Dazi a parte, l’economia italiana e l’edilizia in particolare soffrono di un problema endemico: chi è pronto a mettere mano al portafogli per ristrutturare o costruire si trova spesso di fronte a una porta chiusa per mancanza di risorse da parte delle imprese. Uno dei problemi delle imprese dell’edilizia non è la carenza dei materiali o il loro costo volato alle stelle. Il vero ostacolo riguarda la mancanza di mano d’opera: un aspetto che coinvolge i cantieri, ma anche i distributori di materiali, che se ne lamentano spesso. Uno dei motivi è che l’edilizia pre bonus ha perso circa mezzo milione di addetti in un decennio di crisi e nel frattempo molti hanno cambiato mestiere, chi poteva è andato in pensione. E i giovani non sono stati certo attratti da un lavoro faticoso e, a volte, mal retribuito se non è specializzato. A questo si è aggiunta negli anni scorsi la pandemia. Risultato: mancano addetti.
Lavori di ristrutturazione
D’altra parte, è un problema che non riguarda solo questo settore. Secondo l’Istat il tasso di posti vacanti destagionalizzato oscilla intorno all’1,8%. Per l’industria la mancanza di lavoratori ha raggiunto l’1,9%, ma per il settore delle costruzioni la carenza è ancora più accentuata. Insomma, l’economia va, ma il mercato del lavoro ha bisogno di addetti. Le imprese faticano a trovare i profili giusti, anche perché quando si dice edilizia si indica, in realtà un ventaglio di competenze piuttosto ampio. Inoltre, è vero che l’occupazione è ripartita, ma è sempre più part time, un aspetto che non incentiva i giovani a scegliere impieghi a termine. È vero, per esempio, che il livello di disoccupazione è estremamente basso, ma troppi impieghi sono, appunto, a mezza giornata. E il divario tra Nord e Sud, dove l’occupazione è ancora più precario. C’è, poi, la distanza di genere, tra uomo e donna. Circa il 40% delle nuove attivazioni riguarda le donne, ma con un’incidenza del part time molto più consistente. Sul totale dei nuovi contratti a donne, la metà sono sono part time e a tempo indeterminato, un altro 50% circa è di apprendistato, e seguono poi il lavoro stagionale e quello in somministrazione. Certo, questo è un problema che non riguarda solo il mondo dell’edilizia. Insomma, ci vogliono formazione e incentivi per una specializzazione. E, magari, un’operazione mediatica per far comprendere che un idraulico guadagna, spesso, più di un ingegnere, un bravo lattoniere più di un impiegato in banca e un provetto carpentiere più di un postino.
Dalle zone pedonali alle strade carrabili e alle grandi infrastrutture, i canali Greenpipe si adattano alle diverse esigenze di drenaggio.
La progettazione si fonda sull’utilizzo del calcestruzzo, un materiale molto versatile e dalle molteplici caratteristiche, che consente una grande varietà di impiego.
Per quanto riguarda la produzione, l’azienda si affida a un processo studiato appositamente per far fronte a sfide progettuali diverse, tenendo conto delle numerose variabili.
Oltre alle tradizionali gamme dei canali in calcestruzzo, Greenpipe produce anche canali con calcestruzzo Hpc (High Performance Concrete) e canali di tipo I autoportante.
Tutto per poter rispondere alle varie esigenze di impiego, dai canali in classe di carico A15, per zone esclusivamente pedonali e ciclistiche, fino ai canali in classe F900 per aree speciali con carichi particolarmente elevati come gli aeroporti.
1 di 3
Canale di drenaggio in calcestruzzo Basic +100
Canale di drenaggio in calcestruzzo Basic +100
Canale di drenaggio in calcestruzzo smart pro 100
Canale di drenaggio in calcestruzzo smart pro 100
Canale di drenaggio BG-Filcoten in calcestruzzo HPC rinforzato con fibre di vetro
Canale di drenaggio BG-Filcoten in calcestruzzo HPC rinforzato con fibre di vetro
Le linee di canali di drenaggio in calcestruzzo (Basic+, Smart Pro, Smart Pro G e Big 47) sono caratterizzate da continui controlli, materiale al 100% riciclabile e non combustibile, resistenza alle alte temperature e alla presenza di acqua stagnante contenente sali antighiaccio.
I canali di drenaggio BG-Filcoten sono realizzati in calcestruzzo Hpc rinforzato con fibre di vetro, una soluzione all’avanguardia che consente di ottenere prodotti versatili, leggeri e a basso spessore, ma allo stesso tempo resistenti e durevoli.
Oltre alla leggerezza che ne agevola la posa, questa soluzione vanta un’alta resistenza all’impatto che assicura una maggior sicurezza nella movimentazione e installazione, e una superficie interna liscia, che assicura migliori prestazioni idrauliche e di autopulizia. Inoltre, si distingue per la resistenza ai cicli gelo-disgelo e la riciclabilità al 100%.
Infine, le linee di canali tipo I autoportanti sono realizzate in calcestruzzo armato e adatte a classi di carico elevate, per l’impiego nelle reti stradali e autostradali, nei terminal portuali e logistici e nelle grandi infrastrutture.
Il risparmio energetico e il comfort termico all’interno degli edifici sono temi di primaria importanza. Il sistema di isolamento a cappotto risponde a queste esigenze contribuendo efficacemente alla diminuzione dei consumi energetici attraverso la riduzione della trasmittanza delle superfici opache verticali.
In questo contesto CAP Arreghini ha messo a punto i sistemi di isolamento di sistemi a cappotto Thermocap, studiati sia per edifici di nuova costruzione, sia per interventi di ristrutturazione o ripristino, come la risoluzione di problemi legati a fessurazioni strutturali o infiltrazioni d’acqua.
Primer Top
Siloxcap Active
Benessere tutto l’anno
I sistemi a cappotto Thermocap garantiscono benessere abitativo durante tutto l’anno: d’inverno, proteggono dal freddo e in estate schermano dal calore, assicurando anche un adeguato isolamento acustico e una protezione efficace delle facciate.
Sfruttando l’inerzia termica della struttura e il potere coibente del pannello isolante, il sistema a cappotto consente di non disperdere verso l’esterno il calore accumulato dalle pareti durante il funzionamento dell’impianto di riscaldamento. Il calore rimane invece all’interno della struttura, che funge da serbatoio termico, consentendo di ottenere stabilità termoigrometrica e un comfort costante.
La temperatura interna rimane stabile anche con un utilizzo intermittente del riscaldamento, permettendo di conseguire un notevole risparmio energetico, che si traduce in un risparmio economico in bolletta.
Il minor utilizzo di combustibile comporta inoltre una riduzione delle emissioni di Co2, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente.
Niente ponti termici
La continuità dell’isolamento garantita dai sistemi a cappotto Thermocap elimina i ponti termici, riducendo le dispersioni di calore, e previene la formazione della condensa interna, spesso causa della muffa.
Al benessere termico, si aggiunge anche il comfort acustico: i pannelli isolanti forniscono una barriera contro i rumori esterni, per un’abitazione più silenziosa.
Inoltre, il sistema consente una riduzione dei movimenti interstrutturali, assicurando minori sollecitazioni e deformazioni della struttura.
Per progettisti e clienti CAP Arreghini offre assistenza tecnica, fornendo supporto durante la pianificazione e l’applicazione del sistema a cappotto Thermocap in cantiere.
Le schede tecniche aggiornate, i cicli applicativi e le indicazioni d’uso sono disponibili sul sito ufficiale dell’azienda.
