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Mapei a Cersaie e a Marmomac 2024

Lo stand di Mapei al Marmomac

A settembre tornano due nuovi imperdibili appuntamenti che vedono Mapei protagonista.

Due vetrine uniche per scoprire da vicino le ultime innovazioni del mondo della ceramica e della pietra e incontrare i professionisti del settore. 

Cersaie 2024

Da lunedì 23 a venerdì 27 settembre presso la Fiera di Bologna va in scena la quarantunesima edizione del Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno dal titolo: “A space for architectural design”. 

Lo stand di Mapei al Cersaie

Presente dal 1983, Mapei contribuirà ancora una volta a questo importante evento che riunisce ogni anno migliaia di visitatori alla scoperta delle future tendenze e delle ultime novità nel mondo della ceramica, del design e della progettazione. 

Presso lo stand A2, padiglione 25, si potranno scoprire tutte le novità, i sistemi e le soluzioni sostenibili Mapei, in grado di rispondere alle nuove esigenze di architetti, progettisti e di tutti i professionisti del settore. 

Lo spazio A8, hall 32, sarà invece dedicato interamente all’applicazione dei materiali. Qui Mapei insieme a Profilpas, società del Gruppo, presenterà a posatori ed esperti l’utilizzo e tutti i vantaggi delle proprie soluzioni. 

Da non perdere l’appuntamento di martedì 24 settembre alle ore 13.00 con la tavola rotonda al Café della Stampa (Mall 29-30) firmata Mapei. 

Marmomac 2024

Mapei rinnova la sua partecipazione al Marmomac, la più importante fiera internazionale dedicata alla filiera della produzione litica, nella cornice della città di Verona in programma da martedì 24 a venerdì 27 settembre. 

Lo stand di Mapei al Marmomac

Allo stand E2, padiglione 7, l’azienda incontrerà i visitatori per presentare le soluzioni innovative e le novità sostenibili Mapei dedicate alle pavimentazioni architettoniche in pietra e alla loro manutenzione. 

L’edizione di quest’anno, dal titolo “Stone takes the stage”, è un percorso tra architettura, design e innovazione per riflettere sul materiale litico e raccontare nuove sperimentazioni. 

Tra le novità, The Plus Theatre: un’area nel padiglione 10 dedicata interamente alla cultura e alla formazione attraverso talk, lectio e workshop. 

Un evento atteso da tutti i professionisti del settore, con partecipanti internazionali e la presentazione di progetti culturali e novità all’avanguardia.

E come ogni anno Mapei non può mancare. 

 

Emergenza acqua: come gestire il territorio tra siccità e allagamenti

speciale-drenaggio
Speciale drenaggio

Il prossimo numero allegato a YouTrade, lo Speciale Drenaggio, dedicato alla gestione della risorsa idrica, andrà a trattare argomenti di siccità e allagamenti in Italia, interventi di prevenzione per il dissesto del territorio e necessità di ridurre i troppi sprechi.

Un anno c’è la Romagna allagata. Sei mesi dopo la Toscana sommersa. Passano altri sei mesi e Valle d’Aosta e Piemonte sono messe alle corde con danni ingenti per smottamenti e frane. È la cronaca più recente, quella dei giorni scorsi: Cogne isolata, allagamenti nel centro di Cervinia, danni ai ponti e alcune valli tagliate fuori con maxi-evacuazioni nel Verbano-Cusio-Ossola. E non si tratta di allarmi esagerati per disagi legati a semplici temporali estivi. A Cogne, per esempio, la violenza delle precipitazioni è stata tale che l’acquedotto è stato portato via dal torrente.

Gestione delle acque

Ma la gestione delle acque non è un’emergenza legata solo agli eventi estremi del meteo. È un problema più generale del sistema-Paese. Un’emergenza a cui YouTrade ha deciso di dedicare un intero approfondimento, Speciale Drenaggio, che sarà allegato con il prossimo numero della rivista. Un fascicolo che ha l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sui pericoli, le necessità e gli strumenti per affrontare l’emergenza legata alla risorsa-pericolo acqua.

Lo speciale conterrà informazioni su materiali, soluzioni e case history legate alla gestione idrica, che saranno affiancate da analisi sulla situazione dal punto di vista economico e idrogeologico. Due aspetti inscindibili e che, per esempio, sono legati agli investimenti del Pnrr, che ha tra i suoi obiettivi la cura del territorio.

Il Pnrr fa specifico riferimento a investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico e alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti, con investimenti per un importo totale pari a quasi 4 miliardi di euro. Inoltre, di recente il ministero delle Infrastrutture ha integrato risorse per 1 miliardo di euro dopo il ridimensionamento degli obiettivi del Piano di resilienza deciso dal governo.

C’è, poi, il Pniissi, che è un piano più specificatamente orientato all’approvvigionamento idrico primario, con particolare riferimento alle infrastrutture. Questo obiettivo ha raccolto richieste per un importo di oltre 13,5 miliardi di euro, ma è ancora in attesa la delibera sull’ammontare delle risorse disponibili. Insomma, sulla carta ci sarebbero anche fondi. Sulla carta, appunto.

acqua persa
Acqua persa ogni anno

Siccità e allagamenti in Italia

Ma la necessità di intervenire è impellente, non solo per evitare i disastri legati alle precipitazioni sempre più intense e concentrate nel tempo, lo indicano anche i dati relativi a un’altra emergenza, paradossalmente speculare: quella della siccità che inaridisce una parte del territorio italiano.

Una carenza di acqua che è causata dalla diminuzione delle piogge in alcune aree, figlia del trend metereologico, ma anche della cattiva gestione delle risorse presenti. E le prospettive non sono per nulla positive: secondo l’European climate risk assessment, pubblicato a marzo, l’Italia sarà esposta ad alti rischi in termini di aumento delle temperature medie, frequenza delle ondate di calore e cambio del regime delle precipitazioni, che si fanno meno frequenti, più abbondanti e concentrate nello spazio, con conseguenti fenomeni emergenti di alluvione e siccità.

Disperso il 40% delle acque

L’ultimo rapporto Istat lo mette in chiaro: oltre il 40% dell’acqua immessa nella rete, cioè 3,4 miliardi di metri cubi, vengono dispersi ogni anno. Tra l’altro, l’Italia consuma parecchia acqua in assoluto: il prelievo complessivo nazionale di potabile arriva a oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno. Gli analisti del rapporto hanno reso l’idea del disastro con un semplice calcolo: è come se ogni italiano, ogni giorno, gettasse senza utilizzarli 157 litri di acqua.

Un problema, quello degli sprechi, che si trascina da decenni, da sempre. Ma il problema è che è peggiorato invece di migliorare. Basti ricordare che nel 1999 la perdita di acqua dalla rete idrica era di circa il 10% inferiore.

Oggi l’acqua che si perde senza essere utilizzata equivale al consumo annuo di tre quarti della popolazione italiana. È un dato che avrebbe dovuto spingere i governi, al plurale, a intervenire. Ma le risorse destinate a qualcosa che non si vede (e che non porta voti) sono state sempre troppo scarse.

 Danni-causati-dal-tempo
I danni causati dal tempo

Scarsa manutenzione

Eppure, la causa dell’emergenza è nota: tubature obsolete, rotture non riparate, scarsa manutenzione, senza contare impianti e allacci abusivi, a cui si deve aggiungere quella quota di perdite ineliminabili e gli errori commessi nelle misurazioni. E se la gestione dell’eccesso di precipitazioni e, dunque, di allagamenti, è la piaga che tormenta periodicamente il Nord, sono le regioni del Sud, dove piove meno, quelle che disperdono di più.

Sembra un paradosso, ma dove c’è meno acqua a disposizione se ne perde di più: in testa, nella poco edificante classifica dello spreco, l’Istat ha individuato la Basilicata, dove il 65% dell’acqua scompare senza essere utilizzata.

