Rallentamento, ma non una caduta. Lo sboom del mercato, secondo l’Ufficio Studi Economici di Unicmi equivale piuttosto a un arresto, che significa che non si registra un forte arretramento nonostante lo stop al superbonus. L’aggiornamento semestrale del Rapporto sul mercato dell’involucro edilizio 2024 contiene anche le previsioni sull’intero 2024 e le proiezioni 2025, sempre relative al mercato italiano dei serramenti e delle facciate continue, che inevitabilmente conferma lo stop.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, Unicmi prevede una crescita del Pil italiano a +0,9% per il 2024 e +1,1% per il 2025, con inflazione in forte calo. E mentre l’occupazione ha un trend positivo, l’indice della produzione industriale registra una contrazione, principalmente per i cali produttivi registrati nell’ambito dell’automotive.
Le costruzioni
Dopo un 2023 di crescita per il settore delle costruzioni (+4,2%), grazie agli incentivi fiscali, il trend rallenta con una incremento nominale dello 0,3% nel 2024 e di 0,9% nel 2025. Quello che si ferma è il settore del recupero (ristrutturazioni) residenziale, con una flessione pari al 4% nel 2024, trend che continuerà anche nel 2025 con -3%. Si muove, però, il settore degli edifici non residenziali, soprattutto per quanto attiene le nuove costruzioni che cresceranno del 4% nel 2024 e del 3% nel 2025.
Serramenti a -1,1%
Le previsioni Unicmi indicano per il 2024 un mercato dei serramenti in contrazione del – 1,1%, che nel 2025 sarà pari a -0,5%. Nel segmento residenziale la domanda di serramenti subirà una discesa del -2,9% nel 2024 e del -2,5% nel 2025. Continuano le buone performance dei serramenti in allumino che cresceranno del 1,4% nel 2024, sottraendo quote di mercato al Pvc, che subirà una contrazione del -2,6% direttamente legata alla nuova normativa sugli incentivi fiscali nel mercato del recupero residenziale. Il mercato dei serramenti e delle facciate continue nel segmento non residenziale crescerà complessivamente del 2,9% nel 2024 e del 2% nel 2025. Nel mercato delle facciate continue si registra una notevole dinamica di crescita con un 2,9% atteso per il 2024 e 2,4% per il 2025.
«Con l’esaurirsi del superbonus, la cancellazione di sconto in fattura e cessione del credito, il calo di aliquota al 36% del bonus casa dal 2025 e il probabile mancato rinnovo dell’ecobonus, non possiamo che aspettarci una progressiva correzione del mercato residenziale. I prezzi, almeno nel primo semestre, hanno tenuto, per questo siamo relativamente ottimisti per il secondo semestre», commenta Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Ufficio studi Unicmi. «Ci sono tuttavia due dati significativi, molto importanti per il comparto del metallo: un andamento positivo per i serramenti in alluminio, che risentiranno relativamente meno della cancellazione dell’ecobonus e una domanda sostenuta per le facciate continue che garantirà una buona crescita anche nel 2025».
Mapei si riconferma tra le 350 aziende italiane Campioni della sostenibilità 2024/25 secondo la classifica dell’Istituto Tedesco di Qualità (Itqf) e il suo media partner La Repubblica Affari&Finanza. Il riconoscimento conferma l’impegno concreto dell’azienda verso un’edilizia sempre più sostenibile, a beneficio del pianeta e della comunità in cui opera.
Tra le 2.150 società italiane prese in esame, lo studio ha premiato le 350 che operano in modo particolarmente sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Mapei, per la seconda volta consecutiva, si è contraddistinta per il primo posto nella sezione chimica della classifica. L’indagine si basa su un sondaggio online in forma anonima che ha raccolto oltre 20 mila giudizi di dipendenti di aziende in Italia, valutando 16 diversi criteri circa la sostenibilità economica, sociale e ambientale della singola impresa. L’obiettivo è valutare l’approccio sostenibile dell’azienda da un punto di vista interno tramite l’esperienza diretta dei suoi collaboratori.
Linea Zero Mapei
Mapei è consapevole dell’importanza che riveste per lo sviluppo delle comunità e del territorio. Si impegna quotidianamente per offrire soluzioni di qualità, durevoli e all’avanguardia per costruire in modo sostenibile. Con responsabilità e scelte concrete, la Ricerca e Sviluppo Mapei studia e formula prodotti a basso impatto ambientale con l’obiettivo di salvaguardare il Pianeta e il benessere delle persone, garantendo sicurezza e durabilità nel tempo.
Marco e Veronica Squinzi
Inoltre, le emissioni residue di Ghg (Green House Gases) generate durante la produzione dei prodotti della Linea Zero, sono compensate attraverso l’acquisto di crediti di carbonio certificati a supporto di progetti di protezione delle foreste e di tutela della biodiversità. La Linea Zero Mapei attualmente annovera un’ampia gamma di prodotti a emissioni di CO2 interamente compensate. Le emissioni di CO2 misurate lungo il ciclo di vita dei prodotti della linea Zero per l’anno 2024 tramite la metodologia Lca, sono verificate e certificate con le Epd, e compensate con l’acquisto di crediti di carbonio certificati per supportare progetti di protezione delle foreste. Partita più di dieci anni fa con un adesivo per ceramica, oggi comprende una vasta offerta di soluzioni per la posa della ceramica, impermeabilizzanti, prodotti per l’edilizia, il rinforzo e il restauro, pulitori e pitture.
Nel mondo delle costruzioni, l’efficienza e l’innovazione tecnologica sono fondamentali per rispondere alle esigenze di progetti sempre più complessi e variabili. Le gru Fassi, con i loro modelli F315B.2.24 e-dynamic ed F30M.0.22 active, rappresentano la punta di diamante nel campo dei sistemi di sollevamento, combinando potenza e tecnologia avanzata per ottimizzare le operazioni sui cantieri.
Recentemente, queste gru sono state aggiunte al parco macchine di Silla, fornite dalla Fassi Emilia, consolidando una partnership quasi quarantennale incentrata sull’innovazione e l’affidabilità.
Fabio Mattei e Oscar Marchi, rispettivamente direttore generale di Silla e titolare di Fassi Emilia
Il modello F315B.2.24 e-dynamic, con uno sbraccio fino a 19,90 metri e una capacità di sollevamento di 2300 kg, è dotato di tecnologie all’avanguardia, come il radiocomando Rcs e l’Internet of Cranes (IoC), che permette il monitoraggio remoto delle principali funzioni della macchina.
Questa gru è montata su un robusto Mercedes New Actros 2540L con cassone ribaltabile trilaterale, offrendo una piattaforma affidabile e versatile adatta a ogni tipo di cantiere.
Per operazioni che richiedono maggior agilità in spazi ristretti, la Fassi F30M.0.22 active si distingue come un modello compatto ma altrettanto efficace. Con uno sbraccio di 5,15 metri e la capacità di sollevare fino a 990 kg, questa gru, montata su un Mitsubishi Fuso con cassone ribaltabile, è l’ideale per operazioni rapide e manovre in spazi limitati.
La storia di Silla raccontata da Fabio Mattei e Oscar Marchi
Fabio Mattei, direttore generale Silla Sas ci racconta la nascita dell’azienda, che con con 17 sedi distribuite su un territorio comprendente sette province, è una rete di rivendite di materiali per l’edilizia, tra le maggiori del Nord Italia. Affidabilità e servizio assistenziale sono gli elementi chiave che hanno motivato la scelta di avvalersi delle gru Fassi per fornire alla clientela un servizio a 360°.