Gamma Thermocap
Thermocap è la gamma di sistemi di isolamento a cappotto studiati da Cap Arreghini conformi agli standard Etag 004. La gamma si compone di:
1 di 4
THERMOCAP S1
THERMOCAP S1
THERMOCAP S2-S3
THERMOCAP S4
THERMOCAP S4
THERMOCAP S5
THERMOCAP S5
Thermocap, sistema certificato Eta mediante utilizzo di pannelli in polistirene espanso sinterizzato (Eps) e pannelli in polistirene espanso sinterizzato (Eps) composito in grafite;
Thermocap S1, sistema economico e facile da applicare, con pannelli in polistirene espanso sinterizzato (Eps);
Thermocap S2, sistema con prestazioni termiche avanzate grazie ai pannelli in grafite, che aumentano l’isolamento termico anche a basse densità;
Thermocap S3, sistema con pannelli in polistirene espanso sinterizzato (Eps) arricchiti con grafite, per un miglior isolamento termico;
Thermocap S4, sistema con pannelli in Eps additivati con grafite e trattati in superficie per evitare deformazioni dovute all’assorbimento di calore;
Thermocap S5, sistema minerale in lana di roccia, garantisce alta traspirabilità, resistente al fuoco e con proprietà fonoassorbenti, ideale per la sicurezza e il comfort acustico.
Tra le varie forme di outsourcing logistico si trova la possibilità di collaborare con partner che mantengono e gestiscono le scorte dei materiali presso sedi esterne.
L’esternalizzazione di queste attività consente all’azienda di non avere bisogno di spazi e risorse aggiuntive per riuscire a stoccare il materiale fino al momento del suo utilizzo o della sua vendita.
La collaborazione con partner esterni ha tra i suoi vantaggi l’aumento del livello di servizio, l’ottimizzazione delle attività e la trasformazione di costi fissi, legati alle risorse interne, in costi variabili, legati al numero di movimentazioni o al volume di merce affidato al partner.
Quando si analizzano i costi del servizio vi sono delle considerazioni da fare in modo da potersi affidare al miglior partner possibile sulla base delle specifiche esigenze aziendali.
Nel calcolo le principali voci di costo che qualsiasi operatore logistico proporrà nell’offerta sono:
Il costo per posto pallet per giorno: si riferisce al semplice deposito e mantenimento del bancale. Condizioni ambientali (per esempio, temperatura controllata) o condizioni di stoccaggio (pallet fuori standard) particolari possono incidere direttamente sul valore dell’offerta.
Il costo di inbound: si tratta del costo relativo alle risorse utilizzate dal partner logistico per il prelievo dal mezzo di trasporto e il deposito sulla posizione di deposito. Il costo valuta il personale necessario per la movimentazione oltre ai mezzi utilizzati.
Il costo di outbound: complementare al costo precedente, si riferisce allo spostamento del pallet dalla posizione di stoccaggio al mezzo di trasporto.
Costo di generazione dei documenti.
Vi sono altri costi, oltre al trasporto, che dipendono dal tipo di relazione che si vuole instaurare con il partner (integrazione dei sistemi informativi) o da attività a valore aggiunto che vengono eventualmente richiesti, come il prelievo del collo, l’imballo, l’etichettatura.
Si considerino a titolo di esempio due offerte, Prop. 1 e Prop. 2, sintetizzate nella tabella.
Senza i dati di stoccaggio medio e di movimentazione è difficile realizzare un confronto tra le due proposte.
Sempre a titolo di esempio, considerando un numero di pallet stoccato medio pari a 2 mila, un periodo di riferimento di un anno (365 giorni), con cento pallet medi in ingresso al giorno e cento pallet medi in uscita, spediti attraverso un numero medio di mezzi pari a cinque per giorno (240 giorni lavorativi).
La simulazione delle due proposte porta al calcolo del costo totale annuo riassunto nella tabella.
Risulta difficile determinare a priori se un’offerta è migliore dall’altra semplicemente comparando i prezzi.
Perciò è necessario fare la simulazione del sistema con i dati che rappresentano le dinamiche dell’azienda.
In tal caso potrebbe apparire che di fronte alle stesse offerte, un partner possa essere più conveniente per il semplice stoccaggio di merce a bassa rotazione, mentre un altro partner potrebbe essere vantaggioso per materiale con indici di rotazione più alti.
Direttamente dalla rubrica Showrooms dedicata alle finiture, 9 novità di prodotto destinate all’ambiente bagno, all’oudoor, alle superfici e al living, selezionate da YouTrade.
Brochier Como, marchio di eccellenza del gruppo Clerici Tessuto dedicato alla produzione di tessuti per arredamento di alta gamma, ha presentato alla fiera Decò Off di Parigi la nuova Collezione Liaison. Il nome, che significa unione, incarna perfettamente il concept principale della collezione: celebrare la sintonia e il dialogo tra stagioni e stili apparentemente lontani.
Per assicurare la durabilità di un progetto edilizio, è fondamentale proteggerlo dall’umidità. Tra le soluzioni disponibili, le membrane traspiranti svolgono un ruolo chiave nella tenuta all’aria, all’acqua e al vento, regolano il passaggio del vapore acqueo e impediscono l’ingresso dell’acqua dall’esterno.
Nel settore delle costruzioni, si distinguono due principali tipologie: le membrane microporose e quelle monolitiche. La loro struttura e il loro comportamento influenzano le prestazioni nel tempo, rendendo fondamentale una scelta consapevole in base alle esigenze del progetto.
Struttura e funzionamento: le differenze chiave delle membrane
Le membrane microporose sono costituite da polimeri idrofobici con una struttura caratterizzata da microfori. Questi fori consentono il passaggio del vapore acqueo, ma rendono il materiale vulnerabile agli inquinanti presenti nell’aria, come polveri e sostanze chimiche, che possono comprometterne le prestazioni nel tempo. Inoltre, il processo produttivo sottopone il materiale a uno stress meccanico significativo, influenzandone la resistenza agli agenti atmosferici.
Le membrane monolitiche, invece, sono composte da polimeri idrofilici che gestiscono l’umidità in modo diverso. Non hanno microfori, ma trasportano il vapore attraverso la loro struttura chimica continua. Questo permette di ottenere una maggiore resistenza agli inquinanti, riducendo il rischio di deterioramento nel tempo. Inoltre, la loro composizione più elastica garantisce una maggiore adattabilità ai movimenti della struttura.
Prestazioni delle membrane in cantiere e in esercizio
Per scegliere la membrana giusta, è fondamentale considerare le condizioni ambientali e le sollecitazioni a cui sarà esposta, sia in fase di installazione che durante il ciclo di vita dell’edificio.
Impermeabilità: le membrane monolitiche garantiscono una resistenza all’acqua superiore rispetto alle microporose. Anche in presenza di inquinanti combinati con l’acqua, la loro struttura continua impedisce la penetrazione dell’umidità.
Traspirabilità: entrambe le tipologie consentono la fuoriuscita del vapore, ma le membrane monolitiche gestiscono meglio le variazioni di umidità, riducendo il rischio di condensa interstiziale.
Resistenza ai raggi UV: le membrane microporose sono più sensibili all’esposizione solare, mentre le membrane monolitiche offrono una maggiore stabilità e durata nel tempo.
L’importanza della durabilità nel tempo delle membrane
La durabilità di una membrana dipende da numerosi fattori, tra cui temperatura, esposizione ai raggi UV e contatto con agenti inquinanti. I test di laboratorio valutano le prestazioni nel tempo simulando condizioni ambientali critiche, ma ogni progetto ha esigenzespecifiche che vanno attentamente analizzate.
Le membrane TRASPIR HOUSE MONO 135 e TRASPIR HOUSE MONO 160 sono state progettate per offrire il massimo delle prestazioni in termini di resistenza agli agenti atmosferici, impermeabilità e gestione dell’umidità.
Grazie alla loro composizione, garantiscono un’efficace protezione dell’involucro edilizio anche in condizioni climatiche difficili. In caso di incendio, la TRASPIR HOUSE MONO 160 ha reazione al fuoco B-s1,d2: bassa combustibilità, produzione di fumo molto limitata e presenza di gocciolamento moderato.
Quale membrana traspirante scegliere?
