Qualche tappo di champagne ha solcato l’aria a fine luglio, quando Istat e Eurostat hanno pubblicato i dati relativi allo stato di salute dell’economia italiana ed europea. In effetti, una crescita del Pil dello 0,7% sull’intero 2024 è meglio rispetto a molte previsioni pessimistiche di inizio anno. Ma se il governo (come tutti i governi) è ottimista per obbligo istituzionale, non bisogna nascondere che il bicchiere mezzo pieno è allo stesso tempo mezzo vuoto.
Lavori in cantiere
La buona notizia è che nel secondo trimestre dell’anno l’attività economica ha rallentato, ma senza fermarsi. Anche se non bisogna nascondere che l’Italia cresce molto meno della Spagna e comunque meno della Francia. Ma, con una certa soddisfazione, c’è chi a Roma ha sottolineato come la Germania sia messa peggio, con un misero +0,2% rispetto al primo trimestre. Eppure, la notizia dovrebbe preoccupare: la Germania è il primo partner italiano per le esportazioni, che lo scorso anno hanno raggiunto i 77,5 miliardi. Dunque, se i tedeschi spendono e producono meno, riducono anche gli acquisti e per l’Italia sono guai. Lo sottolinea Confindustria: il Centro studi dell’associazione delle imprese ha lanciato un allarme per il netto calo del fatturato: -1,6% a giugno, in base al Real Time Turnover Index. Diminuzione che segue quella di maggio anche se, considerando i primi sei mesi, la dinamica nel complesso è positiva. Il Centro Studi di Confindustria sottolinea anche che la flessione di giugno è diffusa in tutte le aree, ma più contenuta nel Nordest e al Sud.
A questi dati si devono aggiungere due considerazioni. La prima è che lo 0,7% è stato ottenuto anche grazie alla spesa pubblica, cioè ai cascami del superbonus, che ha fatto sentire ancora il suo effetto nei primi mesi dell’anno, visto che ha attivato nuovi lavori per oltre 20 miliardi di euro. Grazie all’edilizia, insomma, il governo potrebbe alla fine centrare a fine anno l’obiettivo della crescita dell’1%, anche se allo stesso tempo ha provveduto a smontare il meccanismo degli incentivi fiscali. La seconda considerazione, meno esaltante, riguarda l’ossatura dell’economia italiana, che è e resta manifatturiera. Ma proprio le imprese produttrici scontano oggi un forte gap nel costo dell’energia. È un problema che riguarda da vicino anche la filiera dell’edilizia: chimica, materiali edili, ceramica, lavorazioni dei metalli, packaging, cemento, laterizi sono tutte attività energivore. Queste imprese non solo hanno a che fare con l’inevitabile rallentamento dell’edilizia dovuto allo stop dei bonus, ma devono anche fare i conti con un costo dell’elettricità che a giugno era del 42% più alto rispetto alla Germania, del 174% maggiore che in Francia e dell’84% più che in Spagna. Secondo un’analisi, le circa mille fonderie che forniscono metalli industriali, rispetto a un anno fa hanno perso un decimo del fatturato. In compenso, il Pil è spinto dal turismo e dai servizi. Ma i turisti, come insegna la storia, vanno e vengono secondo mode, disponibilità e congiunture, senza contare le tensioni internazionali. Insomma, le buona notizie squillate sui giornali non devono far dimenticare le zone d’ombra dell’economia: l’ottimismo cieco può essere più pericoloso dell’endemico pessimismo.
Non ci sono solo i produttori di isolanti a registrare un rallentamento del business provocato dallo stop al superbonus. Anche la domanda di ponteggi fa i conti con l’addio all’incentivo.
Secondo i dati di Unicmi, il settore aveva un valore stimato di 200 milioni in termini di produzione nel 2019, cifra arrivata a triplicare oltre quota 600 milioni nel 2022.
Il settore vive un pesante downgrade: se non è l’inferno, è almeno un amaro purgatorio. I produttori lamentano una precipitosa discesa degli ordini di circa un terzo rispetto agli anni passati. Il noleggio di ponteggi soffre meno rispetto alla domanda di acquisto, ma la previsione riduce le aspettative per l’anno in corso al livello del 2019, prima del boom dettato dal superbonus.
Non è crisi, ma un pesante stop sì. Per venditori e noleggiatori di ponteggi la speranza sono adesso le opere legate al Pnrr, ma solo in parte, perché i lavori (quelli che non sono stati cancellati dalla revisione del governo) non prevedono molte opere di riqualificazione, anche se abbondano quelli legati alle infrastrutture.
Certo, all’orizzonte c’è la direttiva europea Case green, che potrebbe ridare impulso ai lavori sulle facciate legate alla coibentazione degli edifici.
Il nuovo Parlamento europeo e la rinnovata Commissione Ue possono però ripudiare quanto già deciso, semplicemente spostando in avanti i termini entro cui rendere meno energivori gli edifici in classe G.
In aggiunta, c’è un altro problema che interessa la categoria: l’evoluzione degli aspetti normativi che, secondo gli operatori, lasciano le aziende nell’incertezza.
Il problema è la gestione delle autorizzazioni ministeriali per i ponteggi, che è gestita dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Il dicastero è da anni condizionato da carenze organizzative e da una confusione tecnico normativa.
Ci vuole una nuova edizione della norma tecnica, ma i tempi si allungano e la revisione del testo non arriva.
Secondo Unicmi, è necessaria una modifica del decreto in vigore per introdurre un sistema di enti terzi accreditati che possano rendere i percorsi delle imprese più certi e rapidi. Ed è anche da migliorare il numero di laboratori di prova, oggi inadeguato.
Un nuovo e importante passo in avanti lungo la strada tracciata dai binari della sostenibilità e del risparmio energetico per RDZ, colonna portante in Italia nei sistemi radianti di riscaldamento e raffrescamento, in continuità con il solco tracciato da importanti scelte normative, politiche ed economiche promosse dall’Unione Europea per la lotta al cambiamento climatico.
In un momento storico in cui il riscaldamento globale si configura come una realtà di fatto, il comfort estivo all’interno delle abitazioni diventa sempre più un elemento imprescindibile.
RDZ, da anni, propone l’utilizzo degli impianti di raffrescamento radiante per i noti vantaggi in termini di comfort, silenziosità, salubrità degli spazi e risparmio energetico.
La novità di RDZ
Proprio in questo contesto si inserisce una delle ultime novità di RDZ: l’abbinamento di un collaudato deumidificatore a parete, il modello RNW, conosciuto per le sue eccellenti prestazioni, con un nuovo gas ecologico che ha un impatto ambientale nullo.
L’R290 è un refrigerante naturale negli ultimi tempi al centro dell’interesse dei player del settore, anche in risposta alle nuove sfide imposte dall’accelerato phase-down degli HFC e sulle sostanze dannose per l’ozono (ODS). Il gas R290 ha un GWP (Global Warming Potential) pari a 0, confermandosi come reale scelta ecologica.
I deumidificatori della serie RNW sono unità per la deumidificazione estiva pensati per l’abbinamento con gli impianti radianti di raffrescamento a pavimento o a soffitto, progettati per offrire un funzionamento corretto e ottimale dell’intero impianto. Previsti per l’installazione verticale a parete o canalizzabile orizzontale a controsoffitto, sono specifici per il settore residenziale e disponibili in diverse taglie per soddisfare le necessità di ambienti di molteplici dimensioni.
RNW 200P
RNW 200 P è un’unità di deumidificazione per installazione a parete, a incasso o da esterno in base agli accessori, composta da circuito frigo, ventilatore centrifugo e batterie di pre e post trattamento da alimentare con acqua refrigerata.
Caratterizzato da una portata d’aria pari a 200 m³/h e una portata acqua a 15 °C di 240 l/h, ha una capacità di deumidificazione di 24 l/g (26 °C UR 65%). Gemellare in termini di dimensioni, prestazioni e accessori è RNW 200 PI, l’unità di deumidificazione a parete con una integrazione estiva pari a 860 W.
L’impiego del nuovo gas R290 in sostituzione del R134a, per questi due modelli della gamma RDZ, rappresenta un ulteriore passo avanti nel combinare efficienza energetica e sostenibilità ambientale, fornendo soluzioni avanzate che rispondono alle sfide climatiche attuali e future.
Con l’introduzione di questa innovazione, RDZ continua a porsi all’avanguardia nel settore, offrendo prodotti che non solo migliorano il comfort abitativo ma contribuiscono anche a un futuro più sostenibile.
LG Electronics (LG) annuncia l’arrivo sul mercato italiano dei nuovi modelli di LG ArtCool Gallery, il climatizzatore con design personalizzabile che combina perfettamente stile e prestazioni.
Disponibile su LG Online Shop e presso l’ampia rete di installatori e distributori partner di LG, il nuovo climatizzatore LG debutta in Italia dopo la sua presentazione in anteprima in occasione di Mostra Convegno Expocomfort (Mce) di marzo 2024.
Concept personalizzato
Il nuovo LG ArtCool Gallery rinnova il concept di personalizzazione su cui si basava anche il suo predecessore: come il modello precedente, può essere utilizzato come elemento di arredo grazie al pannello frontale in cui è possibile inserire la propria immagine o fotografia preferita; quest’anno LG ha portato ancora oltre questo concetto, introducendo anche un modello dotato di schermo Lcd da 27 pollici.
