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A Bologna la quarta tappa del roadshow Condominio Ok

L'intervento di Peter Erlacher
L'intervento di Peter Erlacher

Bologna ha accolto la quarta tappa di Condominio Ok, il roadshow organizzato da Virginia Gambino Editore. L’evento itinerante porta attraverso l’Italia il confronto su temi come la riqualificazione energetica e la gestione del condominio. L’appuntamento di Bologna, organizzato al Savoia Regency Hotel, ha seguito la traccia delle precedenti occasioni: un’analisi approfondita, con i dati inediti forniti dal Centro Studi YouTrade, della situazione immobiliare della città emiliana e provincia, seguita dagli interventi di esperti e rappresentanti di aziende, che sono entrati nel merito delle soluzioni destinate alle realtà condominiali. Che in Emilia Romagna sono una cospicua parte del patrimonio immobiliare: l’8% dei condomini italiani. «E nella sola Bologna il 71% delle abitazioni occupate si trova in edifici condominiali con cinque e più appartamenti per edificio: dunque, oltre il 70% della popolazione e delle famiglie di città e provincia vive in condominio», ha spiegato Federico Della Puppa, docente allo Iuav. Patrimonio, però, da riqualificare. Come? Le soluzioni per il risparmio energetico da riscaldamento, che rappresenta il 75% della spesa di un condominio, sono state osservate ai raggi x da Peter Erlacher esperto di Fisica edile & Edilizia sostenibile. Così come le tortuose contraddizioni della riforma legislativa di due anni fa, sono state l’oggetto del presidente di Unai, Rosario Calabrese e dell’esperto di condominio Umberto Anitori. Interesse (fuori e dentro la sala del convegno) anche per le soluzioni proposte da aziende come Airplast, Sicurlive, Fibrotubi e Eleni Decor, durante un talkshow che ha catturato l’attenzione degli intervenuti. Prossima tappa di Condominio Ok: Brescia.

L'intervento di Peter Erlacher
L’intervento di Peter Erlacher
L'analisi di Federico Della Puppa
L’analisi di Federico Della Puppa

L’immobiliare? Si risolleverà tagliando i consumi

Il quartiere di Woonwaard nei sobborghi di Amsterdam

La riqualificazione e la riduzione dei consumi di energia è la leva per rilanciare il settore dell’edilizia, su questo sono tutti d’accordo, non solo in Italia ma in Europa. Nel nostro Paese poi sono più di 18 milioni le abitazioni che avrebbero bisogno di un intervento migliorativo sotto il profilo energetico, estetico, funzionale, ambientale e della sicurezza sismica e d’uso. Resta da capire come far decollare una strategia che porti all’industrializzazione del riuso e della rigenerazione degli immobili in ambito progettuale e costruttivo. Secondo Habitech, il Distretto Tecnologico Trentino per l’energia e l’ambiente, e promotore del convegno annuale Rebuild sulla riqualificazione e gestione immobiliare, sarà proprio il mercato dell’energia con i suoi servizi all’utente finale, uno dei driver di sviluppo, e da qui la necessità di identificare processi in grado di garantire le prestazioni energetiche promesse e nuove tecnologie digitali applicate all’edilizia e ai piani urbani. In pratica, un modello nuovo dove le utilities giocano un ruolo di primo piano come partner dell’industria delle costruzioni: il risparmio generato dall’efficientamento diventa una risorsa economica da destinare agli interventi. Per esempio in Olanda il gruppo Energiesprong sta implementando nel quartiere di Woonwaard ad Amsterdam soluzioni capaci di riqualificare una casa in meno di 15 giorni con un costo che si ripaga con la riduzione dei consumi. Certo, c’è la collaborazione tra progettisti e uffici tecnici per monitorare in 3D il Bim (Building information modeling) della casa e ridurre i margini di errore durante le fasi di progettazione costruzione. Ma attenzione, Energiesprong non produce nulla crea solo le condizioni e il mercato per permettere alle imprese di costruzione di sviluppare le soluzioni. In pratica aiuta a ridurre il loro rischio sugli investimenti ingegneristici, sulla prototipizzazione delle soluzioni edili, sulla loro manutenzione. Il governo olandese su questo modello ha previsto un piano di retrofitting del valore di sei miliardi di euro per gli 111 mila alloggi popolari. Nel costo c’è anche la vacanza pagata per 15 giorni agli inquilini.