Fabio Mattei | Direttore generale di Silla
Sulla scia dell’impegno e dell’innovazione, la storia di Silla si configura come un vero e proprio pilastro nel settore dell’edilizia italiana. Fondata negli anni ’50 dalla famiglia Mattei, ha saputo evolversi da un piccolo magazzino di importazione legname a un’azienda leader nella distribuzione di materiali edili.
Oggi, guidata dalla seconda generazione – Fabio, Stefano e Fiorenza Mattei – Silla opera attraverso 15 filiali e due centri di lavorazione ferro, impiegando oltre 200 dipendenti e affermandosi come riferimento nel suo settore.
Nel corso degli anni Silla ha sempre puntato su qualità e prodotti e le gru Fassi, introdotte negli anni ’80, simboleggiano questa filosofia, come mette in evidenza Fabio Mattei in questa intervista: scelte per la loro affidabilità e per l’assistenza tempestiva di Fassi Emilia, rappresentano un tassello fondamentale dell’operatività quotidiana, garantendo efficienza e produttività.
Silla nasce dalla visione e dall’impegno di mio padre, Aldo Mattei, che, giunto a Copparo con mia madre Antonella negli anni ’50, ha avuto l’intuizione di trasformare un piccolo magazzino in una realtà che oggi rappresenta un punto di riferimento nel settore dell’edilizia.
Da un’attività incentrata sull’importazione di legname, ci siamo evoluti offrendo un’ampia gamma di materiali edili, con una crescita costante che ci ha portati a operare in sei province e due regioni, fino all’ultimo traguardo raggiunto con l’apertura di una filiale a Chioggia.
Oggi siamo alla terza generazione e siamo presenti in due regioni e sette province (Ferrara, Ravenna, Rovigo, Bologna, Forlì, Modena, Venezia). Con 15 filiali dotate di showroom dedicati ai serramenti e infissi, pavimenti/rivestimenti e arredo bagno, 2 centri di lavorazione ferro e oltre 200 dipendenti siamo diventati un punto di riferimento nel settore dell’edilizia.
L’azienda è passata attraverso molteplici fasi di crescita e cambiamenti. Qual è stato il punto di forza che vi ha permesso di rimanere competitivi nel mercato?
Il punto di forza di Silla è sempre stato l’aggiornamento continuo e la completezza della gamma dei nostri prodotti. Offriamo tutto ciò che riguarda il mondo dell’edilizia, dai materiali di costruzione alle finiture con vernici, pavimenti/rivestimenti e serramenti e infissi, garantendo ai nostri clienti una varietà e qualità che ci distinguono nel settore.
Quali sono state le sfide più significative che avete affrontato?
Senza dubbio, la crisi globale e il cambiamento nel settore delle costruzioni in Italia hanno rappresentato le sfide più ardue. Abbiamo dovuto fronteggiare la bolla speculativa delle nuove costruzioni e il calo demografico; siamo soggetti ai cambiamenti che vive il settore, la crisi prima e il bonus del 110 ora, ma la nostra costante è sempre stata la determinazione, guidati dai valori di forza, coraggio e perseveranza.
Quando entra in azienda la prima gru Fassi?
Le gru Fassi sono parte integrante della nostra azienda già da metà anni ’80, grazie alla passione di mio padre. Da allora, la loro presenza è stata costante e oggi contiamo 25 gru Fassi su un totale di 35 gru in dotazione.
Quali sono stati i motivi che hanno dettato la scelta delle gru Fassi per Silla e quanto è importante per voi il servizio di assistenza offerto da Fassi Emilia?
Abbiamo scelto le gru Fassi per la loro affidabilità e la vicinanza del servizio di assistenza, che per noi è fondamentale. L’assistenza tempestiva e professionale di Fassi Emilia è un pilastro per la nostra operatività quotidiana. Grazie alla loro competenza, possiamo garantire ai nostri autisti e ai nostri clienti una sicurezza e un servizio di qualità.
Quali sono i pregi del supporto assistenziale di Fassi Emilia che avete riscontrato nel corso degli anni?
Il supporto di Fassi Emilia si è distinto per la velocità di risposta e la conoscenza approfondita dei mezzi. Ciascuno dei nostri 15 magazzini ha un filo diretto con Fassi Emilia che garantisce un servizio efficiente e tempestivo, elementi chiave per noi.
Le gru richiedono una manutenzione più frequente perché si tratta di mezzi utilizzati con una certa intensità e che necessitano di controlli costanti. Una manutenzione regolare è essenziale per garantire un’operatività senza interruzioni, massimizzando così l’efficienza e la produttività sul campo.
Fassi Emilia ci garantisce un servizio assistenza in grado di offrire aggiornamenti tecnici e manutenzioni periodiche. Inoltre, la territorialità del servizio è un aspetto fondamentale; avere un supporto vicino ai nostri magazzini ci permette di ricevere assistenza rapida e mirata.
Oscar Marchi, Presidente di Fassi Emilia
Quando si parla di eccellenza nel settore dell’edilizia e delle soluzioni per il sollevamento, Silla e Fassi Emilia emergono come due realtà indissolubilmente collegate. Con una storia di collaborazione che abbraccia quasi quattro decenni, queste due aziende dimostrano come la sinergia e la condivisione di valori possano costruire una partnership solida e resistente alle sfide del tempo.
Dalla precisione dei dettagli tecnici dei prodotti forniti alla centralità di un servizio post-vendita attento e personalizzato, Oscar Marchi, presidente di Fassi Emilia ci porta dietro le quinte di una collaborazione che si estende ben oltre il semplice rapporto cliente-fornitore, diventando un modello di riferimento.
Fassi e Silla vantano quasi 40 anni di collaborazione. Qual è il segreto di una partnership così duratura?
Il segreto di questa lunga collaborazione è sicuramente nella condivisione di valori fondamentali come affidabilità, innovazione e un impegno costante nel fornire il miglior servizio possibile.
La nostra filosofia è sempre stata quella di ascoltare e comprendere le esigenze dell’azienda, adattandoci e anticipando i cambiamenti del mercato per offrire soluzioni all’avanguardia. La manutenzione tempestiva e la vicinanza fisica hanno giocato un ruolo cruciale nella fiducia che Silla ripone in noi.
Un altro aspetto chiave è la personalizzazione del servizio: ogni magazzino Silla sa che può avere un supporto su misura e questo crea un legame forte e una collaborazione che va ben oltre la mera fornitura di attrezzature.
In sintesi, la nostra relazione è basata su una stretta sinergia operativa, sulla capacità di crescere e adattarsi insieme e su un dialogo aperto e continuo che ci ha permesso di superare insieme ogni sfida del settore edile.
Il rapporto di Fassi con Silla ha radici profonde che risalgono agli anni ’80, quando Silla ha scelto di affidarsi alle gru Fassi per le loro necessità operative. Da allora, la nostra collaborazione si è notevolmente intensificata.
Quali soluzioni avete fornito a Silla e quali sono state le esigenze specifiche dell’azienda. In che modo il servizio post-vendita di Fassi Emilia ha giocato un ruolo fondamentale nella collaborazione con Silla?
