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Tecnocasa: gli italiani ora chiedono tre locali

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Gli immobili costano (relativamente) meno e chi compra punta a ottenere un locale in più. È la conclusione, non sorprendente, a cui arrivano gli esperti di Tecnocasa, network immobiliare che incoraggia, come previsto, l’acquisto di appartamenti. Secondo l’azienda di real estate, dal 2013 nelle grandi città si è verificata una diminuzione progressiva delle percentuali sui tagli più piccoli come monolocali e bilocali, mentre è aumenta la richieste dal trilocale in poi. Insomma, trilocale mon amour. E si potrebbe anche azzardare (e suggerire a Tecnocasa) una altra sorprendente scoperta: se i prezzi scendessero ancora, forse chi acquista potrebbe più sovente chiedere un quadrilocale. Chissà. Altra importante annotazione del network: chi acquista nelle località turistiche spesso affitta l’immobile (davvero?), mentre nelle città universitarie «si sceglie perché, in questo modo, c’è una camera in più da poter affittare». E, ancora, «sempre maggiore l’attenzione al contenimento delle spese legate all’immobile, soprattutto quelle condominiali. Questo porta di frequente a scegliere condomini o immobili che consentono questo tipo di risparmio. Infatti, le nuove costruzioni piacciono per questo motivo anche se, spesso, la domanda si scontra con problemi di prezzo elevato».

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Il gruppo Tecnocasa rileva anche che, soprattutto in riferimento a case nuove, «risulta molto sensibile a tematiche ambientali quali l’utilizzo di energie rinnovabili e la classe energetica, da cui ne discende evidentemente un’attenzione verso il risparmio sui costi di gestione. Un’architettura moderna, verde condominiale (soprattutto in città) ma con un occhio sempre ai costi e parti comuni curate sono plus che attirano i potenziali acquirenti».

Altre tendenze, poi, riguardano i terrazzi o le pertinenze esterne fruibili, ormai intesi come un continuum dell’appartamento, e luminosità sono le richieste più frequenti dei clienti durante la ricerca della loro casa ideale. Italiani incontentabili: «La differenza maggiore rispetto al passato riguarda la superficie dei locali e la gestione degli spazi. Negli anni passati c’era un frequente utilizzo di corridoi, ripostigli e disimpegni e le stanze avevano superfici decisamente maggiori rispetto a quelle attuali. Oggi la tendenza è quella di razionalizzare gli spazi ed eliminare tutto ciò che non sia strettamente funzionale. È aumentato l’utilizzo di superfici open che favoriscono la luminosità e la sensazione di spazio». E, ancora: «Il design risulta essere molto amato dagli italiani, lo dimostra il continuo e sempre maggiore successo delle esposizioni e delle fiere che riguardano questo tema. L’idea che hanno oggi gli acquirenti di casa è comunque strettamente legata all’idea di benessere personale. La casa viene intesa come un rifugio sicuro, un luogo dove isolarsi dal lavoro e dallo stress del mondo esterno. Oggi la tendenza è quella di voler vivere all’interno di una casa, di un condominio che funga da micro-habitat riparato ma dotato di tutti i comfort. Chi acquista casa oggi desidera il miglior luogo possibile dove vivere e far crescere la propria famiglia. Ciò premesso ne consegue che tutto il mondo della casa (dalle costruzioni al design) dovrà adattarsi e concentrarsi sullo sviluppo di prodotti che favoriscano queste tematiche». Si attendono nuove rivelazioni.

Alla scoperta della Fiera Internazionale del Legno di Klagenfurt

Dal primo al quattro settembre si terrà a Klagenfurt, in Austria, la Fiera Internazionale del Legno Holzmesse e Holz&Bau. Il quartiere fieristico della città austriaca, capoluogo della Carinzia, ospiterà un appuntamento di estremo interesse per gli addetti ai lavori, occasione per potersi aggiornare sui più recenti trend del settore forestale e del legno del  Sud e Centro Europa. Con i suoi 22mila visitatori specializzati, austriaci e stranieri (il 36% nell’ultima edizione), la Fiera Internazionale del Legno di Klagenfurt è l’esposizione più rinomata del settore.