E non stupisce che nel Mezzogiorno si concentrino le maggiori lamentele degli utenti: l’8,9% dei cittadini lamenta disservizi nell’erogazione. In Calabria, per esempio, a segnalare una cattiva erogazione di acqua sono quasi il 40% delle famiglie e il 30% in Sicilia.

Paradossalmente, dove l’acqua abbonda la gestione è anche più oculata: Bolzano, Emilia-Romagna e Val d’Aosta vantano dispersioni inferiori al 30%, per non parlare di Como, che ha a disposizione un intero lago, ma si lascia sfuggire solo il 9% dell’acqua.

Siccità al sud

Attenzione: la cattiva gestione della risorsa non è un problema solo per i singoli cittadini, ma ha anche un riflesso pesante nell’economia. A partire dal settore agricolo, che è il maggiore utilizzatore di risorse idriche e assorbe circa il 50% di tutta l’acqua impiegata in Italia. Quest’anno, poi, la siccità al Sud è risultata particolarmente drammatica: in Sicilia decine di Comuni hanno dovuto razionare l’acqua e i bacini a uso irriguo hanno segnato deficit superiori al 70%. Idem in Sardegna, mentre in Calabria gli invasi si sono riempiti solo per la metà e in Puglia la situazione è analoga.

La dispersione e la conseguente mancanza di acqua è causata dalla scarsa o nulla manutenzione ed è utile fare qualche esempio pratico. In Italia ci sono 532 grandi dighe con sbarramento di altezza superiore a 15 metri o con volume di serbatoio superiore a 1 milione di metri cubi di acqua, che servono alla distribuzione della risorsa blu.

Ma secondo la commissione Attività Produttive della Camera, per almeno 155 dighe non si fa opera di manutenzione da 60 anni. E se la Basilicata è la regione con il peggior risultato nella gestione delle acque, è il caso di citare l’invaso in terra battuta più grande d’Europa, quello di Monte Cotugno, lungo il corso del fiume Sinni, in provincia di Potenza.

Qui i lavori per la realizzazione del nuovo manto bituminoso dello sbarramento sono fermi da 16 anni e impediscono alla diga di essere riempita completamente. Milioni di metri cubi di acqua del fiume sono così dispersi in mare, mentre potrebbero essere destinati all’agricoltura.

siccità
Siccità nel settore agricolo

Ci vuole un ministero

Come fare? «Nei prossimi decenni l’Italia scivolerà progressivamente, ma inesorabilmente, verso un’area climatica assai prossima a quella di Paesi come Siria, Iran, Iraq, Tunisia, che convivono stabilmente con la presenza di ampie aree desertiche e atavica scarsità della risorsa acqua», è l’allarme di Donato Berardi, Michele Tettamanzi e Samir Train, tre esperti di Ref Ricerche, una società indipendente che affianca aziende, istituzioni, organismi governativi nei processi conoscitivi e decisionali.

A loro giudizio l’emergenza nella gestione della risorsa idrica è tale che l’Italia dovrebbe seguire l’esempio di Paesi come Cina o Australia, che hanno istituito un apposito ministero dell’Acqua per coordinare investimenti e interventi. Questo dicastero in Italia potrebbe disciplinare l’accesso alla risorsa blu e definirne un costo d’uso coerente con il valore dei suoi diversi impieghi.

La parola costo, però, fa rizzare i capelli alla maggior parte degli italiani. Che ci sia un prezzo da pagare per avere a disposizione l’acqua cozza con l’idea che la risorsa idrica sia una risorsa gratis e guai a chi la tocca (e, soprattutto, la fa pagare). Un concetto radicato nella mente dei cittadini, ma anche alla stragrande maggioranza dei politici. Il gratis, però, come insegna il superbonus 110%, ha le gambe corte, come le bugie.

di Alessandro Bonvicino

GUARDA L’ANTEPRIMA DELLO SPECIALE DRENAGGIO

Analisi occupazionale settore edile: manca il 70% dei giovani da assumere

Construction workers line up at construction site with yellow safety hat and orange vest
Construction workers line up at construction site with yellow safety hat and orange vest

Un report di Argenta Soa rivela che per il 37% delle imprese reperire addetti è un problema. E nei prossimi cinque anni 165 mila specialisti andranno in pensione. C’è mancanza di personale ma per fortuna c’è il Pnrr a spingere il settore.

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Quanto costeranno le case green?

Ok, il superbonus è costato un botto. Ma non sono stati soldi buttati via: cappotti e caldaie efficienti riducono i consumi energetici e ne beneficiano la bilancia commerciale italiana, i bilanci familiari (che potranno essere impiegati per altri consumi), oltre che l’ambiente.

Ma il vero problema da risolvere è un altro: la festa appena cominciata, è già finita, come recitava una vecchia canzone? La rivoluzione green è bloccata dall’insofferenza verso l’Europa di una parte dello schieramento politico? Eppure, consumare meno gas e petrolio è interesse di tutti, non solo di chi fa dell’ambientalismo una sfida ideologica: un buon intervento di efficientamento energetico può abbattere la bolletta energetica del 40%.

Case green

La transizione verso case green ed edifici meno energivori, insomma, non è un pallino di pochi, ma un’esigenza pratica, a prescindere dalle considerazioni sul cambiamento del clima.

Allo stesso tempo, però, non va sottovalutato un altro impatto, quello sui conti dello Stato. Lo riconosce la stessa filiera dell’edilizia. Poche settimane fa il rapporto Valore dell’abitare elaborato da Cresme e Symbola, promosso da Assimpredil Ance di Milano insieme a European Climate Foundation, ha messo il dito nella piaga: per assecondare la direttiva Case green approvata dal Parlamento europeo sono necessari dai 285 ai 320 miliardi.

In Italia saranno da rendere meno energivori entro il 2030 circa 3,2 milioni di immobili, circa il 16% di quelli residenziali, come YouTrade ha raccontato nei mesi scorsi.

Gli analisti che hanno realizzato il rapporto, utilizzando i dati dell’Enea, si sono messi a fare i conti: con una riduzione del 15% relativa alla nuova classe G secondo i nuovi criteri di catalogazione europei, le abitazioni più energivore, quelle da riqualificare subito, sono 3,2 milioni di unità, di cui 578 mila in case unifamiliari e 2,6 milioni in condominio.

Uno stock che, sulla base dell’utilizzo del superbonus 110%, per migliorare di due classi potrebbe costare la cifra indicata, di fatto superiore al costo dell’incentivo appena abolito. Come fare? È in questi casi che un buon ministro dell’Economia, o più in generale un governo, tira fuori gli attributi.

Se non si può creare debito, si possono impegnare i gioielli dello Stato e, non da ultimo, creare meccanismi che coinvolgano, anche finanziariamente i proprietari degli immobili, contando che sui conti correnti degli italiani stazionano circa 1.300 miliardi. Ma, ah già, poi si perdono voti, come non detto.

di Federico Mombarone

Xella investe su un portale online per la formazione dei professionisti

Xella punta sulla formazione dei professionisti della filiera edile, sia dal lato della progettazione (sui sistemi per l’edilizia sostenibile e ad alta efficienza energetica) sia per le imprese e gli applicatori sulla corretta posa dei sistemi Ytong e Multipor.

L’aggiornamento continuo, la conoscenza delle nuove prescrizioni normative e delle soluzioni che il mercato offre, le buone pratiche di progettazione e la sempre maggiore attenzione dedicata alla sostenibilità ambientale sono alla base dell’attività formativa messa in campo da Xella.

Per questo l’azienda da sempre investe capacità e risorse nella formazione dei professionisti organizzando numerosi eventi, workshop, convegni, seminari, fino ai corsi di posa.