Il quartiere di Woonwaard nei sobborghi di Amsterdam
Il quartiere di Woonwaard nei sobborghi di Amsterdam

La città è donna a Expo con l’incoraggiamento di Italcementi

Le partecipanti al convegno Città donna
Le partecipanti al convegno Città donna,a Expo 2015

Alleanza al femminile tra WE-Women for Expo e arcVision Prize Women and Architecture, premio internazionale d’architettura istituito da Italcementi Group nel 2013 con l’obiettivo di promuovere le figure femminili che apportano con il proprio lavoro novità di carattere progettuale, teorico e pratico in ambito architettonico con una particolare interpretazione dei valori sociali. In occasione di Expo 2015 il concorso promosso da Italcementi ha annunciato la collaborazione con WE-Women for Expo, un progetto nato con la convinzione che la sostenibilità del Pianeta debba passare attraverso una nuova alleanza tra cibo e cultura e che le artefici di questo nuovo sguardo e nuovo patto per il futuro debbano essere le donne.

Le partecipanti al convegno Città donna
Le partecipanti al convegno Città donna,a Expo 2015

Segno tangibile dell’alleanza è stato il convegno Città donna, ospitato negli spazi dell’Expo. La città ricostruita al femminile. «Grazie all’incontro tra Arcvision Prize e WeWomenForExpo, la riflessione sul futuro dell’architettura sostenibile si intreccia ancora di più con la valorizzazione del ruolo della donna nella società e con il suo punto di vista sui necessari cambiamenti dei luoghi e dei tempi delle nostre vite. Da qui parte un’idea di rigenerazione urbana e sociale delle nostre città e dei nostri territori. Non solo le donne sanno dare sentimento e sensibilità all’architettura: la loro immaginazione ci aiuta a pensare e progettare città più vivibili, più attente ai bisogni della persona, in definitiva più umane», ha spiegato Carlo Pesenti, Consigliere Delegato Italcementi. Il convegno ha visto la partecipazione di Marta Dassù, presidente esecutivo di We Women for Expo: «Credo saranno sempre di più le donne che si occuperanno delle città. Una città sostenibile deve avere tempo e spazio per la vita di chi la abita. Le donne sono parte fondamentale del processo di innovazione». Emanuela Casti, docente all’Università di Bergamo, ha presentato il progetto Rirfo, sviluppato insieme a Italcementi per ripensare le città partendo dalla rigenerazione urbana: riqualificare le città, in particolare le periferie, recuperando edifici obsoleti e aree dismesse, mentre la ridefinizione del ruolo e dell’identità di territori complessi come Milano, sono stati al centro dell’intervento di Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco di Milano: «Lo sviluppo di una città prevede diverse tecniche, ma deve sicuramente partire dall’analisi delle esigenze del vivere e dell’abitare. Il valore aggiunto della visione femminile è la capacità di capire che la città non è una cosa astratta e che le scelte di noi amministratori incidono sulla vita delle persone».

Carlo Pesenti introduce il convegno la Città è donna
Carlo Pesenti introduce il convegno la Città è donna

Tra gli interventi, anche quello di Luisa Fontana, finalista della prima edizione di arcVision Prize Women and Architecture, che ha sottolineato il contributo che le donne possono dare allo sviluppo delle città: «Noi dobbiamo trovare il coraggio di rivoluzionare i modelli. Oggi è più che mai necessario avere un approccio e una sensibilità diversi rispetto al mondo. Da progettista sento l’esigenza di partire dai bisogni veri, anche delle fasce deboli, in particolare quando si progettano spazi pubblici». Samia Nkrumah, componente della giuria arcVision Prize e Ambassador WE Women for Expo, anche alla luce della sua esperienza come prima leader femminile di un partito politico in Ghana, ha invece raccontato con le sue parole le leve necessarie per un cambiamento. «Bisogna impegnarsi per la felicità delle persone che vivono nelle città, creando ricchezza e benessere. In ogni cambiamento forte le donne sono presenti, ma occorre che accrescano sempre più la loro capacità di decidere».

Un laboratorio di co-progettazione per Leroy Merlin

Il Lambrate District

Si chiama Lambrate District Lab Leroy Merlin. È un laboratorio temporaneo di co-progettazione con il quartiere Lambrate attivato da Leroy Merlin in collaborazione con la service design company Logotel e finalizzato a comprendere e a mappare le reali esigenze di chi vive e lavora all’interno del quartiere Lambrate. Il laboratorio si inserisce all’interno del progetto Vision 20.25, avviato da Leroy Merlin nel 2010, con il quale l’azienda ha coinvolto e continua a coinvolgere tutta la propria filiera nell’immaginare e descrivere il proprio negozio, il proprio servizio e il proprio mestiere per costruire insieme il negozio del futuro.

Partendo dalla consapevolezza che i contesti territoriali sono in continua evoluzione e che la vera innovazione è nel coinvolgere in maniera attiva i proprio dipendenti, confrontarsi con gli stakeholder e ascoltare le comunità, Leroy Merlin, avvalendosi del supporto di Logotel, ha dato vita a un vero e proprio percorso, lanciato ufficialmente l’8 aprile negli spazi Logotel di via Ventura e al quale hanno preso parte 90 persone di Leroy Merlin (management, capi settore dei vari negozi in Italia) e che culminerà in due giorni di workshop finali l’1 e il 2 luglio. Il percorso che vede il coinvolgimento delle persone di Leroy Merlin, consiste nell’accompagnamento e nell’animazione, nei mesi di maggio e giugno, dei gruppi di lavoro costituiti dai capi settore “trasformati” in reporter e trend setter pronti a captare stimoli, casi interessanti, iniziative, osservando e analizzando quello che succede oggi all’interno dei loro negozi, ma soprattutto fuori.