Schermo Full Hd
Il luminoso schermo Full HD, racchiuso da una cornice semplice e raffinata, trasforma il climatizzatore in una vera e propria opera d’arte.
Grazie all’integrazione con l’app LG ThinQ, l’utente può personalizzare il contenuto visualizzato sullo schermo, scegliendo da una galleria di 55 immagini, sfondi e opere d’arte rinomate, oppure può selezionare fino a 20 foto sul proprio smartphone per vederle comparire sullo schermo Lcd. Quando non utilizzato per la riproduzione di foto o video, il display offre una comoda dashboard con informazioni utili come il meteo, l’orario e la gestione delle impostazioni del dispositivo come la modalità operativa, la temperatura e livello di umidità in ambiente e il monitoraggio dei consumi energetici.
Inoltre la funzione Screen Mirroring permette di condividere lo schermo dello smartphone sul display del condizionatore per vedere i propri contenuti preferiti. Il climatizzatore integra inoltre due altoparlanti da 5W che, attraverso l’app LG ThinQ, possono riprodurre i propri brani preferiti trasformando il mood di ogni stanza della casa con un semplice tap.
Prestazioni eccellenti
Oltre a integrarsi perfettamente con l’arredo di tutta la casa, LG Articolo Gallery offre le prestazioni eccellenti che hanno rese celebre LG nel campo della climatizzazione. Il nuovo climatizzatore è infatti dotato dell’avanzato compressore DUAL Inverter, garantito 10 anni, che garantisce silenziosità ed efficienza energetica, tanto che può ridurre il consumo di energia rispetto ai condizionatori residenziali convenzionali.
La sua forma quadrata permette a LG ArtCool Gallery di distribuire il flusso d’aria in 3 direzioni – ai lati e nella parte inferiore – per offrire una brezza uniforme e rinfrescante in ogni angolo della stanza; i deflettori nascosti sui lati evitano inoltre sgradevoli getti d’aria indiretti.
Auto Clean+
La funzione Auto Clean+ asciuga automaticamente l’umidità all’interno del condizionatore, dopo il suo funzionamento, per verificare che sia sempre pulito mentre la funzione Freeze Cleaning permette di ridurre i contaminanti ripetendo il processo di congelamento, scongelamento e asciugatura dello scambiatore di calore all’interno dell’elettrodomestico per rimuovere batteri, polvere e detriti che possono causare odori sgradevoli.
«LG ARTCOOL Gallery è una vera novità nel mondo della climatizzazione grazie alla sua capacità di coniugare innovazione e stile: da un lato integra le nostre tecnologie più evolute per il comfort climatico; dall’altro trasforma gli ambienti in spazi accoglienti e personalizzabili», ha dichiarato Gianluca Figini, Air Solution Sales Director di LG Electronics Italia.
È un bilancio positivo quello dei primi sei mesi del 2024 per il Gruppo BigMat, come emerso dall’assemblea annuale che a giugno ha riunito i suoi 157 soci. Tra di loro anche quattro nuove aziende entrate nella prima metà del 2024 all’interno della compagine BigMat che oggi conta 242 rivendite in 19 regioni.
Ad accumunare questi imprenditori, la scelta di entrare in BigMat aderendo a un progetto imprenditoriale che sostiene e sollecita tutte le corde strategiche di un’azienda: politica commerciale, comunicazione e marketing, formazione, realizzazione di nuovi format, strategia di sviluppo del mercato, sempre mantenendo la propria indipendenza imprenditoriale e beneficiando della forza del Gruppo a livello nazionale ma anche internazionale.
Perché l’imprenditore sceglie BigMat
«L’imprenditore sceglie BigMat e BigMat sceglie imprenditori lungimiranti e dall’approccio consortile, che sanno stare in Gruppo e che fondano la loro attività su serietà aziendale e commerciale potendo contare su un fatturato e un contesto aziendale sano – sottolinea Matteo Camillini, direttore BigMat Italia e International – Aziende che sono punti di riferimento per il territorio o hanno le potenzialità per esserlo grazie anche al nostro supporto. Non conta la dimensione del network, che è fine a sé stessa, ma piuttosto la qualità della rete».
Le new entry
Condivisione, spirito di Gruppo e imprenditorialità innovativa sono le caratteristiche delle quattro new entry nel Gruppo: Lana Edilizia in Piemonte, Ecos e Amore Legnami nel Lazio e Lapis in Umbria.
BigMat Lana Edilizia
In Piemonte si trova BigMat Lana Edilizia di Piedimulera (VB): azienda storica ma dallo spirito giovane che nel 2024 è entrata a far parte di BigMat. Sono, infatti, trascorsi oltre 60 anni da quando Armando Lana avviò una produzione di piastrelle e poi negli anni ‘70 la rivendita di materiale edile.
Guidata fino al 2012 da Marco Lana, figlio di Armando, e oggi interamente gestita dal nipote Emanuele, l’attività è giunta alla terza generazione ed è un punto di riferimento per la provincia Verbano Cusio Ossola.
Con un fatturato di 2,2 milioni di euro nel 2023, BigMat Lana Edilizia è cresciuta nel tempo: «Il nostro target è composto per il 90% da professionisti e imprese, il core business è l’edilizia pesante ma per il futuro pensiamo a un ulteriore sviluppo dell’offerta» spiega Emanuele Lana.
BigMat Lana Edilizia
Il punto vendita si estende su 5mila mq di piazzale, 800 mq di capannone e altri 120 mq di esposizione e uffici; dove si trovano materiali per l’edilizia, in particolare per le coperture, utensileria, attrezzature da cantiere, ferramenta e idraulica ma anche pavimenti per esterni, rivestimenti e arredi da giardino.Lo staff è composto da sette persone che si occupano di consulenza tecnica pre e post-vendita e consegna.
L’anima consortile di BigMat e il confronto con gli altri soci sono stati per Lana Edilizia una piacevole conferma: «Il rapporto con gli altri soci è uno dei plus che sto più apprezzando, è un piacere poter dialogare con altre realtà imprenditoriali, anche più grandi, e scambiarsi opinioni e consigli. Dal confronto nascono progettualità interessanti, un legame sano e costruttivo tra imprese che scelgono di condividere obiettivi e strategie».
BigMat Ecos
Si trova a Formello, accanto al Parco Naturale di Veio, zona Roma Nord, il punto vendita di BigMat Ecos: un’azienda ad alta percentuale di giovani e piena di entusiasmo che ha scelto BigMat per consolidare la posizione nella distribuzione edile e continuare a crescere.
Guidata da Manuel Fabrizi, Domenico Disabato e Andrea Tedeschi BigMat Ecos oggi raggiunge i 4,5 milioni di fatturato ed è uno dei punti di riferimento per la zona di Roma Nord e limitrofe.
BigMat Ecos
Nel negozio di 800 mq coperti e 12mila mq esterni, si trovano oltre 10mila prodotti tra materiali edili, termoidraulici, elettrici, ferramenta e colore. «I nostri clienti sono per il 70% imprese e per il 5% professionisti e artigiani a cui si aggiunge anche un 25% di privati», spiega Fabrizi.
Sono 12 i dipendenti che si occupano di consulenza tecnica pre e post-vendita e consegna dei materiali. Tra i servizi aggiuntivi anche lo smaltimento dei rifiuti da cantiere in sinergia con la società ecologica di loro proprietà, attiva dal 1998. L’obiettivo è strutturare l’attività e specializzarsi, per farlo ha scelto il supporto del Gruppo: «Ci è piaciuta subito la struttura consortile di alto livello, i servizi, la proattività, le iniziative e il confronto con altri soci ma anche la notorietà dell’insegna e la possibilità di accedere a convenzioni con nuovi partner per specializzarci nel ramo dell’edilizia».
Nell’immediato futuro BigMat Ecos vede proseguire la sua crescita grazie anche a nuove risorse da inserire nello staff e all’implementazione di nuovi format come BigRent per il noleggio professionale.
BigMat Amore Legnami
A circa 50 km di distanza e vicino alla costa, si trova BigMat Amore Legnami, realtà specializzata nel legno che ha scelto BigMat per sviluppare il business dell’edilizia.
«I tuoi progetti… la nostra passione!» è il motto dell’azienda che da 40 anni è un punto di riferimento nella zona di Acilia – Dragona (RM).
Oggi guidato dai fratelli Anna e Roberto Amore, il punto vendita comprende la falegnameria, la zona di vendita coperta da 3mila mq e lo showroom di 2mila mq dove si trovano prodotti per costruire e ristrutturare. Il core business di BigMat Amore Legnami è il settore del legno e dell’arredo, da interno ed esterno e su misura, ma nel tempo ha sviluppato anche altri comparti: edilizia pesante, ferramenta, idraulica ed elettricità, porte e finestre, scale da interno, parquet e laminati, finiture, arredobagno, pavimenti, rivestimenti e termoarredi.
BigMat Amore Legnami
Sono circa 50 i membri dello staff che si occupano di supportare i clienti: l’assistenza pre e post-vendita è affiancata da un servizio di progettazione grazie alla presenza nel team di un architetto, un ingegnere e un geometra.