La scelta tra membrane microporose e monolitiche dipende dal contesto applicativo. Le membrane monolitiche rappresentano una soluzione più robusta e duratura per edifici che devono affrontare condizioni climatiche severe e un’elevata esposizione agli inquinanti.
Le membrane microporose possono essere utilizzate in situazioni meno critiche, dove la protezione dagli agenti atmosferici non è il principale fattore di rischio.
Per garantire la massima efficienza e durata del tuo progetto, è essenziale affidarsi a prodotti certificati e testati per le specifiche condizioni di impiego.
TRASPIR HOUSE MONO 135
TRASPIR HOUSE MONO 160
Scegliere membrane monolitiche come TRASPIR HOUSE MONO 135 e TRASPIR HOUSE MONO 160 di HOLZ TECHNIC significa scegliere una protezione affidabile e duratura per l’involucro edilizio.
Secondo i dati di B Lab Italia, l’organizzazione non-profit che coordina il movimento delle B Corp nel nostro Paese, il numero di B Corp certificate operanti nel design di prodotto è cresciuto del +140% nel triennio 2022-2024.
Come indicato sul sito B Corporation: «Le B Corp sono imprese che si impegnano a misurare e considerare le proprie performance ambientali e sociali con la stessa attenzione tradizionalmente riservata ai risultati economici e che credono nel business come forza positiva che si impegna per produrre valore per la biosfera e la società».
Ad oggi sono in Italia sono 333 le B Corp, per un totale di oltre 33.000 addetti e un fatturato che supera i 17 miliardi di euro. Di queste 12 realtà nel 2023 hanno generato un fatturato di oltre 1 miliardo di euro: 24Bottles, Alessi, Alisea, Florim Ceramiche, Italgraniti Group, Kerakoll Group, PALM, VAIA, Extravega Milano, Guzzini, Il Pellicano e Terratinta Group.
La distribuzione geografica delle B Corp del settore del design vede una forte concentrazione nel Nord Italia: quasi un’azienda su due (42%) si trova in Emilia-Romagna, mentre Lombardia e Veneto raccolgono insieme un terzo delle imprese (33%). Seguono poi il Piemonte e il Trentino Alto-Adige, che raccolgono ciascuna l’8% delle B Corp. Infine, il Centro Italia e, in particolare, le Marche, accoglie il restante 8% delle imprese certificate.
Queste aziende, che presentano una distribuzione dimensionale variegata, impiegano complessivamente oltre 2.800 persone (pari al 9% della forza lavoro totale delle B Corp italiane).
La maggioranza (42%), è costituita da piccole imprese con meno di 50 dipendenti, seguita dalle grandi aziende con oltre 250 collaboratori, che rappresentano il 33% del totale. Una quota più ridotta, pari al 17%, è composta da realtà di medie dimensioni, con un numero di impiegati compreso tra 50 e 250, mentre solo l’8% rientra nella categoria delle microimprese, con meno di 10 dipendenti.
Infine, queste B Corp si distinguono anche per una governance inclusiva, al punto che il 33% è fondata, guidata o gestita da donne.
Il 67% delle aziende (8 su 12) ha sviluppato un modello di business che pone grande attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, focalizzandosi in particolar modo sulla conservazione delle risorse, sulla riforestazione e sul risparmio energetico.
24Bottles, ad esempio, ha piantato quasi 10.000 alberi in oltre 10 Paesi, dando vita a due foreste, Oxygen e Oxygen2. con l’intento di ridurre le emissioni di CO₂, riflettendo il suo impegno ambientale e la missione anti-plastica monouso.
Alisea investe in una catena di fornitura a corto raggio, con il 58% dei fornitori localizzati entro 80 km dalla sede aziendale.
Extravega Milano, Florim, Fratelli Guzzini, Italgraniti Group, Kerakoll e Palm sono, invece, impegnate in azioni volte al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti di energia elettrica 100% rinnovabili, oppure nell’utilizzo di materiali ecosostenibili o riciclati.
Il 17%, tra cui VAIA e Terratinta Group, si impegna invece nei confronti delle comunità, offrendo supporto nello sviluppo economico locale, mentre il restante 16%, genera un impatto positivo nei confronti dei propri dipendenti o clienti.
In particolare, Il Pellicano investe nella valorizzazione e l’integrazione di persone diversamente abili, mentre Alessi si impegna nella sicurezza finanziaria, salute e benessere, coinvolgimento e soddisfazione dei propri dipendenti, e nel portare l’Arte e la Poesia nella vita dei propri clienti, distribuendo il valore economico in modo equo e sostenibile.
Un’indagine mette in luce le richieste più frequenti sul web che riguardano piccoli lavori in casa: dal lavandino alle porte passando per lo stucco.
La percentuale di clienti privati che frequentano i punti vendita di materiali per edilizia sembra in aumento. E nella maggior parte dei casi si tratta di clienti focalizzati sul fai-da-te.
Ma che cosa chiedono e a quali lavori sono diretti gli acquisti di questa fascia di clientela? Una ricerca del sito Pannelliplastica.it offre qualche indicazione.
Con una premessa: prima di contattare una figura professionale gli utenti preferiscono affidarsi a Google per individuare negozio e strumento o materiale da acquistare.
Secondo l’analisi, per esempio, la ricerca più popolare in Italia, con ben 4.400 clic mensili, risulta «come sturare il lavandino», a cui si aggiunge la più specifica «come sturare il lavandino della cucina», con 2.400 approfondimenti sul web.
A seguire, gli altri aspetti del fai-da-te più popolari sono «come sturare il wc» (2900 ricerche), «come cambiare la corda di una tapparella» (circa mille ricerche), «come stuccare una parete» (880), «come riparare una tapparella» (590).
Ma non solo. Oltre a pareti e cartongesso, le ricerche si concentrano anche su legno e piastrelle. Oltre alle riparazioni idrauliche, gli italiani non si arrendono di fronte a compiti più impegnativi.
Tra le ricerche più frequenti si trovano «come montare un condizionatore» (720 ricerche), «come montare un box doccia» (390), «come montare una porta interna» (390).
Le porte, in effetti, sono tra gli aspetti più caldi: scorrevoli, a soffietto o blindate, sono spesso al centro dell’interesse del cliente finale.
Non è stato un anno semplice il 2024. Eppure, ha regalato anche non poche soddisfazioni. Ora, però, è il momento di guardare avanti, perché c’è ancora molto da fare. L’assemblea dei soci Pile ha approvato all’unanimità il consuntivo dell’anno chiuso al 31 dicembre ricordandole tappe più significative, come le norme Uni, il Primo Convengo Nazionale del Lattoniere e, a seguito delle decisioni prese durante i 12 mesi, l’evento dedicato all’involucro di Caseitaly a Fiera Bergamo, nel febbraio scorso. Insomma, un anno intenso, a cui il nuovo numero di Lattoneria dedica un ampio servizio.
Ma nel mondo dei professionisti del metallo non ci sono solo petali di rosa. Le spine sono quelle, ancora tutte da decifrare, che riguardano l’impatto dei dazi decisi dalla Casa Bianca su acciaio, alluminio e rame. E che di conseguenza hanno sollevato una guerra delle tariffe che rischia di abbattersi sulle imprese italiane. Quanto peseranno le barriere doganali introdotte da Donald Trump sul mondo della lattoneria? Se ne occupa un articolo pubblicato sulla rivista realizzata da Virginia Gambino Editore per conto di Pile. A proposito di lattonieri: il nuovo numero del periodico comprende anche una esclusiva analisi, con tabelle comparative, su 32 delle maggiori imprese del settore. Sotto la lente del Centro Studi YouTrade sono finiti non solo i bilanci, ma anche le dinamiche che attraversano le imprese della lattoneria. Con un risultato sorprendente.
Infine, oltre a tante storie di cantiere e di lavoro pubblicate sulla rivista, da segnalare c’è anche lo speciale dedicato alle novità nel mondo delle lamiere grecate.