Il nostro servizio post-vendita è cruciale. Forniamo assistenza tempestiva e manutenzione programmata, riducendo al minimo i tempi di fermo macchina. Ogni magazzino Silla sa che, in caso di necessità, può ricevere assistenza rapida e un veicolo di cortesia, cosa che hanno sempre molto apprezzato. La nostra capacità di gestire la manutenzione dell’intero parco macchine di Silla è un punto di forza riconosciuto.
Parco Fassi | Silla
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Gli allestimenti
La gru Fassi F315B.2.24 e-dynamic è un gioiello di ingegneria con uno sbraccio massimo di 12,10 metri, in grado di sollevare fino a 2300 kg in punta, che può essere esteso fino a 19,90 metri con la prolunga idraulica tipo L323, mantenendo una capacità di sollevamento di 725 kg in punta.
Con una capacità massima di sollevamento di 10.500 kg, questa gru non solo spicca per la sua forza ma è anche dotata di tecnologie innovative come il radiocomando Rcs mini, stabilizzatori super-extra idraulici, controllo rotazione digitale, e l’Internet of Cranes (IoC), che consente il monitoraggio da remoto delle principali funzioni della macchina e una gestione avanzati delle operazioni.
Questa gru è installata su un autotelaio Mercedes New Actros 2540L con cassone ribaltabile trilaterale, offrendo così una piattaforma robusta e versatile per qualsiasi cantiere.
La gru Fassi F30M.0.22 active, un modello più compatto ma altrettanto efficace, con uno sbraccio massimo di 5,15 metri e una capacità di sollevamento di 990 kg. Montata su un Mitsubishi Fuso con cassone ribaltabile, questa gru è ideale per operazioni rapide e in spazi limitati, dove l’agilità e la facilità di manovra sono essenziali.
F315B.2.24 E-DYNAMIC
Classe di portata: Momento massimo 29,77 tm/305 kNm
Max Sbraccio Idraulico: fino a 19,90 m
Ingombro Gru Sul Cassone: da: w 2,50 m , l 1,10 m , h 2,46 m
Dotazione Elettronica/idraulica: unità di controllo FX500; distributore idraulico digitale D850; unità di comando radio Rch/Rcs; controllo della dinamica ADC
flow sharing
Caratteristiche: Versione dynamic (.2): con biellismo, dispositivo XP; sistema ProLink doppia biella; rotazione 400° a cremagliera e pignone
FASSI F30M.0.22 ACTIVE
Classe Di Portata: Momento massimo 2,55 tm
Max sbraccio idraulico: fino a 5,15 m
Ingombro gru Sul cassone: da: w 1,60 m, l 0,55 m, h 1,50 m
Taconova, la valvola di miscelazione termostatica Novamix Value
Si chiama NovaMix la soluzione pensata da Taconova per garantire efficienza e sicurezza ai sistemi solari termici per la produzione di acqua calda.
Negli impianti di acqua potabile che integrano pannelli solari, ad esempio, le valvole di miscelazione NovaMix si installano in posizione centrale oppure direttamente davanti al punto di prelievo e consentono di ridurre le temperature più elevate dell’acqua a un valore costante, evitando il pericolo di scottature e migliorando il rendimento dell’acqua calda disponibile.
Le valvole
Le valvole dell’azienda svizzera svolgono però un ruolo cruciale in tutti i sistemi a energia rinnovabile, in particolare nel caricamento dell’accumulo da parte di caldaie a combustibile solido, perché contrastano la formazione di condensa durante il processo di accensione e riducono così notevolmente la formazione di catrame e la corrosione della caldaia.
Taconova, la valvola di miscelazione termostatica Novamix Value
Funzionano inoltre in totale autonomia, senza l’impiego di energia ausiliaria, una caratteristica che ne aumenta l’efficienza nel tempo. Affidabilità e durata a cui concorrono anche i rivestimenti antiaderenti per prevenire i depositi di calcare.
Estremamente versatili, questi dispositivi trovano un efficace campo d’impiego anche nei sistemi di riscaldamento radiante, perché permettono di ottenere la temperatura di mandata desiderata, con evidenti vantaggi in termini di efficienza energetica e riduzione degli sprechi. Sempre nel campo del riscaldamento e della climatizzazione possono inoltre essere impiegate come valvole deviatrici per la separazione dei fluidi.
Precise e controllate
Tutte le valvole di miscelazione NovaMix sono regolabili in continuo e presentano un’elevata precisione di controllo. Le speciali guarnizioni riducono al minimo la miscelazione dell’acqua fredda nelle diverse versioni.
Taconova, la valvola di miscelazione termostatica Novamix Value
Nelle applicazioni solari, un unico modello di valvola Taconova consente inoltre di svolgere tutte le funzioni, ottimizzando tempi di consegna e costi di magazzino.
Non sarà di sicuro una manna come il superbonus. Però qualche cosa di buono il decreto Salvacasa, da poco varato dal governo, al netto delle modifiche che il Parlamento può aggiungere al testo approvato dal Consiglio dei ministri, lo può fare. Certo, il provvedimento si riferisce a ciò che è stato già fatto alla data del 24 maggio. Ma il decreto legge 69/2024 ha anche l’obiettivo di sbloccare «lo stallo delle compravendite a causa di irregolarità formali».
I dati sono noti: il 2023 ha registrato 709 mila rogiti, con un calo del 9,5% annuo. Le compravendite sono calate essenzialmente per il rincaro dei tassi, e di conseguenza dei mutui. Inoltre, bisogna tenere conto che negli utili dieci anni la media delle compravendite è stata i 600 mila contratti l’anno. Detto questo, le piccole irregolarità all’interno delle abitazioni sono un ostacolo in più alle compravendite.
Il Salvacasa, insomma, non potrà incidere molto, ma qualcosa farà. Potrebbe, per esempio, favorire un aumento dell’offerta delle abitazioni regolarizzate. E un aumento dei rogiti significa anche più opportunità per iniziare lavori di ristrutturazione. Secondo il ministero delle Infrastrutture, le piccole difformità e le irregolarità strutturali interessano quasi l’80% del patrimonio immobiliare. La percentuale è frutto di una stima del Consiglio nazionale degli ingegneri di tre anni fa.
Lavori ancora da eseguire
Un altro aspetto che può interessare la filiera dell’edilizia, anche se si parla di piccoli lavori, riguarda le irregolarità che potrebbero rivelarsi non condonabili. Per esempio, un soppalco che non rispetta le altezze minime e i rapporti aero-illuminanti, oppure abusi per verande e sottotetti.
In questo caso sarebbe interesse del proprietario far rientrare la irregolarità nei limiti consentiti dalla legge, se il lavoro da fare è semplice: si tratterebbe di una procedura ai limiti dell’illecito, è vero, ma pochi resisterebbero alla tentazione.
Un esempio può essere quello di una mansarda in una casa unifamiliare, di modesta altezza e attrezzata con una camera da letto nonostante il titolo abilitativo e le risultanze catastali la riportino come ripostiglio (categoria catastale C/2), senza abitabilità. Se il sottotetto può rientrare nei requisiti di igiene e salubrità richiesti dalla normativa il locale può essere condonato.
A quel punto, però, il proprietario può renderla pienamente godibile alla luce del sole con una riqualificazione che la renda più confortevole.
Premesso questo, vediamo che cosa prevede il decreto, articolato in tre parti, studiato per gestire le piccole irregolarità presenti nelle case che, in effetti, se non comunicate al Comune diventano un problema in caso di vendita dell’immobile.