Oltre 500 espositori, provenienti da 22 Paesi, presenteranno – su una superficie totale di 30mila metri quadri – l’intera filiera: dal settore forestale alle segherie, dalle bioenergie alla logistica, dalle tecnologie per le costruzioni in legno fino agli accessori per la falegnameria. La Fiera del Legno mostrerà le tendenze, presentando il futuro del settore forestale lato sensu.

In programma anche dei contest. Una gara per Forwarder e Harvester, per la quale si richiede rapidità sia nel taglio di tronchi che nell’accatastamento di sezioni, e un concorso per apprendisti carpentieri dedicato ai futuri artigiani del legno così da mostrare l’elevato livello di formazione delle nuove generazioni.

Fiera Internazionale del Legno di Klagenfurt

La tecnica forestale – dalle tecnologie delle gru a cavo alle macchine per la raccolta del legname – è il settore più rappresentativo della Fiera (con la new entry Miller Forest Investment). Si passa poi alla tecnica delle segherie, dai sistemi di taglio alle seghe mobili, con i più importanti e rinomati fornitori di tale prodotto (Rudnik&Ennersm Ewd, Weinig, Vecoplan e così via). Non sarebbe possibile sviluppare il commercio del legno in modo professionale in mancanza di eccellenti fornitori di mezzi di trasporto e di logistica (Ressenig, Mercedes Benz, Kogler, Penzi, Wiegele, Trucks, Schwarzmuller). Non mancherà un focus sulle bioenergie e tecniche ecologiche in alternativa ai combustibili fossili: prima che le biomasse (legno, paglia, mais, colza e rifiuti biologici) possono essere utilizzate come combustibile, elettricità o calore, devono essere sottoposte a diversi trattamenti (Herz, Eta, Hdg, Bavaria, Viessmann, Hargassner e Heger Edelsthal).

E poi, parallelamente alla Fiera Internazionale del Legno, si terrà la Holz&Bau, il più importante appuntamento austriaco per gli artigiani del legno: quest’anno la manifestazione è incentrata su tutto ciò che concerne il costruire in legno e si rivolge in modo speciale ai falegnami, all’industria del legno, all’industria della falegnameria, ai produttori di case prefabbricate, ai copritetto e alle imprese specializzate.  Schimidt’s, Heco Schrauben, Pitzl e Holzreparatur saranno protagoniste della rassegna.

La facciata in mattoni diventa tetto, anzi, una scala

Il palazzo Termeh, disegnato dallo studio Ahmad Bathaei & Farshad Mehdizadeh Architects
Il palazzo Termeh, disegnato dallo studio Ahmad Bathaei & Farshad Mehdizadeh Architects
Il palazzo Termeh, disegnato dallo studio Ahmad Bathaei & Farshad Mehdizadeh Architects

La facciata in mattoni di questo edificio ad uso misto diventa un tetto ondulato dove sedersi, camminare o giocare. Accade nella città iraniana di Hamedan, dove una struttura progettata per ospitare al piano terra dei negozi e un ufficio in quello superiore, si collega con lo spazio pubblico del marciapiede e della piazza adiacente attraverso una singolare cascata di mattoni che scende dalla sommità fino in strada.

Il cortile interno

Il palazzo Termeh, disegnato dallo studio Ahmad Bathaei & Farshad Mehdizadeh Architects, è l’esempio del boom di architettura contemporanea che l’Iran sta vivendo dopo la revoca delle sanzioni economiche internazionali. Il nome proviene dal tradizionale tessuto intrecciato evocato dalla forma ondulata e i mattoni sono posati secondo il modello che si ritrova anche nella facciate delle altre case della zona. Ma in questo caso il nuovo sta nelle grandi finestre al pian terreno che mostrano l’interno ai passanti invitandoli a entrare a scendere all’interno, mentre aperture strette e verticali proteggono dalla luce del sole l’interno al primo piano a cui si accede dalla distesa di mattoni ondulata.

