Home Blog Pagina 431

Con i.Nova Point l’innovazione di Italcementi nelle rivendite

La presentazione di i.Nova Point
La presentazione di i.Nova Point

Innovare nonostante una crisi che ha dimezzato i volumi di produzione dei materiali. E favorire il dialogo con la clientela privata, gli architetti, gli ingegneri, i prescrittori, i designer e, più in generale, con la building community sui temi della tecnologia di prodotto e della sostenibilità: è il traguardo di i.nova Point, un’iniziativa di Italcementi dedicata al mondo delle rivendite. «Abbiamo scelto 300 rivendite in tutta Italia, di cui 100 al Nord, all’interno delle quali saremo presenti e facilmente riconoscibili con un presidio fisso», ha spiegato al momento della presentazione Stefano Roncan, direttore commerciale di Italcementi. «Metteremo a disposizione il network di relazioni di Italcementi con il mondo dell’architettura, il nostro centro ricerche i.lab al KilometroRosso, la gamma di prodotti orientati all’innovazione e alla sostenibilità e la possibilità di formazione del personale commerciale. Un approccio completamente nuovo per il settore dell’edilizia».

Stefano Roncan
Stefano Roncan
La presentazione di i.Nova Point
La presentazione di i.Nova Point

Uno dei primi prodotti che sarà presentato tramite gli i.nova Point è i.pro U-Coat Green, una  soluzione sostenibile per intonaci di fondo di nuova formulazione, studiata con l’obiettivo di selezionare materiali che, in un approccio di Life Cycle, riducono l’impatto ambientale del prodotto. In particolare, i.pro U-Coat Green contiene il 100% di materiale riciclato nella porzione di inerti, è preparata con un tipo di cemento a ridotta impronta di Co2 e il suo utilizzo consente il rispetto dei criteri ambientali minimi previsti dalla pubblica amministrazione. Tutte caratteristiche che la rendono unica e innovativa nel panorama dei prodotti green per l’edilizia.

«Il prodotto è stato messo a punto in i.lab il centro ricerca e innovazione del Gruppo, grazie al lavoro di 15 tra tecnici e ricercatori con 12.500 ore di ricerca e cinque brevetti estesi a livello internazionale», ha puntualizzato Enrico Scalchi, vice direttore innovazione di Italcementi. «Progettare e costruire un edificio sostenibile significa mettere in atto un processo di analisi che ne massimizza l’utilità e quindi la redditività, al contempo minimizzando il consumo di risorse naturali», ha sottolineato Marco Caffi direttore del Green Building Council Italia. «Per questo, dopo anni nei quali l’edilizia è stata caratterizzata da un forte crisi, la progettazione sostenibile rappresenta oggi uno dei reali fattori di ripartenza del settore».

Parola anche ai distributori: «Il mondo dell’edilizia degli ultimi anni è stato caratterizzato da prodotti con un basso contenuto di innovazione», ha commentato Giovanni Pietro Grazioli, amministratore delegato di Centredil. «Costruire deve tornare ad essere un investimento sicuro ed attrattivo. Partendo da questo obiettivo è fondamentale avere un riferimento normativo chiaro per offrire garanzie di qualità a chi decide di acquistare una casa».

La guerra con la piastrella cinese finisce al Parlamento Ue

Damiano Zoffoli
Damiano Zoffoli

Quali misure concrete si intende negoziare relativamente al differenziali negativo per l’Europa per i dazi alle importazioni, sull’armonizzazione degli standard tecnici e su controlli alle dogane spesso discriminatori? È il senso di una interrogazione presentata alla Commissione Europea dagli onorevoli Damiano Zoffoli, Nicola Danti e Simona Bonafè relativa alle norme antidumping in tema di importazioni di ceramiche prodotte in Paesi terzi e al negoziato Ttip, finalizzato a creare un’area di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione Europea. Le importazioni di ceramica cinese in Europa, a cui sono stati applicati dazi antidumping finalizzati a correggere prassi commerciali non corrette, hanno subito una riduzione del -63% rispetto ai massimi del 2010, arrivando ad aprile 2015 ad un livello di 23 milioni di metri quadrati. Non meno importante la seconda parte dell’interrogazione, focalizzata su un mercato come quello americano che vale per la sola industria ceramica italiana oltre 500 milioni di euro all’anno, e che presenta tassi di crescita particolarmente vivaci. L’interrogazione chiede di conoscere.