«Vogliamo ampliare ulteriormente il ramo edile dell’azienda e per farlo ci siamo affidati a BigMat che può offrirci una struttura centrale e un’organizzazione solida per essere ancora più competitivi nel mercato dell’edilizia e intercettare nuovi clienti, restando fedeli alla nostra essenza», spiega la titolare Anna Amore.
BigMat Lapis
Infine, nel territorio eugubino-gualdese opera BigMat Lapis: realtà giovane della fascia appenninica ma con alle spalle una consolidata expertise. Nata nel 2020 dall’intraprendenza di quattro fondatori (Gianluca Ranghiasci, Andrea Cappannelli, Mirko Marchi e Matteo Casagrande) e con un fatturato in crescita (+15%), l’azienda sceglie di fare un passo avanti per aumentare visibilità e specializzazione. Nei 5.000 mq totali del punto vendita a Fossato di Vico (PG), a pochi minuti da Gubbio e da Gualdo Tadino, imprese edili, artigiani, professionisti dell’edilizia ma anche architetti, interior designer e privati trovano tutto il necessario per i loro progetti.
BigMat Lapis
Nella rivendita edile è disponibile un’ampia selezione di materiali edili, ferramenta e colore, mentre nell’adiacente showroom si trovano le finiture per gli interni.
«Il nostro obiettivo è confermarci nel mercato dell’edilizia, dell’arredamento e dell’arredobagno. Associarci a BigMat va in questa direzione, vogliamo sostenere lo sviluppo del nostro business grazie ai servizi offerti dal Gruppo, alla formazione, alla forza del brand, alla selezione di partner e marchi e agli interessanti accordi commerciali», raccontano i fondatori.
Il team di otto persone si occupa di consulenza pre e post-vendita, sopralluogo e progettazione, posa e montaggio.
Tecnomat si propone come partner ideale per la realizzazione di un ambiente bagno completo, offrendo una vasta gamma di soluzioni che coniugano estetica, funzionalità e innovazione. Oltre 4mila prodotti tecnici certificati e di design, delle migliori marche a prezzi meno cari, per trasformare il bagno in un’oasi di benessere.
Dai pavimenti e dai rivestimenti in gres porcellanato fino alla fornitura di sanitari, vasche, chiusure e piatti doccia e accessori, Tecnomat è il partner ideale e il punto di riferimento nel mondo dei materiali tecnici per piccoli e grandi cantieri.
L’azienda vanta un’ampia selezione di soluzioni dal design ricercato e moderno, in grado di adattarsi a qualsiasi stile e metratura.
Dai mobili sospesi alle vasche freestanding, dai sanitari di design e con sistemi di scarico idrici efficienti, ai box doccia eleganti con riduttori di flusso, che permettono di ridurre significativamente i consumi di acqua ed energia, ogni punto vendita offre, in un unico luogo, un’ampia gamma di soluzioni complete e in pronta consegna, per creare un bagno che sia allo stesso tempo esteticamente appagante, altamente funzionale e rispettoso dell’ambiente.
Tecnomat mette a disposizione dei propri clienti un team di esperti qualificati in grado di fornire una consulenza personalizzata per la scelta dei prodotti più adatti. L’azienda offre inoltre un servizio di progettazione e assistenza post-vendita per garantire un’esperienza unica.
Pavimenti e rivestimenti:
Squere: una collezione di pavimenti in gres porcellanato in quattro tonalità – Greige, Grey, Dark e White – che si distingue per il suo design elegante e moderno, perfetto per ambienti sia classici che contemporanei.
Wolf: una serie di pavimenti in gres porcellanato effetto legno, disponibile nelle varianti Grey e White, che dona calore e naturalezza all’ambiente bagno.
Elite: una linea di pavimenti in gres porcellanato di grande formato, disponibile nei colori Cold e Black, che si caratterizza per la sua resistenza e raffinatezza.
Tecnomat | Pavimenti in gres
Sanitari:
Giulietta: una linea di sanitari sospesi dal design essenziale e moderno, che comprende vaso, bidet e copriwater.
Lara: una serie di sanitari filo muro, dotati di tecnologia senza brida per un maggiore igiene, che include vaso, bidet e copriwater.
Tecnomat | La vasta gamma di sanitari
Docce e vasche:
Nature: un piatto doccia in ceramica rettangolare dalle linee semplici e moderne, disponibile in diverse misure.
Venus: una cabina doccia completa di porta e pannello fisso, realizzata in cristallo temperato da 6 mm, che garantisce sicurezza e comfort.
Vittoria: una vasca da bagno freestanding in acrilico dalle forme morbide e avvolgenti, perfetta per creare un’atmosfera rilassante.
Visita all'impianto Heidelberg Materials di Castrovillari (Cosenza)
Le dinamiche dell’edilizia al Sud, un percorso verso la decarbonizzazione dell’industria del cemento, le opportunità per la distribuzione edile: Heidelberg Materials, con la collaborazione di YouTrade, ha deciso di affrontare questi temi in un roadshow che tocca i siti produttivi italiani del gruppo. Un’occasione per comprendere e migliorare il rapporto tra produttore e distributore, ma anche un’opportunità per aggiornare le competenze e la propria crescita professionale. Ed è quanto avvenuto a Castrovillari, vicino a Cosenza, dove sorge un impianto del gruppo (che in Italia ha rilevato lo storico brand Italcementi). Attorno a un tavolo si sono trovati, Massimo De Tomaso, Plant production coordinator dell’impianto Heidelberg Materials a Castrovillari con i colleghi Francesca Proietti, Michele Vassallo, Luigi Esposito e Vincenzo Gallo della direzione commerciale assieme a un panel di distributori locali composto da Massimo D’Ingianna, titolare Edilgarden di Castrovillari; Massimo Fontana, titolare di Fontana – Gruppo Made a Cetrara (Cosenza); Rocco Alfano, ad di BigMat Alfano ad Amantea (Cosenza); Massimiliano Margiotta, presidente Consorzio Rivass di Catanzaro; Paolo Coschignano, titolare di Crt di Corigliano (Cosenza), Virginia Gambino, editore di YouTrade, e Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi della rivista leader per la distribuzione edile.
Visita all’impianto Heidelberg Materials di Castrovillari (Cosenza)
Numeri e proposte
L’evento è stato denso di numeri, prospettive, previsioni dell’edilizia, ma anche un’opportunità per un aggiornamento sulla politica di investimenti di Heidelberg Materials, che sta spingendo verso la sostenibilità dei propri impianti produttivi e dei propri prodotti. Il confronto è risultato utile e il roadshow di Heidelberg Materials con i distributori proseguirà con altre tappe in Sicilia, Lombardia, Sardegna e Lazio. Obiettivo: dare voce alle rivendite insomma, cercare strategie comuni, capire come trasmettere al cliente il valore aggiunto di Heidelberg Materials, presentando i prodotti sempre più sostenibili. Ma questo traguardo convince i rivenditori e, soprattutto, il cliente finale? Secondo i presenti alla tavola rotonda, ci sarebbero azioni da mettere in atto e la prima è proprio iniziare a fare una formazione diffusa. Guidati dalla moderazione di Virginia Gambino, i rivenditori presenti a Castrovillari hanno parlato con chiarezza e sincerità ai rappresentanti del colosso della produzione di cemento: il valore aggiunto viene percepito, ma bisogna insistere a livello di conoscenza e di formazione culturale.
La relazione di Federico Della Puppa
Investimenti e impegno
La sostenibilità non è solo di uno slogan, ma di un impegno concreto che si è tradotto con investimenti miliardari, studi e ricerche di ore, giorni, settimane e anni, per cambiare rotta, per essere diversi e compatibili con l’ambiente. Un’esigenza sociale che il colosso del cemento ha ben compreso. L’obiettivo di Heidelberg Materials è ambizioso: dopo il rebranding, il traguardo è diventare carbon neutral entro il 2050. La gamma dei prodotti e dei servizi di Heidelberg Materials si sta evolvendo per guidare la trasformazione del settore. Il nuovo marchio, rappresentativo, incisivo e globale, vuole dare un volto e un punto di riferimento a questo cambiamento radicale.
La struttura industriale dell’azienda in Italia è formata da dieci impianti per la produzione del cemento. Quattro, invece, sono i centri di macinazione (tra cui Castrovillari) e oltre 120 gli impianti di produzione di calcestruzzo in grado di servire i clienti sull’intero territorio nazionale.