Da sinistra Luca Macarra, amministratore, Eleonora Macarra, responsabile del punto vendita di Tolentino e Gabriele Rogari, sales manager area centro Fibre Net.
Il distributore romano Mister Mac apre un nuovo punto vendita a Tolentino, nelle Marche con prodotti ad hoc. Come quelli proposti con la partnership di Fibre Net, destinati al consolidamento strutturale.
Un percorso controcorrente quello di Pio Macarra, che dal mondo dell’edilizia leggera, con il marchio Mister Mac, si è di recente aperto anche alla commercializzazione dei materiali da costruzione tradizionali.
Oltre a vernici e pitture, isolanti, cartongesso e costruzioni a secco e ferramenta, la rivendita ha inserito nel nuovo punto vendita nelle Marche (inaugurato a marzo 2024 e che si aggiunge ai quattro nel Lazio) anche prodotti «pesanti» proprio per rispondere alle specifiche esigenze del territorio.
Senza mai dimenticare l’attenzione all’innovazione e la partnership con aziende specializzate, come Fibre Net per il settore dei rinforzi strutturali.
Ne parliamo con Luca Macarra, amministratore di Pio Macarra, titolare del marchio Mister Mac.
Da sinistra Luca Macarra, amministratore, Eleonora Macarra, responsabile del punto vendita di Tolentino e Gabriele Rogari, sales manager area centro Fibre Net.
Nel 2025 Mister Mac compie 60 anni. Avete festeggiamenti in programma?
Abbiamo in programma una serie di attività. La più importante sarà il 24 maggio 2025: stiamo organizzando un open day con una festa dedicata ai 60 anni dell’azienda.
L’azienda è stata fondata da mio padre, Pio Macarra, di professione imbianchino, che nel 1965 ha deciso di aprire una rivendita di vernici e carte da parati.
Per tanti anni l’azienda ha mantenuto questo assetto. Poi, con il mio ingresso in azienda intorno agli anni Novanta, abbiamo deciso di incrementare le categorie merceologiche, introducendo malte legate al mondo delle pitture e nel 2004 il cartongesso, in concomitanza con il cambio della sede.
L’esterno del punto vendita Mister Mac a San Cesareo (Roma)
Dove vi siete spostati?
La nostra sede storica è sempre stata a Palestrina (Roma). Nel 2004 ci siamo spostati a San Cesareo, un passo importante per l’azienda.
La vicinanza con l’uscita autostradale rendeva il punto vendita di San Cesareo logisticamente più competitivo, coniugando gli spazi di cui avevamo bisogno con la vicinanza a Roma.
Abbiamo comprato una prima struttura, che all’epoca ci sembrava enorme, e dopo quattro-cinque anni ci siamo spostati in quella attuale di quasi 7 mila metri quadrati. In questi anni abbiamo anche iniziato a espanderci aprendo altri punti vendita.
Quindi, oggi quanti punti vendita avete?
Oltre San Cesareo, nella fascia intorno a Roma abbiamo due punti vendita a Ladispoli e Palestrina. Poi abbiamo aperto nella zona dei Castelli Romani, a Velletri. E, infine, a marzo 2024 abbiamo deciso di inserirci nel mercato delle Marche con l’inaugurazione del punto vendita di Tolentino (Macerata).
Il nostro punto di forza è la rete tecnico-commerciale. Disponiamo di dieci agenti esterni, che vanno in cantiere e insieme alle imprese sviluppano i capitolati e le vendite. Questa è la nostra forza e quello che ci contraddistingue nel Lazio.
Stiamo seguendo lo stesso modello nelle Marche e i risultati stanno confermando la validità di questo modello di business.
Nel Lazio e nelle Marche quale sentite come principale concorrente?
Sicuramente nel Lazio le insegne della Gdo sono molto presenti. Le nostre imprese si rivolgono regolarmente a loro quando hanno bisogno di materiale urgente.
Tuttavia, la tipologia di prodotti che offriamo e la nostra proposta commerciale ci permettono di non sentire questa concorrenza in maniera così significativa: il cliente si affida alla nostra esperienza e alla nostra competenza.
Teniamo molto alla preparazione dei nostri commerciali, la vera arma per fare la differenza.
Fare battaglia alla grande distribuzione organizzata sarebbe una follia: hanno mezzi e potenzialità assolutamente diversi dai nostri.
Tuttavia, come Davide contro Golia, dobbiamo guadagnarci il nostro spazio e sfruttare le loro mancanze, che tipicamente riguardano la consulenza tecnica.
Area Finiture
1 di 4
Showroom
Quindi che cosa è Mister Mac oggi?
È un’azienda che punta tutto sulla qualità e la proposizione dei prodotti. Vendiamo materiali per edilizia, cercando però sempre delle nicchie di mercato che ci permettano di differenziarci dalla concorrenza.
Cerchiamo di sviluppare il nostro mercato e la nostra offerta commerciale trovando prodotti o nicchie di mercato in cui il valore aggiunto derivato dall’esperienza e della competenza rimane fondamentale.
Taglio legno
Area dedicata al giardinaggio
Area dedicata alla climatizzazione
La ferramenta
Puntate molto sull’innovazione?
Assolutamente sì. Cerchiamo sempre prodotti innovativi che ci permettano di fare la differenza.
Come affrontate il tema della sostenibilità? I vostri clienti richiedono prodotti sostenibili?
La sostenibilità è un argomento che affrontiamo in maniera costante, ma spesso le imprese lo tengono in scarsa considerazione.
Diciamo che dipende dalla tipologia di cantiere in cui le imprese si trovano a operare: se il progetto risponde a monte a criteri di sostenibilità, noi veniamo coinvolti nella ricerca dei prodotti. Offriamo materiali in linea con tutti i requisiti Cam e le certificazioni necessarie.
Per forza di cose questi prodotti hanno prezzi leggermente superiori ai materiali tradizionali e quindi, se non sono esplicitamente richiesti dal progetto, non vengono inseriti. Sono accantonati dalla dura legge del mercato.
Discorso diverso sarebbe se la legislazione obbligasse a costruire o manutenere le strutture con prodotti che rispondano a caratteristiche di sostenibilità.
Qual è il vostro fatturato?
Per noi l’anno top è stato il 2023, in cui grazie al superbonus abbiamo superato i 25 milioni di euro, la cifra più importante mai raggiunta.
Siamo un’azienda che storicamente ha sempre venduto cappotti, per cui i bonus ci hanno assolutamente favorito. Abbiamo riscosso molto successo anche con i prodotti per i rinforzi strutturali.
Nel 2024 abbiamo segnato una leggera flessione, perdendo circa il 12% sull’anno precedente, ma possiamo ritenerci comunque soddisfatti.
In due anni abbiamo raddoppiato il fatturato e siamo molto fiduciosi dalle prospettive aperte dal nuovo punto vendita nelle Marche.
Solo nel primo mese di gennaio abbiamo portato a casa gli stessi numeri registrati durante tutto lo scorso anno, quindi direi che il 2025 è partito bene.
Com’è strutturato il punto vendita delle Marche?
Il punto vendita di Tolentino, in provincia di Macerata, dispone di 2 mila metri quadrati di area coperta e 5 mila di area esterna.
Mentre nel Lazio siamo conosciuti come specialisti nell’edilizia leggera, con vernici, cartongesso, malte, rinforzi strutturali e attrezzistica, con l’apertura di Tolentino abbiamo spostato il focus anche sull’edilizia pesante.
Una decisone figlia delle richieste del mercato locale, che ci ha portato, a gennaio 2025, a entrare nel Gruppo BigMat.
Perché avete deciso di entrare nel Gruppo BigMat?
Ci sentiamo meno preparati nell’edilizia pesante e l’entrata in BigMat può aiutarci a colmare questa lacuna.
Stiamo facendo un percorso un po’ al contrario: di solito le altre rivendite si stanno indirizzando verso un’edilizia più specializzata; noi, pur non volendo perdere di vista i prodotti specializzati, stiamo incrementando i materiali pesanti.