Piccole difformità formali
Con il decreto è più semplice provare lo stato legittimo di un immobile, perché non bisognerà più ricostruire tutta la catena di titoli edilizi che si sono susseguiti nei decenni. Lo stato legittimo è importante quando c’è necessità di istruire qualche pratica, come in caso di ristrutturazione.
L’attestato necessario riguarda lo status dell’immobile: va certificato che quanto era previsto nel progetto è in sintonia con quello che, negli anni, è stato dichiarato in Comune. Senza questi documenti una ristrutturazione (se è legata alla richiesta di bonus) si può bloccare.
Il decreto mette una pietra sopra il passato e stabilisce che sarà possibile considerare solo l’ultimo titolo edilizio. La giustificazione ufficiale è che così si valorizza l’affidamento del privato verso quanto hanno già verificato gli uffici tecnici comunali. Insomma, se le modifiche all’appartamento sono poco rilevanti, non possono essere contestate.
Modifiche all’immobile
Con il decreto le cosiddette difformità interne sono più tollerate. Il riferimento è alle differenze tra quello che è in realtà l’immobile rispetto ai progetti presentati in Comune.
Con il provvedimento è ora tollerato il minore dimensionamento degli elementi presenti negli immobili e gli errori di esecuzione. Per esempio, pareti in una posizione differente o con una forma diversa rispetto a quanto autorizzato.
Ci sono però ancora degli interrogativi: per esempio, potrebbero avere il via libera anche le finestre collocate in una posizione diversa o magari leggermente più grandi. Un punto ancora da chiarire.
Attenzione: le irregolarità finora sono state già tollerate se rimangono entro il 2% delle misure indicate nei titoli edilizi. Adesso, però, si allargano le maglie: il 2% è incrementato, a patto che riguardi interventi realizzati entro il 24 maggio 2024. I limiti diventano ora inversamente proporzionali alla dimensione dell’immobile. Dipende, insomma, se l’appartamento è grande o piccolo.
La tolleranza resta del 2% sopra i 500 metri quadrati di superficie, sale al 3% tra i 300 e i 500 metri, passa al 4% delle misure previste nel titolo abilitativo tra i 100 e i 300 metri quadrati. Per bilocali o trilocali e, più in generale, per gli immobili sotto i 100 metri quadrati, la tolleranza sale al 5%. Chi ha ricavato un locale supplementare di 4 metri quadrati nel proprio appartamento, insomma, non dovrà temere nulla.
Tolleranze esecutive
Le difformità legate alla realizzazione materiale delle opere indicate nel progetto in molti casi non costituiscono più un illecito. Un esempio è la porta che è stata spostata in una posizione diversa rispetto al progetto iniziale.
Sono tollerati il «minore dimensionamento dell’edificio», la mancata realizzazione di «elementi architettonici non strutturali», le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni e «la difforme ubicazione delle aperture interne», gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali «di rappresentazione progettuale delle opere».
Doppia conformità
Riguarda la dimostrazione all’amministrazione competente che l’intervento soggetto a sanatoria sia conforme alle normative urbanistico-edilizie sia al momento in cui sono stati eseguiti i lavori, sia quando presenta una richiesta di sanatoria.
Oggi, in caso di irregolarità si può ricorre a una sanatoria solo quando ci sia l’allineamento sia alla normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della realizzazione sia a quella in essere al momento della presentazione della richiesta.
Con il decreto la doppia conformità è stata eliminata, ma solo per le opere realizzate in parziale difformità rispetto ai titoli depositati in Comune, come la presenza di stanze in più o la realizzazione di verande. Non saranno, quindi, sanabili gli abusi totali.
Diventerà, invece, più facile regolarizzare le difformità parziali, con il pagamento di una sanzione commisurata all’aumento di valore degli immobili. Il prezzo può anche essere salato: la sanzione è in proporzione all’aumento di valore dell’immobile e può arrivare a 30.984 euro. Dovrebbe servire a regolarizzare le situazioni di difformità più pesante dai progetti depositati in Comune, come una stanza in più o una veranda chiusa, sempre che l’abuso sia stato compiuto prima del 24 maggio.
Non riguarda, però, i casi in cui ci sia totale mancanza di titoli edilizi: in quel caso gli abusi completi non saranno sanabili. La semplificazione riguarda solo la difformità parziale rispetto al titolo depositato in Comune.
Rimane, però, l’obbligo di osservare la disciplina urbanistica in vigore al momento della presentazione della domanda e a quella edilizia in atto quando è stato realizzato l’intervento. Per regolarizzarsi va presentata una Scia o aver richiesto un permesso di costruire in sanatoria, e saldata una sanzione compresa tra mille e i citati quasi 31 mila euro. La cifra si individua moltiplicando le sanzioni già previste in caso di sanatoria con doppia conformità.
Sarà lo sportello unico edilizia del Comune a condizionare la regolarizzazione a interventi considerati essenziali per garantire il rispetto di norme igieniche, di sicurezza, di efficientamento energetico o di rimozione delle barriere architettoniche. Infine, il decreto comprende anche semplificazioni sui cambi di destinazione d’uso senza opere, che però dovrebbe essere contestualizzato meglio in sede di conversione parlamentare del decreto.
Che cosa si può regolarizzare
Porte e muri
Le tolleranze esecutive allargate riguardano, per esempio, le aperture interne. Anche se si trovano in una posizione diversa rispetto a quanto dichiarato, questa è considerata legittima in automatico. Il principio vale anche per le pareti: è precisato che potranno avere una forma o uno spessore differente rispetto a quanto dichiarato al Comune. Ma va aggiunto che non in realtà una diversa disposizione dei tramezzi era già regolarizzabile con una Cila in sanatoria.
Verande
È una delle novità: la chiusura delle verande potrà rientrare nel nuovo accertamento di conformità ed essere sanabile a pagamento. Ma non sempre: la veranda chiusa deve essere compatibile con le regole urbanistiche del Comune, perché di fatto aumenta la cubatura dell’edificio. Inoltre, va confrontata con le norme del regolamento condominiale: un aspetto che il decreto, tanto per cambiare, ignora.
L’installazione delle vetrate, già liberalizzata dal governo Draghi, vale anche per i porticati. Ma le verande devono essere realizzate in modo da garantire un costante flusso di arieggiamento e non devono chiudere stabilmente spazi esterni, creando una variazione di volumi e superfici. Insomma, non si può aggiungere una stanza dove c’era un balcone o un porticato.
Le tende da sole ancorate a elementi fissi dell’edificio rientreranno, invece, in automatico nel perimetro dell’edilizia libera. Anche in questo caso è da verificare la compatibilità con i regolamenti del condominio.
Locali interni
La diversa dimensione deve rientrare nelle nuove percentuali di tolleranza (dal 2% al 4% secondo la metratura dell’appartamento). Insomma, se anche non sono quelle ufficialmente dichiarate possono ottenere il via libera, sempre che nuova cubatura sia compatibile con le regole urbanistiche dei Comuni. Nella sanatoria a pagamento rientreranno anche i soppalchi, purché rispettino le nuove regole sulla conformità.
I costi
Sanare le difformità non è gratis: il rilascio del permesso e della Scia in sanatoria sono legati a una sanzione, pari al doppio dell’aumento del valore dell’immobile in seguito alla realizzazione dei lavori. In ogni caso, anche per una piccola difformità la multa minima sarà di 1.032 euro, che può salire fino a 30.984 euro.
