Cronaca della crisi: il sistema italiano delle costruzioni ha registrato nel 2013 una flessione della produzione del 5,5% rispetto all’anno precedente. Una discesa che segue quella ancora più consistente del 2012, quando la perdita è stata del 6%. La fotografia è del Rapporto di Federcostruzioni per il Saie, presentato in occasione dell’edizione del Cinquantenario della manifestazione (Bologna, 22-25 ottobre). Una fotografia che somma i dati del valore della produzione di 17 comparti industriali, per oltre il 90% del totale del settore produttivo delle costruzioni. Risultato: dal 2008 al 2013 l’insieme delle filiere ha registrato una contrazione produttiva pari al 26%. Un trend negativo che, stando alle previsioni raccolte, è destinato ad aggravarsi, mancando le condizioni per un’inversione di tendenza. Con il risultato che alla fine del 2015 la perdita produttiva sembra destinata a salire di oltre un altro punto percentuale raggiungendo nel confronto con il 2008 un meno 27,1%.
Secondo il Rapporto, infatti, sia nel 2014 che nel 2015 proseguirà il calo produttivo del sistema italiano delle costruzioni anche se, grazie ad alcuni comparti in controtendenza, la contrazione in termini percentuali risulterà nettamente più contenuta di quella registrata nell’ultimo biennio aggirandosi intorno a – 2,2% annuo.
Dei 17 comparti che compongono il sistema di Federcostruzioni, sette stimano nel prossimo biennio dinamiche di arresto della caduta e individuano segnali di ripresa. A unirli un elemento comuni: si tratta di comparti in cui l’esportazione ha un peso rilevante oscillando tra un terzo del valore del mercato, come nel caso dei servizi di ingegneria fino a oltre il 70% come nel caso dell’industria ceramica. Secondo il presidente di Federcostruzioni, Rudy Girardi, nel 2013 il valore della produzione del settore è stato pari a 400 miliardi e 769 milioni di euro, per un’occupazione di oltre 2,7 milioni di addetti. «Attualmente le costruzioni rappresentano il 13% del valore complessivo della produzione nazionale di beni e servizi e l’11% dell’occupazione totale. E questo nonostante una crisi che ha determinato un crollo degli investimenti che l’Ance ha stimato in quasi 59 miliardi in meno che hanno significato una perdita di ben 520mila addetti, ovvero poco meno del 26% del totale dei lavoratori del comparto. Un numero enorme che diventa ancora più preoccupante se si considera anche l’indotto, sfiorando gli 800 mila posti di lavoro persi».
Nel Rapporto non manca la valutazione delle costruzioni in rapporto all’economia nazionale anche per quanto riguarda la bilancia commerciale. Il settore, infatti, attiva flussi di importazione di beni e servizi pari ad appena il 4,1% della propria produzione complessiva, contro il 14,7% del corrispondente dato medio nazionale. Viceversa la sua quota di esportazioni è pari all’11,2% della produzione complessiva, di poco inferiore al 15,7% della media nazionale. Il risultato è un surplus della bilancia commerciale del sistema delle costruzioni nel 2013 pari a 28,5 miliardi di euro corrispondente a ben il 70% circa del saldo dell’intera economia italiana.
Un altro aspetto importante riguarda l’elevata capacità delle costruzioni di interagire con gli altri comparti economici. Nelle sue diverse componenti il settore acquista beni e servizi dall’80% dell’insieme dei settori economici, rivolgendosi quasi esclusivamente alla produzione interna, tanto che il 96,7% degli acquisti effettuati è prodotto dal sistema produttivo nazionale contro soltanto un 3,3% di acquisto di prodotti di importazione.