Stiamo inoltre introducendo il comparto delle ceramiche.
In che modo state entrando nel mercato delle ceramiche?
Ci sono tanti prodotti sul mercato, quello che manca sono le persone. Nelle Marche abbiamo trovato un addetto molto preparato, e stiamo reclutando altre due figure con cui sviluppare il settore.
Sicuramente ci avvaleremo anche dell’esperienza di BigMat con il format HABIMATper la realizzazione dello showroom di San Cesareo.
1 di 5
Showroom
Quali sono i settori merceologici su cui state puntando di più?
Cerchiamo di rispondere a 360 gradi alle richieste dei clienti. Ogni categoria merceologica che introduciamo ha un responsabile di linea.
La rete commerciale è composta da dieci agenti che ogni giorno fanno attività sui cantieri, poi abbiamo vari specialisti.
Stiamo puntando moltissimo sulla prevenzione e compartimentazione antincendio, sulle facciate ventilate, sui rinforzi strutturali, su pitture e cappotti.
Quali sono i segmenti di mercato che vi stanno dando più soddisfazione a livello di business?
Siamo riconosciuti sul mercato come rivenditori di pitture e vernici. Da sempre siamo i principali rivenditori per Caparol e tra i primi con Boero. Negli ultimi anni siamo cresciuti tantissimo nel mondo dei sistemi a secco.
Servizio Tintometrico
1 di 2
Servizio tintometrico
Per Knauf, per esempio, siamo un riferimento importante: insieme stiamo sviluppando tanti cantieri, e proprio in questi giorni abbiamo chiuso una commessa per la fornitura del loro materiale in uno dei più grossi cantieri di Roma.
Non ultimo, un altro comparto che per noi è molto importante sono le polveri, dalla colla ai massetti, fino alle malte tecniche. Vendiamo anche prodotti per le manutenzioni di ponti e viadotti, con una persona dedicata.
Come è nata la partnership con Fibre Net?
La partnership con Fibre Net è nata quattro-cinque anni fa. All’inizio vedevamo i loro prodotti con un po’ di scetticismo, poi con l’accelerazione dovuta all’introduzione del sismabonus abbiamo iniziato ad approfondire i rapporti con l’azienda, la conoscenza dei prodotti e dei vari cicli applicativi.
Un ulteriore passo avanti è stato compiuto con l’apertura del punto vendita delle Marche, un mercato dove c’è grande richiesta di prodotti per il rinforzo strutturale.
Abbiamo così stretto una forte collaborazione con Fibre Net e insieme lavoriamo per sviluppare progetti e fornire prodotti.
Da quali prodotti siete partiti?
Abbiamo inserito tutti i cicli Fibre Net, dagli intonaci armati ai placcaggi, e ultimamente stiamo utilizzando molto anche le malte.
Perché avete scelto proprio Fibre Net?
Fibre Net è una specialista del settore, una delle aziende più complete del comparto. Noi amiamo avere rapporti con gli specialisti e instaurare un rapporto di collaborazione per fare proposizioni tecniche.
Dei servizi che offre l’azienda, quale apprezzate di più?
Sicuramente il servizio di consulenza e l’assistenza tecnica che offrono sia in azienda, sia attraverso i loro tecnici sul territorio, molto preparati.
Fibre Net èmolto competente nei sistemi di rinforzo strutturale, e ultimamente è ancora più competitiva sul fronte del rapporto qualità-prezzo.
Che cos’è cambiato nell’ultimo anno di partnership?
Il rapporto con i tecnici è diventato giornaliero al fine di sviluppare le richieste che ci arrivano dai nostri clienti. Anche loro a volte ci propongono dei progetti.
Nelle Marche, inoltre, c’è spesso un problema di logistica perché i cantieri si trovano in zone poco accessibili.
Con i nostri mezzi e il nostro personale consegniamo anche dove è più complicato arrivare, una peculiarità che ci differenzia dalla concorrenza.
Oltre ad avere i prodotti, è fondamentale rispondere in tempo reale alle esigenze delle imprese. E Fibre Net sceglie noi anche per questa possibilità. È un rapporto win-win.
Com’è organizzata la vostra rete commerciale di agenti monomandatari in cantiere?
Abbiamo dieci agenti monomandatari, che rispondono a un responsabile commerciale. Facciamo riunioni ogni 15 giorni per confrontarci su opportunità e novità.
Avendo ricoperto in passato il ruolo di commerciale, conosco le esigenze di chi sta in prima linea nelle vendite e faccio di tutto per supportare il loro lavoro.
Per questo motivo due anni fa ho deciso di aprire un ufficio tecnico-commerciale che coadiuva il lavoro degli agenti, sviluppando per loro le offerte in tempo reale.
La vendita è un gioco di squadra, e questa organizzazione ci sta permettendo di confermare i fatturati post bonus.
Avete più lavori legati al Pnrr o al Giubileo?
I lavori per il Giubileo sono già stati eseguiti l’anno scorso, comunque non sono stati moltissimi. Più significativo è invece il business portato dal Pnrr.
Stiamo avendo molto lavoro anche con la ristrutturazione e costruzione di alberghi, in cui sono ampiamente utilizzati i sistemi a secco.
Uno dei temi su cui si gioca la competitività delle aziende è la digitalizzazione: che cosa state facendo in tal senso?
Stiamo investendo tantissimo. Abbiamo un sistema informatico che giornalmente adeguiamo alle nostre esigenze e un responsabile It che lavora costantemente al miglioramento della parte informatica dell’azienda.
Inoltre, a breve è in programma il lancio di una app dedicata ai nostri clienti che offre l’accesso agli ordini online.
Sono rimasto molto colpito dall’intervento sugli strumenti digitali di Vit Kutnar del gruppo Dek al Convegno YouTrade del 2023.
Già da tempo il mio obiettivo è offrire ai miei clienti uno strumento che permetta loro di inserire gli ordini mentre raggiungono il punto vendita e, nel tempo di un caffè, caricare sui loro mezzi il materiale di cui hanno bisogno.
Un altro servizio che stiamo implementando è quello della vendita online. Anche se nel settore dell’edilizia non è così facile impostare un e-commerce nel canale B2C, credo ci sarà un grandissimo sviluppo nel canale B2B: l’impresa avrà sempre di più uffici tecnici dedicati che non si interfacceranno più con i referenti commerciali, ma navigheranno sui vari siti per trovare i prodotti, i listini e gli sconti riservati. Abbiamo già un sito online, ma al momento è ancora poco utilizzato.
Qual è il servizio più apprezzato dai suoi clienti?
Al primo posto la logistica e la consulenza tecnica. Nel 2021 abbiamo acquistato una struttura logistica da dove partono i prodotti, nell’arco di 24 ore siamo in grado di consegnare in tutta Roma.
Nell’ultimo anno abbiamo inoltre investito in una società di consulenza che collabora con noi proprio per migliorare il servizio di logistica.
Un altro settore che stiamo sviluppando, anche grazie all’ingresso nel Gruppo BigMat, è quello del noleggio.
Abbiamo un’officina con due persone che gestiscono il noleggio e la manutenzione degli elettroutensili.
È un servizio che ci porta tanta clientela, chiudendo il cerchio dei servizi a supporto della vendita.
Vi occupate anche di recupero di materiali da demolizione?
È un progetto che abbiamo nel cassetto. Ci stiamo lavorando: il recupero dei materiali da costruzione, sia tradizionali che a secco, rappresenterà uno sviluppo importante per la nostra azienda
Qual è il suo sogno nel cassetto?
Ci sono progetti a breve termine e progetti più a lunga scadenza. Ci stiamo strutturando per aprire a Roma. Ci siamo resi conto che abbiamo bisogno di una base logistica nella Capitale, con l’apertura di nuovi punti vendita.