 Damiano Zoffoli
Damiano Zoffoli

«Le piastrelle di ceramica rappresentano un’eccellenza della produzione industriale della nostra Regione», dice Damiano Zoffoli, primo firmatario dell’interrogazione, «e un’importante fonte di lavoro, che va tutelata. Le misure antidumping introdotte nel 2011 hanno permesso al mercato di reggere la concorrenza di prodotti importati da altri mercati con regole di produzione diverse, soprattutto dalla Cina e proprio per questo abbiamo iniziato a lavorare, insieme ai colleghi Danti e Bonafè, perchè le norme europee sul commercio continuino ad andare in questa direzione anche dopo il 2016. Allo stesso modo dovremo vigilare perché all’interno degli accordi del Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (il cosiddetto TTIP) vengano tenute in considerazione misure concrete per facilitare l’ingresso nel mercato statunitense, oggi molto restrittive. Da parte nostra la disponibilità a impegnarci c’è tutta».

Il fotovoltaico in California è potente e solidale

Operai al lavoro sui tetti

Il fotovoltaico risplende in California, grazie a due progetti che dimostrano quanto l’amministrazione federale sia sensibile al tema delle fonti rinnovabili in generale e del solare in particolare. Grazie agli incentivi del programma da 2,4 miliardi di dollari California Solar Initiative, che garantisce sconti sulla bolletta e crediti d’imposta fino a 1500 euro a utenza, sono stati installati dal 2007 a oggi, impianti residenziali e commerciali per un totale di 1 GigaWatt di energia elettrica. Una potenza davvero impressionante perché si tratta di una regione e non di uno stato, che in prospettiva potrebbe soddisfare i fabbisogni energetici di 750 mila abitazioni, ma l’obiettivo per il 2016 è quello di raddoppiare, in pratica la stessa potenza di quattro centrali tradizionali. Il programma a sua volta fa parte del Million Solar Roofs Initiative, un pacchetto di 3,3 miliardi dollari offerti dallo Stato per costruire una fiorente industria. Certo, sebbene gli impianti fotovoltaici siano sempre più economici, tra i 15 mila e 20 mila dollari, non sono ancora accessibili per le famiglie disagiate.

Operai al lavoro sui tetti
Operai al lavoro sui tetti

E, allora, ecco un’altra iniziativa, solidale e allo stesso tempo formativa nell’ottica di costruire una vera filiera. Promossa dall’organizzazione no-profit Grid Alternative, approvata dall’amministrazione centrale e sostenuta finanziariamente dal Fondo di riduzione dei gas serra (Ggrf) entro il 2016 regalerà a 1600 famiglie dei quartieri più poveri, un impianto fotovoltaico da 2,8 kW installato gratuitamente sul tetto di casa. Un modo per abbassare la bolletta a chi ha già delle difficoltà, insegnare un mestiere, quello dell’installatore, a chi è disoccupato e procedere con la solarizzazione dei tetti avviata nel 2011 (Million Solar Roofs Initiative). Tutto ciò però è stato possibile introducendo nuove leggi, per esempio quella che consente di reinvestire le tasse pagate dalla aziende per le loro emissioni inquinanti, pari a 14,7 milioni di dollari, nell’implementazione di impianti fotovoltaici destinati a chi non ha un reddito medio, oppure quella, fondamentale, per ridurre i tempi e snellire le procedure di agevolazione economica.

Volontari di Grid Alternative
Volontari di Grid Alternative

Greenbuilding: i funghi al posto del polistirolo

I prodotti Ecovative

I funghi sostituiranno polistirolo, schiume e altri materiali sintetici? Non stiamo parlando dei champignon sulla pizza ma del micelio, l’apparato vegetativo formato da un intreccio di filamenti, in pratica la radice scartata dall’industria alimentare, con cui un azienda Usa, Ecovative, produce imballaggi, pannelli isolanti, assi simil compensato per mobili e potenzialmente anche tavole da surf. La società di New York ha pensato di usare questo organismo, a sviluppo rapido, che cresce facilmente su una vasta varietà di substrati, anche sui rifiuti organici di riso o avena, per le sue capacità autoaggreganti e leganti, in un intricato e spesso reticolo di migliaia di filamenti. Detta così sembra semplice, ma la produzione dei questo materiale invece ha richiesto anni di tentativi e un numero enorme esperimenti falliti. Il risultato però è un prodotto battezzato Mushroom Insulation, un materiale rinnovabile e biodegradabile, fatto da rifiuti acquistati dagli agricoltori, modellabile in qualsiasi forma con proprietà ritardanti di fiamma, idro assorbenti e dielettriche, ossia isolanti elettrici.