Il Lambrate District
Il Lambrate District

Supporto di questa attività di animazione è una piattaforma digitale creata ad hoc, all’interno della quale i capi settori possono scaricare schede e strumenti che agevolino il loro lavoro di osservatori e soprattutto condividere le loro “scoperte” ed esperienze caricando foto, scrivendo commenti e allo stesso tempo arricchendo le esperienze altrui con le proprie considerazioni. Oltre alle proprie persone, Leroy Merlin ha coinvolto in maniera attiva il quartiere di Lambrate, all’interno del quale l’azienda ha trovato le caratteristiche adatte per portare avanti una parte del progetto Vision. Lambrate è infatti un laboratorio di produzione e sperimentazione permanente, in aperta e continua conversazione con le realtà locali e con un attivo coinvolgimento della cittadinanza e delle istituzioni. In questa fase, oltre che della collaborazione di Logotel che ha appunto curato tutto il progetto, Leroy Merlin si è avvalsa anche del prezioso supporto dell’Associazione Made in Lambrate che ha colto l’occasione di questo progetto per conoscere in modo più approfondito il quartiere e capire le esigenze di chi vive e lavora al suo interno.

L'iniziativa di Leroy Merlin con Logotel
L’iniziativa di Leroy Merlin con Logotel

Il quartiere e i suoi abitanti sono stati infatti coinvolti in una mappatura del territorio per analizzare e comprendere l’ecosistema del quartiere di Lambrate (realtà commerciali, location potenziali e come potere creare una relazione con il negozio del futuro) e una mappatura dei bisogni dei cittadini, delle associazioni che operano nel quartiere e di una selezione di professionisti che lo hanno eletto come luogo di lavoro. Bisogni ed esigenze sono emersi grazie alle interviste fatte ai cittadini per le strade del quartiere. Contemporaneamente, in via Ventura XV al piano terra, sono stati allestiti nei giorni del 9, 10 e 11 giugno, 3 temporary lab, laboratori di comprensione e co-progettazione insieme ai cittadini di Lambrate.

La partecipazione dei cittadini alle fase di laboratorio è stata notevole e ha dato modo di riscoprire quello che contrassegna da sempre il quartiere di Lambrate: il suo essere collaborativo, partecipativo e pronto ad accogliere iniziative che possano portare innovazione senza trascurare, anzi privilegiando, la dimensione locale. I Temporary Lab sono il frutto del lavoro di un team composto da service designer di Logotel, studenti dell’ISIA di Urbino e professionisti della società cooperativa Co.Mo.Do per offrire un approccio multidisciplinare e anche il punto di vista di chi vive in un contesto differente dalla realtà lambratese.

Il prezzo delle case in discesa anche nel 2015

Cartelli vendesi

Ancora in discesa il prezzo delle case. Nel primo trimestre 2015, ha annunciato l’Istat, l’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie sia per fini abitativi sia per investimento diminuisce dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% nei confronti dello stesso periodo del 2014. La diminuzione tendenziale è dovuta sia ai prezzi delle abitazioni esistenti (-3,8%) sia a quelli delle abitazioni nuove (-2,0%). Come risultato di questi andamenti, il differenziale in valore assoluto tra la variazione tendenziale dei prezzi delle abitazioni esistenti e quella dei prezzi delle abitazioni nuove si riduce a 1,8 punti percentuali, il minimo da quando è possibile calcolare la serie storica delle variazioni tendenziali dell’Ipab. Anche il dato congiunturale conferma il quadro di generale ribasso dei prezzi.

Quello registrato nel primo trimestre 2015 è infatti il quattordicesimo calo congiunturale consecutivo e per la prima volta è il risultato di una diminuzione dei prezzi delle abitazioni nuove (-1,0%) più ampia di quella delle abitazioni esistenti (-0,5%). Con le stime preliminari del primo trimestre 2015 la diminuzione dei prezzi delle abitazioni rispetto al 2010 raggiunge il -13,7%. Alla riduzione concorrono sia le abitazioni esistenti, i cui prezzi, nello stesso periodo sono scesi del 18,6%, sia le nuove per le quali si registra una variazione negativa dell’1,5%.