Una interior designer per lanciare Tolentino
«Abbiamo aperto il nuovo punto vendita di Tolentino (Macerata) a marzo 2024. Mi sono trasferita nelle Marche per seguire direttamente lo store. Mi sono laureata in interior design nel 2019 e sono entrata in azienda, svolgendo varie mansioni, fino ad essere impiegata dopo il covid nell’ufficio acquisti.
Inizialmente ero un po’ restia al trasferimento, non volevo uscire dalla mia zona di comfort; adesso sono fermamente convinta della scelta che mi ha permesso di approfondire la conoscenza dell’azienda a 360 gradi», racconta Eleonora Macarra, figlia del titolare Luca Macarra e responsabile del punto vendita marchigiano.
«Appena abbiamo aperto mi sono occupata di tutto, dal magazzino alle bolle. Il magazzino era vuoto e grazie all’esperienza maturata in precedenza nell’ufficio acquisti ho iniziato a ordinare i materiali.
Il nostro agente sul territorio ha iniziato a portare la clientela e pian piano il lavoro è cresciuto in maniera esponenziale. Adesso il punto vendita impiega nove persone: due agenti esterni, tre autisti e due magazzinieri».
E prosegue: «Ho trovato il mio posto. Stiamo ancora cercando di organizzarci al meglio. Vedere il magazzino pieno e i clienti contenti mi rende molto fiera del mio lavoro.
Sarò pienamente soddisfatta quando il magazzino sarà ristrutturato e reso esteticamente più accattivante.
Il mio progetto sarà rendere Tolentino il punto di riferimento nel territorio marchigiano e, una volta rientrata in sede, vorrei sviluppare i canali social dell’azienda».
Innovazione e ricerca
Da oltre 20 anniFibre Net è specializzata nello sviluppo, nell’ingegnerizzazione e nella produzione di sistemi e materiali compositi per il rinforzo strutturale e miglioramento sismico, oltre che di malte e prodotti tecnici per ripristino e manutenzione delle grandi opere.
La storia dell’azienda inizia nel 2001 con lo sviluppo di una rete in Gfrp (Glass Fibre Reinforced Polimer), un prodotto all’epoca del tutto nuovo sul mercato: nasce così Ri-Struttura, risposta evoluta alla classica rete elettrosaldata.
La sfida è continuata poi con l’ideazione e lo sviluppo di altri sistemi di consolidamento, sviluppati e ingegnerizzati per il miglioramento e l’adeguamento sismico di infrastrutture ed edifici storici.
I costanti investimenti in ricerca e sviluppo, l’alto livello di competitività e la crescita costante in termini di conoscenza e produttività consentono all’azienda di sviluppare prodotti e sistemi tecnologicamente avanzati, come il sistema Betontex per il placcaggio fibrorinforzato Frp, il sistema Reticola per la ristilatura armata, il sistema C-Matrix per il placcaggio fibrorinforzato Frcm o il sistema Life+ per l’antisfondellamento, oltre a una serie di malte civili e prodotti per il ripristino del calcestruzzo e murature.
Oggi Fibre Net gestisce principalmente il suo ciclo produttivo presso i suoi siti di produzione a Pavia di Udine.
Oltre ai siti produttivi e alle aree utilizzate per attività di tipo direzionale, commerciale, amministrativo, un ampio spazio è dedicato ai laboratori di ricerca e verifiche tecniche di tipo chimico e meccanico e alle attività di formazione.
Con l’obiettivo di cogliere le opportunità di crescita nel settore dei pannelli isolanti nei mercati dell’Est Europa, il Gruppo Lattonedil, specializzato nella produzione e commercializzazione di pannelli isolanti, annuncia una partnership strategica con Proinvest Group, realtà rumena specializzata nella progettazione e produzione di componenti in acciaio, sistemi costruttivi ed industriali.
L’accordo prevede la costituzione di una nuova entità in Romania in cui sarà conferito il ramo d’azienda relativo alla divisione pannelli isolanti di Proinvest Group. La capogruppo Lattonedil controllerà il 75% della nuova entità, mentre Proinvest Group deterrà il restante 25%.
La nuova società sarà operativa dal mese di luglio e disporrà dello stabilimento di Stolniceni-Prajescu, nel nord est della Romania, che include due linee produttive dedicate ai pannelli isolanti in poliuretano e lana minerale con una capacità produttiva annua di oltre 3 milioni di metri quadrati.
«Grazie a questo accordo, il nostro Gruppo ha la possibilità di posizionarsi in breve tempo in un’area geografica strategica per cogliere le opportunità di crescita che arriveranno sia del mercato rumeno e sia dal potenziale di sviluppo derivante dalla ricostruzione e ripresa dell’Ucraina, che noi tutti ci auguriamo possa avvenire il prima possibile», commenta Sergio Bettio, amministratore delegato di Lattonedil.
Il Gruppo Lattonedil, 100% in mano alla famiglia Bettio e con un fatturato consolidato di oltre 400 milioni di euro, potenzia il proprio percorso di internazionalizzazione dopo la presenza in Spagna, Germania, Francia e Bosnia e le ultime iniziative condotte in Italia.
«Siamo entusiasti di poter collaborare con un partner come Lattonedil, uno dei leader europei nel settore dei pannelli isolanti. Il Gruppo nato in Italia vanta più di 50 anni di storia e potrà trasferirci un know how consolidato e l’impronta innovatrice che lo ha sempre contraddistinto. Sono sicuro che l’unione delle nostre forze darà ulteriore impulso al business grazie anche all’ottimizzazione della qualità delle produzioni», afferma Vasile Sandu, amministratore Delegato di Proinvest Group.
Fondata nel 2000 in Romania, Proinvest opera su 8 stabilimenti produttivi con 369 collaboratori con un fatturato di circa 50 milioni di euro.
La rivendita F.lli Paolelli, attiva nel Viterbese, amplia la struttura a Nepi. E punta su qualità e partnership solide, come quella con Heidelberg Materials.
Con una storia centenaria alle spalle, la rivendita F.lli Paolelli di Civita Castellana (Viterbo) ha affrontato le evoluzioni del mercato dell’edilizia con grande determinazione.
La stessa che l’ha traghettata dal campo dei costruttori edili di fine Ottocento alla società attuale di distribuzione di prodotti da costruzione, con tre filiali che servono l’alto Lazio, dalla zona sud di Viterbo fino alle porte di Roma Nord. Ne parliamo con il responsabile commerciale Stefano Paolelli.
La vostra azienda ha oltre 120 anni di storia. Qual è il segreto di questa longevità?
La nostra azienda si basa su tre pilastri principali: la passione, la determinazione e la serietà, caratteristiche per le quali i clienti ci conoscono dal 1900.
Continuiamo l’attività di famiglia basandoci su questi tre fondamenti, coprendo un territorio che va dalla zona sud di Viterbo alle porte di Roma Nord.
Oltre alla sede storica di Civita Castellana, che è anche la sede amministrativa, abbiamo due filiali: una a Fabrica di Roma e l’altra a Nepi (Viterbo).
Quali sono stati i momenti più importanti che hanno scandito la crescita dell’azienda?
L’apertura delle due filiali è stato un momento importante. Fabrica di Roma è stata aperta negli anni Sessanta, mentre la filiale di Nepi negli anni Ottanta.
Nel 2018 abbiamo realizzato un punto colore a Civita Castellana, un investimento importante, che ci ha portato notorietà a livello provinciale. Abbiamo poi aperto il colorificio anche presso le due filiali, riproponendo gli stessi marchi che sono il top della qualità, elemento per noi molto importante.
Inoltre, quest’anno stiamo realizzando l’investimento più importante nella storia della F.lli Paolelli, poiché in primavera apriremo a Nepi una nuova struttura di 2.500 metri quadrati coperti e 20 mila scoperti, proprio di fronte agli uffici in cui ci troviamo oggi. Questa struttura, per la quale acquisiremo nuovo personale, sostituirà l’attuale punto vendita e ospiterà uno showroom con arredobagno e nuovi prodotti.