Dettaglio della scalinata

Attenzione a definirla una semplice scala, secondo gli architetti le scale sono costituite da un elemento che si ripete, invece qui si tratta di componenti con scenari, dinamiche e caratteristiche diversi e per le persone l’esperienza è quella di salire su qualcosa che ha la forma di un’onda. E il tetto maestoso forma un soffitto sorprendentemente profilato all’interno.

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Ingegneria, le assunzioni crescono del 20%

Il mercato dell’Ingegneria vola ed è sempre più pronto a investire sui nuovi professionisti: il volume delle assunzioni è cresciuto del 20%. I settori più caldi? Automotive, impiantistica e componentistica. È quanto emerge nella Salary Guide, l’indagine annuale di Hays Italia, azienda leader nel recruitment specializzato, che in questa quinta edizione ha coinvolto oltre 1.200 professionisti e 240 aziende.

Le aziende stanno incentrano la ricerca soprattutto su quelle figure in grado di concretizzare progetti: tra le professionalità più richieste dalle aziende del settore, infatti, spiccano Progettisti, Project Manager, Sales Manager, Proposal Manager e Service Manager. Sembrano essere invece meno richiesi i professionisti che hanno competenze in ambito Energy/Commodities, Aerospace o Siderurgico.

Per quanto concerne invece le caratteristiche del candidato ideale, la scelta dei responsabili humarn resources cade su figure dal forte know-how tecnico, disponibili ad intraprendere progetti all’estero, che sappiano parlare almeno tre lingue (imprescindibile l’inglese) e abbiano alle spalle un eccellente percorso accademico in Ingegneria.

Infine, sempre secondo l’indagine, le aziende del mercato Engineering garantiscono ottime retribuzioni, soprattutto a quei professionisti che ricoprono ruoli dirigenziali. Ad esempio, in ambito Automotive, un Direttore Acquisti può guadagnare 90.000 euroannui; nel comparto Alimentare un Direttore Acquisti può vantare uno stipendio annuo di 80.000 €, mentre nel Tessile un Direttore Operations si assicura 70.000 € all’anno. Le buste paga, invece, diventano più contenute nelle Costruzioni, dove un Site Manager guadagna 60.000 € annui, o nel settore ingegneristico, dove un Project Engineer porta a casa 55.000 € annui. Milano conquista la palma di città più generosa, con retribuzioni al di sopra della media di altri centri urbani come Bologna, Torino e Roma.

Ingegneria, in aumento le assunzioni: +20%

Unicem: allarme edilizia in Francia

Da Parigi l’Unicem (Unione nazionale delle industrie estrattive e dei materiali da costruzione), lancia l’allarme: la produzione si è fermata a causa della mancanza di carburante da dieci giorni. Lo scontro sociale e il blocco delle raffinerie stanno danneggiando gravemente il settore tanto che molte aziende non sono grado di rifornire i clienti di parecchi prodotti come inerti, cemento, asfalto. Una situazione che secondo l’associazione potrebbe comportare il licenziamento di centinaia di dipendenti, nonostante le rassicurazioni del Governo sul rifornimento delle stazioni di benzina entro la settimana prossima. Infatti, in alcune zone del Sud della Francia, un numero imprecisato di produttori di inerti, cemento, asfalto bitume, calcestruzzo e granulati è a rischio chiusura. Nel Nord, in particolare in Normandia, c’è già stato un fermo parziale, invece al porto di Le Havre vengono impediti lo scarico e le spedizioni di aggregati cosa che ostacola l’approvvigionamento del materiale nell’Ile-de-France, mentre in Bretagna e nella Loira gli impianti di asfalto già non funzionano più. E infine, il calcestruzzo, settore per il quale non c’è magazzino, che riflette lo scontro sociale nel paese: oltre il 50% delle unità produttive di cemento a presa rapida si arresteranno  entro la metà della settimana. Il deficit per il comparto  ammonterebbe più di otto milioni di euro a settimana. Unicem