Un terzo delle somme recuperate va ai Comuni e dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) servire per la demolizione di opere abusive, la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana, di recupero e valorizzazione di immobili e spazi urbani dismessi e per iniziative sociali, culturali o di recupero ambientale.
I tempi
Dal momento della richiesta il proprietario dell’immobile da regolarizzare può attendersi uno stand-by di 45 giorni al massimo. Dopo questo termine la richiesta è accolta in automatico.
È più dolorosa una mazzata sulla testa improvvisa oppure un colpo equivalente, ma atteso? Il senso comune propende per la prima ipotesi, ma è un errore: il dolore alla testa è esattamente lo stesso e i danni provocati non sono diversi. È quello che è accaduto con la procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia. Si tratta, per chiarire i termini agli euroscontenti, di un procedimento il cui meccanismo è stato approvato e votato anche dal governo italiano e dal suo ministro dell’Economia, giusto pochi mesi fa. Insomma, non è un proditorio attacco dei burocrati di Bruxelles all’Italia, ma la conseguenza della riforma del Patto di stabilità, visto e approvato dallo stesso attuale governo italiano. Premesso questo: è sorprendente che i media abbiano accolto la notizia con un’alzata di spalle. In realtà la procedura d’infrazione impatterà sensibilmente con il portafoglio di privati cittadini e imprese.
Euro
La procedura di infrazione
In sintesi, la procedura per deficit eccessivo, che coinvolge anche altri sei Paesi, è stata aperta perché lo Stato spende molto più di quanto incassa. Quanto? nel 2023 il 7,4% in più. Immaginate una qualsiasi impresa che fattura 100 mila euro, ma ne spende 107,4 mila. Quanto potrebbe andare avanti? Se il rosso fosse una tantum, a causa di una recessione improvvisa, una pandemia, un’invasione di cavallette, la perdita potrebbe anche essere assorbita senza drammi. Se, però, si tratta di un deficit ricorrente e se, in più, è registrato mentre non c’è ombra di recessione e l’economia tira, allora è frutto di malafinanza. È il caso dell’Italia. La deviazione dalla retta via (il famoso limite del 3%) non è stata considerata temporanea e limitata, dalla Commissione europea che, secondo, gli impegni (ripetiamo: sottoscritti anche dall’attuale governo) deve tappare la falla.
Le conseguenze
Come? Adottando azioni significative entro sei mesi, a cui segue un percorso di aggiustamento che dura generalmente più tempo, in media tra i tre e i cinque anni. Riassumendo: questo governo e i prossimi si troveranno a dover aggiungere un buco in più nella cintura. Anche perché se l’Italia non si adeguerà sono previste sanzioni che aumentano nel tempo e potrebbero causare anche lo stop ai fondi strutturali o di coesione del bilancio europeo. Se c’è ancora qualche stolto che desidera una Italexit, con relativo fallimento di cittadini e imprese, dato che il debito pubblico mostruoso non sarebbe più sottoscritto dai mercati, farebbe bene a meditare sulla propria capritudine.
Quindi, qual è il costo della procedura d’infrazione per l’Italia? Il governo deve garantire un aggiustamento di almeno lo 0,5% del deficit strutturale all’anno, che equivale a spanne a 10 miliardi. C’è però, un rischio peggiore: che il governo si avvalga in sostanza della possibilità dilatatoria concessa dalla legge Ue. La riforma del Patto di stabilità approvata introduce un periodo di transizione (fino al 2027) in cui l’aggiustamento richiesto deve considerare l’incremento negli interessi che si è avuto nel periodo, nonché la necessità di completare gli investimenti previsti dai Pnrr nazionali. In sostanza, la correzione può essere spalmata su più anni. Perché questa è la soluzione peggiore? Perché invece di mettere a stecchetto il bilancio pubblico per un tempo più breve, lo vincola a spendere meno per più anni, con una dieta che si riverbera sugli investimenti (come quelli appena tagliati per il rischio idrogeologico) e, dunque, su imprese e cittadini per lungo tempo. Meglio ingoiare una pillola amara subito che un cucchiaio di sciroppo tutte le sere.
Il Gruppo Mollo acquisisce Albatros, azienda con sede a Poncarale (Brescia), nata 20 anni fa dall’unione di aziende nel campo del noleggio e dell’assistenza tecnica. Grazie a questa operazione, il Gruppo piemontese, guidato dai fratelli Mauro e Roberto Mollo, rafforza ulteriormente la propria presenza nel bresciano, un’area in cui è già presente con i centri di Castegnato e Rezzato. Albatros è radicata nel suo territorio: l’azienda è specializzata nel noleggio di piattaforme professionali per il sollevamento ed eroga sia noleggio a freddo, fornendo cioè la sola attrezzatura, sia a caldo, con operatore abilitato.
Mauro Mollo, Ceo del Gruppo Mollo
«Accogliamo con entusiasmo Albatros e i suoi collaboratori nel nostro gruppo: siamo certi che insieme potremo sviluppare importanti sinergie e incrementare le competenze reciproche, con l’obiettivo di migliorare continuamente il servizio ai nostri clienti e raggiungere traguardi sempore più ambiziosi», commenta Mauro Mollo, presidente del Gruppo Mollo.
Albatros potrà ora contare sulla struttura solida e affidabile di Mollo, e offrire ai suoi clienti una rete capillare di 60 centri noleggio operativi in Italia, una gamma di attrezzature e servizi ampia e di qualità, unitamente a soluzioni digitali di prim’ordine.
Fakro | L'innovativo tunnel solare di Villa Vergaio
Fakro | L’innovativo tunnel solare di Villa Vergaio
Grazie all’innovativo tunnel solare di Fakro, una nuova villa nel quartiere Vergaio di Prato è stata illuminata: è frutto di un progetto estremamente accurato dal punto di vista formale. Il principale tratto distintivo di questa architettura è il rapporto con la luce naturale, che esalta il disegno degli spazi costruiti, e artificiale, che ne sottolinea linee e volumi.
L’illuminazione dell’abitazione
L’abitazione è risultato dell’unione di due unità immobiliari sovrapposte: ambienti dall’immagine minimalista, rivestiti con materiali e colori sapientemente intonati, si sviluppano in una serrata sequenza, scanditi da superfici trasparenti e da elementi scultorei. Le nuove finestrature e il diradamento delle partizioni murarie interne hanno permesso di inondare gli interni con abbondante luce naturale.
In particolare, la valorizzazione del vano scala esistente, diventato parte integrante dell’attuale abitazione su quattro livelli, è stato un aspetto centrale del concept architettonico, in quanto sprovvisto di aperture verso l’esterno: proprio il lucernario tubolare Fakro ha permesso l’illuminazione naturale del vano scale interno.
La progettazione
Lo studio Bettazzi+Percoco architetti ha curato la progettazione: «Abbiamo voluto scardinare la rigida impostazione planimetrica, tipica di questa tipologia edilizia degli anni ’60, a favore di una maggiore fluidità e fruibilità degli ambienti».
L’ingresso, infatti, si apre su un ampio e luminoso living, in cui è la scala ad essere protagonista dello spazio abitato. Il primo gradino si estende a formare il basamento del mobile tv, mentre il parapetto scultoreo unisce e collega anche visivamente la zona giorno con tutti gli altri piani.
Grazie alla demolizione della parete divisoria e all’installazione di un’ampia apertura vetrata, anche la cucina è diventata un unico grande ambiente, moderno e dinamico.