Cartelli vendesi
Cartelli vendesi

Accordo tra Raee e distributori per gli elettrorifiuti

Raccolta rifiuti

L’obiettivo  è arrivare, entro cinque anni, a raccogliere 720mila tonnellate di rifiuti di materiali elettrici, pari circa al 65% di tutte le Aee immesse sul mercato ogni anno, che corrispondono a circa 12 chilogrammi a cittadino. Per raggiungerlo è stato sottoscritto il nuovo accordo di programma per la definizione delle condizioni generali di raccolta e gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Hanno firmato l’accordo il Centro di Coordinamento Raee, le associazioni di categoria dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, le associazioni delle aziende di raccolta dei rifiuti e le organizzazioni delle imprese commerciali e della distribuzione. L’accordo resta comunque aperto alla sottoscrizione da parte tutte le associazioni di settore e offre condizioni eque e non discriminatorie a tutti gli operatori che volessero avvalersi delle specifiche in esso previste.

Rifiuti elettronici
Rifiuti elettronici

Il documento firmato dalle parti, prende le mosse da quanto previsto all’articolo 16 del Decreto Legislativo 14 Marzo 2014 n. 49, in attuazione della Direttiva 2012/19/Ce, ha validità triennale, con decorrenza 1 luglio 2015, e prevede importanti conferme e novità rilevanti per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche nel nostro Paese.  L’accordo di programma disciplina le modalità e i tempi di ritiro dei Raee dai luoghi di raggruppamento conferiti ai distributori, l’organizzazione della raccolta in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale e i relativi premi di efficienza. Al verificarsi delle condizioni di buona operatività realizzate dalle imprese commerciali e della distribuzione, verranno erogati premi di efficienza sulla base dei quantitativi di Raee conferiti dai consumatori ai distributori, ritirati dai sistemi collettivi dei produttori e avviati correttamente alle operazioni di trattamento e recupero. Con la stipula della nuova intesa, il valore di questi rimborsi premiali è stato incrementato quasi del 50% in valor medio rispetto agli attuali livelli.

L’accordo segna una tappa definitiva del processo inclusivo che ha visto un ruolo crescente e sempre più attivo della distribuzione ai fini della corretta gestione ambientale delle apparecchiature elettriche ed elettroniche a fine vita. Questi numeri molto ambiziosi rendono necessario da parte di tutti gli operatori un consistente impegno per migliorare la gestione di questa risorsa e aumentare sensibilmente la raccolta. Tra le nuove misure introdotte dal nuovo accordo, si segnala il supporto in via sperimentale alla creazione di microaree ecologiche a basso impatto ambientale mirate a rendere più agevole la raccolta dei Raee in aree disagiate. A oggi in Italia il sistema dei Raee raccoglie circa 240mila tonnellate di prodotti destinati al recupero e/o al trattamento corretto; grazie a questo accordo si stima che questi già ingenti numeri possano aumentare in maniera significativa ponendo l’Italia in linea con gli obiettivi europei.

 

Per i negozi crisi finita, tornano le compravendite

Vendesi locale

La crisi del settore immobiliare in ambito commerciale si è chiusa. Secondo l’analisi delle compravendite realizzata dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, su dati Agenzia delle Entrate, nel 2014 si è verificata una inversione di tendenza del numero di compravendite di negozi e centri commerciali nelle città italiane. A livello nazionale, infatti, le compravendite di negozi e centri commerciali sono state 25.369, ossia il 5,8% in più rispetto al 2013. Prendendo in considerazione le dieci grandi città, e confrontandone l’andamento rispetto al 2013, si evidenziano generali segni positivi.

Vendesi locale
Vendesi locale

La città che ha avuto l’andamento migliore è Bologna, dove le compravendite di negozi e centri commerciali sono aumentate del 59%. Aumenti considerevoli anche a Bari, Verona e Torino: nel capoluogo pugliese le transazioni sono aumentate del 37,4%, la città scaligera chiude l’anno con +20% e sotto la Mole si registra un +18%. L’unica città in controtendenza risulta Palermo, che evidenzia un ribasso dell’11% su base annua. Roma e Milano si confermano ai primi posti per numero di compravendite: nella Capitale le transazioni sono state 1.362 (in rialzo dell’1,3% rispetto al 2013), mentre il capoluogo lombardo ne fa segnare 1.167 (pari al 12% in più).

Nei primi tre mesi del 2015 il settore commerciale vede a livello nazionale una calo nelle transazioni. In Italia sono state compravendute 5.915 unità immobiliari, pari al 5,2% in meno rispetto al primo trimestre 2014. Il Nord è la macroarea che più ha risentito di questa inversione di tendenza (-6,1%), nonostante sia sempre leader per volumi di compravenduto (2.859 transazioni). Il calo più contenuto si registra nel Mezzogiorno, le cui 1.756 compravendite rappresentano il 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre le regioni del Centro fanno segnare 1.300 unità immobiliari compravendute e la stessa variazione riscontrata a livello nazionale (-5,2%).