Calcestruzzo fibrorinforzato per la nuova sede produttiva di Milesi

Calcestruzzo fibrorinforzato con fibre strutturali Ruredil X Fiber 54, per la pavimentazione industriale della nuova sede produttiva di Milesi, azienda specializzata nel recupero e commercio di prodotti in acciaio inox come lamiere, nastri a misura ed a larghezza commerciale, quadrotti e bandelle. Per realizzare i 10mila metri quadrati di superficie coperta in via Stretta a Brescia, si è tenuto in considerazione due aspetti molto determinanti: il primo riguarda il carico massimo gravante sulla futura pavimentazione costituito da bobine (coils) di acciaio inox le quali addossano sulla pavimentazione circa 21mila chilogrammi collocati su due travette in legno da 20 centimetri di larghezza per 170 centimetri di lunghezza; il secondo invece è inerente alla presenza di riscaldamento a pavimento radiante costituito da un pannello isolante bugnato per il fissaggio dei tubi. La scelta è caduta sulla soluzione mista di rete e fibre strutturali Ruredil X Fiber 54, così composta: una rete elettrosaldata (diametro di 8 millimetri, maglia da 15×15 centimetri) distanziata dal fondo (estradosso dei tubi riscaldamento a pavimento) mediante apposito distanziatore metallico a serpentina Ruredil Dista in modo da non bucare i tubi; fibre sintetiche strutturali Ruredil X Fiber 54 con un dosaggio pari a 1,8 chilogrammi /metro cubo; calcestruzzo Rck 35 con uno spessore pari a 23 centimetri. Le due alternative considerate inizialmente avevano ipotizzato l’utilizzo di una doppia maglia di rete, con doppio distanziatore, oppure l’utilizzo di fibre metalliche con uno spessore di circa 25 centimetri.Ruredil

La soluzione realizzata con fibre sintetiche strutturali Ruredil X Fiber 54 ha permesso di conciliare gli aspetti tecnici dovuti all’ingente carico concentrato gravante sulla pavimentazione, per il quale è stato approntato un calcolo specifico, con la presenza del riscaldamento radiante. Infatti, si è potuto ridurre drasticamente l’utilizzo di armatura metallica (rete superiore e distanziatore intermedio) riducendo al massimo il rischio di fessurazioni dovuto alle dilatazioni termiche avendo utilizzato in alternativa fibre di natura sintetica che non risentono in alcun modo delle variazioni di temperatura. Da non sottovalutare, infine, il concreto risparmio economico ottenuto evitando di posizionare la seconda maglia di rete ed il secondo distanziatore metallico.

Mattoni San Marco per il Padiglione Tedesco alla Biennale di Venezia

Mattoni SanMarco per il padiglione tedesco alla XV Biennale di Architettura a Venezia

I Mattoni San Marco per il Padiglione Tedesco alla 15° Biennale di Architettura di Venezia. La mostra Making Heimat. Germany, Arrival Country vuole essere una risposta al fatto che oltre un milione di rifugiati sono arrivati in Germania durante tutto il 2015. Il bisogno di alloggi è urgente e impellente, ma altrettanto urgente è la necessità di nuove idee e approcci finalizzati all’integrazione.

La mostra è composta da tre parti: la prima parte riguarda l’emergenza fisica dei profughi e le soluzioni reali che sono state costruite per far fronte alla necessità acuta. La seconda parte mira a definire le condizioni che devono essere presenti in una Arrival City, al fine di trasformare i rifugiati in immigrati. La terza parte della mostra è il concept della progettazione dello spazio del padiglione tedesco, che rappresenta una dichiarazione sulla situazione politica contemporanea. Something Fantastic ha progettato e curato la realizzazione della presentazione architettonica e del design grafico.