Per rendere fruibile in modo semplice al pubblico più ampio possibile questo bagaglio di conoscenza e competenze tecniche, Xella ha creato una nuova piattaforma ancora più agile, completa e semplice da consultare, dove trovare tutte le novità e gli appuntamenti formativi organizzati dall’azienda o realizzati in partnership con altri operatori, per stimolare la conoscenza tecnica dei propri sistemi e promuovere le metodologie e buone pratiche di messa in opera.

Il nuovo sito https://formazione.xella-italia.it/ distingue e accoglie all’interno di due macro aree le iniziative formative dell’azienda di Grassobbio, semplificando e agevolando l’esperienza di navigazione degli utenti.

Novità assoluta è la possibilità per gli utenti di creare un account personale con cui accedere all’area riservata. Il login permette di gestire con immediatezza le iscrizioni ai corsi-eventi di interesse e, successivamente, scaricare i materiali didattici e informativi, l’attestato di partecipazione a fine corso, oltre a visualizzare le prenotazioni e i corsi effettuati.

Il sito diventa una vera e propria piattaforma di formazione, una cassetta degli attrezzi dove poter scegliere le opportunità di approfondimento, teorico e pratico, per la crescita professionale all’interno del mondo Ytong.

Entrando nell’area Eventi si accede al calendario, che l’utente può navigare facilmente filtrando per data, tipologia, tematiche, rilascio di Cfp, target e area geografica per gli eventi in presenza. In questa sezione sono presenti gli appuntamenti dell’Academy on tour, i convegni, le fiere e i seminari con gli Ordini.

Nell’area Academy, invece, è presente il calendario dei corsi di formazione tecnica e applicativa, articolati per tematica del corso e per target: progettisti, imprese e applicatori, rivendite.

I corsi pratici possono essere organizzati a richiesta anche presso le rivendite e le scuole edili (Academy on Tour), così come è possibile organizzare presso l’Academy di Pontenure corsi ad hoc per associazioni o gruppi di imprese. Non ultimi anche gli interventi formativi presso scuole superiori CAT e università e l’organizzazione di visite guidate allo stabilimento produttivo.

Per i prossimi mesi rischi calcolati per il mercato edile

Mercato distribuzione edile

Quest’autunno dovremo fare appello a tutta la nostra attenzione e anche l’esperienza ci dovrà venire in aiuto. Con il calo dei fatturati ci sarà probabilmente una frattura del mercato della distribuzione edile e dovremo fare di tutto per essere dalla parte giusta.

I dati che indicano in circa il –25% il valore della produzione del settore della manutenzione per i mesi che verranno sono certamente una minacciosa nube sopra gli ombrelloni.

C’è chi, negli ultimi mesi, ha venduto più serramenti che edilizia, anche senza una particolare specializzazione ma comunque con un prodotto di grande affidabilità. A voler leggere fra le righe è un segnale da tenere in grande considerazione.

Cos’altro attendersi da autunno e inverno? Mi segnalano qualche problema con i pagamenti, che in assoluto non sono una novità, dobbiamo quindi inserire nelle attenzioni anche una puntuale gestione globale del cliente, magari possiamo anche praticare qualche sconto, ma non dobbiamo dare niente per scontato.

Come vedete, tutto porta a una gestione sempre più qualitativa della nostra attività. Un mercato, quello dei prossimi anni, che invita alla prudenza, alla selezione dei nostri interlocutori commerciali sia in entrata (i fornitori, abbiamo bisogno della loro competenza e non ce ne dobbiamo minimamente vergognare) che in uscita (i nostri clienti, abbiamo bisogno di interlocutori affidabili).

Non sono aspetti che devono spaventare perché, tutto sommato, ci qualificano in positivo. Regalare alla nostra attività una sostanziosa patina di consulenza qualificata è un modo coerente per migliorare la percezione che il mondo ha del magazzino di materiali edili.

Non è forse uno degli obiettivi cui abbiamo sempre anelato? Del resto, che ce ne rendiamo perfettamente conto o meno, è da un pezzo che non siamo più solo fornitori di materiali e di prodotti per l’edilizia.

Questa figura professionale un po’ passiva (e un po’ datata) non è ciò che cerca il cliente quando entra nei nostri magazzini. Nella maggior parte dei casi (non sempre, per fortuna) il cliente non ha bisogno di un prodotto, ma di qualcuno che l’aiuti a risolvere un problema.

Da questo momento in poi, ne converrete, il nostro mestiere è diventato un (bel) po’ più gratificante. Io credo che in futuro sarà sempre più così. Dobbiamo davvero fare il possibile per crescere e cercare di stare lontani dalle chimere di forniture allettanti, non è lì che faremo utili. E a noi servono gli utili per diventare sempre più professionali e organizzati.

In un certo senso, e per favore non lapidatemi perché eretico, un po’ di flessione di mercato male non fa, perché la nuova congiuntura ci costringe a essere migliori. E anche perché, come ho già avuto modo di sottolineare, il mercato degli ultimi due-tre anni non era il mercato reale.

Poi, il rischio fa parte dell’attività di ogni imprenditore. Ma, ribadisco, ne abbiamo viste fin troppe di situazioni al limite per non aver imparato a calcolare con i giusti margini fin dove sia lecito rischiare.

Investire sulla nostra attività e sui nostri collaboratori non è certo un rischio, in futuro si rivelerà piuttosto una benedizione. Semmai, il rischio lo corriamo ignorando questo vero e proprio strumento di crescita.

In qualche modo, e non so se riesco a rendere l’idea, il calo dei fatturati creerà, come è già avvenuto in passato, una frattura del mercato della distribuzione edile, ma chi ha programmato e operato (e investito) con oculatezza sopperirà al calo dei fatturati con una molto probabile crescita degli utili. Non sarebbe un risultato da disprezzare, no? Spero di aver rasserenato qualcuno.

di Roberto Anghinoni

Convegno annuale Deus: si punta tutto sulle tecniche di vendita

Deus
Le voci del convegno Deus formare, performare, informare
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Thomas Kerschbaumer | Presidente Deus

Il convegno del gruppo Deus si è focalizzato sulle tecniche adatte per ottenere migliori risultati sul punto vendita. Con aspetti che vanno dalla gestione del budget alla psicologia del cliente privato.

«Dobbiamo rendere il nostro lavoro più interessante e attraente» ha esordito Thomas Kerschbaumer presidente di Deus (Distributori Edili Uniti per lo Sviluppo) in apertura del recente convegno Formare, per-formare, informare.

Un tema centrale, viste le difficoltà di trovare giovani disposti a lavorare nel settore della distribuzione dei materiali edili: «Il problema non è lo stipendio, ma le prospettive future e la crescita personale», spiega Kerschbaumer, sottolineando l’importanza della formazione poiché le persone sono il vero patrimonio delle aziende in un’epoca di continuo cambiamento.

Quindi, è fondamentale che si trovino gli strumenti giusti per attrarre e mantenere talenti giovani e ambiziosi. L’evento, il consueto convegno tecnico annuo, è stato l’occasione per condividere idee ed esperienze, grazie anche ai qualificati interventi di manager e professori.

Insomma, cooperare per essere più competitivi perché il confronto fa parte del dna di Deus. E gli argomenti trattati sono stati anche il risultato di un sondaggio condotto dai relatori.

Accoglienza-Deus
Accoglienza Deus

Nessuno escluso

Perché un’azienda sia performante è necessario che il titolare, il banconista, l’avventore magazzino, la logistica, insomma tutte le figure che fanno parte di un’impresa, siano formate. Soprattutto in un momento di transizione come questo, che potrebbe essere il preludio di un periodo di crisi o di nuove opportunità.