Il management di Heidelberg Materials presente all’incontro
Le tappe
Questo, però, è solo l’inizio. «L’industria del cemento è chiamata a investimenti enormi per raggiungere nei prossimi anni la neutralità carbonica dei propri processi produttivi. Un obiettivo che richiede di sviluppare e adottare tecnologie pionieristiche come la Carbon Capture and Storage (Ccs) o Carbon Capture and Utilization (Ccus), che catturano la Co2 prodotta negli impianti per stoccarla a grandi profondità, oppure per riutilizzarla mettendola a disposizione di altri processi industriali», spiega Michele Vassallo, Sales Area Manager Sicily and Calabria. «Tali soluzioni richiedono capacità e investimenti importanti che l’azienda ha già messo in campo: Heidelberg Materials ha annunciato target chiari e ambiziosi in merito, come il dimezzamento delle proprie emissioni di Co2 entro il 2030 e il raggiungimento dell’obiettivo net-zero entro il 2050. Questa rivoluzione riguarda i processi, ma anche gli stessi prodotti e servizi: saranno sviluppati e realizzati sempre più materiali che innoveranno radicalmente il cemento, imprimendo a questa risorsa il più grande cambiamento dell’ultimo secolo e mezzo. Grazie all’utilizzo di risorse provenienti dall’economia circolare e alle innovazioni di processo si avranno infatti prodotti carbon neutral: di qui la scelta di andare oltre la parola cemento. Oggi l’impronta carbonica dell’azienda è di 750 chili ogni tonnellata, entro il 2030 dobbiamo arrivare alla metà. E farlo solo con prodotti sostenibili. Il sito produttivo di Castrovillari è uno dei siti più all’avanguardia in materia: il 30% del prodotto è consegnato in sacco, nonostante non abbia al suo interno un ciclo di produzione completo è una base solida dove si svolgono incontri e riunioni strategiche, rifornisce rivendite di tutto il Sud, con particolare attenzione ai prodotti speciali per Campania e Sicilia. I cementi sono in sacchi, speciali e alla loppa, dove riusciamo ad arrivare sotto al 50% del clinker emesso in atmosfera. E anche qua si promuove, ovviamente, il nostro ultimo nato: evo0. Non solo parole, soprattutto fatti».
Tavola rotonda a Castrovillari
Il sostegno ai rivenditori e l’innovazione sono palpabili. Lo ha testimoniato Luigi Esposito, Eco.Build Sales Manager Aree Sud e Sicilia Calabria, che ha illustrato il prodotto i.idro Drain e i.build, business unit per pavimentazioni n calcestruzzo. «Una gamma di soluzioni per ogni tipologia di pavimentazione a cui si aggiunge un nuovo approccio: dalla collaborazione nella fase progettuale alla scelta dei materiali, dalla finitura superficiale sino alla posa in opera in cantiere. Il calcestruzzo rappresenta il materiale ideale per realizzare una vastissima gamma di pavimentazioni. Resistenza alla compressione, resistenza all’usura, lavorabilità, durabilità, possibilità di lavorazioni superficiali sono solo alcune delle proprietà che ne consentono l’impiego in pavimentazioni con differente destinazione d’uso: industriali, estetiche, architettoniche e molto altro. Pavimentazioni ben progettate e realizzate hanno una lunga vita utile e con bassi costi di gestione. Le pavimentazioni in calcestruzzo, inoltre, essendo per loro natura chiare, hanno una maggiore luminanza rispetto all’asfalto dunque, soprattutto in ambiente urbano, consentono di ridurre le spese di illuminazione sia per i costi di installazione (meni punti luce) sia per i costi di gestione (lampade meno potenti). Soprattutto nelle grandi città questa scelta comporterebbe in poco tempo significativi risparmi”. Fra questi anche i.idro Drain, un’innovativa formulazione di calcestruzzo per pavimentazioni continue con un’altissima capacità drenante. Un’accurata selezione degli aggregati e l’azione del legante cementizio gli permettono di raggiungere una capacità drenante 100 volte superiore a quella di un normale terreno», specifica Esposito.
Interventi dei distributori alla tavola rotonda di Heidelberg Materials
L’opinione dei rivenditori
«Vogliamo dare voce al cliente, la sua opinione è fondamentale e influente: la tavola rotonda itinerante è il posto giusto per avere un momento di confronto in questa fase, di rebranding e investimenti in materia di sostenibilità», ha aggiunto Francesca Proietti. «La visita in questo stabilimento, la spiegazione sul ciclo produttivo e il dialogo ci hanno resi ancora più consapevoli dell’impregno di Heidelberg Materials nell’investire sulla sostenibilità e sulla sicurezza del prodotto. Un enorme valore aggiunto che permette di distinguersi nella filiera, e che noi dobbiamo trasferire ai nostri clienti: abbiamo bisogno di far conoscere loro il funzionamento della catena produttiva, far toccare con mano una realtà che sul territorio nazionale è un fiore all’occhiello», è stata, in sintesi, l’opinione di Margiotta, Fontana, Alfano e D’Ingianna. «Siamo influenti sulla scelta d’acquisto dei nostri clienti: spieghiamo loro che cementi e calce Heidelberg Materials sono una garanzia, esaltiamo la qualità, la resistenza, la durabilità del prodotto, sottolineiamo le caratteristiche eccezionali di quello che vendiamo loro. Ma si può fare di più, per questo chiediamo aiuto per arrivare dove non riusciamo. Abbiamo percepito la necessità di dover essere più performanti nell’imprimere a fondo il messaggio: per esempio, facendo conoscere l’impianto di Castrovillari anche fuori dai confini. È vero che il sito è molto all’avanguardia, e tutti lo conoscono in Calabria, ma è necessario sottolineare anche fuori dai confini l’importanza di avere questo presidio, per diffondere le potenzialità», è il messaggio arrivato dai rivenditori.
L’impianto cementiero di Castrovillari (Cosenza)
Ci vuole supporto
«Abbiamo bisogno di corsi di formazione, non solo con i clienti, ma anche con i diretti operatori, concentrati sulla pratica: come trattare i prodotti nel concreto e quali vantaggi trarne. Per esempio, sarebbe utile per il Plastocem: chi già utilizza questo prodotto non lo cambia, ma chi non lo conosce dovrebbe provare nel concreto l’applicazione. Anche gli open day negli impianti possono essere d’appeal: nei luoghi dedicati alla produzione si spiega la sicurezza e la valenza di ciò che si acquista La nostra funzione è quella di spingere i prodotti, ma avremmo bisogno di più supporto», hanno sottolineato all’unisono Margiotta, Fontana, Alfano e D’Ingianna. «Tuttavia, spiegare perché conviene acquistare questi prodotti al posto di altri è difficile, la questione della sostenibilità e delle linee dedicate è stata presa in considerazione, ma bisogna ancora lavorare per rendere il concetto affermato, bisogna insistere molto di più». Esigenze che sono state recepite dai rappresentanti Heidelberg Materials, in prima persona da Francesca Proietti: «Sensibilizzazione, digital marketing e formule che trasmettano il valore: si può fare», ha commentato la manager.
La nuova edizione de I Bilanci delle Costruzioni supera un nuovo limite e offre uno sguardo senza veli sull’attività delle imprese che operano nella filiera dell’edilizia (1.011 nella distribuzione).
La filiera delle costruzioni, ma anche della gestione degli immobili, della progettazione e, soprattutto, il mondo della distribuzione di materiali edili: quest’anno l’annuale pubblicazione I Bilanci delle Costruzioni realizzata da Virginia Gambino Editore ha superato ogni limite.
Non esiste sul mercato una analisi così approfondita, ampia, rigorosa. Basti dire che l’edizione di quest’anno tocca il record di 2.975 bilanci analizzati.
Non solo: il Centro Stuti YouTrade ha deciso di mettere a confronto i risultati nell’arco di tre anni. Uno sforzo titanico: il numero di imprese analizzate è passato dai 1.406 bilanci del 2019 ai quasi 3 mila della nuova edizione.
Ovviamente l’aumento delle imprese passate ai raggi X comporta anche un incremento del giro d’affari complessivo. Questa edizione, relativa ai bilanci del 2022, gli ultimi disponibili, presenta un insieme di aziende che sommano 139,1 miliardi di euro.
Più fatturato
Se si considera la crescita del campo di osservazione rispetto all’edizione dello scorso anno, l’incremento in termini di fatturato e di imprese è rispettivamente del 34,3% per le aziende e del 36,8% del giro d’affari. Complessivamente sono state aggiunte 761 società.
Il settore che ha avuto il maggiore incremento in termini numerici è quello della progettazione, con 394 aziende in più rispetto all’edizione precedente (con questa edizione salite a 657, mentre erano 190 nel 2020), per un giro d’affari complessivo di oltre 20,3 miliardi di euro.
Sotto la voce società di progettazione sono riuniti general contractor, studi di architettura e ingegneria. Segue, poi, l’ambito della gestione immobiliare, con 170 nuove aziende analizzate, oltre a quelle già presenti lo scorso anno, per un totale di 262 imprese con un giro d’affari di quasi 2,3 miliardi di euro. Ma la parte del leone la fa il mondo della distribuzione, con 1.011 bilanci analizzati.
I settori monitorati
Si è ampliato anche il campo delle aziende monitorate nei settori delle costruzioni e, per la prima volta, ci sono anche le società che operano nei servizi per i condomini, oltre a quelli dell’ingegneria e dell’architettura, della produzione, con riferimento a 24 categorie produttive (una in più rispetto allo scorso anno). Ogni settore presenta tabelle precedute da un’analisi ragionata dell’andamento del comparto.
Conti senza segreti
Il quadro che scaturisce da questa maxi pubblicazione di 450 pagine, da tenere sulla scrivania come utile strumento di lavoro, è un settore che ha vissuto tre anni forse irripetibili.
Ma questa considerazione, nota, è resa più interessante dall’approfondimento sulle singole aziende coinvolte nell’indagine. Perché il grande banchetto dei superbonus non ha soddisfatto tutti allo stesso modo.