Mattoni San Marco per il padiglione tedesco alla XV Biennale di Architettura a Venezia
Mattoni San Marco per il padiglione tedesco alla XV Biennale di Architettura a Venezia

Nei muri perimetrali del padiglione sono state effettuate delle aperture, brecce tra i mattoni della struttura originaria a simboleggiare l’apertura della Germania verso i temi dell’immigrazione e contemporaneamente per rappresentare la dimensione di un flusso migratorio dalle proporzioni epocali. SanMarco ha fornito nuovi mattoni organizzati in pallet con termoretraibile trasparente al fine di lasciare a vista il contenuto. Questi laterizi, disposti in modo compatto con altezze diverse a realizzare sedute, tavoli di studio oppure basi per l’appoggio della documentazione esposta, simboleggiano anche idealmente i materiali da cui partire per una necessaria ridefinizione architettonica ed urbana delle Arrival City. Una volta terminata la mostra i mattoni scelti in fornace direttamente dai curatori dell’esposizione con caratteristiche analoghe all’esistente per tipologia produttiva, dimensioni e caratteristiche dell’argilla, saranno utilizzati nel ripristino delle partiture murarie aperte per l’allestimento.

È il Deutsches Architekturmuseum (DAM) ad avere curato la mostra “Making Heimat. Germany, Arrival Country”: il team comprende Peter Cachola Schmal, Commissario Generale e direttore del DAM, il curatore del DAM, Oliver Elser e il coordinatore di progetto, Anna Scheuermann. SanMarco-Terreal Italia da sempre impegnata anche nel sostegno alla cultura, è stata coinvolta per la fornitura dei materiali laterizi impiegati nell’allestimento.

Biennale di Architettura, Venezia - I Mattoni San Marco protagonisti
Biennale di Architettura, Venezia – I Mattoni San Marco protagonisti

Comunicato Stampa n° 5 – 2016 Inaugurazione Biennale 10

 

Meno soldi per gli italiani che chiedono il mutuo

Mutui, calano le erogazioni

Gli italiani che chiedono il mutuo ricevono meno soldi. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sui mutui di Mutui.it e Facile.it, nell’ultimo semestre il finanziamento medio concesso è ammontato a circa 118mila euro, il 3.8% in meno rispetto alla rilevazione precedente.

Le domande di mutuo e le rispettive erogazioni – tra novembre 2015 e aprile 2015 – mostrano una leggera frenata sia per gli importi concessi, sia per il loan to value (il rapporto tra la somma richiesta dalla banca per un mutuo e il valore dell’immobile che si sta comprando). Dato lo stato di salute del mercato del lavoro, il Ltv medio è calato fino al 53.5%, mentre si è nuovamente allargata la forbice tra l’importo richiesto e quello concesso, prima quasi azzerata: siamo tornati al 4.6%. Sono stabili sia l’età meta del mutuatario (40 anni) sia la durata del mutuo erogato (21 anni). Gli italiani preferiscono i mutui a tasso fisso, che rappresentano il 6.5% del totale, mentre il variabile è scelto dal 28% di chi fa domanda (dato in calo rispetto al semestre precedente, quando era il 32%).

Veniamo dunque al mutuo sulla prima casa. Su questo versante la situazione differisce leggermente: sono in crescita sia la domanda che le concessioni dei finanziamenti da parte delle banche. Cala, seppur di poco, l’importo medio erogato – 123.500 contro i 125.000 delle ultime due rilevazioni – e si allarga il divario tra la richiesta ed  erogazione (ora al 5%). E scende anche al percentuale finanziato: il Ltv è pari al 62.2%.

Mutuo, calo delle erogazioni
Mutuo, calo delle erogazioni

L’esempio di Favignana: isola a emissioni zero

Favignana, isola a emissioni zero

Favignana (in Sicilia) vuole diventare un’isola a emissioni zero. L’ambiziosi progetto della Sea (la società elettrica di Favignana) prevede la realizzazione di una nuova centrale ad alta efficienza energetica e a minor impatto ambientale. Il tetto della struttura sarà completamente ricoperto da pannelli fotovoltaici capaci di produrre all’anno circa 700 MWh (risparmiando emissioni di anidride carbonica per oltre 500 tonnellate) e di alimentare le nuove colonnine previste per la ricarica dei veicoli elettrici (biciclette in primis, ne sono in arrivo più di trecento).