Il primo piano, invece, è riservato alla zona notte, composta da camera principale con bagno e cabina armadio e da altre due camere, ampie e luminose, dove risalta il rivestimento parietale con carte da parati personalizzate.
Nella cantina, infine, situata al piano interrato, e nel sottotetto, trasformato in un’accogliente mansarda, è stata mantenuta un’immagine più domestica e tradizionale, lasciando a vista alcuni componenti strutturali.
Lo studio Bettazzi+Percoco prosegue: «Con l’intendo di valorizzare tali interventi, abbiamo deciso di inserire il lucernario tubolare Fakro per rendere più luminose le scale e i pianerottoli della zona notte e della mansarda, evitando di ricorrere esclusivamente a punti luce con alimentazione artificiale.
Dopo il confronto delle caratteristiche estetiche, tecniche, prestazionali ed economiche di diversi lucernari tubolari abbiamo scelto il modello Sfd di Fakro, quale miglior soluzione per massimizzare l’apporto di luce naturale».
Grazie al gradevole diffusore circolare che riceve la luce solare direttamente dalla copertura, anche i piani superiori dispongono di rampe e spazi connettivi ben illuminati durante i diversi momenti della giornata.
Fakro | L’innovativo tunnel solare di villa Vergaio installato nei piani dell’abitazione
Focus sul prodotto
La luce solare svolge un ruolo fondamentale, non solo per la definizione architettonica degli spazi, ma anche e soprattutto per il benessere delle persone indoor: negli ambienti che non dispongono di finestre, l’impiego dei lucernari tubolari è oggi sempre più diffuso.
Questi ultimi, detti anche light tunnel, catturano e trasportano i raggi solari attraverso un tunnel altamente riflettente, rappresentando la soluzione ideale sia per illuminare gli ambienti senza affaccio diretto verso l’esterno, sia per incrementare l’apporto di luce naturale negli altri ambienti, senza bisogno di impianti illuminotecnici e favorendo così un minore consumo energetico.
Fakro | La villa illuminata con i nuovi tunnel
La quantità di luce trasportata all’interno di un edificio, infatti, dipende dall’intensità dell’irraggiamento solare, in relazione all’alternanza giorno notte, e dalle condizioni meteorologiche, ma anche le caratteristiche tecniche del lucernario tubolare possono fare la differenza.
L’esposizione del cupolino superiore posto sulla copertura e le caratteristiche del tubo riflettente (ampiezza, lunghezza, conformazione, riflettanza del materiale interno) sono i principali parametri tecnici che influenzano la quantità di luce naturale trasportata fino al diffusore, situato normalmente sul soffitto.
La gamma di lucernari tubolari
Fakro ha sviluppato una gamma specifica di lucernari tubolari, nei modelli:
SR con cupolino piatto e tubo riflettente rigido;
SF con cupolino piatto e tubo riflettente flessibile;
SRD con cupolino sferico e tubo riflettente rigido;
SFD con cupolino sferico e tubo riflettente flessibile, utilizzato nella rinnovata abitazione a Vergaio di Prato.
Nello specifico, il cupolino è composto da un telaio in legno impregnato sottovuoto, dalla cupola trasparente in policarbonato (spessore 3 mm) resistente ai raggi UV e dal raccordo in lamiera d’alluminio (sp. 0,6mm), con finitura esterna “grigio ombra” (RAL 7022). Il raccordo di tenuta integrato elimina il rischio di infiltrazione e rende più rapida l’installazione.
Il tubo riflettente è realizzato in poliestere metallizzato, per garantire la massima riflessione della luce, rinforzato con il filo metallico. Il tunnel flessibile è la soluzione ottimale per adattare il percorso agli ostacoli costruttivi e facilitare l’installazione. La lunghezza massima è pari a 4 m (diametro 350 mm) e a 6 m (diametro 550 mm).
Il diffusore interno è formato da una cornice da vincolare al soffitto, da un elemento prismatico che riflette la luce e da un coperchio in materiale plastico di colore bianco. Nella parte interna del vano è possibile inserire una lampada SLO che funge da corpo illuminante notturno.
L’appuntamento è fissato per l’inizio del prossimo anno, che ormai si avvicina. Caseitaly Expo si svolgerà alla Fiera di Bergamo dal 12 al 14 febbraio 2025. La nuova manifestazione, che avrà un respiro internazionale, sarà riservata agli operatori del settore, e sarà focalizzata sia sulle nuove costruzioni sia su quelle da riqualificare. A questa iniziativa, che si prospetta come un’occasione unica per gli operatori dell’involucro, dedica ampio spazio il nuovo numero di Lattoneria, la rivista dell’associazione Pile realizzata da Virginia Gambino Editore. Gli organizzatori di Caseitaly Expo sono l’Associazione Caseitaly, già attiva nella promozione delle imprese del settore, e Promoberg (la società che gestisce Fiera Bergamo). Il format Caseitaly, che nel 2018 e 2019 (pre covid) ha agevolato la presenza di imprese italiane anche in fiere all’estero, diventa quindi strutturale. La rivista anticipa i temi dell’evento, che va segnato subito in agenda.
Il nuovo numero di Lattoneria pubblica anche altri articoli interessanti. A partire da un’altra anticipazione, quella che riguarda il primo Convegno Nazionale dei Lattonieri in programma a inizio dicembre a Villa Quaranta (Pescantina, Verona). Anche in questo caso, mentre la macchina organizzativa è già in moto, la rivista profila i contenuti che saranno al centro dell’evento.
Una novità che presenta il magazine è Warehouse, nuova rubrica dedicata alla gestione del magazzino: un aspetto centrale e in continua evoluzione per tutte le aziende. A firmarla è Andrea Payaro, docente ed esperto del ministero dello Sviluppo Economico (Ice).
Accanto a tante case history che hanno al centro l’utilizzo innovativo della lattoneria, sul nuovo numero della rivista i lettori troveranno anche una sezione speciale dedicata alle facciate. Perché materiali, design e nuove soluzioni dei lattonieri sono sempre più al servizio dei progettisti anche per quanto riguarda la superficie verticale degli edifici. Non perdete il nuovo numero di Lattoneria!
NürnbergMesse Italia ha festeggiato i suoi primi 15 anni con un evento a Milano che ha coinvolto dipendenti, clienti, stampa e partner. NürnbergMesse Italia registra una crescita notevole, che la vede al primo posto dal 1994 per numero di espositori a Norimberga e al primo posto dal 2014 per numero di visitatori. La società è fortemente legata al mercato nazionale: NürnbergMesse Italia ha investito costantemente nelle relazioni con i suoi clienti organizzando la fiera di grande successo Focus on PCB a Vicenza dal 2022.
SikaCeram-255 Easy Flex S1 di Sika Italia è un adesivo in polvere migliorato, deformabile, a ridotta emssione di CO2 per piastrelle ceramiche di grandi formati. È adatto per la posa di piastrelle ceramiche all’interno e all’esterno, per aree residenziali e di carico medio. La possibilità di posa è fino a 10 mm di spessore.
SikaCeram_255 Easy Flex S1
La soluzione SikaCeram-255 Easy Flex S1 è adatta per incollare anche rivestimenti lapidei, purchè non sensibili all’acqua. Può essere utilizzato all’interno e all’esterno per applicazioni a pavimento o a parete, su supporti a base cemento, calce, cartongesso e gesso. Anche su pavimenti esistenti resilienti perfettamente aderenti (esclusi i rivestimenti in poliolefina).