Edoardo Sabbadin, professore del dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali all’Università di Parma, nel suo intervento è stato molto chiaro: i dati presentati da Ance evidenziano uno scenario poco ottimistico. Come affrontarlo?

«La gestione del superbonus, discutibile dal punto di vista delle misure intraprese, sta creando difficoltà finanziarie ai clienti della distribuzione edile, che si ripercuotono sul mercato. Bisogna prestare molta attenzione ai collaboratori, che devono essere coinvolti e ascoltati. La motivazione e la capacità di dialogo dell’imprenditore sono fondamentali», ha ammonito il docente. Un altro aspetto è l’importanza di analizzare i costi di gestione, organizzando verifiche periodiche e dividendo l’azienda in centro di costo e centro di ricavi.

Ciò permetterà di individuare aree di miglioramento e di controllo delle spese in modo efficace: «La riduzione dei costi deve essere fatta su dati certi. Non a caso esistono dei commercialisti che offrono anche servizi di contabilità analitica» ha continuato Sabbadin.

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Edoardo Sabbadin | Professore del dipartimento di scienze economiche e aziendali all’università di Parma

Potere contrattuale

Un altro problema che le aziende del settore stanno affrontando è il potere contrattuale dei fornitori, che non solo impongono aumenti dei volumi, ma aprono anche punti espositivi diretti nei centri urbani: «Secondo l’ultima ricerca del Politecnico di Milano, uno dei settori più in crescita nella vendita diretta, intorno al 20%, è quello del design, degli elementi di arredo. Ciò significa che i fornitori stanno cambiando strategia, il consiglio è cercare di negoziare con i fornitori per arrivare ad un accordo su questo punto», è l’opinione dell’economista. Inoltre, è importante ascoltare i clienti e seguire un sistema di offerta su misura. Sabbadin sottolinea che «purtroppo, più un’azienda ha successo, più diventa grande, maggiore è il rischio di perdere quell’attenzione al contatto diretto, alla personalizzazione».

Infine, il professore suggerisce di ripensare il modello di business, e cita la strategia Oceano blu, elaborata anni fa da due professori della business school francese Insead, che spiega come eliminare servizi o fattori di successo che non sono più utili. «Si tratta di una metodologia per individuare quali fattori di successo sono diventati obsoleti e quali, invece, creare prendendo spunto da settori vicini, da aumentare o ridurre» ha suggerito l’economista. Per concludere, quali sono gli indici da presidiare estremamente importanti? Secondo l’ultima relazione della Banca d’Italia, è il mancato aumento della produttività che sta bloccando la crescita del Paese e l’incremento delle retribuzioni. «Le tecnologie oggi sono strumento per aumentare la produttività, ma bisogna essere pronti al cambiamento costante. Alla Jannik Sinner per intendersi: puntare al miglioramento costante senza snaturarsi», ha concluso il professore.

Gabriella Simone architetto
Gabriella Simone | Architetto

Modelli di business

Ma come si passa dalla conoscenza all’operatività? Gabriella Simone, architetto e business designer, si è focalizzata su come si mette a punto un nuovo modello di business.

Secondo la sua analisi, le aziende della distribuzione edile sono spesso a conduzione familiare, con fondatori che svolgono più attività trasversali, la gestione è molto organizzata sull’operatività quotidiana e servono un bacino territoriale perché vincolati dalla logistica. Operano in un mercato ciclico dettato da sgravi fiscali e monitorano la concorrenza soprattutto territoriale e la grande distribuzione specializzata.

Queste caratteristiche ricorrenti sono la base di partenza per comprendere come si può innovare il settore edile: «Spesso non c’è una distinzione netta tra obiettivi e strategia, ha affermato Simone.

«Invece, gli obiettivi indicano i risultati da raggiungere, mentre la strategia rappresenta la costruzione delle azioni per conseguirli. Scopi chiari e definiti aiutano a compiere scelte coordinate e coerenti e il business model canvas è lo strumento principale per costruire una visione sistemica dell’azienda, una proposta di valore riferita a un target specifico di clienti».

Si tratta di un metodo che utilizza delle mappe visuali per identificare le aree strategiche di un’impresa in una sola pagina suddivisa in nove blocchi, tutti facilmente modificabili per cambiare nel tempo anche velocemente le azioni in un mercato in trasformazione.

La professionista cita alcuni esempi: segmentare, ossia conoscere profondamente i clienti, è il primo passo per creare una proposta di valore, che non è solamente il grande assortimento, ma è il beneficio che il cliente raccoglie. E, ancora, sprecare spazio per avere tutti i prodotti possibili non è sempre un vantaggio, ma al contrario incide sui flussi dei ricavi. Lo stesso vale per la consulenza tecnica: se in eccesso e non in linea con le necessità dei clienti si traduce in un dispendio di tempo e quindi un costo.

In sintesi, individuare i clienti ideali consente di avere un posizionamento differenziato rispetto anche al mercato locale: «Solo a questo punto si può lavorare sul merchandising, sul layout strutturale, distributivo, merceologico, con progetti ad hoc sui marchi per rappresentare alcuni prodotti, piuttosto che lavorare sulla profondità di gamma, sulla rotazione di prodotto, sulla redditività, sulla rotazione, sugli stock, sulle promozioni. E solo a quel punto si crea un piano di comunicazione da proporre», ha concluso.

Talk
Talk produttori e distributori del convegno

Come convincere

Aumentare le vendite in showroom non è una frase a effetto, ma il titolo dell’intervento di Veronica Verona, founder dell’Accademia dello Showroom. Argomento scelto perché, in maniera anche prevedibile, è il tema più importante emerso dal sondaggio condotto nella sua attività. «Il tasso di conversione medio dei preventivi in ordine nel nostro Paese è di 3,7 su 10, un dato piuttosto basso. Ciò significa che gli altri sei clienti hanno acquistato da un’altra parte, e deve esserci un motivo.

La disciplina del Neuromarketing studia i comportamenti d’acquisto delle persone, può aiutare a comprendere queste motivazioni perché si basa su una formula: il valore percepito, ovvero la cifra che una persona è disposta a spendere per un bene, è dato dalla qualità dell’esperienza vissuta moltiplicata per la cifra stessa.

Quindi, che cos’è quel qualcosa intangibile che influenza un acquirente indipendentemente dal prezzo?», si è chiesta Verona, che suggerisce ai distributori di porsi una serie di domande. Quando si tratta di costruire esperienze e fiducia, conoscere il nome della persona che abbiamo di fronte è il primo passo.

Ma quanti addetti si presentano effettivamente? E quanti s’informano sul budget del cliente? Il tema del prezzo, a parità di esperienza vissuta, diventa dirimente, eppure molte persone non chiedono questa informazione perché non sanno come farlo e temono sia scortese. «La verità è che bisogna superare questo tipo di condizionamento, perché se non si hanno le giuste informazioni non si potrà mai soddisfare il cliente», sottolinea l’esperta.

Anche il numero medio di proposte per categorie di prodotto è rilevante perché spesso alto: il cervello umano può sopportare solo un confronto di tre unità, alla quarta va in sovraccarico e non sceglie. In sostanza, se non c’è una formazione tecnica per comprendere come una persona prenda le decisioni e semplificare il momento dell’acquisto, c’è il rischio di peggiorare le cose.

Preventivo trappola

Un altro ostacolo è rappresentato dal preventivo: in showroom è un tema molto delicato, che di solito è rimandato a causa della difficoltà di avere il dato corretto.

I listini non sono aggiornati, oppure la quotazione deriva da accordi commerciali scritti spesso a matita sulla prima pagina del catalogo. Il risultato è che non si chiude la trattativa perché il preventivo inviato (e il tempo medio di attesa è di 15 giorni), risulta un elenco di codici che non dicono nulla e nella maggior parte dei casi il cliente non viene ricontattato. Di sicuro non è una best practice.