L’analisi non solo dei fatturati, ma anche degli aspetti finanziari delle imprese, come la redditività e il rapporto con la liquidità, offrono uno sguardo senza veli a quelle che sono le realtà sociali. I Bilanci delle Costruzioni è disponibile per gli abbonati e, data la mole della pubblicazione, è spedito separatamente dalla rivista YouTrade.
A incasso o a vista, compatti o extra-large, essenziali o accessoriati: l’universo dei sistemi doccia è vasto e variegato e per scegliere quello che più si addice alle proprie esigenze bisogna stabilire delle priorità. Secondo una recente indagine condotta da Opinion in cinque paesi europei per conto di Grohe, brand leader globale nel settore idrotermosanitario, la qualità mette tutti d’accordo, attestandosi come primo criterio di scelta.
In linea con la media europea, dallo studio emerge infatti che il 73% degli italiani la mette al primo posto,seguitadal prezzo (60%) e dalle funzioni(55%). Le differenze rispetto al resto degli altri paesi arrivano scendendo dal podio. Se nella classifica europea design e sostenibilità conquistano ex equo il quarto posto con il 31% delle preferenze, per gli italiani l’estetica vince sulla sostenibilità, rispettivamente con il 34% e il 28% delle scelte.
Comunque sia, la ricerca del sistema doccia perfetto può essere impegnativa. Per orientarsi nell’ampia gamma di design e caratteristiche disponibili, Grohe offre tre semplici consigli per la scelta del sistema doccia ideale.
I consigli
Stabilire un budget
Prima di iniziare qualsiasi progetto di rinnovamento della zona doccia, è fondamentale stabilire un budget realistico. Da considerare ci sono non solo il costo del sistema doccia stesso ma anche le spese accessorie come l’installazione, la manodopera e gli eventuali lavori di preparazione necessari.
Tutti vogliamo una soluzione duratura a un prezzo accettabile. Per farlo è necessario valutare il rapporto qualità-prezzo considerando la durabilità, la facilità di manutenzione e la garanzia del prodotto.
Stile
Il sistema doccia deve essere coerente con il resto del bagno per ottenere un look uniforme e coordinato.
Contemporaneo o classico, minimal o glamour, cromo o colorato: per non sbagliare e semplificare la scelta, sono da preferire soluzioni all-in-one già perfettamente abbinate nella forma e nelle funzioni.
Funzioni
Che si voglia creare un’oasi di benessere, un’area pratica ed efficiente o un angolo sostenibile, la scelta delle funzioni è fondamentale per dare forma all’esperienza doccia ideale.
Si può pensare a soffioni e manopole doccia multi-getto per il massimo del comfort, o funzioni smart che rendano il momento sotto la doccia più semplice e pratico o a tecnologie a risparmio idrico per ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare le spese.
Oltre a scegliere il sistema doccia giusto con questi tre consigli, è importante considerare le dimensioni e la disposizione del bagno.
Paolo D'Agostino, Direttore vendite di Martoni Spa
Paolo D’agostino | Direttore vendite di Martoni Spa
«Investire nello sviluppo delle competenze è un elemento fondamentale per la crescita dei giovani talenti in azienda: chi ricopre ruoli dirigenziali ha la responsabilità, ma anche il privilegio, di guidare questo processo. Anche perché non farlo significa privarsi della possibilità di costruire un futuro solido per l’impresa e le conseguenze di questa scelta si manifestano chiaramente quando arriva il momento del ricambio generazionale, sia a livello di proprietà che di gestione», spiega convinto Paolo D’Agostino, direttore vendite di Martoni Spa, azienda specializzata nella produzione di tubi e raccordi in plastica per l’edilizia. «Recentemente a un convegno è stato chiesto ai presenti di indicare un’attività particolarmente positiva e gratificante e solo in due non abbiamo avuto dubbi: la formazione».
L’aggiornamento professionale nella vostra realtà in quali ambiti viene svolto? Le tecniche di vendita sono al primo posto?
Certamente, anche se come azienda produttrice la vera sfida è a un livello superiore e abbraccia quella della sostenibilità. Che significa comprendere quali nuovi articoli progettare e quali invece modificare per soddisfare le esigenze del mercato, ma sempre in armonia con l’ambiente.
Il tema fondamentale è limitare l’uso di materie prime a favore di quelle rigenerate e per farlo la tecnica è indispensabile. Questo si riflette in tutto il processo, dalla produzione, appunto, dall’impiego d’energia, fino alla gestione del territorio, inteso come suolo e aria, per lo smaltimento.
L’Europa è povera di materie prime, ma ricca di prodotti trasformati, basta recuperare tutto quello che è stato introdotto nel settore delle costruzioni e rigenerarlo. Quindi, anche spiegare questi concetti all’esterno significa fare formazione.
A che cosa si riferisce?
Nel nostro caso l’aggiornamento professionale viene svolto in primo luogo con i progettisti e gli enti predisposti per la manutenzione e la realizzazione di infrastrutture, che sono coloro che definiscono e decidono l’utilizzo di determinati materiali per scopi specifici.
In questo campo, c’è molta attenzione alle normative relative alle varie applicazioni. Naturalmente, diamo per scontato che la qualità dei prodotti sia eccellente, poiché qualcosa senza qualità non dura sul mercato.
Lo sottolineo, perché esistono alcune produzioni che potrebbero non avere le stesse prestazioni, ma in Italia ormai si considera standard una certa qualità minima richiesta.
Come coinvolgete i distributori nel vostro programma di apprendimento?
Svolgiamo attività di aggiornamento mirate. Questo processo informativo è diventato particolarmente rilevante in seguito alla crescente richiesta di certificazioni Cam.
Nel caso specifico di Martoni, una parte significativa dei nostri sistemi, in particolare quelli realizzati a tre strati con materiale rigenerato, ha ottenuto la certificazione Psv (Plastica seconda vita), che è riconosciuta dai Cam. Siamo stati tra i primi a ottenere questa certificazione verificata, e al momento siamo ancora in pochi ad averla.
Questo ci permette di rispondere efficacemente alle richieste dei distributori, che sempre più spesso necessitano di prodotti con queste caratteristiche per soddisfare le richieste dei clienti, in quanto l’attenzione all’ambiente è una sensibilità ampiamente condivisa e in alcuni casi un adempimento.
Come si può migliorare la collaborazione tra produttori e distribuzione? E qual è l’importanza della formazione in questo contesto?
Considerato che la maggior parte dei rivenditori, circa l’80%, fa parte di aggregazioni come consorzi o gruppi d’acquisto, l’approccio migliore sarebbe dire: abbiamo un mercato da affrontare insieme, quali opportunità possiamo cogliere? Oltre il focus sui prodotti far seguire un approfondimento sulla relazione con i clienti, un tipo d’istruzione che riguarda aspetti comportamentali, non digitalizzati, ma analogici, che coinvolgono la parte emozionale e non solo razionale del business, senza escludere la comprensione di ciò che sta accadendo nel settore.
Come si comporta l’edilizia rispetto ad altri comparti in termini di adattamento al mercato?
A mio parere la termoidraulica e l’elettrico hanno sfruttato meglio le opportunità offerte dai prodotti e dai sistemi per il mercato in evoluzione negli ultimi 20 anni, mentre l’edilizia, pur essendo più ampia come gamma merceologica, non ha avuto la stessa crescita.
Tuttavia, c’è la possibilità di recuperare, non più attraverso una politica di prezzo, quanto aumentando la capacità strategica, il che richiede un ulteriore salto culturale, ossia formazione, formazione, formazione.
Nicole Mazzone | Brand & Comunication Manager di Knauf Italia
Nicole Mazzone | Brand & Comunication Manager di Knauf Italia
«Da decenni Knauf ha scelto di aprirsi per condividere conoscenze e competenze investendo in un percorso di formazione aperto a tutti gli operatori del mondo dell’edilizia leggera per contribuire allo sviluppo del settore delle costruzioni a secco e più in generale dell’intero settore dell’edilizia. La nostra offerta formativa è da sempre attenta alle esigenze di mercato e alla sua evoluzione; per questo negli anni si è arricchita di nuovi temi, basti pensare a come oggi siano centrali tutte le tematiche legate alla sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e al benessere degli spazi che con le nostre tecnologie contribuiamo a costruire», racconta Nicole Mazzone, Brand & Communication Manager di Knauf Italia divisione della holding tedesca specializzata in sistemi costruttivi leggeri per l’edilizia.
«È un fenomeno ciclico basato sulle esigenze di mercato, le novità tecnologiche legate al prodotto e al cantiere, il rinnovo del quadro normativo, così come le peculiarità territoriali, le nuove tecniche di installazione e le caratteristiche del territorio. Di conseguenza, cambiano anche le esigenze distributive delle rivendite e il tipo di aggiornamento offerto».
Come è strutturata la formazione e quali tematiche affronta?
Da decenni ci occupiamo in prima persona nel proporre un percorso formativo e professionale a tutti i nostri principali stakeholders che contribuisca ad una crescita ed evoluzione condivisa, una missione che non è mai cambiata nel tempo: porsi accanto ai nostri partner, comprenderne le difficoltà, offrirgli gli strumenti, le conoscenze, le competenze e le abilità per superarle e per restare sempre aggiornato con tutte le novità del settore.
