Ma è proprio scontato che un’impresa di costruzioni debba per forza distribuire mazzette per lavorare? I recenti scandali del Mose di Venezia e dell’Expo di Milano rilanciano un problema che ricorre anno dopo anno come il refrain di una canzone estiva. Eppure, perlomeno ufficialmente, le imprese di costruzioni alzano un muro di fronte al dilagare della corruzione. Ne è la prova la recente presa di posizione dell’Ance, l’associazione delle imprese di costruzioni che aderiscono a Confindustria. In sintonia con il presidente della organizzazione di via XX Settembre, Giorgio Squinzi, Ance ha annunciato di voler alzare l’asticella del codice etico. Primo: le imprese indagate potranno essere sospese e i suoi rappresentanti sollevati dagli eventuali incarichi associativi. La differenza rispetto a ora è che non si aspetta più la sentenza di condanna, ma basta l’apertura delle indagini. Obiettivo: tenere fuori l’Ance, e quindi la categoria, dalla valanga giudiziaria che travolge imprese di primo piano, come la Mantovani e il gruppo Maltauro. Non solo: l’Ance si riserva anche la possibilità di rivalersi in sede giudiziaria contro le imprese, immaginiamo dopo una sentenza di condanna definitiva. Nobile intento. Ma il manager di un’impresa che mette in contro di poter finire dietro le sbarre quando promuove o è costretto a partire per la tangente si fermerà di fronte alla minaccia di essere espulso da Confindustria? La quale, detto tra parentesi, è anche un club parecchio costoso.
Ma il vero problema, forse, è smontare un meccanismo che a volte agevola la concorrenza sleale a base di dazioni irregolari. In primo luogo le deroghe alle norme vigenti causa emergenza. Per l’Expo c’era la scusa della fretta, ma in realtà l’amministrazione pubblica poteva benissimo decidere per tempo. Per il Mose, che intende porre rimedio a un’alta marea che dura da secoli, non c’era nessuna emergenza, ma le leggi sono state dribblate lo stesso. Insomma, se le leggi hanno un senso, vanno rispettate. E se le norme sono troppo macchinose per fare fronte alla realtà, si devono cambiare, senza aspettare di cogliere qualcuno (più debole o più furbo, fate voi) con le mani nella marmellata.