Riday 2016: riqualifichiamo tutto (e facciamo presto)

Renovate Italy, ristrutturare l’Italia. Più che uno slogan – e il nome del comitato promotore di iniziative volte a stimolare strumenti e approcci innovatici per ridurre lo spreco energetico degli edifici, proponendo alternative di sostenibilità nel settore dell’edilizia – è un’urgenza. E non la si può più rimandare. Già, la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano è un’impellenza non più procrastinabile: ne va della sicurezza, della crescita economica e della salute del mondo e del nostro futuro.

A Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, si è tenuta la III edizione del RIday, convegno che ha messo sotto la lente di ingrandimento il vetusto patrimonio edilizio italiano, troppo spesso privo della necessaria manutenzione, cosa che a un impatto negativo sull’ambiente e, di rimbalzo, sulla salute dei cittadini. Una giornata di studio che ha approfondito anche natura economica e sociale del problema, così da valutare gli effetti positivi della riqualificazione energetica sulla qualità dell’aria, la salute e l’ambiente, la sicurezza e, last but not least, le finanze pubbliche.

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I recenti accordi sul clima della COP21 di Parigi hanno rimodulato gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto (1997), concordando di ridurre la produzione di ossido di carbonio il più presto possibile e di impegnare a contenere il surriscaldamento globale sotto i 2 gradi rispetto all’epoca pre-industriale. Promesse che non possono più essere disattese. E nel mentre l’Europa è stata in grado di avanzare proposte concrete per una strategia continentale di riqualificazione energetica degli edifici capace di trainare positivamente la quarta rivoluzione industriale.

Abbattere i consumi, di acqua e di energie fossili” è la parola d’ordine di Lorenzo Pagliano, professore e direttore dell’Efficiency Research Grop del Politecnico di Milano. “L’obiettivo è quello di intervenire su edifici per renderli capace di adattarsi alle quattro stagioni, al giorno e alla notte. Solo così un edificio diventa meno energivoro, solo così si riducono i consumi. Come? Nel nome del condizionamento passivo, con involucri solari e ventilazione notturna: in Svizzera già lo fanno” spiega. D’altronde è sempre tutta questione di fabbisogno energetico: “Chiamiamola edilizia smart, strutturalmente intelligente: bisogna costruire case che richiedono energia solo quando ne hanno bisogno. E se poi vanno ad attingere da fonti rinnovabili, ancora meglio. L’obiettivo è il 100% rinnovabili e non è più un’utopia, perché asta volerlo: la sinergia tra la tecnologia e le persone è tutto. Se educhiamo la cittadinanza in questo verso, nulla è impossibile”.

I numeri di Riday
I numeri di Riday

Dei benefici dell’efficienza energetica, in chiave Ue, ha parlato Yamina Saheb, di Openexp, ricordando come la transizione energetica del patrimonio edilizio europeo sia questione prioritaria in agenda della presidenza di Jean-Claude Juncker. I green jobs sono incentivati (creano ricchezza e posti di lavoro), così come la decarbonializzazione – la volontà è quella di tagliare del 27% – e l’industrializzazione dell’innovazione energetica. Dall’Unione Europea a Liverpool, che Europa però più non sarà dopo la Brexit: la città inglese – circa 450 mila abitanti – è una best practises da fare invidia. Il comune ha lanciato un programma sperimentale di riqualificazione energetica per ridurre i costi sanitari: infatti – come spiegato da Ian Watson dell’Healthy Homes Programme – prevede di risparmiare 55 sterline per ogni sterlina investita in interventi di riqualificazione.

Poi, il rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) presentato da Monica Pantaleoni ha ben evidenziato il problema del riscaldamento residenziale, fonte primaria di emissioni delle PM10 e  principale causa dell’inquinamento insieme alla combustione industriale. “Si sta mettendo mano, si stanno riducendo le emissioni civili e industriali, ma bisogna intervenire in maniera più ficcante nei prossimi anni”. E infine la “buona informazione sul buon consumo dell’energia”. Antonio Disi, responsabile della campagna nazionale Enea “Italia in Classe A” ha spiegato l’importanza della comunicazione, o meglio dell’educazione “perché si può educare al cambiamento comportamentale in materia risparmio  energetico. Si deve instillare una cultura dell’efficienza energetica“. Disi ha raccontato dell’iniziativa di coinvolgimento diretto”No lift day”,  che ha chiesto ai dipendenti di un’azienda con sede in un palazzo a più piani di non utilizzare l’ascensore (per un mese) e di prendere bensì le tanto odiate scale.  Bene, nel corso del mese in questione l’uso dell’ascensore  è calato del 22%, cosa che ha permesso di risparmiare, oltre che beneficiare in salute i lavoratori, sottoposti a test fisici prima e dopo. Una comunicazione diversa per una cultura diversa. Perché la componente umana, come sempre, è fondamentale.

Fonte: Capturing the Multiple Benefits of Energy Efficiency
Fonte: Capturing the Multiple Benefits of Energy Efficiency

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