Non solo. «L’esperienza si crea su tre pilastri molto importanti. Il primo è l’ambiente: se lo showroom è trascurato, nonostante un’offerta alto di gamma il preventivo può essere percepito come eccessivamente oneroso, perché il cliente è meno disposto a spendere», è la conclusione di Verona.

Il secondo aspetto è quello di indurre al cliente a riconoscersi in uno stile: non ci si può limitare a un elenco di dati come il colore, il materiale, la lavorazione, la produzione, la stampa, che vanno argomentati valutando il gusto di chi si ha davanti.

Terzo punto: la creazione di un metodo di vendita che contraddistingua l’azienda, un cerimoniale che ne esprima i valori in tutti i punti vendita. Qualcosa che faccia dire al cliente che è entrato nel posto giusto.

«Un metodo che non basta. La formazione è fondamentale perché la nuova signora Maria, che ormai ha 85 anni, si chiama Giulia, il nome più comune della generazione Z, che va dai 25 ai 45 anni. Vendere a Giulia come si faceva con la signora Maria è come chiedere a un ottantacinquenne di impostare un navigatore satellitare: non funziona, perché non sa come si fa. Ecco perché è fondamentale avere una formazione sulla vendita, per imparare a parlare un linguaggio diverso e interfacciarsi con una persona che ha esigenze differenti».

In Italia, su dieci ristrutturazioni, sei riguardano la signora Giulia, mentre quattro riguardano gli over 65 che hanno esigenze diverse rispetto alla prima volta in cui hanno rifatto il bagno. Ecco l’occasione per parlare di temi che possono aumentare l’ordine medio senza fatica. Considerando una spesa che si aggira sui 4 mila euro, aggiungere al bagno elementi di sicurezza potrebbe far aumentare il conto di altri mille.

«E non dimentichiamo l’importanza del cross-selling, una necessità non espressa vista sulla piantina del progetto. Per esempio, le porte da vendere: è un’opportunità da cogliere se si hanno in showroom, quando il budget non è esaurito e prima che il cliente vada da uno specialista», ha suggerito Verona. Un’astuzia che richiede informazione e formazione, appunto.

di Monica Battistoni

MecStore inaugura un nuovo punto vendita e investe in digitalizzazione

La sede del nuovo spazio a San Vito del Tagliamennto, che verrà inaugurato ad ottobre
La sede del nuovo spazio a San Vito del Tagliamennto, che verrà inaugurato ad ottobre

Il gruppo MecStore apre un nuovo punto vendita a San Vito al Tagliamento (Pordenone) come test drive per iniziative operative da estendere ai soci. Inoltre, preme l’acceleratore su digitalizzazione e robotizzazione per gestire le operazioni più ripetitive.

 

Stefano Pizzato Direttore MecStore
Stefano Pizzato | Direttore MecStore

MecStore Consortile è il Gruppo di distribuzione di materiali edili nato nel 1994.

Sei anni fa, il centro logistico è stato trasferito nella zona industriale di Ponte Rosso.

Successivamente, è stata acquisita una nuova area vicino alla sede logistica di San Vito al Tagliamento (Pordenone), dove recentemente è stato aperto un nuovo punto vendita, di proprietà di tutti i soci.

È una strategia precisa, come spiega Stefano Pizzato, direttore MecStore.

«Abbiamo aperto perché volevamo creare un prototipo PV MecStore di proprietà di tutti i soci. E serve da vetrina per la nostra realtà, da test drive per iniziative operative da estendere poi ai soci», spiega.

A che cosa serve il nuovo spazio?

Serve a essere presenti in una zona scoperta per i punti vendita MecStore e da vetrina per la nostra realtà, e da test drive per iniziative operative da estendere poi sui soci.

Qual è il format scelto?

Essendo posizionato all’interno di una tra le zone industriali più organizzate e importanti del Friuli Venezia-Giulia, abbiamo concentrato il format su ferramenta e abbigliamento, senza tralasciare la parte dell’edilizia professionale e del fai-da-te.

Perché avete deciso questo investimento?

Per creare una vetrina sul territorio per il nostro Gruppo e incentivare e stimolare i soci al rinnovo e consolidare insieme i risultati degli ultimi decenni. E anche per distinguerci nell’operatività globale del mercato.

Uno dei vostri punti di forza è il magazzino. Come è organizzata la logistica?

La logistica è organizzata con ordini digitalmente trasmessi dai soci e consegne entro circa 36 ore, oppure ritiri del socio stesso presso la sede centrale. Negli anni abbiamo investito e stiamo investendo molto sulla digitalizzazione della centrale logistica per stare al passo con le varie evoluzioni.

Sono le prospettive dell’edilizia nella vostra zona che vi hanno spinto a questo passo?

Sono le evoluzioni in generale del mercato negli ultimi 20 anni. Noi abbiamo sempre osservato e cercato di copiare altri settori, come l’alimentare.

Oggi sempre più la logistica è fondamentale per l’operatività che una realtà sia multipoint e/o aggregazione di magazzini. Le aggregazioni di magazzini e/o gruppi di acquisto devono essere sempre di più Centro Servizi per i soci.

Qual è il vostro obiettivo rispetto alla regione, il Friuli Venezia-Giulia, in cui operate?

Noi siamo una realtà diffusa a Nord Est e all’interno del Nord Est vogliamo rimanere a operare.

La concorrenza vi preoccupa?

Abbastanza. I multipoint si stanno muovendo bene.

Quali sono le insidie maggiori?

Sono organizzati e decidono rapidamente. Inoltre, le insidie stanno all’interno dei singoli rivenditori, come i passaggi generazionali e l’«era glaciale» demografica professionale.

Investire significa anche dare un segnale ai soci?

Il Gruppo è di proprietà dei soci, quindi investire insieme significa autostimolarsi.

Qual è la fotografia del vostro gruppo oggi?

Una realtà consolidata, con immagine comune organizzata attraverso una sede logistica che si basa su tre pilastri: logistica, marketing centralizzato e digitalizzazione, prodotti a marchio MecStore e prodotti a brand personalizzato (di proprietà) sulle finiture. Da precisare che non siamo esenti da continue migliorie da attuare.

Pennelli per pitture MecStore

Investite nella logistica. Ma per quanto riguarda la tecnologia?

In digitalizzazione investiamo molto. Per il magazzino centrale abbiamo introdotto il Wms (Warehouse management system).

Per la gestione delle merci, inoltre, abbiamo messo in linea il nuovo portale per i soci per gestire gli ordini presso la sede centrale.

Il nuovo portale è un B2B e un B2C graficamente accattivante ed implementato nelle funzionalità rispetto al precedente.

Mentre per la parte amministrativa stiamo inserendo un processo di robotizzazione che gestisce autonomamente i flussi di documenti dei fornitori in entrata e procede a elaborare autonomamente la fattura della sede centrale verso il socio nella procedura di acquisto del socio tramite fatturazione centrale.

Quali sono gli obiettivi che volete raggiungere?

Ridurre l’impatto umano in alcune lavorazioni ripetitive applicando le tecniche di lean office e attuando processi di robotizzazione.

Abbiamo appena iniziato ad affrontare un’«era glaciale» demografica professionale, che non riguarda solo carenza di figure professionali, ma cambiamenti anche in termini di orari e disponibilità e di passione verso il lavoro. Pertanto, la tecnologia ci potrà aiutare a sopperire la carenza.

Quali servizi offrite ai soci?

Logistica, marketing, digitalizzazione, formazione, prodotti a brand personalizzato (di proprietà) sulle finiture introdotti per migliorare marginalità e prodotti di qualità personalizzati MecStore per il richiamo dei clienti verso i nostri soci.