Quali sono i brand che avete nel punto colore?
Il brand principale è Ard Raccanello. Trattiamo anche Novacolor per prodotti più specifici e abbiamo Area51, una gamma di prodotti di fascia media, dedicata alle imprese che vogliono contenere i costi.
Diciamo che attualmente il 60-70% dei prodotti venduti riguarda soluzioni per gli ambienti interni, mentre il 30-40% prodotti per l’esterno. Sulla scia dell’ecobonus continuiamo a lavorare molto con l’intonachino.
Che strada vi ha aperto il mondo del colore e su quale tipo di clientela?
Per tradizione abbiamo sempre lavorato con l’edilizia pesante. Con il colorificio e il superbonus si è aperto il mondo dell’edilizia leggera, quindi cartongesso, finiture, carte da parati, e abbiamo acquisito nuovi clienti.
Come si è trasformata l’azienda negli ultimi anni a livello di business?
Prima del covid abbiamo inserito i settori dell’isolamento e dei prodotti per la ristrutturazione strutturale, che continuiamo a vendere con successo, soprattutto dopo l’introduzione del sismabonus e dell’ecobonus per quanto riguarda gli isolanti termici.
Abbiamo sempre lavorato con prodotti certificati Cam, che adesso si vendono anche con più facilità, si è creata cultura in questo senso. Purtroppo, il post-covid ha frenato un po’ questo entusiasmo.
Quali sono le caratteristiche del mercato edile nell’Alto Lazio?
Spaziando dalla zona sud del viterbese alle porte di Roma, notiamo diverse dinamiche. Mentre nel viterbese c’è ancora tanta richiesta per le costruzioni tradizionali, con prodotti come cemento e solai in laterocemento, nella zona di Roma le costruzioni a secco cominciano a diffondersi, così come i tetti in lamellare. C’è una conoscenza maggiore dei prodotti più innovativi ed ecosostenibili.
Oggi l’azienda come è organizzata?
Disponiamo di una divisione amministrativa, un’area commerciale e una tecnica. Restiamo un’azienda famigliare: ognuno di noi fa la sua parte con dedizione, premiando il merito.
Avete agenti commerciali che vanno in cantiere?
No, non abbiamo agenti. In passato abbiamo fatto questa esperienza, ma poi abbiamo chiuso questa attività.
Com’è organizzato il servizio di progettazione?
Per la progettazione collaboriamo con consulenti esterni.
Avete uno showroom?
Abbiamo un piccolo showroom a Nepi e in primavera apriremo una sala mostra nella nuova sede di Nepi.
Che cosa state facendo sul fronte della digitalizzazione?
Internamente abbiamo implementato archivi telematici dedicati alla parte amministrativa. Abbiamo ridotto l’utilizzo della carta, e anche i listini sono fruibili in maniera digitale. Ai clienti inviamo informative mensili e le schede tecniche dei prodotti che proponiamo.
Abbiamo, inoltre, macchinari di ultima generazione controllabili anche da remoto, in modo da monitorare come e dove lavorano, oltre ai consumi. Le macchine sono tutte di nostra proprietà, abbiamo gru fino a 26 metri, e consentono la consegna merci in cantiere, dai centri storici agli spazi aperti.
Quindi, ricapitolando, quali sono gli ambiti del vostro business?
Edilizia pesante e leggera, ferramenta, termoidraulica e materiale elettrico. Inoltre, trovandoci a Civita Castellana, dove sorge il polo più importante d’Europa per la produzione di sanitari, siamo agenti con deposito di alcune materie prime, tipo gessi ceramici, argille, distaccanti destinati alle industrie ceramiche. Sono prodotti molto costosi e particolari, per i quali abbiamo l’esclusiva.
Il tintometro
1 di 2
Fate anche riciclo e riuso delle tegole?
Sì, è una passione che ci è stata trasmessa da mio padre, un lavoro che facciamo più per dedizione che per business. Con i nostri automezzi recuperiamo vecchie tegole e coppi, che vengono poi utilizzate nel ripristino degli ambienti storici.
È un lavoro certosino, bisogna fare molta attenzione perché si tratta di materiali molto fragili. Questa attività ci ha consentito di essere referenti per alcuni interventi molto prestigiosi, in Vaticano e in Campidoglio.
Abbiamo inoltre partecipato al restauro della chiesa San Giorgio al Velabro, nel centro storico di Roma, e attualmente stiamo fornendo il cantiere dell’Ospedale di Civita Castellana con 300 metri quadrati di queste tegole, praticamente introvabili.
Laterizi esterni
1 di 2
Un altro servizio riguarda il recupero degli inerti: com’è organizzato?
È un servizio che offriamo ai nostri clienti per il recupero di materiali inerti, piastrelle, forati derivanti dalle attività di demolizione.
Raccogliamo questo materiale in un deposito e poi lo trasferiamo in una discarica autorizzata.
Nelle due filiali il servizio è attivo da circa dieci anni, mentre ci stiamo attivando ora presso la sede centrale. Abbiamo tutte le autorizzazioni, stiamo solo cercando il luogo dove stoccare gli inerti.
Grazie a questo servizio, fidelizziamo il cliente che torna da noi per comprare altri materiali.
Proponete anche servizi dedicati a professionisti della posa: di che cosa si tratta?
Proponiamo a noleggio macchine dedicate, per esempio intonacatrici per chi posa il cemento o macchinari per chi realizza i massetti.
In più collaboriamo con delle squadre esterne, grazie alle quali possiamo proporre al cliente finale un pacchetto completo che include la posa dei materiali. Proponiamo due o tre aziende, tutte molto serie, poi la scelta finale ricade sul cliente.
Tra i vostri fornitori storici c’è Heidelberg Materials: quando è nato questo rapporto?
Con Heidelberg Materials c’è un sodalizio storico. Saranno almeno 30-40 anni che lavoriamo con loro. Collaboriamo con l’azienda seguendo i consigli dei rappresentanti e della società e promuovendo i loro prodotti, anche con giornate dedicate.
Quali sono i prodotti che vendete di più?
Il cemento grigio 32,5 Portland, anche se stiamo cercando di indirizzare i nostri clienti verso il cemento pozzolanico, più sostenibile. A seguire ci sono il cemento bianco e il cemento a pronta presa.
Mi ha molto colpito l’impegno da parte di Heidelberg Materials verso una maggiore ecosostenibilità, con il progetto di recupero e stoccaggio dell’anidride carbonica che l’azienda sta realizzando a Brevik.
Oltre a conoscere e vedere i processi produttivi, che sono sempre interessanti, è stato molto formativo e interessante anche il confronto con gli altri rivenditori presenti.
Come giudica la svolta sostenibile del cemento?
Sicuramente il cemento non è un prodotto verde per antonomasia, ma quello che Heidelberg Materials sta facendo nell’ambito del recupero della C02 è sicuramente molto importante. L’azienda sta facendo passi da gigante.
Il prezzo è ancora discriminante nella scelta dei prodotti, o conta di più la qualità?
F.lli Paolelli ha sempre prediletto marchi importanti e di qualità, come Heidelberg Materials. Ovviamente, negli ultimi anni molte imprese storiche sono venute meno e si sono diffuse imprese straniere, più piccole. Abbiamo dunque mediato tra le varie esigenze, affiancando ai prodotti di fascia alta, anche prodotti più economici.
Come scegliete i vostri fornitori?
In base alla qualità dei prodotti che ci vengono proposti e all’ecosostenibilità. Le direttive dall’Unione Europea sono dettate e dobbiamo correre in quella direzione: entro il 2050 tutti gli edifici dovranno essere a emissioni zero, quindi noi, insieme ai nostri fornitori, dobbiamo cercare di tracciare la stessa strada.
Parliamo di concorrenza: quali sono i competitor che vi danno più fastidio?
La concorrenza più sleale è quella dell’e-commerce. Diciamo che trattandosi di materiali pesanti e quindi difficili da trasportare, non ne risentiamo in maniera significativa.