Analizzando il comportamento delle otto principali province italiane (Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino) si evidenzia un trend completamente opposto rispetto a quanto rilevato a livello nazionale. Se solamente la provincia di Bologna fa segnare transazioni in calo (126 nel primo trimestre 2015, pari a -35,2%), tutte le altre realtà mostrano volumi in aumento. Firenze è la prima di queste e le sue 169 compravendite rappresentano il 20,8% in più; a seguire ci sono Genova e Palermo, le cui performance sono rispettivamente +19,2% e +15,1%. Come sempre sono le province di Milano e Roma quelle in cui si realizza il maggior numero di compravendite: 597 nella prima (+4,2%) e 430 nella seconda (+3,5%).

A New York la casa passiva sarà alta 26 piani

Il rendering del campus della Cornell Tech a New York

A New York City stanno per partire i lavori di costruzione di uno stabile di 26 piani che diventerà la casa passiva più alta e più grande del mondo. In genere, la maggior parte degli edifici che soddisfano gli standard di una casa dotata di un sistema termico che si basa quasi esclusivamente sul calore prodotto all’interno e non ha alcun impianto di riscaldamento tradizionale, sono abitazioni unifamiliari: non è semplice programmare uno stabile che utilizzi dal 60 al 90% di energia in meno rispetto alle costruzioni tradizionali, perché significa sigillarlo esternamente con un involucro quasi impenetrabile. E finora nessuno si è cimentato in esecuzioni in larga scala. Il primo a farlo è lo studio Handel Architects, con il progetto per il nuovo campus della Cornell Tech University nella Roosevelt Island di New York, e gli architetti ammettono che si tratta di un esperimento anche per loro. Perché questa realizzare questa sorta di chiusura ermetica che riduce drasticamente la quantità di energia necessaria per riscaldare o raffreddare vuol dire nella pratica un lavoro di estrema precisione sui dettagli che aumenta di complessità con le dimensioni. Sono necessari dei test di pressione su una superficie che in questo caso è di 82 300 metri quadrati che si sviluppano in altezza. Fare delle verifiche e relativi aggiustamenti sulle finestre e sulle porte di una casa di 26 piani è un po’ diverso rispetto a una di 1300 metri quadrati. E anche sistemi di ventilazione devono essere speciali, ma l’obiettivo primario sono i costi, perché si tratta di alloggi per studenti universitari a prezzi accessibili. Gli oneri maggiori di solito riguardano le finestre, previste abbastanza grande per dare la giusta quantità di luce naturale, ma non tanto quanto in condominio di lusso, mentre le pareti sono prefabbricate con uno spessore extra di 3,5 centimetri, e poiché sono sigillate in fabbrica, c’è meno lavoro da fare in loco e dunque un’ulteriore riduzione delle spese. Insomma, assicurano in studio, tecnicamente non esistono dei limiti alle dimensioni di una casa passiva, e se questo progetto produrrà degli impianti veramente efficienti, è probabile che sarà solo il primo di altri grattacieli.

Il rendering del campus della Cornell Tech a New York
Il rendering del campus della Cornell Tech a New York
Il rendering del campus della Cornell Tech a New York
Il rendering del campus della Cornell Tech a New York

Arrivano i fondi Ue per il risparmio energetico

La bandiera dell'Unione Europea

Ammonta a 5,5 miliardi di euro l’investimento dell’Unione Europea per sostenere crescita e occupazione in Italia, attraverso l’adozione degli 11 Programmi operativi regionali della programmazione 2014-2020 che puntano a creare lavoro e a favorire le piccole e medie imprese di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Lazio e le due provincie autonome di Trento e di Bolzano. L’erogazione delle risorse, a metà dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fers) e dal cofinanziamento nazionale, ha specifiche priorità e precisi risultati attesi, per esempio in Valle d’Aosta saranno 17 gli edifici pubblici riconvertiti dal punto di vista energetico, mentre in Lombardia è prevista la riduzione del consumo di energia negli edifici pubblici e la ristrutturazione di 580 alloggi per una superficie complessiva di 38 mila metri quadrati nelle aree urbane. In generale oltre agli investimenti nelle Pmi per spingere l’innovazione uno degli obiettivi è l’incremento del 9% nella condivisione dell’energia rinnovabile consumata e la riduzione delle emissioni di Co2 e dei gas serra.

La bandiera dell'Unione Europea
La bandiera dell’Unione Europea

Guida Andil-Formedil sui laterizi per un’edilizia sostenibile

Presentata la guida per gli operatori e i tecnici di cantiere, a cura di Andil e FormedilI laterizi: risparmio energetico, sostenibilità e salubrità“. La guida riporta in un volume unico un insieme di ricerche ANDIL utilizzabili come manuale per il corretto impiego del laterizio e una guida alla sua posa in opera: uno strumento completo e versatile, utilizzabile anche nelle attività di formazione delle Scuole Edili e come supporto al personale operativo e tecnico di cantiere.

mattone-verdeAndil e Formedil hanno in comune l’obiettivo di promuovere la tradizione costruttiva del nostro Paese tra i muratori, gli apprendisti, i progettisti, e diffondere la cultura professionale del laterizio come materiale fondante per una edilizia sostenibile, salubre e sicura. La rete nazionale delle Scuole Edili aderenti a Formedil, dal canto suo ha nel laterizio un materiale di base all’interno dei propri programmi curriculari e opera per promuovere la qualità professionale degli addetti del settore.