I prodotti Ecovative
I prodotti Ecovative

Myco Boards, invece è un pannello simile a quelli per i mobili, che potrebbe sostituire i pannelli di fibra di legno ed evitare l’uso di formaldeide come adesivo. L’azienda, premiata un po’ da tutte le istituzioni americane per il forte contenuto innovativo e sostenibile, persino dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, ha raccolto circa 25 milioni di dollari in investimenti e sussidi e impiega 60 dipendenti.

I pannelli Ecovative
I pannelli Ecovative
Eben Bayer, ceo di Ecovative
Eben Bayer, ceo di Ecovative
Lo stabilimento di Ecovative
Lo stabilimento di Ecovative

Robot MiniMission: tagliare il prato anche sotto la pioggia

Quando è meglio tagliare il prato? E se piove? Grazie alle innovazioni introdotte dalle aziende nel campo dell’automazione, anche la manutenzione del verde risulta più facile e sicura. Tra le ultime novità, il robot rasaerba MiniMission di Neumann Italia, azienda del gruppo tedesco Neumann Robotics, specializzata nell’’automazione industriale e nello sviluppo di soluzioni dedicate all’’outdoor.

MiniMission_1_2015

Con MiniMission non è più necessario programmare i tagli, ma è possibile procedere con la rasatura del prato anche nelle condizioni atmosferiche più difficili. Sia che faccia caldo sia che ci sia la pioggia, il robot MiniMission permette di intervenire in qualsiasi momento.

Normalmente in estate c’’è la necessità di tagliare l’’erba una volta alla settimana, ma non sempre è possibile trovare il momento giusto. In caso di pioggia, il robot rasaerba di Neumann lavora senza problemi, escludendo il sensore pioggia. In caso di estremo caldo, invece, MiniMission garantisce una perfetta manutenzione del prato senza dover far ricorso in modo eccessivo all’’irrigazione. Intervenendo spesso nel taglio del prato, infatti, il robot non richiede la raccolta dell’’erba tagliata e il deposito di piccoli frammenti di erba sul suolo limita l’’evaporazione dell’’umidità del terreno nelle ore più calde, riducendo così la necessità di irrigare il prato.

Inoltre, il taglio frequente si traduce nell’’asportazione di pochi millimetri di prato con due vantaggi: i frammenti d’’erba depositati sul terreno si decompongono velocemente fornendo al suolo un nutrimento organico assolutamente naturale; le erbacce non hanno il tempo di arrivare alla fioritura, eliminando il ricorso a diserbanti per le specie infestanti.

Dal 2005 Neumann si è concentrata sullo sviluppo di soluzioni innovative dedicate all’’outdoor puntando esclusivamente su applicazioni elettroniche e batterie al litio ad alta efficienza energetica. Fanno parte della gamma di Neumann Italia sistemi automatici per la manutenzione del manto erboso e prodotti per la cura di arbusti, alberi e fogliame.

Caratteristiche MiniMission

• Sistema di rasatura interamente automatico

• Fino a 4 zone di lavoro

• Ritorno automatico alla stazione di ricarica

• Sensore Pioggia

• Ideale per prati fino a 800m²

• Bassa rumorosità

• Timer programmabile per taglio settimanale

• Emissioni zero

• Interfaccia utente intuitiva

• Blocco con codice PIN

• Regolazione altezza di taglio senza attrezzi

• Per esterni a prova di intemperie

BLM Domus realizza la prima cappella in standard passivo

BLM Domus chiesa CerroAnche le chiese si adeguano alle nuove frontiere del risparmio energetico e dell’edilizia ecosostenibile. Come la nuova chiesa di Cerro Maggiore, in provincia di Milano, la prima cappella in standard passivo costruita da BLM Domus, divisione del Gruppo Bevilacqua, in collaborazione con la divisione AB Legno, da 30 anni specializzata nella realizzazione di coperture e strutture in legno.

Progettato dallo Studio Architetto Maurizio Bertocchi di Cerro Maggiore e realizzato secondo le linee guida delle costruzioni passive, l’edificio ha una struttura prefabbricata in legno, a basso consumo, fresca d’estate e calda d’inverno per garantire il massimo comfort e ridurre al minimo i consumi energetici. La piccola chiesa è caratterizzata da un’elevata coibentazione dell’involucro, necessaria a mantenere costate la temperatura.