Prestate molta attenzione all’assicurazione rischio sui crediti…

L’assicurazione sul credito ritengo sia uno strumento importante. Abbiamo sensibilizzato e continuiamo a sensibilizzare i soci affinché acquisiscano il servizio. La nostra commerciale del Gruppo MecStore utilizza da anni l’assicurazione del credito.

Come siete arrivati a introdurre questa opportunità?

Confrontandoci con i soci e, soprattutto, con un socio che ha sempre informato il gruppo delle opportunità che il servizio offre.

L’edilizia corre ancora? Quali sono le vostre previsioni?

L’edilizia potrà ancora tenere determinati ritmi solo se vengono mantenute determinate politiche di incentivazione da parte del governo. Altrimenti fisiologicamente la domanda si riduce.

Come si chiuderà il 2024 per voi?

In linea con il 2023.

Quanto influisce l’addio all’effetto superbonus?

Influisce molto sul mercato. Il superbonus ha distorto completamente la realtà del mercato.

Che cosa prevedete per il 2025?

Riteniamo ci sia un ridimensionamento ulteriore della domanda legato alla riduzione dei bonus edilizi. Se, poi, non ci sarà riduzione, probabile che sia in linea con il 2024.

Qual è la molla che spinge un rivenditore ad aderire a MecStore Consortile?

Quest’ anno il gruppo compie 30 anni e l’ultimo decennio è stato strategicamente importante con un’evoluzione visibile a tutti. Pertanto, la molla se scatta, scatta per quello che si può vedere realizzato da MecStore.

Quanto è ampia la gamma di prodotti a listino?

Gestiamo almeno 8 mila codici dalla sede centrale, ma un nostro rivenditore medio con ferramenta e piastrelle penso arrivi anche a 15 mila codici.

Quali sono i prodotti più richiesti oggi?

Sistemi a secco, isolanti e ferramenta. Anche coperture e membrane, in quanto nelle nostre zone stanno ancora riparando i danni del meteo del luglio 2023.

Il consorzio è nato nel 1994, come è cambiato il mercato in questi 30 anni?

È cambiato nella domanda di materiali. È cambiato nelle figure professionali che ci approcciano al cantiere. È cambiato nell’offerta di materiale da parte dei rivenditori.

C’è una maggiore concentrazione sui materiali di finitura, questo motivato negli ultimi cinque anni dall’elevata concentrazione sulle ristrutturazioni.

Pittura per interni MecStore

Avete in programma festeggiamenti?

Sì, ci stiamo organizzando internamente.

Quali sono le caratteristiche che hanno portato al successo?

Non lo definirei un successo. Lo definisco una capacità di stare al passo, più o meno, con altri player di mercato. Logistica e, quindi, servizio dettagliato ai soci, marketing immagine comune servizi.

Avete attività di formazione?

Sì, la formazione è un servizio che negli anni è stato uno dei cavalli di battaglia anche della nostra realtà.

Non senza difficoltà cerchiamo di sensibilizzare tutti ad aderire alla formazione che post covid viene effettuata prevalentemente tramite il web.

L’auspicio è che il nuovo punto vendita di San Vito al Tagliamento (dove faremo formazione per il territorio) possa essere uno stimolo aggregatore, motivatore e promotore di iniziative anche per i soci.

Magazzini MecStore

Fornite anche servizi di consulenza o assistenza?

Sì all’interno della sede centrale ci sono delle figure professionali preparate sulle coperture in legno e costruzioni prefabbricate.

Inoltre, abbiamo maestranze preparate tecnicamente sui materiali gestiti dalla centrale.

Poi, all’interno del gruppo ci sono i riferimenti dei soci tecnicamente preparati su vari comparti del settore che danno supporto ai soci richiedenti.

di Franco Saro

Family Costitution per il passaggio generazionale in azienda

passaggio-generazionale
passaggio-generazionale

La Family constitution è un patto scritto che regola il cambio di guida all’interno dell’impresa tra membri dello stesso nucleo. Principi, regole e valori messi nero su bianco evitano liti e un futuro incerto.

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BigMat Cossa: servizio di noleggio BigRent per l’edilizia in Piemonte

Marco Cossa

Materiali per l’edilizia, colori professionali, ferramenta e anche un efficiente servizio di noleggio di macchine e attrezzature per l’edilizia in Piemonte, nella provincia di Torino: è il metodo BigMat Cossa, che si occupa di due business differenti nello stesso settore. Lo racconta il titolare Marco Cossa.

Qual è stato il percorso della vostra azienda?

L’azienda è stata aperta a marzo del 1984 con un solo punto vendita: inizialmente ci occupavamo esclusivamente di edilizia pesante e avevamo un magazzino edile. Nel 2004 però, siamo diventati una srl e nel 2006 siamo entrati in BigMat. Una svolta.

Abbiamo avuto diversi vantaggi: agevolazioni negli acquisti e formazione per quanto riguarda la gestione aziendale. Nel 2008 abbiamo quindi aperto il secondo punto vendita e sviluppato il business nel settore noleggio, tanto che abbiamo aperto ben tre centri dedicati.

Perché avete aderito a BigMat?

A quel tempo, non avevamo competenze e capacità di sviluppare qualcosa che ci differenziasse e BigMat ci è sembrato il Gruppo più adatto per trovare soluzioni.

Ed è stato così: formazione, marketing, lo scambio di informazioni, impressioni ed esperienze. È un crescendo di servizi e opportunità che ci aiuta a migliorare ancora oggi.

Quale tipo di clienti avete?

Artigiani edili, imprese edili, una buona fetta di clienti privati, che provengono anche dal fai-da-te. Ma pure nuovi artigiani ed elettricisti.

Insomma, tutti i professionisti che ruotano attorno al mondo della casa: siamo generalisti, ci interfacciamo con molti tipi di clienti.

Da quando avete introdotto il noleggio?

Nel 2011. In quegli anni il settore dell’edilizia era fortemente in crisi e molte aziende non riuscivano a fronteggiare la situazione.

Noi, essendo sempre stati generalisti e potendo contare su una competenza ad ampio raggio, abbiamo cercato di cogliere l’occasione per iniziare a gestire i cantieri a 360 gradi occupandoci quindi anche del noleggio di attrezzature, macchine e utensili.

Questo ci ha consentito di rimanere sul mercato e al contempo di differenziarci, investendo in un business che ha preso piede e ci regala grandi soddisfazioni.

Che cosa prevede la formula BigRent?

BigRent è un marchio nazionale e internazionale per identificare il noleggio professionale che permette ai rivenditori di sviluppare il reparto del noleggio e crescere.

BigRent prevede una fase di formazione per i titolari e le risorse umane della rivendita che si occupano di noleggio, in maniera approfondita e attenta, permettendo così all’attività di svilupparsi.

Offre poi un supporto fondamentale per avviare il business come l’aiuto nella strutturazione del parco macchine e del layout, con diversi benefici.

Noleggio BigRent

Come è supportata da BigMat?

La formazione è di alto livello, la Sede Centrale mette a disposizione dei soci BigMat mezzi che non si trovano dappertutto e una rosa di fornitori importanti, con una formazione ad hoc per il noleggio, diversa da quella della rivendita.

Viene insegnato come utilizzare le macchine, come muoversi in questo mercato e tutti i capisaldi che riguardano la sicurezza e le normative.

Quali strumenti sono disponibili per il noleggio?

Abbiamo tutto quello che serve per allestire un cantiere da zero: dagli strumenti per baraccamento in fase iniziale, alle piccole attrezzature come utensili per forare, demolire, intonacare fino ai mezzi più grandi, come gru e piattaforme, macchine di movimento terra, piattaforme autocarrate, cingolati e articolati.