Sono numerosi i format previsti dalla nostra offerta formativa, in particolare come non citare i corsi presso le scuole di posa Knauf e i corsi Applikando che organizziamo in collaborazione presso le rivendite: eventi dal vivo alla base dei quali c’è lo scambio prezioso di competenze e di crescita condivisa di cui stavo parlando precedentemente.
Un simbolo della nostra vicinanza al territorio in cui partecipano i nostri tecnici ed istruttori Knauf che grazie alla loro esperienza pratica sono il vero fiore all’occhiello di questi momenti.
Quali sono i temi?
Novità tecnologiche di prodotto, metodi di installazione, suggerimenti per il cantiere per una posa eccellente per realizzare un lavoro dalle qualità sempre superiori, con i prodotti e le soluzioni migliori, con minor tempo, minor fatica e risultati superiori.
Le tematiche affrontate durante gli incontri sono inoltre targetizzate per rispondere al meglio alle esigenze dei clienti e del territorio, mettendo a disposizione il meglio delle nostre competenze grazie a figure tecniche specializzate.
Quanti professionisti avete formato finora e come è strutturato il vostro team di istruttori?
Considerando i 20 anni di impegno di Knauf per la formazione, possiamo stimare di aver avuto l’opportunità di formare più di 50 mila professionisti che hanno trovato nei nostri istruttori un punto di riferimento e una garanzia per un insegnamento di alta qualità, concreta ed utile.
Prima ha menzionato la sostenibilità: come affrontate questo tema nella formazione?
La sostenibilità del ciclo di vita dell’intero edificio è sicuramente un focus centrale. Ci concentriamo su soluzioni ottimali per ridurre e ottimizzare l’utilizzo dei materiali, evitare gli sprechi e favorire il recupero a fine vita.
Questi temi sono affrontati in modo sempre più strutturale nei nostri corsi, sia interni che rivolti ai clienti. È uno sforzo che Knauf sta portando avanti a livello internazionale, consapevoli della loro importanza nella progettazione e nel lavoro in cantiere.
Quali altri cambiamenti stanno influenzando la formazione nel settore edile?
La tendenza principale è l’abbandono dei compartimenti stagni: si cerca una maggiore contaminazione tra figure professionali, con un approccio più consulenziale. Oggi è necessario conoscere argomenti che fino a poco tempo fa sembravano non pertinenti, per offrire soluzioni integrate e risposte rapide alle crescenti complessità del mercato. I progetti richiedono caratteristiche tecniche, tecnologiche e prestazionali sempre più avanzate.
Inoltre, il consumatore finale è più informato ed esigente, richiedendo agli operatori una conoscenza più ampia e approfondita. Se inoltre consideriamo tutta l’innovazione tecnologica nell’ambito delle smart technology e dell’intelligenza artificiale, è certo che presto temi lontanissimi fino a poco tempo fa diventeranno un nuovo focus di approfondimento.
Insomma, non basta più semplicemente prendere nota delle quantità richieste dal cliente con il taccuino in mano.
Direi proprio di no: quei tempi sono finiti già da anni. Se gli strumenti e le dinamiche di gestione del cantiere si fanno più sofisticati, con l’introduzione di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, inevitabilmente c’è la necessità anche di un rinnovo del tipo di competenze a tutti i livelli, dall’applicatore al rivenditore, dal progettista all’impresa.
«L’uso di metodologie come la cosiddetta kaizen e la lean system production, che mirano al miglioramento continuo e alla qualità totale, è un approccio insolito nella distribuzione edile, ma per noi concorre alla formazione in modo essenziale», dichiara Caterina Nessi, direttrice generale di Eternoo, il multipoint della distribuzione edile. Che sottolinea: «Questi principi sono come i dieci comandamenti: applicabili anche se non sei cattolico».
Una scelta così inusuale per la filiera dell’edilizia merita un approfondimento.
Oltre alle competenze tecniche e commerciali, ci concentriamo sulle soft skills. Abbiamo organizzato corsi con docenti del Politecnico di Milano sulle metodologie kaizen e lean system production per applicare le migliori pratiche di altri settori, andando oltre gli schemi tradizionali dell’edilizia. E trasliamo le conoscenze economiche nel nostro settore, fornendo ai tecnici commerciali nozioni base di finanza, essenziali nel BtB.
Con quale obiettivo?
Rendere il settore edile più attraente, soprattutto per i giovani talenti: in sede l’età media è di 33 anni, e vogliamo continuare questo trend. Applichiamo questi sistemi per modernizzare il comparto e, in generale, attrarre nuove competenze: è fondamentale per noi che i commerciali sappiano leggere i dati e valutare la solidità delle aziende clienti.
Insomma, forniamo loro strumenti di business intelligence e li formiamo per utilizzarli efficacemente.
E questa strategia in che modo si riflette sull’approccio al mercato?
Stiamo effettuando un rebranding per raggiungere un target che va oltre l’impresa edile tradizionale. Vogliamo che i nostri collaboratori siano attratti dal nostro mondo e dalla nostra azienda, e cambiare la percezione del mondo delle costruzioni come un settore arretrato e poco sicuro.
Il progetto è sicuramente molto interessante e ambizioso, come si articola?
Si sviluppa su tre livelli. Internamente, il nostro amministratore delegato e direttore commerciale, mio fratello (Federico Nessi ndr) assieme agli area manager, trasmette conoscenze su tecniche di vendita, analisi e politiche commerciali.
Organizziamo incontri periodici nell’Aula Academy di Modena, che può contenere 200 persone, per istruire la forza vendita anche sull’uso dei dati del nostro business intelligence, appunto.
Il secondo livello coinvolge i fornitori e la nostra rete vendita sia di Eternoo, sia di Acquaceramiche. Infine, il terzo livello riguarda l’aggiornamento dei nostri clienti, come ingegneri, architetti e geometri, con eventi che offrono anche crediti formativi.
In generale l’edilizia sta diventando un campo interdisciplinare, dove conoscenze tecniche, economiche e di sostenibilità si fondono.
Quante ore dedicate all’aggiornamento del personale?
In sede siamo sulle 200 ore annue, con pacchetti da 80-100 ore ogni semestre. Considerando che si tratta di 70 persone e i corsi sono per gruppi di circa 15 persone, raggiungiamo facilmente questo monte ore.
Per il personale delle filiali è più complesso fare una stima precisa, data la dispersione geografica, ma organizziamo almeno due o tre eventi formativi al mese nei diversi punti vendita su tutto il territorio dove siamo presenti.
Avete delle priorità come contenuti?
Siamo estremamente attenti alla formazione sulla sicurezza interna. Consideriamo fondamentale e imprescindibile che ogni dipendente che utilizza mezzi o attrezzature sia adeguatamente preparato. Investiamo molto nei patentini per muletto, carrello elevatore, gru e simili.
È motivo di orgoglio e lo facciamo da sempre, tanto che alcune aziende ci hanno usato come centro di formazione per i loro dipendenti. Chiunque entri nei nostri uffici, showroom o magazzini è assolutamente formato su questo aspetto.
Un consiglio da dare ai fornitori?
In realtà, siamo generalmente soddisfatti dell’approccio dei nostri fornitori alla formazione. Sono molto propositivi e, spesso siamo noi a dover limitare le loro proposte, poiché collaboriamo con oltre 400 fornitori e sarebbe impossibile per i nostri commerciali e clienti ricevere formazione da tutti.
Satureremo completamente il tempo a disposizione. Un suggerimento che posso dare è di collaborare maggiormente sul fronte digitale: rendersi più disponibili a seguire le nostre esigenze riguardo alla gestione dei dati, è propedeutico a una migliore gestione delle vendite.
«In un mercato così competitivo come quello di oggi avere delle squadre sui punti vendita con un basso livello di competenze è assolutamente perdente e non ce lo possiamo permettere. Per questo facciamo tantissima formazione», sottolinea Marco Orsolini, responsabile acquisti dell’omonimo gruppo di distribuzione specializzata di materiali per la casa, Orsolini Spa. L’azienda ha fatto dell’aggiornamento professionale continuo una vera e propria missione.
Come sono strutturati i vostri corsi di aggiornamento professionale?
Dividiamo i nostri piani annuali in due grandi blocchi: il primo riguarda i corsi tecnici di prodotto. Come rivendita generalista copriamo numerose categorie dall’edilizia pesante e leggera alla termoidraulica, dalle finiture come porte e infissi alle cucine, ceramiche e bagni.
All’interno di questa vasta gamma, puntiamo a formare venditori specializzati. Certo, si tratta di un percorso che richiede studio continuo e costante di approfondimenti tecnici, da seguire in varie modalità: sul punto vendita, presso le aziende dei nostri fornitori, in sedute plenarie, spesso coinvolgendo anche i nostri clienti.
Come fate a convincerli a studiare?
Abbiamo un calendario commerciale consolidato, con iniziative mensili dedicate a specifici settori: il mese della ferramenta, dell’edilizia, della termoidraulica, delle finiture, del finanziamento, e così via.
All’interno di queste promozioni, inseriamo sempre appuntamenti formativi per i nostri clienti, a cui partecipano anche i nostri venditori e responsabili.
