tutti noi abbiamo visto nei supermarket: l’azienda affitta un corner all’interno della rivendita e in determinate date non solo presenta i suoi prodotti, ma fa quella promozione che il magazzino edile non ha quasi mai saputo fare (e che, per qualcuno, nemmeno deve fare). L’industria organizza corsi tecnici per formare non più i rivenditori, ma direttamente i loro clienti. Le imprese edili sono alla ricerca di una identità maggiormente qualitativa. Il presidente dell’Ance Claudio De Albertis, ha recentemente detto che in Italia sono tutti costruttori, chiedendo un sistema di selezione che qualifichi. Ancora per la distribuzione, i servizi accessori nascono oggi per semplificare al massimo la vita del distributore, anche dal punto di vista finanziario.
Lo slogan è bello e pronto: “niente costi, solo vantaggi”. Vuoi dire no? Pare davvero che la produzione ci voglia un gran bene. Si rendono conto che così non possiamo andare avanti e ci tendono la mano, perché il presidio del territorio è fondamentale. Di questi tempi assistiamo alla rivincita delle strutture distributive medie che tanto hanno patito negli anni della crisi, una crisi che per molti non è ancora finita. Ma io credo che non sia una questione di dimensioni, piuttosto la differenza la fa l’offerta e la capacità di sostenerla, soprattutto dai punti di vista organizzativo e logistico, oltre ovviamente dei contenuti. Vi confermo che, nonostante tutto, il prezzo sta ancora giocando un ruolo eccessivamente importante.
L’eterna battaglia continua a oltraggiare la qualità e la specificità, e siamo ancora troppo legati a questa mentalità per comprendere che se un prodotto è più caro, magari, è anche migliore. Non ci viene neanche il dubbio. Ma poi, perché disperare? Tutte le associazioni di categoria e gli istituti di ricerca ci dicono che, dopo cinque anni, il segno “più” è tornato a rallegrare i cuori edili nazionali. Si tratta di un +0,4%, che pare poco, ma dopo i baratri percentuali degli scorsi anni sembra un dono del Cielo. L’idea che mi sono fatto è che la forbice tra il dire e il fare si stia velocemente riducendo. Per accedere alle miriadi di bonus fiscali che il governo ha previsto da qui ai prossimi due o tre anni, tanto per cominciare, bisogna fatturare. Per svolgere questi lavori è necessario dimostrare una certa competenza. Per “assicurare” molti interventi il prodotto meno caro non basta più… Sì, qualcosa sta cambiando. Finalmente.
Roberto Anghinoni