Il prodotto è utilizzabile per applicazioni ad alte prestazioni e impegnative, come: piscine, pavimenti su massetti radianti, terrazze e balconi, per incollaggio a punti di pannelli in polistirolo, poliuretano espanso, lana di roccia e lana di vetro.
Fra i vantaggi, certamente la formulazione a ridotta emissione di CO2, adesivo migliorato, scivolamento verticale nullo, tempo aperto allungato, deformabilità, ottima applicabilità, cremosità e resistenza al gelo.
Il gruppo internazionale Fassi che opera in diversi ambiti del trasporto e del sollevamento con diverse aziende, in cui spicca nel ruolo di riferimento Fassi Gru Spa, ha acquistato recentemente Bavaria Fahrzeugbau. Durante una recente visita agl’impianti tedeschi, Giovanni Fassi, amministratore delegato dell’azienda italiana di gru articolate, sottolinea l’importanza del mantenimento di un solido rapporto con tutti i dipendenti.
Fassi acquisisce Bavaria Fahrzeugbau
Il Gruppo Fassi annuncia durante il mese di giugno 2024 l’acquisizione di Bavaria Fahrzeugbau. Il gruppo di aziende multinazionale guidato dall’omonimo costruttore italiano di gru articolate con sede ad Albino (Italia), ha confermato l’intenzione di voler proseguire l’attività dell’azienda situata in Franconia settentrionale nel settore della costruzione dei veicoli speciali.
Bavaria Fahrzeugbau nasce dalla fusione delle aziende Albert Fahrzeugbau, Zanner Fahrzeugbau e Nüsslein Michael Fahrzeugaufbauten. Con circa 130 dipendenti, questa realtà industriale rappresenta uno dei principali fornitori di soluzioni di carrozzeria personalizzate per veicoli commerciali e pesanti, pensate per diversi ambiti: dall’idraulica ai veicoli refrigerati, dai cassoni ribaltabili alle gru articolate per autocarro e non solo.
Giovanni Fassi insieme a Emilio Bertazzi, Fassi Sales Director di Fassi Gru Spa, Thomas Moucka, Amministratore Delegato di Fassi Deutschland, Bernhard Fischinger, il nuovo Amministratore Delegato di Bavaria e gli Amministratori Delegati operativi in loco Mario Borchert e Klaus Seifert, hanno voluto incontrare e salutare personalmente il personale di tutti gli impianti produttivi di Himmelkron, di Wirsberg, di Wendelstein e di Norimberga, ricevendo durante tutte le visite un caloroso benvenuto.
La crescita del marchio italiano nel gruppo tedesco
Giovanni Fassi, Amministratore Delegato di Fassi Gru Spa, sottolineando la crescita del marchio italiano nel mercato tedesco grazie alla propria rete distributiva, ha evidenziato le affinità che lega il suo gruppo con queste nuove realtà manifatturiere tedesche.
In tutte le aziende l’intero ciclo produttivo, dalla lamiera alla carrozzeria o alla gru finita, è realizzato completamente internamente ad ogni azienda per garantire la massima qualità del prodotto.
Ha inoltre aggiunto che Albert, Nüsslein e Zanner godono attualmente di un ottimo posizionamento per cui non prevede cambiamenti di orientamento aziendale. L’obiettivo di questo investimento è quello di ottenere una più solida posizione di leadership nel mercato tedesco.
Il progetto guarda oltre l’immediato contesto urbanistico sul quale insiste, caratterizzato da una bassa densità edilizia, totalmente dedicata alla destinazione d’uso residenziale, interpretata dalla mono-tipologia unifamiliare, isolata o «a schiera», per un massimo di due piani d’elevazione.
Esiste infatti un contesto extra-urbanistico emblematico di questo territorio frutto di un intreccio costante tra le sue peculiarità geografiche, morfologiche e insediative.
La Cascina Cremasca di Pandino
La Cascina Cremasca ne rappresenta la sintesi tipologica: lo sviluppo planimetrico è lineare con affacci liberi verso la campagna, l’extro-versione contrapposta all’intro-verisone delle tipo a corte, le falde sono asimmetriche con la maggior estensione di quella rivolta a sud.
Le coperture non presentano sporti di gronda, il mattone faccia a vista in terracotta di SanMarco by Terreal Italia, prodotto con l’argilla estratta poco sotto il piano di campagna è l’elemento costruttivo principale: parete portante ma anche trama dell’apertura a «gelosia», prototipo delle schermature solari e motivo architettonico replicabile come un pattern riconoscibile.
Villa a Pandino con materiale in terracotta
Metabolizzare queste nozioni serve a sostenere l’approccio narrativo al progetto che non può prescindere dall’idea di «casa» plasmatasulle richiedeste dei committenti che consistevano nell’abitare gli spazi domestici al piano terreno, sia nelle ore diurne che in quelle notturne, privilegiando il rapporto con gli spazi esterni, collegati da un circuito che inscrive l’edificio.
Il concept
Da qui il concept: scomponendo il paradigma tipologico della Cascina si divide il volume ma si moltiplicano gli affacci; nella dilatazione del costruito il patio rappresenta una pausa che genera punti di vista inattesi per traguardare i diversi locali interni attraverso l’esterno.
Il concept della costruzione vista dall’alto
L’estremità occidentale punta verso sud piegando il corpo di fabbrica, la piega esaspera la tensione stirando il lato nord e comprimendo quello rivolto a sud dove chiude, o meglio conclude la prospettiva ancorandosi alla morfologia del giardino.
La distribuzione spaziale interna scandisce il ritmo di questa manipolazione, la piega definisce l’ambito della zona giorno mentre il patio accompagna il passaggio alla zona notte. La porzione ricompresa, baricentrica rispetto all’estensione planimetrica, disimpegna la distribuzione verticale (scala ed ascensore) ed orizzontale (passaggio zona giorno – zona notte) con l’ingresso principale.
Una parte della villa in terracotta a Pandino
La sezione longitudinale è il riferimento più esplicito alla tipologia della Cascina: l’altezza generata dall’asimmetria delle falde diventa l’occasione per incastonare un soppalco destinato alla lettura ed al relax, posto in equilibrio tra il soggiorno, sul quale si affaccia ed il terrazzo, ricavato come fosse un’apertura a tasca nella copertura e schermato dalla gelosia di mattoni rivolta verso il patio; anche da qui è possibile traguardare i diversi locali interni attraverso l’esterno.
La differenza di quota tra gli ambienti
La differenza di quota tra gli ambienti diurni e quelli notturni è dovuta alla presenza di un piano interrato posto al di sotto della zona giorno, la cui quota di fondazione è stata determinata in base alla presenza ed escursione di acqua di falda.
Per questo, al fine di garantire l’impermeabilizzazione, le strutture interrate sono state realizzate con il sistema «vasca bianca».
Villa in terracotta a Pandino
Elevate prestazioni tecnologiche
La tecnologia impiegata, i nodi costruttivi e le stratigrafie sono propedeutici alla realizzazione di un edifico conforme al protocollo CasaClima classe A, dalle prestazioni energetiche elevate.
Il materiale coibente isola l’intero involucro edilizio senza soluzione di continuità ed è posizionato al di sotto delle platee di fondazione, sul lato esterno dei muri perimetrali come isolamento termico a cappotto ed in copertura.