La ricerca promossa da Andil negli ultimi anni punta a sottolineare il ruolo del laterizi nel contenimento dei consumi energetici, senza trascurare gli aspetti della sicurezza strutturale, della sostenibilità ambientale e del comfort abitativo. In particolare, il progetto della “casa NZEB in laterizio, antisismica, sostenibile e confortevole”, sviluppato con il supporto scientifico dell’ENEA e delle principali Università italiane, rappresenta la risposta dell’industria dei laterizi ad un mercato sempre più attento alla sostenibilità ed all’efficienza energetica. Tale proposta analizza anche l’aspetto dei costi/benefici delle soluzioni costruttive, nel rispetto della direttiva EPBD recast, e gli effetti “collaterali” dell’iperisolamento, quali condizioni di discomfort termo-igrometrico nel periodo estivo.

Una copia del volume “I laterizi: risparmio energetico, sostenibilità e salubrità” può essere richiesta inviando una mail aformedil@formedil.it.

Palazzo Ricordi record: il più antico Leed del mondo

L'interno di Palazzo Ricordi

Palazzo Ricordi a Milano è l’edificio più vecchio al mondo ad aver ottenuto la certificazione Leed, Core & Shell, livello Gold, grazie a un intervento di ristrutturazione della struttura, dell’involucro, della distribuzione interna e dell’intero sistema impiantistico di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione. Il cantiere in via Berchet 2, a due passi dal Duomo, su un progetto firmato dallo studio Parisotto+Formenton Architetti, è partito nel 2012. Questo spiega perché non rientra nella categoria Historic Buildings, introdotta da Gbc solo nel 2013 e completata ad aprile 2015 con delle estensioni per poter essere adottata con più efficacia nel nostro Paese, e ha richiesto ai committenti, la Antonello Manuli Holdings, un investimento di 8 milioni e 700 mila euro. Una spesa notevole, ma la proprietà ora si trova con uno stabile di 4600 metri quadri e un volume di circa 16.600 metri cubi che costruito nel 1880, nell’anno 2015 è stato inquadrato come edificio in di classe A.

Lavori complessi

Pur avendo conservato involucro esterno con il consolidamento degli elementi strutturali e di facciata, ha subito una profonda trasformazione interna e ora risparmia oltre il 35% dei consumi energetici con una riduzione del 40% le emissioni di CO2 equivalente. I principali interventi sono stati l’introduzione di un termocappotto interno a elevato coefficiente di isolamento, la realizzazione di un impianto geotermico con pompa di calore per l’estrazione dell’acqua di falda, il condizionamento con anello di condensazione ad acqua di falda e il rifacimento dei serramenti su disegno originario con vetri selettivi e finestre isolanti. Non solo, rubinetterie temporizzate e cassette a doppio flusso hanno portato a un risparmio idrico del 37%, ma la qualità abitativa è migliorata anche grazie all’implementazione di impianti di ventilazione di ultima generazione e di materiali a basse emissioni e pure l’illuminazione naturale è stata ottimizzata con la redistribuzione degli spazi in funzione alle ampie metrature, in pratica è stata recuperata per il 90%. Insomma, quello di Ricordi è un vero record se si considera che le case costruite prima del 1945 sono il 30% dell’intero patrimonio immobiliare italiano e le meglio conservate sono in classe G.

La facciata di Palazzo Ricordi a Milano in via Berchet 2
La facciata di Palazzo Ricordi a Milano in via Berchet 2
L'interno di Palazzo Ricordi
L’interno di Palazzo Ricordi
Palazzo Ricordi, il cortile interno con vetrata visto dall'alto
Palazzo Ricordi, il cortile interno con vetrata visto dall’alto