L’edificio utilizza pareti BLM Domus a telaio con coibentazione interna in fibra di legno, mentre per la finitura esterna una parete ventilata in doghe di larice. La copertura è in legno lamellare, caratterizzata da un particolare sviluppo di falda elicoidale, e rivestita esternamente con lastre di rame senza ancoraggi meccanici a vista

L’illuminazione naturale è garantita da vetri fissi posizionati in copertura e finestre con serramenti dotati di tripli vetri per massimizzare l’esposizione riducendo al minimo la dispersione di calore. I serramenti e il grande portone scorrevole in legno disegnato ad hoc per questo progetto, sono rivestiti in rame, così come la copertura della chiesa.

BLM Domus Chiesa Cerro copertura

Il Gruppo Bevilacqua si compone di tre divisioni: AB Legno, che progetta e costruisce coperture e strutture in legno come scale, soppalchi, sopraelevazioni leggere e controsoffittature, BLM Domus, specializzata nella progettazione e costruzione di case passive in legno e abitazioni in diverse classi energetiche, e AB Style, specialista dell’outdoor.

A Piacenza una lezione di cappotto firmata Cortexa

Werther Colonna

Il cappotto protegge meglio se è tagliato su misura. Lo sanno i sarti, ma lo stesso concetto calza a pennello per l’edilizia. Cortexa, consorzio specializzato sul tema dell’isolamento termico, ha così pensato di entrare nel dettaglio sul tema. E per questo a Piacenza ha patrocinato un evento dedicato ai rivenditori, con l’obiettivo di spiegare vantaggi e tecnica del più efficace sistema di risparmio energetico degli edifici. Non da ultimo, anche con l’obiettivo di fornire alla distribuzione migliori argomenti e metodi per la vendita.

Werther Colonna
Werther Colonna

L’incontro ha registrato un’ampia adesione e molti motivi di interesse. Anche perché, ha spiegato Werther Colonna, presidente del Consorzio Cortexa, «l’Italia rappresenta il quarto mercato più grande in Europa dopo Turchia, Germania e Polonia, con 18 milioni di metri quadri installati nel 2013, con il 40% delle facciate realizzate in Italia». Di questo mercato, Cortexa rappresenta oltre il 50%. «Il sistema a cappotto costituisce ormai il metodo più frequente di isolamento e rivestimento degli edifici», ha aggiunto Colonna. «In prospettiva si prevede che nel periodo 2014-2018 raggiungerà un mercato di 21,3 milioni di metri quadri di media annua. Nel periodo 2012-2013 il 39,6% delle superfici potenziali è stata ricoperta da un cappotto termico, contro il 33,3% rifinita con intonaco classico. In prospettiva la finitura con cappotto termico arriverà ad assorbire quasi il 48% del potenziale annuo 2014-2018». Richard Grundner, ingegnere, ha acceso un faro sulla tecnica di installazione: «La posa in opera svolge un ruolo fondamentale nella qualità finale dell’isolamento termico a cappotto. Per questo Cortexa pubblica il Manuale di Applicazione del Sistema a Cappotto, uno strumento di lavoro indispensabile per tutti coloro che vogliono realizzare un sistema con gli standard qualitativi europei», ha spiegato prima di affrontare i dettagli più importanti di una corretta installazione. Un aspetto tecnico, ma normativo, è stato quello affrontato da Marco Piana, della Commissione Tecnica Cortexa. In particolare, l’esperto ha scandagliato gli aspetti del passaggio dalla direttiva europea al regolamento del 2011, ma non sempre compreso in tutti gli aspetti. Mario Paganelli, infine, ha affrontato il tema dell’evoluzione della vendita del sistema a cappotto negli ultimi 20 anni. Con una riflessione non particolarmente edificante: invece di migliorare, per molti versi la distribuzione ha fatto passi indietro. Una ragione di più, per i rivenditori, per investire qualche ora nell’aggiornamento, come quello offerto dall’evento di Cortexa.

