Gli investimenti in recupero abitativo e di miglioramento a vario titolo, secondo l’Ance, l’associazione delle grandi imprese di costruzione, valgono circa il 40% del totale. E nel 2022 si è registrato un segno particolarmente positivo (+22%), dopo i livelli già alti del 2021 (+25% su base annua).
E, anche se i problemi non mancano, dall’inflazione al taglio del superbonus, tutto fa pensare che il trend rimanga positivo anche per quest’anno. Certo, ma quanto? E, soprattutto, in che modo?
La necessità di ottenere comfort e isolare meglio gli edifici e, quasi sempre di iniziare a farlo da zero, segue due binari, paralleli come quelli dei treni. Il primo è la spinta congiunta degli incentivi fiscali, che seppur ridotta non è scomparsa del tutto (anche se il prossimo anno si ridurrà al 75% per i condomini), e dei rialzi del costo dell’energia. Mentre sogniamo bollette zero grazie a un paio di pannelli fotovoltaici sul balcone, fioccano le bollette di luce e gas.
Insomma, l’emergenza spinge chi può, e anche chi non può, a cercare di ridurre permanentemente lo spreco di energia dovuto a spifferi, infiltrazioni e, più in generale, dal vetusto sistema di costruzione in auge fino a un paio di decenni fa.
L’altro binario, per ora ancora un po’ fumoso, ma che si profila all’orizzonte, è la spinta regolamentare verso un’edilizia green. A dirlo così sembra uno slogan ambientalista, ma apparirà sempre meno velleitario. L’Europa sta spingendo tutto il settore verso un modo di costruire più rispettoso dell’ambiente (e meno prodigo nei consumi).
Non riguarda direttamente il risanamento, perché la spinta normativa riguarda, per ora, solo le nuove costruzioni. Ma è chiaro che l’onda green lambirà anche le costruzioni già esistenti, non fosse altro perché gli immobili con caratteristiche di scarsa qualità saranno rapidamente deprezzati e disprezzati.
Anche se risanare e riqualificare un immobile non è rapido come cambiare l’auto da benzina a elettrica, il permanere di caratteristiche costruttive superate spingerà sempre di più verso interventi di manutenzione e trasformazione dell’esistente.
A conferma, vale la pena di ricordare che secondo la Commissione Ue tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero entro il 2030, mentre quelli già esistenti dovranno raggiungere l’equilibrio energetico entro il 2050.
Avviene, insomma, una mutazione green, proprio come quella in atto con il mercato delle auto. Ed è una prospettiva che estende, bonus o non bonus, il raggio di azione di chi propone soluzioni per risanare, riqualificare o ristrutturare.