Tra le novità del decreto Milleproroghe 2025 c’è lo slittamento a marzo dell’obbligo per le polizze catastrofali.
Il rinvio di un provvedimento presentato come improrogabile è un classico dello spettacolo politico italiano che una volta all’anno presenta, caso unico al mondo, un polpettone di provvedimenti di varia natura, qualche volta con una sorpresa come ripieno.
Non per questo bisogna sottovalutare il merito della decisione. In sostanza significa che al momento i danni causati da alluvioni, terremoti e frane rimangono ancora alla discrezione dello Stato e alla magnanimità del governo.
E non sembra, secondo i più recenti dissesti in Emilia-Romagna e Toscana, che imprese e cittadini siano troppo soddisfatti dell’aiuto pubblico (spesso non) ricevuto.
In ogni caso è bene ricordare che l’obbligo scatta per le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, «a copertura dei danni direttamente cagionati a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio, da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale. Per eventi da assicurare si intendono i sismi, le alluvioni, le frane, le inondazioni e le esondazioni».
In ogni caso, anche se nessuno si stupirebbe di un ennesimo rinvio allo scadere della proroga di tre mesi, le imprese farebbero bene ad attivarsi, dato che l’obbligo è stato esteso a tutte le realtà che risultano «in ogni caso» iscritte nel Registro delle imprese.
Eppure, altro classico della politica italiana, le modalità attuative devono ancora essere definite con decreto dei ministeri delle Finanze e delle Imprese, nonostante il provvedimento sia stato approvato lo scorso anno, dopo che nel frattempo il Consiglio di Stato ha chiesto una serie di modifiche.
Rimane in sospeso anche la questione della determinazione e dell’adeguamento periodico dei premi, che devono essere comunque proporzionali al rischio corso, misurato secondo le statistiche e gli studi degli enti preposti.
Questa idea di polizze catastrofali ad hoc, diverse per ogni realtà, può sembrare una buona cosa, ma al contempo esclude formule tariffarie flat, visto che il premio è determinato dell’ubicazione del rischio sul territorio e della vulnerabilità dei beni assicurati. Altro spunto di riflessione.
di Federico Mombarone