Un piccolo esercito di Pmi italiane in Romania

Gerardo Biancofiore
Gerardo Biancofiore
gerardo-biancofiore
Gerardo Biancofiore

Il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, il primo ministro rumeno Victor Ponta e il presidente dell’Ice, Riccardo Maria Monti: sono loro ad aprire la missione per l’internazionalizzazione delle imprese italiane delle costruzioni promossa dall’Ance insieme all’Oice, l’Associazione delle organizzazioni di ingegneria e di consulenza. La missione, guidata dal presidente del Gruppo Pmi Internazionale dell’Ance, Gerardo Biancofiore, si concluderà venerdì 10 e vedrà incontri, a cui saranno presenti le 120 aziende partecipanti. «L’Italia è il secondo partner commerciale della Romania, dopo la Germania. Il paese offre prospettive di grande interesse per le imprese del settore costruzioni. La rete ferroviaria è in ammodernamento. Sono previsti la realizzazione di diversi aeroporti, così come interventi per il potenziamento della viabilità, delle metropolitane, delle strutture portuali. La nostra missione nasce su solide basi. La grande partecipazione delle imprese italiane oltre ad essere un segnale della vivacità del settore è un segnale del nostro interesse per la Romania». L’obiettivo dell’Ance è di far crescere la presenza delle Pmi sui mercati esteri, e i risultati non sono mancati. Le imprese italiane hanno sviluppato una presenza capillare sui mercati internazionali: operano in circa 90 Paesi nei 5 continenti, con un fatturato estero, in costante crescita, per oltre 100 miliardi di euro. «L’industria italiana delle costruzioni è una delle più importanti, avanzate ed apprezzate al mondo. Per promuovere la conoscenza del ricchissimo patrimonio di Pmi del nostro comparto organizziamo missioni mirate su mercati attentamente selezionati, con la collaborazione del ministero degli Esteri, delle Ambasciate, del Mise, dell’Ice e di Confindustria, di Simest, delle Banche italiane e della stessa Sace. Ci presentiamo nelle missioni con l’intera filiera delle costruzioni, il che è un grande valore aggiunto», conclude il presidente delle Pmi.

Nomisma gela le speranze: ripresa ancora lontana

Scusate, abbiamo scherzato: secondo Nomisma, il mercato immobiliare resta fermo. «La ripresa del settore immobiliare stenta a decollare. L’evidente miglioramento del clima di fiducia fatica a tradursi in una dinamica espansiva delle compravendite. A frenare la risalita sono fattori sia di domanda sia di offerta. Se non vi sono dubbi che la prospettiva di crescita economica abbia favorito l’impennata delle intenzioni di acquisto delle famiglie, pare altrettanto evidente la fragilità di una parte rilevante di esse e il conseguente bisogno di supporto del sistema bancario». È quanto emerge dall’analisi del 2° Osservatorio Immobiliare 2015 di Nomisma condotta su 13 grandi città (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze,Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia), che analizza i risultati del primo semestre dell’anno.

Pessimismo

L’atteso irrobustimento della ripresa del mercato immobiliare nel corso del primo semestre dell’anno non si è verificato e le performance del settore somigliano più a un rimbalzo ciclico piuttosto che a una reale ripresa. Nel primo semestre 2015 si è assistito al riaffacciarsi sul mercato immobiliare di interesse potenziale che ha faticato a tradursi in domanda reale. La domanda immobiliare presenta dinamiche diverse a seconda se ci si riferisce al comparto residenziale o a quello direzionale e commerciale. Infatti mentre la richiesta di acquisto di abitazioni è stata giudicata prevalentemente stabile, prevale ancora un giudizio negativo per uffici e negozi.

Segnali deboli

All’aumento del numero delle compravendite di abitazioni, che nel corso del 2014 ha interessato l’intero territorio nazionale (+3,5%), pur con intensità diverse, ha concorso il sistema bancario grazie all’allentamento della stretta creditizia. Il progressivo allentamento dei criteri di selettività delle banche non impedisce tuttavia un’esclusione dal mercato del credito di una parte di domanda potenziale di acquisto non irrilevante. Dall’osservatorio di Nomisma emerge come nel 1 semestre 2015 nelle 13 grandi città in media il 28% della domanda non ha ottenuto il mutuo richiesto (i valori oscillano dal 37% di Catania al 13% di Venezia città) e ha rinunciato così all’acquisto.

In media 8,1 mesi per vendere

I tempi medi per finalizzare l’acquisto o l’affitto, dopo il leggero calo dello scorso anno, sono rimasti in media pressoché invariati (8,1 mesi per la vendita di abitazioni, 10,4 per gli uffici, 9,7 per i negozi – 3,9 mesi per l’affitto di un’abitazione, 6,8 per gli uffici e 6,3 per i negozi).

Sul versante dei prezzi, la contrazione registrata nel primo semestre, unita alle prospettive di ulteriore calo nella seconda metà dell’anno, evidenziano la tendenza recessiva che ancora caratterizza i valori immobiliari. Nel I semestre 2015 la variazione semestrale dei prezzi per le 13 città monitorate si attesta in media al -1% per le abitazioni nuove, -1,4% per le abitazioni usate, -1,8% per gli uffici e -1,2% per i negozi. I valori immobiliari risultano essere ancora relativamente elevati per una domanda che si mantiene debole.