La struttura portante è in cemento armato, le murature di tamponamento sono realizzate con blocchi di calcestruzzo areato autoclavato, i solai interpiano sono in lastre prefabbricate con elementi di alleggerimento (in polistirolo espanso ed in laterocemento), le coperture a tetto sono in legno ad orditura unica.
Progetto e direzione Lavori: Tips Architects, seguito dagli architetti Marco Venturelli, Paolo Capuano e Andrea Sfogliarini di Crema (Cr).
Il progetto Termotecnica è stato seguito dall’architetto Giuseppe Cabini di Offanengo, (Cr), mentre strutture e cementi armati sono stati seguiti dall’ingegner Monia Malatesta, di Crema.
L’impresa che ha eseguito i lavori è stata l’Impresa Chizzoli Andrea, di Trescore Cremasco (CR).
Il gruppo di distributori in visita all'impianto di Rezzato (Brescia) di Heidelberg Materials
Il gruppo di distributori in visita all’impianto di Rezzato (Brescia) di Heidelberg Materials
Nuovi prodotti, sostenibilità, rebranding, congiuntura dell’edilizia, gestione 4.0 della rivendita: sono stati molti i temi affrontati nella nuova tappa del roadshow di Heidelberg Materials, che assieme a Virginia Gambino Editore ha deciso di far conoscere al mondo della distribuzione la realtà produttiva del gruppo cementiero.
Rivenditori e partecipanti alla tavola rotonda
L’ultimo appuntamento è stato quello di Rezzato (Brescia), dove attorno a un tavolo, e successivamente con una visita all’attiguo impianto di produzione, si è ritrovata un gruppo di rivenditori: Andrea Regio Marassi, responsabile acquisti di Comarte – Gruppo Coesi, Davide Monari, presidente Dec assieme Enrico Adinolfi, direttore generale. E, poi, Daniele Marusi, presidente Edilgroup Gruppo Deus assieme a Genziana Carpena, responsabile acquisti, Stefano Sgarbi, responsabile acquisti di Mondoedile, e Michele Labellottini, titolare di Vida, Gruppo Edilcom.
La presentazione del nuovo Plastocem in anteprima
A fare gli onori di casa, ma soprattutto ad aggiungere contenuti all’incontro e a porre l’accento sui forti investimenti del produttore di cemento per la sostenibilità, il team di Heidelberg Materials con Antonio Finocchiaro, direttore dell’impianto bresciano, Giuseppe Matera sales area manager per il Nord Est insieme a Francesca Proietti, Pierluigi Marini e Maria Grazia Bettuzzi per la direzione commerciale.
Tavola rotonda con i rivenditori all’impianto di Rezzato
La vera novità dell’incontro è stata la presentazione in anteprima di un nuovo prodotto, il Plastocem++ un legante per applicazioni non strutturali, dove il doppio segno più indica la particolare facilità nella lavorazione, che rende anche più veloce la sua applicazione in cantiere.
Un momento dell’incontro di Rezzato
L’incontro è stato anche l’occasione di seguire l’analisi sulla congiuntura del mercato dell’edilizia, focalizzata sul Nord Est, condotta dal coordinatore Centro Studi YouTrade Federico Della Puppa.
Un momento della tavola rotonda a Rezzato con i vertici di Heidelberg Materials e i rivenditori
Alberto Bubbio, professore associato di Economia aziendale e responsabile del corso di Programmazione e controllo presso l’Università Carlo Cattaneo – Liuc, si è invece concentrato sulle strategie necessarie alle imprese della distribuzione nella nuova era del dopo superbonus: le frecce nell’arco dei rivenditori non mancano, specialmente per chi si presenta sul mercato con una taglia maggiore, come gruppi e consorzi.
Una sintesi delle relazioni e degli interventi dei partecipanti sarà pubblicata sul prossimo numero di YouTrade.
Trappola conti pubblici per le imprese
È più dolorosa una mazzata sulla testa improvvisa oppure un colpo equivalente, ma atteso? Il senso comune propende per la prima ipotesi, ma è un errore: il dolore alla testa è esattamente lo stesso e i danni provocati non sono diversi. È quello che è accaduto con la procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia. Si tratta, per chiarire i termini agli euroscontenti, di un procedimento il cui meccanismo è stato approvato e votato anche dal governo italiano e dal suo ministro dell’Economia, giusto pochi mesi fa. Insomma, non è un proditorio attacco dei burocrati di Bruxelles all’Italia, ma la conseguenza della riforma del Patto di stabilità, visto e approvato dallo stesso attuale governo italiano. Premesso questo: è sorprendente che i media abbiano accolto la notizia con un’alzata di spalle. In realtà la procedura d’infrazione impatterà sensibilmente con il portafoglio di privati cittadini e imprese.
La procedura di infrazione
In sintesi, la procedura per deficit eccessivo, che coinvolge anche altri sei Paesi, è stata aperta perché lo Stato spende molto più di quanto incassa. Quanto? nel 2023 il 7,4% in più. Immaginate una qualsiasi impresa che fattura 100 mila euro, ma ne spende 107,4 mila. Quanto potrebbe andare avanti? Se il rosso fosse una tantum, a causa di una recessione improvvisa, una pandemia, un’invasione di cavallette, la perdita potrebbe anche essere assorbita senza drammi. Se, però, si tratta di un deficit ricorrente e se, in più, è registrato mentre non c’è ombra di recessione e l’economia tira, allora è frutto di malafinanza. È il caso dell’Italia. La deviazione dalla retta via (il famoso limite del 3%) non è stata considerata temporanea e limitata, dalla Commissione europea che, secondo, gli impegni (ripetiamo: sottoscritti anche dall’attuale governo) deve tappare la falla.
Le conseguenze
Come? Adottando azioni significative entro sei mesi, a cui segue un percorso di aggiustamento che dura generalmente più tempo, in media tra i tre e i cinque anni. Riassumendo: questo governo e i prossimi si troveranno a dover aggiungere un buco in più nella cintura. Anche perché se l’Italia non si adeguerà sono previste sanzioni che aumentano nel tempo e potrebbero causare anche lo stop ai fondi strutturali o di coesione del bilancio europeo. Se c’è ancora qualche stolto che desidera una Italexit, con relativo fallimento di cittadini e imprese, dato che il debito pubblico mostruoso non sarebbe più sottoscritto dai mercati, farebbe bene a meditare sulla propria capritudine.
Quindi, qual è il costo della procedura d’infrazione per l’Italia? Il governo deve garantire un aggiustamento di almeno lo 0,5% del deficit strutturale all’anno, che equivale a spanne a 10 miliardi. C’è però, un rischio peggiore: che il governo si avvalga in sostanza della possibilità dilatatoria concessa dalla legge Ue. La riforma del Patto di stabilità approvata introduce un periodo di transizione (fino al 2027) in cui l’aggiustamento richiesto deve considerare l’incremento negli interessi che si è avuto nel periodo, nonché la necessità di completare gli investimenti previsti dai Pnrr nazionali. In sostanza, la correzione può essere spalmata su più anni. Perché questa è la soluzione peggiore? Perché invece di mettere a stecchetto il bilancio pubblico per un tempo più breve, lo vincola a spendere meno per più anni, con una dieta che si riverbera sugli investimenti (come quelli appena tagliati per il rischio idrogeologico) e, dunque, su imprese e cittadini per lungo tempo. Meglio ingoiare una pillola amara subito che un cucchiaio di sciroppo tutte le sere.