Mettiamo a disposizione anche i mezzi per la logistica e il trasporto. Se un nostro cliente vuole iniziare un cantiere noi ci siamo, con un pacchetto completo e soddisfacente.

Come si introduce il business del noleggio in una rivendita?

È un business molto diverso dal core business della rivendita, che deve essere operativo preferibilmente in un luogo differente dal punto vendita.

Bisogna occuparsi principalmente dei macchinari, garantendo massima manutenzione e controlli, ed è necessario avere del personale specializzato che possa insegnare a chi noleggia il funzionamento, oltre che controllare le attrezzature quando vengono riconsegnate.

Abbiamo un commerciale da banco che si occupa dei preventivi e della consulenza, e una risorsa di direzione che gestisce il quadro economico e finanziario.

Store Design Masidef: soluzioni personalizzate per progettare spazi espositivi

Store Design Masidef

Una divisione dedicata a offrire un supporto completo e professionale nello studio, nello sviluppo e nell’allestimento di punti vendita, sia in fase di apertura sia in fase di piccole o grandi riorganizzazioni degli spazi espositivi: è Store Design di Masidef. Obiettivo della divisione è progettare tenendo conto delle esigenze specifiche del cliente.

I punti di forza risiedono nell’avere a disposizione un progettista dedicato, che accompagna il cliente dall’inizio alla fine del progetto, seguendone tutte le fasi e rimanendo un punto di riferimento anche per eventuali integrazioni o migliorie future che si possano integrare perfettamente con il progetto precedente.

Il servizio, inoltre, consente di poter collaborare con un ampio ventaglio di fornitori, in grado di sviluppare richieste tecniche specifiche.

Masidef

Negozio in 3D

Per l’azienda di Caronno Pertusella (Varese) Store Design offre un servizio completo fin dalle fasi iniziali del progetto. La divisione si occupa di seguirlo passo dopo passo, partendo dagli studi preliminari e dalle rilevazioni sul punto vendita, fino alla presentazione delle prime bozze di progetto, alla conferma del preventivo e all’allestimento effettuato da personale specializzato.

Inoltre, per coloro che investono nella riorganizzazione degli spazi, è di fondamentale importanza poter visualizzare il progetto che hanno immaginato, prima ancora di vederlo fisicamente allestito sul punto vendita.

Per questo la divisione lavora quotidianamente con software avanzati in grado di riprodurre il negozio in 3D, che consente di simulare e studiare il percorso all’interno dei reparti e apportare eventuali modifiche in tempo reale, condividendo il processo di realizzazione del progetto con il cliente finale.

Il punto vendita Masidef e lo Store Design
Allestimento di punto vendita con Store Design Masidef

La comunicazione

Un’altra componente essenziale è la comunicazione, sempre più rilevante in alcuni tipi di rivendite. Masidef utilizza scritte magnetiche, colori e studi illuminotecnici per evidenziare efficacemente determinati prodotti.

Sfrutta, inoltre, etichette elettroniche per gestire prezzi, promozioni e altre informazioni relative al prodotto.

Questo approccio integrato consente di garantire al cliente un servizio completo, dalla concezione alla realizzazione finale del suo punto vendita, rispondendo pienamente a esigenze e obiettivi.

di Paolo Caliari

Riwega espande la sede di Egna per 4 mila metri quadrati

Riwega

Riwega, con sede a Egna (Bolzano), da 25 anni produce e distribuisce materiali all’avanguardia per l’edilizia, numerosi prodotti e sistemi che rappresentano anche un mezzo attraverso il quale racconta i valori e gli obiettivi di questa realtà.

Uno dei prossimi progetti riguarderà la stessa azienda, con l’ampliamento della sede e l’aggiunta di altri 4 mila metri quadrati di magazzino, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.

Un cambiamento che porterà anche a una ristrutturazione e a una razionalizzazione dei processi.

Così Riwega si impegnerà ulteriormente a curare un ambiente nel quale i collaboratori possano sentirsi non solo dei dipendenti, ma dei portatori di una visione condivisa e ottimista. Ed è così che i valori aziendali si ergono come pilastri portanti di un’identità distintiva.

La sede centrale dell'azienda, cuore pulsante dell'attività
La sede centrale dell’azienda, cuore pulsante dell’attività

Sicurezza e innovazione

Sostenibilità, qualità, sicurezza e innovazione sono punti essenziali nella storia di Riwega e sono la base sulla quale vuole continuare a costruire il futuro, un futuro che anticipa importanti sfide ambientali, ma che Riwega è pronta a fronteggiare con una visione chiara e ambiziosa.

In questo senso, oltre a elevare gli standard abitativi garantendo la durabilità di prodotti e sistemi, l’azienda è pronta a porsi nuove sfide, mantenendo al centro dei suoi lavori il benessere dell’uomo e del territorio, «la grande casa» che noi tutti ormai abitiamo da molto tempo.

Riwega contribuisce, infatti, alla realizzazione di edifici che offrono i massimi livelli di comfort nel pieno rispetto dell’ambiente: dimostra di impegnarsi a ridurre le emissioni di carbonio, e diminuire il consumo energetico, sfruttando prodotti riciclabili e migliorando la performance dell’involucro edilizio.

Questa condizione di benessere, chiaramente, va cercata anche all’interno di un contesto lavorativo: per questo motivo, trasparenza, inclusione e crescita sono il cuore pulsante del welfare aziendale Riwega.

di Franco Saro

Nuova scala retrattile Lmp Fakro, per straordinarie altezze

Fakro | La nuova scala Lmp

Fakro amplia la sua gamma di scale in acciaio e presenta il nuovo modello Lmp, progettato per vani molto alti. Pur con notevoli dimensioni, il funzionamento è agevole e garantisce massimo comfort e sicurezza d’utilizzo.

Fakro | La nuova scala Lmp

Player di riferimento internazionale nel settore delle finestre da tetto, il Gruppo Fakro presenta all’interno della propria gamma anche una linea completa di scale retrattili, in grado di consentire un accesso semplice e sicuro a spazi mansardati.

La nuova Lmp

Con il proposito di rispondere e soddisfare le più diverse esigenze architettoniche, Fakro presenta la nuova Lmp, scala retrattile in acciaio a 3 segmenti, progettata specificatamente per locali molto alti. Questo modello è disponibile, infatti, nelle dimensioni standard di 60×144, 70×144, 86×144 con un’altezza di 366 cm, una soluzione ideale sia per gli edifici pubblici sia per quelli residenziali.

Le particolari misure non pregiudicano un funzionamento agevole: il meccanismo tirante garantisce comfort e sicurezza d’utilizzo, alleggerendo la struttura durante la movimentazione in apertura e chiusura. La sua collocazione nel corrimano, inoltre, è utile non solo ad agevolare le operazioni di salita e discesa, ma anche a nascondere il meccanismo stesso, senza pregiudicare l’estetica della struttura.

Le caratteristiche

La scala Lmp, infatti, presenta una botola di colore bianco che si integra perfettamente sia a livello cromatico che strutturale col soffitto di qualsiasi ambiente indoor. Realizzata in materiale isolante dello spessore di quasi 4 cm e caratterizzata da un sistema di guarnizioni in grado di garantire un’ottima ermeticità, il modello Lmp presenta inoltre un coefficiente termico U pari a 1,1 W/m2K, confermandosi una soluzione adeguata anche per garantire livelli di isolamento ottimali all’interno dell’edificio e ridurre al minimo le dispersioni verso l’esterno. Prestazione tecnica spesso trascurata nelle scale retrattili, la trasmittanza termica è in realtà di fondamentale importanza per questa tipologia di prodotto, in quanto elemento di chiusura paragonabile a porte e infissi.