Sconto medio del 16%

Per le abitazioni, gli sconti praticati in sede di negoziazione finale rispetto ai prezzi inizialmente richiesti hanno raggiunto il picco nel 2013, per poi ridursi leggermente e attestandosi oggi nell’ordine del 16%. La crisi che ha investito il mercato si è tradotta in un aumento dello sconto di circa 5 punti percentuali dal 2011 ad oggi. La variazione negativa dei prezzi nei 13 mercati urbani monitorati, registrata rispetto ai livelli massimi del 2008, è valutabile per l’insieme delle tipologie analizzate (residenziale, box e garage, direzionale e commerciale) nell’ordine del 20,9% in termini nominali e del 27,6% in termini reali, ovvero depurando i dati dall’inflazione.

vendesi1

Londra insegna come riciclare i padiglioni di Expo 2015

Il facciata e il contesto del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012

Ci sono i temporary shop e ora anche i temporary buildings: Hub 67 è un centro sociale nella zona di Hackney Wick, a Londra, costruito con materiali riciclati Giochi Olimpici e Paralimpici. Un’operazione che potrebbe essere un esempio per quello che avverrà alla chiusura di Expo 2015. L’edificio, realizzato dallo studio di design Lyn Atelier, con un’estetica di alta qualità, ma dall’aspetto palesemente e volutamente riciclato, ha una durata dai tre ai cinque anni e dopo questo periodo verrà smantellato e riutilizzato altrove. Si tratta di un progetto pilota, che ha trasformato una realtà fatiscente in nuova architettura partecipata perché alla costruzione della facciata e del lampadario ha contribuito anche la comunità locale. Ma non solo, l’idea è che possa essere un modello sulle prassi del riuso che indichi come smontare e ricostruire strutture esistenti, limitando al massimo l’impego di nuovi materiali nel rispetto dei regolamenti edilizi. Se il test funzionerà, per ora è stata completata solo la prima fase, quella di costruzione, che però è importante individuare e introdurre modifiche ai capitolati delle gare d’appalto, potrà diventare un precedente per ripensare anche alla progettazione delle opere pubbliche per questa categoria. Chissà se l’amministrazione di Tokyo ne terrà conto per i Giochi Olimpici 2020.

Il logo del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012
Il logo del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012
Il facciata e il contesto del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012
Il facciata e il contesto del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012
Una sala interna del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012
Una sala interna del centro sociale Hub 67 a Londra, costruito con materiali riciclati dai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2012

Comuni Ricicloni: nel 2015 vince il Nord-Est

Raccolta differenziata
Raccolta differenziata

Sono 1.520 i comuni campioni nella raccolta differenziata dei rifiuti, per quasi 10 milioni di abitanti, il 16% dell’Italia che oggi ricicla e differenzia i rifiuti alimentando l’industria virtuosa del riciclo e del riuso, la cosiddetta «economia circolare», parte di una nuova Green Economy che nel settore del riciclo e ridisegno dei prodotti vede 150 mila occupati.

I Comuni Ricicloni quest’anno sono 192 in più e raggiungono la cifra di 1.520 municipi distribuiti in gran parte nel Nord-Est del Paese (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sono le regioni con la più alta concentrazione di Comuni Ricicloni), con la novità della sostanziosa crescita delle località del Centro-Sud che vede aumentare i comuni virtuosi dal 18 al 25% del totale nazionale. Crescono in particolare nelle Marche e in Campania: segno evidente che cambiare e innovare, anche in pochi mesi, è possibile e vantaggioso, anche introducendo premi e penalità, come l’ecotassa per i rifiuti avviati a discarica e sgravi tariffari a chi ricicla di più. Due delle misure che chiediamo di generalizzare a tutta Italia nel manifesto Italia rifiuti free. Con l’eccezione del Triveneto, le regioni del Nord Italia non brillano più: Lombardia e Piemonte sono abbondantemente surclassate dalle Marche e dalla Campania e tallonate da vicino dall’Umbria. Ormai la maggioranza dei comuni campani si avvicina alla soglia del 65%, con l’eccezione quasi unica del capoluogo. Complessivamente, il Sud erode ancora punti al Nord grazie alla Campania che incrementa i virtuosi del 15,3%, mentre il Centro si mantiene stabile grazie alle Marche che salgono ancora di un +9,5%: un Comune riciclone su quattro si trova quindi nel Centro-Sud. Da segnalare il caso di Salerno e Andria che pur rimanendo fuori della classifica sfiorano la soglia del 65%, e di Cosenza, capoluogo che sfiora il 60% di differenziata.