Con Mapei e Marazzi torna a splendere la Torre Arcobaleno

La Torre Arcobaleno,a Milano

La Torre Arcobaleno è la vecchia torre dell’acqua, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, situata in uno degli snodi infrastrutturali più importanti della città di Milano: la stazione ferroviaria di Porta Garibaldi. Ora sarà restaurata anche grazie a Mapei. La torre è alta 35 metri e con un diametro di base di 10. All’inizio si presentava come una superficie di un migliaio di metri quadri di cemento grezzo. In occasione dei Mondiali di Calcio del 1990 il manufatto industriale era stato oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria grazie all’apporto decisivo di Mapei, Marazzi e Tempini, Bazzea, Condor, Fila Solutions. Il progetto, opera dello Studio Original Designers 6R5, ha trasformato la Torre in un arcobaleno di piastrelle multicolori, che ne hanno esaltato la forma concava, e ha permesso alla costruzione di diventare un simbolo ben riconoscibile della città. Per questo motivo, a distanza di 25 anni e in occasione di Expo 2015, Mapei prende nuovamente parte al progetto di ristrutturazione della superficie esterna della Torre Arcobaleno, insieme a Marazzi Group, Condor Group, Fila Solutions, B Construction Technology e in collaborazione con RFI Gruppo delle Ferrovie dello Stato e con il Comune di Milano, su iniziativa e progetto dello Studio Original Designers 6R5.L’intervento ha previsto la preparazione delle superfici attraverso la rimozione delle piastrelle in fase di distacco, la pulizia generale delle superfici e la rimozione delle parti friabili e la successiva riverniciatura. In particolare, per quanto riguarda il rispristino delle costole in calcestruzzo, Mapei ha proposto Mapefer 1K, la malta cementizia anticorrosiva monocomponente per la protezione delle armature metalliche e Planitop Rasa&Ripara, la malta cementizia tissotropica fibrorinforzata a presa rapida e a ritiro compensato. I montanti della torre sono stati successivamente verniciati con Elastocolor Primer, il fondo fissativo consolidante a solvente e Elastocolor Waterproof, la pittura acrilica per il contatto permanente con acqua.

Per la posa delle nuove piastrelle Mapei ha in seguito fornito Ultralite S1 Quick, l’adesivo cementizio monocomponente alleggerito ad alte prestazioni, deformabile, a presa ed idratazione rapida, scivolamento verticale nullo, ad altissima resa, facile spatolabilità ed elevata capacità bagnante.

Il restauro della Torre
Il restauro della Torre con i prodotti Fila
La Torre Arcobaleno,a Milano
La Torre Arcobaleno,a Milano
La Torre Arcobaleno,a Milano
La Torre Arcobaleno,a Milano
La Torre Arcobaleno,a Milano
La Torre Arcobaleno,a Milano

Il led risparmioso dura 37 anni (ed è anche più fresco)

La lampada Led Csys, prodotta da Dyson che dura 37 anni

Qual è il principale limite dei Led? Il surriscaldamento dei chip semiconduttori che generano la luce, ma anche molto calore. Un effetto collaterale piuttosto negativo, visto che con il tempo il calore influisce proprio sul chip, con il risultato di avere una lampadina sempre meno luminosa e dai colori sbiaditi. Dyson, azienda inglese specializzata in illuminazione, ha studiato il problema e messo a punto una soluzione che, grazie a uno speciale condotto termico sulla carta, promette un ciclo di vita di 37 anni. Funziona così: al posto dei dissipatori inseriti alla base dei bulbi da tutti i produttori di Led, Jake Dyson ha pensato di posizionare un tubo orizzontale simile a quello utilizzato per i satelliti, ma in alluminio, per far defluire il calore prodotto dal chip. In questo modo la temperatura si mantiene sotto i 55 gradi preservando il rivestimento al fosforo, che è quello che consente di bruciare per un tempo maggiore. L’azienda, che ha prodotto una lampada battezza Csys con tre bracci laterali dotati di  un meccanismo di contrappesi per la regolazione in verticale e in orizzontale e la rotazione a 360 e un totale di otto lampadine con queste caratteristiche sostiene che possa durare 37 anni con uso quotidiano di 12 ore. Costa 610 dollari, forse un investimento iniziale un po’ costoso, certo il tempo per ammortizzarlo  c’è, ma la speranza è che questa tecnologia molto promettente dal punto di vista della sostenibilità, possa diventarlo anche sotto il profilo economico.

La lampada Led Csys, prodotta da Dyson che dura 37 anni
La lampada Led Csys, prodotta da Dyson che dura 37 anni
Sistema di raffreddamento dei led nella lampada Csys di Dyson
Sistema di raffreddamento dei led nella lampada Csys di Dyson