Pratica e funzionale, la nuova Lmp è equipaggiata con gradini sagomati antiscivolo e robusti piedini antigraffio in grado di conferire maggior stabilità alla struttura. Le caratteristiche costruttive di questo modello e la sua resistente struttura, infine, le permettono di sostenere pesi importanti, anche fino a 200 kg.

Efficienza energetica in magazzino: ecco i driver da riprogettare

magazzino antifragile

Il magazzino non è più visto solo come un luogo di stoccaggio, ma come un centro di profitto capace di creare valore per il cliente.

Con la crisi economica e i nuovi scenari internazionali, le aziende cercano maggiore efficienza e flessibilità attraverso una corretta gestione delle scorte e una riduzione dei consumi energetici, data l’impennata dei prezzi dell’energia.

Le attività di magazzino hanno un notevole impatto energetico e ambientale a causa delle esigenze di riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e movimentazione dei materiali.

La riduzione del consumo energetico diviene una pratica di sostenibilità cruciale per migliorare gli indicatori economici, sociali e ambientali dell’azienda.

Un magazzino energeticamente efficiente integra operazioni ecologiche per minimizzare il consumo energetico, i costi e le emissioni di gas serra, combinando pratiche operative e organizzative per massimizzare l’efficienza senza impattare negativamente sull’ambiente e sulla società.

Magazzino energeticamente efficiente

Per l’azienda che vuole un magazzino a basso consumo energetico è necessario riprogettare e rivalutare i principali driver di efficientamento quali:

  • Merce. L’adozione di pallet in cartone riduce il peso e ottimizza lo spazio di stoccaggio, mentre l’ottimizzazione degli imballi permette di ridurre i trasporti e, quindi, i costi energetici.
  • Informazioni. Tecnologie come Rfid e codici a barre ottimizzano la gestione delle scorte e l’efficienza operativa, ottimizzando percorsi e scorte. I sistemi Ems (Energy Management System) consentono di monitorare costantemente le attività più energivore.
  • Processi. L’ottimizzazione dei processi di smistamento e picking riduce il consumo energetico. Come la letteratura ha messo in evidenza, algoritmi genetici e modelli matematici aiutano a ottimizzare le operazioni logistiche.
  • Infrastrutture interne. Sensori di movimento e sistemi Hvac (ventilazione, condizionamento e riscaldamento) efficienti riducono il consumo energetico, mentre l’illuminazione a Led e i sistemi di gestione della luce naturale riducono il consumo di energia.
  • Infrastrutture esterne. Materiali isolanti e coperture verdi o riflettenti degli edifici riducono il fabbisogno di sistemi di raffrescamento, mentre l’installazione di pannelli solari può soddisfare una parte significativa del fabbisogno energetico.
  • Mezzi di trasporto. L’uso di veicoli elettrici, ibridi o a idrogeno e l’ottimizzazione dei carichi riducono l’impatto ambientale e i consumi energetici, mentre per i trasporti interni le batterie al litio sono più performanti.
  • Persone. La consapevolezza e l’educazione dei dipendenti sono cruciali per l’implementazione di pratiche energeticamente efficienti.

L’adozione di sistemi di efficientamento energetico è rallentata da una scarsa conoscenza, complessità percepita, costi iniziali elevati e mancanza di finanziamenti.

Per superare queste barriere è necessario aumentare la conoscenza sugli strumenti utilizzabili e definire più parametri per misurare i benefici dell’efficientamento energetico.

In sintesi, l’implementazione di pratiche di efficientamento energetico nei magazzini è essenziale per migliorare la sostenibilità e ridurre i costi operativi. Affrontare le sfide e superare le barriere esistenti richiede un impegno continuo e una maggiore consapevolezza a livello aziendale.

di Andrea Payaro

Luca Berardo con Orsini in Confidustria

Luca Berardo
Luca Berardo

Luca Berardo, presidente di Sercomated e di Assoposa, e amministratore delegato Casaoikos, entra nel Gruppo Tecnico dedicato alla Cultura d’Impresa di Confindustria. L’obiettivo del gruppo è far conoscere meglio il mondo imprenditoriale e le opportunità che offre, assieme al contributo alla società in termini di sostenibilità e responsabilità sociale. Il gruppo Cultura d’Impresa riporta affianca direttamente al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, e ha una funzione consultiva per lo svolgimento del mandato.

«Sono naturalmente entusiasta per questa nomina e metterò a disposizione del presidente Orsini e degli altri componenti del gruppo tecnico l’esperienza maturata tanto nell’attività sia come imprenditore in Italia ed all’estero che nella vita associativa in Sercomated, Federcomated ed Assoposa», ha commentato Berardo. «La cultura e i valori d’impresa sono alla base di un vantaggio competitivo che le nostre imprese devono poter esprimere oggi più che mai sul proprio mercato di riferimento e uno dei compiti certamente più importanti per le associazioni di categoria è proprio quello di aiutare gli imprenditori ad innalzarne il livello e la sensibilità al tema in loro e più in generale in tutti i loro collaboratori».

Vibrapac Geo: blocchi in calcestruzzo alleggerito certificati Cam

Blocchi leggeri

Da oltre 50 anni Vibrapac produce elementi in calcestruzzo vibrocompresso. Forte di questa esperienza, dall’azienda con sede a Solaro (Milano) è nata Vibrapac Geo, che abbraccia la visione dell’economia circolare.

La società sviluppa linee di prodotto che, in particolare, soddisfano i Criteri ambientali minimi (Cam) con un contenuto di materiale da riciclo di oltre il 25%.

La produzione comprende blocchi certificati per murature interne ed esterne con finiture normali e faccia a vista, splittate e cannellate, oltre a pavimentazione in masselli autobloccanti tradizionali e drenanti.

Blocchi Biodämm

Il blocco Biodämm, per esempio, vanta un elevato valore Cam e permette di costruire nel totale rispetto di quanto previsto dalle più recenti normative in materia di rendimento energetico, sismico ed isolamento acustico (Sistema scudo Vibrapac).

Il blocco Biodämm
Il blocco Biodämm

In particolare, i blocchi Biodämm T10 e T12 possono essere utilizzati per la chiusura delle pareti perimetrali degli edifici residenziali e industriali.

Il blocco Biodämm è alleggerito con speciali e selezionati geopolimeri e prodotto nello spessore di 25 e 30 centimetri, con particolare procedimento industriale.

La presenza di geopolimeri, di natura pozzolanica, conferiscono ai blocchi Vibrapac Geo, importanti caratteristiche sia tecniche che in termini di minor costo.

 

Tra le specifiche tecniche dei blocchi di Vibrapac Geo, in particolare dei Biodämm T10 e T12 spiccano le seguenti: resistenza al fuoco EI 120, elevate proprietà termiche e acustiche (50/52 db), la traspirabilità e la leggerezza (circa il 20% in meno alle produzioni tradizionali).

Queste proprietà permettono alla produzione Vibrapac Geo di paragonarsi ai classici blocchi in laterizio (Poroton), oggi più utilizzati dal tradizionale mercato delle costruzioni e che consentono all’utilizzatore un notevole risparmio economico rispetto a un elemento “porizzato” tradizionale.

Know-How americano

Mauro Colombo Responsabile commerciale Vibrapac Geo
Mauro Colombo | Responsabile commerciale Vibrapac Geo

Vibrapac è nata nel 1958, con la realizzazione del primo stabilimento produttivo nella sede storica a Solaro (Milano).

Per la prima volta in Europa, nell’edificio è stato applicato il know-how americano per la produzione di manufatti in calcestruzzo per la realizzazione di murature e pavimentazioni.

La produzione di Vibrapac comprende blocchi per murature tagliafuoco con certificazioni, blocchi a vista per interni ed esterni con finiture splittate e cannellate, pavimentazione in masselli autobloccanti tradizionali e drenanti.

 

di Paolo Caliari