Raccolta differenziata
Raccolta differenziata

Confindustria Ceramica, new entry bel consiglio direttivo

Vittorio Borelli
Vittorio Borelli

Il consiglio direttivo di Confindustria Ceramica ha cooptato, secondo le norme di statuto, personalità di importanti realtà aziendali e rappresentanti di zone a rilevante produzione economica, oltreché ad eleggere, a scrutinio segreto, i quattro vice presidenti, il tesoriere e i presidenti delle Commissioni consultive dell’associazione per il biennio 2015-2016. Il Consiglio direttivo, su proposta del presidente Vittorio Borelli, ha approvato all’unanimità la cooptazione all’interno dell’organo collegiale di Enzo Donald Mularoni (presidente Ceramica Del Conca Spa) e di Emilio Mussini (presidente di Panariagroup Industrie Ceramiche Spa) quali rappresentanti di importanti realtà aziendali. Ha altresì approvato la nomina di Giovanni De Maio (Antiche Fornaci d’Agostino Spa) e di Alessandro Scopetti (Simas Spa) rispettivamente per il distretto della ceramica Vietrese (SA) e per il comprensorio di Civita Castellana (VT).

Vittorio Borelli
Vittorio Borelli

È polemica sulla nuova certificazione energetica

Ape, attestazione della prestazione energetica degli edifici

Tra le nuove norme che disciplinano l’Attestazione della prestazione energetica degli edifici (Ape) con procedura omogenea per tutto il territorio nazionale e un incremento delle classi energetiche da sette a dieci (A la migliore e G la peggiore), è passata quasi inosservata la notizia che con l’inizio di ottobre Enea aggiornerà il software Docet, messo a punto in collaborazione con il Cnr, per il calcolo delle prestazioni energetiche degli immobili. Si potrebbe pensare che le modifiche con il nuovo metodo di calcolo siano indispensabili, anche perché le nuove norme Uni l’avevano reso obsoleto. Quindi, ben venga la nuova versione. Peccato che, però, nasconda un trucco: il tool gratuito si potrà utilizzare solo se la superficie non supera i 200 metri quadrati. Insomma, più che di modifica si tratta di un limite che costringerà i professionisti ad acquistare un software specifico prodotto da una società informatica, e certificato dal comitato termotecnica italiano, se devono compilare un Ape su case esistenti di maggiori dimensioni. Le nuove norme tecniche siglate con Regioni e Governo recepiscono le direttive europee e tra queste c‘è anche quella che apre nuove opportunità di mercato per le software house. Chissà se riusciranno a essere pronte per ottobre, per fortuna sono previsti due anni per adeguarsi.

Ape, attestazione della prestazione energetica degli edifici
Ape, attestazione della prestazione energetica degli edifici

Ance Venezia, Cavallin confermato presidente

Ugo Cavallin
Ugo Cavallin

Ugo Cavallin resta presidente di Ance Venezia. L’Associazione provinciale dei costruttori edili ed affini, cui aderiscono più di 200 imprese del settore, lo ha rieletto per il triennio 2015-2017 al termine dell’Assemblea generale. «Rappresentiamo la parte sana di questo Paese, la volontà di fare impresa e di rischiare in proprio. Dietro di noi ci sono tanti dipendenti, tante famiglie, che quotidianamente investono le loro aspettative e le loro capacità nell’unico obiettivo di crescere e sentirsi orgogliosi di fare parte dell’impresa», ha commentato Cavallin. «La congiuntura è drammatica e mentre sento parlare di massimi sistemi e di politiche roboanti, vedo le nostre aziende che affrontano problemi quotidiani a cui con forza bisogna dare risposte. Mi riferisco in particolar modo ai tempi di pagamento della pubblica amministrazione, alle procedure burocratiche allucinanti a cui quotidianamente siamo sottoposti, al rapporto con gli istituti di credito che in questi anni ci hanno letteralmente tolto il fiato non concedendoci più credito, come se la crisi fosse colpa nostra e non responsabilità di operazioni finanziarie assolutamente poco trasparenti. È arrivato il momento di mettere al centro l’impresa come un valore e di serrare i ranghi promuovendo azioni a livello locale, regionale e nazionale rivolte alla tutela degli interessi delle nostre aziende».