In cantiere è in arrivo la supermano di Robocop

Happaratus, disegno del prototipo

Non è un guanto digitale, ma ci assomiglia: Happaratus servirà a potenziare i lavori manuali, come quelli nei cantieri. Insomma, una mano da Robocop. Con il suo meccanismo di cavi e cuscinetti usa il principio del trapano e della fresa e lo adatta alle funzionalità della mano per potenziarne le capacità di lavoro. Infatti, sulle punte del guanto, ossia pollice, indice e medio sono montati dei cuscinetti abrasivi che, grazie a un motore idraulico, oscillano in direzioni opposte per intagliare, levigare o smussare il materiale accarezzato dalle dita. I movimenti sono alimentati da un motore idraulico montato sul dorso della mano e collegato a una sorta di scatola del cambio posizionata vicino alle dita: basta ruotare la piccola manopola sul lato della scatola per controllare la velocità di oscillazione delle estremità abrasive, connesse al motore da un filo. Come accade anche nei più comuni utensili, si tratta di elementi intercambiabili a seconda della superficie su cui lavorare, per ora sono di tre tipi: legno, cemento e intonaco o gesso. Ovviamente il punto forte è la sensazione tattile, la conseguente possibilità di lavorare la materia con estrema precisione e creare geometrie molto complesse in un flusso di lavoro senza interruzioni. Il punto debole, per ora, è che si tratta di prototipo e non ancora di un prodotto, sebbene abbia suscitato molto interesse e sia sotto richiesta di brevetto. Infatti, è una tesi post laurea in Innovation Design Engineering progettata da Morten Grønning Nielsen al Royal College of Art di Londra, l’unica università al mondo interamente dedicata ai master.

Happaratus, il super guanto pert levigare e tagliare disegnato da Morten Grønning Nielsen
Happaratus, il super guanto pert levigare e tagliare disegnato da Morten Grønning Nielsen
Happaratus, disegno del prototipo
Happaratus, disegno del prototipo
Happaratus, il guanto
Happaratus, il guanto
Happaratus al lavoro
Happaratus al lavoro

 

Addio Concordia, il Giglio pronto a diventare una smart island

Isola del Giglio, il porto

Terminata la brutta avventura della Costa Concordia, l’isola del Giglio potrebbe diventare la prima smart island d’Italia, grazie a un progetto che introdurrà impianti fotovoltaici e sistemi per l’accumulo dell’energia, gestiti da soluzioni hi-tech con l’obiettivo di dismettere l’attuale metodo di produzione altamente inquinante. Infatti, come le altre isole non connesse alla rete elettrica nazionale, il fabbisogno energetico è garantito da motori alimentati a gasolio, che non solo sono un danno per l’ambiente, ma disperdono circa i tre quarti dell’energia prodotta sotto forma di calore refluo. In pratica, per erogare 10 milioni di kilowattora l’anno, vengono bruciate oltre 2.300 tonnellate di gasolio immettendo nell’atmosfera 7.500 tonnellate di anidride carbonica senza contare gli altri elementi nocivi. Uno spreco che costa in bolletta 60 milioni di euro l’anno dato che le tariffe sono in media sei volte superiori al prezzo continentale. Per porre fine a questa situazione è stato siglato un protocollo d’intesa, che riguarda anche la vicina isola di Giannutri, tra il Comune dell’Isola del Giglio, l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, l’Acquedotto del Fiora e Sie (società concessionaria della produzione e distribuzione dell’energia elettrica nell’isola) Ibm e Terna Plus, la società del gruppo Terna che gestisce le attività non tradizionali. Che insieme metteranno a punto un sistema elettrico all’avanguardia basato su una rete intelligente e integrata, per esempio si farà leva sul sistema di gestione dei contatori elettronici, per la produzione e la distribuzione di energia più pulita.

Isola del Giglio, il porto
Isola del Giglio, il porto

Architettura al volo: il drone porta il mattone

Droni al lavoro nell'esperimento Flight Assembled Architecture, condotto da Eth di Zurigo

Droni che portano mattoni e collegano cavi a delle strutture. Si chiama Flight Assembled Architecture, il progetto sperimentale condotto dall’Istituto di Tecnologia (Eth) del Politecnico Federale di Zurigo, considerato uno degli atenei più prestigiosi al mondo e uno dei più importanti centri di ricerca, e dallo studio Gramazio Kohler Architects. Questi mini velivoli senza pilota sono stati programmati per trasportare e impilare 1500 mattoni (di polistirolo) e costruire una torre alta 6 metri. L’esperimento in laboratorio secondo i ricercatori e gli architetti coinvolti, dimostra come sia possibile ipotizzarne un uso concreto nel settore delle costruzioni e ampliare i confini di ciò che è possibile in architettura. Infatti, con questa soluzione è possibile collegare le informazioni contenute nelle progettazioni in 3D, che inevitabilmente si perdono durante lo sviluppo sul campo. Non solo, dotati di cavi possono tessere delle tensostrutture in aria. In pratica, volando attraverso e intorno a pilastri e oggetti persona arrivano dove l’uomo o la gru non riesce. E poiché questo è solo l’inizio della ricerca, l’obiettivo prima di uscire dal laboratorio e fare una prova, magari in un canyon o lungo un fiume, è quello di identificare i metodi di costruzione più adatti o che ne trarrebbero i maggiori benefici. Capire insomma, i migliori ambiti di applicazione.

Droni al lavoro nell'esperimento Flight Assembled Architecture, condotto da Eth di Zurigo
Droni al lavoro nell’esperimento Flight Assembled Architecture, condotto da Eth di Zurigo
Il drone visto dall'alto
Il drone visto dall’alto