Questi eventi possono svolgersi nei negozi, prima o dopo l’orario di apertura, e assumere varie forme: aperitivi, convegni, lezioni tecniche abbinate a offerte commerciali.
Il secondo blocco invece in che cosa consiste?
Si concentra sulle competenze comportamentali trasversali, le cosiddette soft skills. Questi programmi coinvolgono tutti i ruoli aziendali, dai responsabili di punto vendita ai magazzinieri, passando per venditori e addetti al customer care.
Per le soft skills, dedichiamo circa ٥٠ ore l’anno per persona, affrontando temi come comunicazione efficace, gestione del tempo e del personale, lavoro di squadra.
Tra conoscenze tecniche e abilità relazionali, come riuscite a trovare il giusto equilibrio nella formazione dei vostri collaboratori?
Diamo grande importanza a entrambi gli aspetti. La parte tecnica è fondamentale data la vastità della nostra offerta merceologica. Allo stesso tempo, riconosciamo che le competenze comportamentali fanno la differenza per il successo nel rapporto con i potenziali acquirenti e nella gestione interna.
Collaboratori non solo tecnicamente preparati, ma anche capaci di comunicare efficacemente, gestire situazioni complesse e lavorare in team, sono in grado di trattare con il cliente di oggi che è molto informato grazie all’accesso facilitato alle informazioni, ma spesso fatica a stare al passo con le innovazioni di prodotto. E questo mix di informazione e scarsa competenza crea situazioni non sempre facili da gestire.
Oltre all’imprevedibile utente privato, come gestite gli altri interlocutori?
Per le imprese di costruzione, nostro cliente principale, abbiamo un percorso molto intenso, ma dove investiamo particolarmente è nella relazione con gli architetti.
Il progetto architettura è un’iniziativa annuale che prevede un programma ricco di attività per progettisti, architetti e ingegneri ed è gestito da un team dedicato, che mira a fidelizzare i professionisti mediante l’aggiornamento.
Nel reparto risorse umane, abbiamo personale focalizzato sulle competenze trasversali mentre ogni divisione commerciale cura la formazione sui prodotti specifici del proprio ambito. È un approccio multilivello per coprire le esigenze formative di tutti i nostri interlocutori nel settore delle costruzioni.
Un suggerimento ai produttori?
Investire in formazione non è un costo, anzi favorisce la crescita dell’intera filiera, con benefici per tutti: contribuisce ad aumentare il livello di conoscenze, migliorando la qualità della vendita e delle costruzioni.
È importante che i produttori prevedano figure che, oltre a essere ottimi tecnici o commerciali, sappiano gestire efficacemente un’aula di formazione. Purtroppo, non sempre ho avuto esperienze positive in questo senso.
Il problema non era la conoscenza della materia, ma la capacità di comunicare in pubblico, che è una competenza specifica. In pratica, dovrebbero seguire il nostro esempio e offrire una formazione trasversale e comportamentale in azienda, non solo tecnica. Se un relatore non si esprime bene o non cattura l’interesse dei partecipanti, non raggiungerà né l’obiettivo formativo, né stimolerà gli acquisti.
«Il mercato è in forte cambiamento, richiede sempre più un personale che abbia conoscenze e competenze in grado di dare le giuste risposte alle crescenti esigenze del cliente», afferma Michele Raffaele, imprenditore della omonima azienda calabrese, Raffaele Spa, che opera in tre aree di business: bricolage, canale professionale e distribuzione pura.
Come sta evolvendo il ruolo della formazione nel settore della distribuzione?
Mai come in questi ultimi anni la formazione è diventata una leva strategica fondamentale per tutte le imprese della distribuzione. Il mercato richiede personale con competenze sempre più approfondite per rispondere alle esigenze in continua evoluzione dei clienti.
Investire oggi nell’istruzione dei nostri collaboratori significa gettare le basi per garantire un futuro alle nostre imprese in tutti i settori in cui operiamo.
I materiali sempre più performanti hanno modificato il modo di proporsi ai clienti?
Oggi non parliamo più di singoli prodotti, ma di sistemi interconnessi. Le nuove tecnologie richiedono una comprensione approfondita di come diversi elementi interagiscono per generare l’efficienza richiesta dal cliente finale.
Acquisire le giuste competenze tecniche per spiegare questi sistemi al cliente sta diventando una delle nostre priorità assolute. Questo vale sia per il nostro canale di bricolage, sia per quello professionale e la distribuzione pura.
Come bilanciate l’apprendimento tecnico sui sistemi con quello sulle tecniche di vendita?
Non facciamo una distinzione netta tra queste due aree. Avere forti competenze tecniche sui sistemi senza saperle comunicare efficacemente vanificherebbe l’impegno formativo. Per questo motivo, poniamo sullo stesso piano l’addestramento sui sistemi e quello sulle tecniche di vendita. Entrambi sono essenziali per il successo in tutte le nostre aree di business, dal bricolage alla distribuzione professionale.
Come sono cambiati i vostri interlocutori nel tempo?
La filiera dei nostri clienti rimane costante in termini di importanza, ma sta cambiando rapidamente l’esigenza dell’utente finale. C’è una crescente richiesta di un interlocutore unico che offra un servizio chiavi in mano.
In questo contesto, il progettista assume un ruolo chiave nel proporre e coordinare le varie fasi di un progetto, rispondendo all’esigenza principale del cliente finale. Questa tendenza si riflette in tutte le nostre aree di business, richiedendo un approccio integrato.
Quale ruolo giocano i produttori nel supportare la vostra attività e quali consigli darebbe loro?
Il supporto dei produttori è fondamentale per lo sviluppo delle nostre attività. Investono molto in ricerca e sviluppo di prodotti sempre più performanti, in linea con le nuove esigenze del mercato. Tuttavia, spesso questi sforzi non vengono pienamente compresi e valorizzati a valle.
Il mio consiglio è uno solo: investite nell’istruzione tecnica dei vostri prodotti su tutta la filiera, dai nostri banconisti e venditori, ai nostri clienti, installatori, progettisti e così via. Solo attraverso una diffusione capillare della conoscenza possiamo massimizzare il valore dei prodotti innovativi e rispondere efficacemente alle esigenze del mercato in tutte le nostre aree di business.
«L’evoluzione di Laterlite ha profondamente influenzato la nostra offerta formativa, perché siamo passati da un’azienda con prodotti per applicazioni tradizionali a un gruppo che propone soluzioni avanzate per il consolidamento strutturale e il rinforzo antisismico. E di conseguenza ci siamo dovuti adeguare», spiega Luca Beligni, direttore marketing, assistenza tecnica e Ricerca & Sviluppo di Laterlite.
Come si applica questo cambiamento ai programmi di formazione?
Incrementando le ore dedicate alla preparazione tecnica per allinearsi alla qualità dei prodotti. Il nostro approccio si sviluppa su due livelli, adattandosi a target differenti: un livello base rivolto al mondo della rivendita edile e un livello più avanzato per il mondo della progettazione, quindi studi tecnici e progettisti.
In che cosa si differenziano come contenuti?
In generale forniamo corsi su sottofondi, massetti, intonaci, finiture, isolamento termico e acustico, murature e tutto il catalogo dei nostri prodotti. Per la rivendita edile, utilizziamo un linguaggio e uno stile adeguati per permettere ai rivenditori di intercettare e soddisfare le richieste dei loro clienti.
Organizziamo corsi di aggiornamento presso i nostri centri di formazione. Questi corsi combinano teoria e dimostrazioni pratiche dei prodotti, cercando di mantenere un buon mix tra parte teorica e applicazione. L’obiettivo è permettere al nostro interlocutore di recepire con maggiore semplicità le soluzioni e le applicazioni.
E per i progettisti, invece?
Predisponiamo sia corsi base sia programmi avanzati nei nostri centri di formazione della durata di uno o due giorni. Approfondiamo in modo dettagliato le soluzioni tecniche dei nostri prodotti, associando teoria e dimostrazione pratica. Questo approccio è particolarmente importante perché spesso il progettista è anche il direttore dei lavori.
È fondamentale che, trovandosi in cantiere, possa rendersi conto della corretta posa in opera dei prodotti e abbia sempre una sorta di riferimento biunivoco tra teoria e pratica. Organizziamo i Leca smart webinar, sessioni di un’ora in cui approfondiamo verticalmente un’applicazione specifica.
Questo formato ci permette di rimanere in contatto costante con il mondo della progettazione e di affrontare argomenti sempre attuali. Collaboriamo anche con provider esterni per corsi online e negli studi di progettazione, ampliando così la nostra offerta formativa.
Nel 2023 avete organizzato un numero considerevole di eventi formativi. I vostri centri di formazione attuali sono sufficienti?
Effettivamente lo scorso anno abbiamo realizzato 135 eventi con oltre 12 mila partecipanti, numeri che testimoniano il nostro forte impegno nell’aggiornamento professionale. Attualmente disponiamo di centri di formazione a Trezzo d’Adda (Milano), Rubbiano (Parma) ed Enna, ma stiamo ampliando la nostra rete per rispondere alla crescente domanda.
Il centro di Trezzo è relativamente recente, mentre quello di Rubbiano rappresenta la nostra struttura storica. Stiamo lavorando per sviluppare un nuovo centro nello stabilimento in provincia di Chieti.