Alcune imprese ci fanno invece notare la presenza della Gdo, con i suoi prezzi a ricarichi minimi. Con gli altri rivenditori c’è invece un buon rapporto, nel rispetto delle zone di competenza.
Con la fine del superbonus 110%, riuscite a mantenere delle buone quote?
La crisi del 2008 ha portato a una scrematura importante, e credo che altrettanto succederà nel post 110%. Le imprese sono troppe, e nonostante il Pnrr, molti artigiani sono in difficoltà in un mercato dove c’è poco lavoro e i prezzi tendono ad aumentare.
Quindi che cosa vi aspettate dal 2025?
Spero che il 2025 replichi i risultati dell’anno scorso. Sono positivo.
Il Giubileo vi tocca in qualche modo?
Le imprese nostre clienti non sono particolarmente coinvolte. Vediamo invece qualche privato che vuole ristrutturare il proprio ambiente e ricollocarlo sotto forma di b&b.
E per quanto riguarda il Pnrr?
Anche lì c’è un po’ di movimento, ma è difficile servire le imprese coinvolte.
Oltre la nuova sede, avete qualche altro nuovo progetto nel cassetto?
Abbiamo da poco aderito alla piattaforma di marketplace Tuttidea e stiamo realizzando un sito e-commerce. Infine, ci siano affidati a tecnici specializzati che ci cureranno le pagine social.
Heidelberg Materials: conoscere il prodotto fa la differenza
Intervista a Roberto Benella, area sales Tirreno Heidelberg Materials.
Quali sono i prodotti di Heidelberg Materials più richiesti in questo periodo?
I prodotti che rispondono maggiormente all’economia circolare, quindi i pozzolanici e i cementi d’alto forno. Per quanto riguarda le rivendite, i cementi portland e pozzolanici, affiancati dal Paviforte e i cementi rapidi, oltre al cemento bianco.
Quali sono le richieste più frequenti dei distributori?
I clienti cercano risposte veloci alle loro esigenze, soluzioni innovative, servizio efficiente e competitività sul mercato di riferimento.
Che rapporto avete con la F.lli Paolelli?
Il rapporto con F.lli Paolelli è ormai storico. Sono sicuramente oltre 30 anni che la rivendita acquista i nostri prodotti. La trasparenza, il confronto e la correttezza nelle pratiche commerciali sono le basi che ci hanno portato fino a qui.
Che tipo di cemento vendono di più?
I cementi Portland 32,5 e 42,5 sono quelli maggiormente richiesti, poi il cemento bianco e i cementi rapidi nel formato da 5 chilogrammi.
Quanto conta offrire informazione ai distributori, oltre che il prodotto?
L’informazione è alla base del nostro lavoro. Essere consapevoli della dimensione in cui ci troviamo spesso fa la differenza nel prendere decisioni.
Che impatto ha la sostenibilità sul mercato del cemento?
La sostenibilità sta iniziando a influire in modo significativo sulla domanda di cementi a minor impatto ambientale, portando le aziende a investire nell’innovazione tecnologica per implementare pratiche che riducano l’impronta carbonica. Sul mercato a valle ciò si traduce in maggiori costi di produzione e prezzi di vendita.
I clienti sono ricettivi alla svolta sostenibile?
Le rivendite di materiali edili mostrano un crescente interesse verso la sostenibilità, spinte da una maggiore consapevolezza dei consumatori e dalle stringenti normative.
Per i clienti che operano in altri settori come grandi lavori, opere pubbliche in genere, premiscelatori, prefabbricatori e centrali di calcestruzzo, la sensibilità è cresciuta molto in questo ultimo anno.
Quali sono gli ostacoli da superare?
I fattori sono molteplici. Serve lavorare su una maggiore consapevolezza e competenza sulle pratiche sostenibili, cercando al tempo stesso di fornire standard di normative più chiare e comprensibili a tutta la filiera.
C’è necessità di una maggiore disponibilità di materiali riciclati certificati nelle varie aree geografiche.
Oggi la sensibilità ambientale è maggiore rispetto al recente passato, ma ci sono ancora spazi di crescita.
Occorre pertanto un lavoro di informazione e formazione costante che attraversi tutti gli operatori della filiera, a partire dalle istituzioni per arrivare al cliente finale.
Tra Viterbo e Roma
La famiglia Paolelli opera a Civita Castellana (Viterbo) sin dalla metà dell’Ottocento. Dopo Mastro Domenico Paolelli, che si occupò della ricostruzione del ponte Clementino, costruito nel 1709 dall’architetto Barigioni per incarico di Papa Clemente XI e semidistrutto da un’alluvione nell’ottobre del 1861, la società diventa rivendita di materiali edili nei primi del Novecento a opera di Alezario Paolelli.
Nel 1922 la generazione successiva vede Ulderico Paolelli spostare la società dal centro storico al periferico Campo della Fiera, ancora oggi sede dell’attività.
A questa si sono aggiunte, tra gli anni Sessanta e Ottanta, due filiali a Fabrica di Roma e Nepi (Viterbo).
Dopo 120 anni e quattro generazioni, F.lli Paolelli è considerata un punto di riferimento per la commercializzazione di materiali edili nell’alto Lazio grazie all’offerta di prodotti di qualità e di una gamma completa di servizi, dalla progettazione al recupero degli inerti.
Manodopera specializzata cercasi
Dazi a parte, l’economia italiana e l’edilizia in particolare soffrono di un problema endemico: chi è pronto a mettere mano al portafogli per ristrutturare o costruire si trova spesso di fronte a una porta chiusa per mancanza di risorse da parte delle imprese. Uno dei problemi delle imprese dell’edilizia non è la carenza dei materiali o il loro costo volato alle stelle. Il vero ostacolo riguarda la mancanza di mano d’opera: un aspetto che coinvolge i cantieri, ma anche i distributori di materiali, che se ne lamentano spesso. Uno dei motivi è che l’edilizia pre bonus ha perso circa mezzo milione di addetti in un decennio di crisi e nel frattempo molti hanno cambiato mestiere, chi poteva è andato in pensione. E i giovani non sono stati certo attratti da un lavoro faticoso e, a volte, mal retribuito se non è specializzato. A questo si è aggiunta negli anni scorsi la pandemia. Risultato: mancano addetti.
D’altra parte, è un problema che non riguarda solo questo settore. Secondo l’Istat il tasso di posti vacanti destagionalizzato oscilla intorno all’1,8%. Per l’industria la mancanza di lavoratori ha raggiunto l’1,9%, ma per il settore delle costruzioni la carenza è ancora più accentuata. Insomma, l’economia va, ma il mercato del lavoro ha bisogno di addetti. Le imprese faticano a trovare i profili giusti, anche perché quando si dice edilizia si indica, in realtà un ventaglio di competenze piuttosto ampio. Inoltre, è vero che l’occupazione è ripartita, ma è sempre più part time, un aspetto che non incentiva i giovani a scegliere impieghi a termine. È vero, per esempio, che il livello di disoccupazione è estremamente basso, ma troppi impieghi sono, appunto, a mezza giornata. E il divario tra Nord e Sud, dove l’occupazione è ancora più precario. C’è, poi, la distanza di genere, tra uomo e donna. Circa il 40% delle nuove attivazioni riguarda le donne, ma con un’incidenza del part time molto più consistente. Sul totale dei nuovi contratti a donne, la metà sono sono part time e a tempo indeterminato, un altro 50% circa è di apprendistato, e seguono poi il lavoro stagionale e quello in somministrazione. Certo, questo è un problema che non riguarda solo il mondo dell’edilizia. Insomma, ci vogliono formazione e incentivi per una specializzazione. E, magari, un’operazione mediatica per far comprendere che un idraulico guadagna, spesso, più di un ingegnere, un bravo lattoniere più di un impiegato in banca e un provetto carpentiere più di un postino.