Nel corso dell’Assemblea si è discusso delle azioni portate avanti da Ance Venezia nell’ultimo periodo, tra cui il protocollo d’intesa con il Comune di Venezia e la Soprintendenza alle Belle Arti per la pulitura delle facciate degli edifici da graffiti e scritte inguriose. «È una iniziativa per la quale abbiamo chiesto la collaborazione delle imprese associate, che hanno risposto in buon numero e di questo le ringraziamo. Confidiamo di avviare i primi cantieri subito dopo l’estate, mentre già ora il nostro ente di formazione ha avviato degli specifici corsi sulle tecniche di pulizie, così come previsto dal protocollo», ha aggiunto il presidente di Ance Venezia.

Come usare il riso per l’edilizia (si può fare)

Il tetto del Superstudio più
Il tetto del Superstudio più

Una risaia sul tetto? C’è poco da ridere: il riso è quello della bioarchitettura di novacivitas, studio che dal 2012 utilizza i sottoprodotti derivanti dalla lavorazione del riso (paglia e lolla) come elemento base per la costruzione di edifici completamente autonomi in completo equilibrio con i sistemi presenti in natura. La paglia di riso, per esempio, garantisce la perfetta traspirabilità dello spazio abitativo assicurando un ambiente di vita più sano. La lolla, invece, può costituire un’ottima alternativa all’utilizzo di materiali di origine petrolchimica come la plastica. Della tecnica di utilizzare gli scarti del riso nel settore edile e degli altri suoi impieghi si parlerà giovedì, a Milano. La serata è organizzata dalla Provincia di Vercelli e dalla Strada del Riso vercellese di Qualità, in collaborazione con novacivitas e Cittadellarte-Fondazione Pistoletto. Ovviamente l’incontro si svolgerà su un tetto, quello del Superstudio più.

Ad accompagnare la serata anche la musica dei →Pia-no-jaC←, eclettico duo giapponese dal sound sperimentale e del tutto inedito, impegnato nell’Euro Summer Tour 2015.

Ti racconto: la Risaia sul Tetto
Il riso da Vercelli a Tokyo… Passando per Milano
9 luglio dalle 18:30
roof del Superstudio Più
via Tortona 27, Milano

Il tetto del Superstudio più
Sull tetto del Superstudio più

Dagli Usa le super batterie per accumulare l’energia verde

Pannelli fotovoltaici sul tetto
Pannelli fotovoltaici sul tetto

Il sole può battere forte su un tetto, ma se non c’è modo per immagazzinare l’energia prodotta fino al picco della domanda, ossia la sera, il sistema non è certo efficace. Come dire che sebbene gli ostacoli a un’economia energetica verde siano in parte politici, la vera sfida è  tecnologica: finché gli accumulatori non disporranno di delle potenti e poco costose per accumulare e distribuire l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici c’è poco da illudersi. E mentre Eslo Musk, ceo di Tesla ha annunciato al mondo Powerwall, batteria domestica che dovrebbe essere in grado di risolvere tutto ciò, i ricercatori dell’Mit eM24 un’azienda di Cambridge, nel Massachusetts, hanno reinventato le batterie al litio per cambiare prospettiva: con i costi di produzione tagliati della metà e l’aumento della durata si aprono enormi opportunità per le energie rinnovabili.

Pannelli fotovoltaici sul tetto
Pannelli fotovoltaici sul tetto

Rivoluzione americana

Il processo messo a punto da Yet-Ming Chiang, professore all’Mit (Massachusetts Institute of Technology) e co-fondatore di 24M, utilizza un numero di elettrodo minore e più spessi rispetto a quelli delle batterie al litio tradizionali, e riduce la quantità di materiale non funzionale nella struttura della batteria del 80%. Non solo: possono essere piegate o perforate proiettili e continuare a funzionare: almeno 10 mila prototipi sono stati prodotti nello stabilimento 24M e sono in prova dai clienti dal dicembre 2014. Nelle stime di Chiang, poiché il capitale necessario per la costruzione di una fabbrica e l’espansione produttiva è significativamente inferiore a quella delle batterie al litio tradizionali, entro il 2020 saranno in grado di produrre batterie a meno di 100 dollari per kilowatt-ora, molto meno del costo attuale sul mercato. Gli esperti assicurano che se ciò avverrà, avrà la stessa portata di innovazione delle mini acciaierie sui grandi impianti integrati: piccole, più economiche, meno complesse e più efficienti.

La batteria prodotta da M24
La batteria prodotta da M24