Inoltre, stiamo implementando uno spazio dedicato specificamente alla posa in opera dei prodotti nel nostro stabilimento Premix in provincia di Siracusa, di recente acquisizione.
Quale consiglio darebbe alle rivendite edili?
Consiglierei di essere sempre aperte alle proposte di aggiornamento dei produttori. Comprendo le difficoltà legate alla gestione di migliaia di articoli e ai rapporti con numerose aziende fornitrici, oltre ai pressanti impegni quotidiani.
Nonostante ciò, è fondamentale dedicare tempo all’apprendimento, focalizzandosi sulle aziende fornitrici più qualificate e specializzate. Questo permette di fornire risposte sicure ed efficienti alle esigenze dei clienti. Le rivendite dovrebbero sempre indagare sulle specifiche necessità del cliente, per poter indirizzarlo verso l’azienda più adatta in termini di competenze e know-how.
Oggi non bastano più solo il prodotto e il prezzo: la competenza e il servizio fanno la differenza. Il servizio rappresenta il vero valore aggiunto, essendo modellato sulle esigenze del cliente e quindi dovrebbe includere la migliore conoscenza dell’applicazione e del prodotto.
Antonio Radaelli | Direttore Marketing Saint-Gobain Italia
Antonio Radaelli | Direttore Marketing Saint-Gobain Italia
Le academy aziendali sono diventate una realtà imprescindibile nel mondo delle costruzioni.
E anche il Gruppo Saint-Gobain idea dopo idea, corso dopo corso, si impegna a diffondere conoscenze tecniche e pratiche in tutto il settore con i suoi dodici centri distribuiti sul territorio nazionale: «La formazione è la chiave per promuovere un’edilizia innovativa e sostenibile», sostiene Antonio Radaelli, Direttore Marketing Saint-Gobain Italia.
Come si articola il vostro programma attraverso le Academy?
Con l’inaugurazione a marzo di quello di Bari, abbiamo raggiunto 12 Academy, distribuite su tutto il territorio nazionale. Per noi sono molto importanti perché ci permettono di essere vicini ai nostri clienti e, al tempo stesso, di ospitare progettisti e imprese per promuovere e divulgare un’edilizia innovativa e sostenibile, grazie alle nostre soluzioni.
Qui organizziamo corsi specifici rivolti a ogni attore del mercato dell’edilizia: corsi di posa per imprese, corsi teorico-dimostrativi per tecnici e applicatori, corsi teorici accreditati per architetti e ingegneri.
Le nostre Academy non si limitano a essere dei luoghi di fruizione di formazione professionale, ma stanno diventando sempre più dei luoghi dove i nostri partner possono fare network con altri professionisti affermati.
Quanto pesa la formazione nella normale attività di vendita alla luce di materiali sempre più performanti, ma che devono essere spiegati per una corretta applicazione dei sistemi?
I materiali che proponiamo sono ad altissimo valore aggiunto tecnico e di innovazione. Quindi, per orientare un professionista alla scelta delle soluzioni più performanti dal punto di vista ambientale e funzionale è fondamentale che conosca perfettamente i materiali e le loro caratteristiche più innovative.
Inoltre, per garantire le alte performance tecniche dei nostri sistemi, dall’acustica alla termica, dall’estetica all’efficienza energetica, è necessario che questi siano posati in maniera ottimale e secondo una tecnica precisa.
La formazione delle nostre Academy è strutturata per affrontare in modo esaustivo queste tematiche: i nostri tecnici, infatti, forniscono le nozioni corrette sia ai progettisti, sia ai direttori lavori, sia alle imprese che si occuperanno della posa in opera, con l’obiettivo di creare un dialogo tra tutte le parti.
Prodotti performanti ma semplificati: conta di più la formazione sul sistema o sulla vendita in generale?
Questi due aspetti per noi non sono per nulla slegati: le tecniche di vendita sono fondamentali, ma per quanto ci riguarda, queste non possono prescindere dal contenuto tecnico relativo ai diversi sistemi di materiali che proponiamo, per veicolarne performance e valore aggiunto.
Infatti, il nostro reale punto di forza in questo senso è la connessione esistente tra servizio di formazione e assistenza tecnica che possiamo fornire assieme ai nostri materiali.
Inoltre, l’approccio multimateriale che contraddistingue Saint-Gobain permette di trattare tematiche trasversali dando al cliente una visione multidisciplinare e non limitata al mondo dei sistemi opachi o trasparenti, ad esempio, senza considerare la loro interazione.
Chi sono i vostri interlocutori, sono cambiati nel tempo? So che i progettisti hanno sempre più rilevanza…
La formazione di Saint-Gobain si rivolge a tutta la filiera dell’edilizia e notiamo un maggiore interesse nel qualificare le professioni e la necessità di mantenersi costantemente aggiornati.
Per questo abbiamo inserito nella nostra offerta formativa corsi ed esami per ottenere la qualifica di posatore qualificato (Etics, sistema Frp e sistema a secco). Grazie alla maggiore consapevolezza dell’impatto dell’edilizia sull’ambiente e alle nuove spinte normative, i progettisti hanno sempre più rilevanza e sono sempre alla ricerca di soluzioni a basso impatto.
Noi supportiamo il progettista con corsi specifici e con strumenti digitali come la Green Library presente sulla piattaforma MyPlanner, che permette di semplificare e velocizzare la scelta di un materiale basandosi su un confronto rispetto a diversi criteri di sostenibilità.
Un consiglio da dare ai rivenditori?
Suggerisco di ascoltare attentamente le esigenze che emergono dal mercato e di farsi promotori di iniziative formative con il supporto di noi fornitori. È fondamentale rimanere al passo con le evoluzioni del settore e offrire un valore aggiunto attraverso la conoscenza approfondita dei prodotti e delle soluzioni innovative.
Edilizia ed economia, luci e ombre
Qualche tappo di champagne ha solcato l’aria a fine luglio, quando Istat e Eurostat hanno pubblicato i dati relativi allo stato di salute dell’economia italiana ed europea. In effetti, una crescita del Pil dello 0,7% sull’intero 2024 è meglio rispetto a molte previsioni pessimistiche di inizio anno. Ma se il governo (come tutti i governi) è ottimista per obbligo istituzionale, non bisogna nascondere che il bicchiere mezzo pieno è allo stesso tempo mezzo vuoto.
La buona notizia è che nel secondo trimestre dell’anno l’attività economica ha rallentato, ma senza fermarsi. Anche se non bisogna nascondere che l’Italia cresce molto meno della Spagna e comunque meno della Francia. Ma, con una certa soddisfazione, c’è chi a Roma ha sottolineato come la Germania sia messa peggio, con un misero +0,2% rispetto al primo trimestre. Eppure, la notizia dovrebbe preoccupare: la Germania è il primo partner italiano per le esportazioni, che lo scorso anno hanno raggiunto i 77,5 miliardi. Dunque, se i tedeschi spendono e producono meno, riducono anche gli acquisti e per l’Italia sono guai. Lo sottolinea Confindustria: il Centro studi dell’associazione delle imprese ha lanciato un allarme per il netto calo del fatturato: -1,6% a giugno, in base al Real Time Turnover Index. Diminuzione che segue quella di maggio anche se, considerando i primi sei mesi, la dinamica nel complesso è positiva. Il Centro Studi di Confindustria sottolinea anche che la flessione di giugno è diffusa in tutte le aree, ma più contenuta nel Nordest e al Sud.
A questi dati si devono aggiungere due considerazioni. La prima è che lo 0,7% è stato ottenuto anche grazie alla spesa pubblica, cioè ai cascami del superbonus, che ha fatto sentire ancora il suo effetto nei primi mesi dell’anno, visto che ha attivato nuovi lavori per oltre 20 miliardi di euro. Grazie all’edilizia, insomma, il governo potrebbe alla fine centrare a fine anno l’obiettivo della crescita dell’1%, anche se allo stesso tempo ha provveduto a smontare il meccanismo degli incentivi fiscali. La seconda considerazione, meno esaltante, riguarda l’ossatura dell’economia italiana, che è e resta manifatturiera. Ma proprio le imprese produttrici scontano oggi un forte gap nel costo dell’energia. È un problema che riguarda da vicino anche la filiera dell’edilizia: chimica, materiali edili, ceramica, lavorazioni dei metalli, packaging, cemento, laterizi sono tutte attività energivore. Queste imprese non solo hanno a che fare con l’inevitabile rallentamento dell’edilizia dovuto allo stop dei bonus, ma devono anche fare i conti con un costo dell’elettricità che a giugno era del 42% più alto rispetto alla Germania, del 174% maggiore che in Francia e dell’84% più che in Spagna. Secondo un’analisi, le circa mille fonderie che forniscono metalli industriali, rispetto a un anno fa hanno perso un decimo del fatturato. In compenso, il Pil è spinto dal turismo e dai servizi. Ma i turisti, come insegna la storia, vanno e vengono secondo mode, disponibilità e congiunture, senza contare le tensioni internazionali. Insomma, le buona notizie squillate sui giornali non devono far dimenticare le zone d’ombra dell’economia: l’ottimismo cieco può essere più pericoloso dell’endemico pessimismo.