Meno gasolio, più fotovoltaico. La Sea vuole realizzare impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici dell’isola: la superficie complessiva dei tetti è pari a circa 320mila metri quadri lordi dai quali è possibile ottenere, con un investimento di circa 25 milioni di euro e la creazione di appositi sistemi di accumulo, una potenza installabile teorica massima di circa 11 MW, potenza in grado di assicurare una produzione annua di energia elettrica capace di coprire l’intero fabbisogno dell’isola anche in alta stagione (circa 3500 residenti in basa stagione, quasi 60mila nell’alta).

Favignana, isola a emissioni zero
Favignana, isola a emissioni zero

Sea, per sensibilizzare la cittadinanza sul tema della sostenibilità energetica, sta programmando l’apertura di uno sportello informazioni, punto di riferimento anche perla richiesta degli incentivi previsti dal decreto sullo sviluppo delle rinnovabili nelle isole. Lo sportello promuoverà anche la formazione di un gruppo di acquisto per i cittadini finalizzato all’acquisto degli impianti fotovoltaici e dei sistemi di accumulo.

Le parole di Filippo Accardi, amministratore delegato Sea: “Il progetto vuole essere un esempio per tutte le isole minori italiane e non solo di come sia possibile far diventare un’isola green. L’esperienza ci ha insegnato che il progetto deve essere il frutto della collaborazione tra la società elettrica, l’amministrazione pubblica e i cittadini, perché solo con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti si potrà arrivare a centrare l’obiettivo di sostenibilità dell’isola“.

Bricoman: e-commerce sì, ma dove non ci siamo

Bricoman, rivendita dettaglio e ingrosso

La grande distribuzione organizzata ha prima scoperto e poi cavalcato tutte le potenzialità dell’e-commerce, nuova frontiera del mercato in questi anni di congiuntura. Bricoman ha fatto del commercio elettronico un suo cardine, concependolo come un qualcosa di complementare rispetto alla vendita fisica e tradizionale in negozio. Alice Morrone, responsabile comunicazione multicanale dell’azienda, racconta come Bricoman investa su questo canale, nonostante i problemi logistici e culturali che raffreddano la clientela.

Bricoman, rivendita dettaglio e ingrosso
Bricoman, rivendita dettaglio e ingrosso

Domanda. Da quanto e in che modo Bricoman ha puntato sull’e-commerce?

Risposta. Il nostro sito di e-commerce è stato lanciato a marzo 2014 e da allora il carrello minimo per comprare on line è 250 euro. L’obiettivo è disincentivare all’acquisto online quei clienti che hanno un negozio Bricoman nelle vicinanze: il sito mostra i prezzi e le disponibilità di tutti i nostri prodotti per invogliare i clienti a visitare il negozio fisico o a tornarci.  Viceversa, il nostro e-commerce è molto attrattivo per chi non ha negozi Bricoman a “portata di furgone”. Nell’ambito dei prodotti professionali per la costruzione o ristrutturazione non ci sono molti player online e quei pochi che ci sono hanno spesso prezzi più alti dei nostri.

D. Sono previste nuove iniziative di rafforzamento del commercio elettronico?

R. Nel 2016 immaginiamo di fare dei test pilota sull’acquisto on line con ritiro in negozio. Inoltre da quest’anno abbiamo attivato le prime campagne pubblicitarie digitali: anche in questo caso non lo abbiamo fatto solo per aumentare il giro d’affari dell’e-commerce ma anche per comunicare in modo più moderno con i clienti che visitano quotidianamente i negozi fisici.

L'e-commerce di Bricoman
L’e-commerce di Bricoman

D. Qual è il trend del volume d’affari del vostro e-commerce?

R. Molto positivo, in linea con l’andamento del volume d’affari generale.

D. Quali sono le sfide del suo lavoro, quali le difficoltà?

R. La vera sfida è quella di non far percepire l’e-commerce come qualcosa di diverso e di distante dalla vendita fisica, ma come qualcosa di complementare. Complementare nelle sue diverse sfaccettature. Un cliente che viene abitualmente in negozio magari compra on line solo una volta ogni tanto dei prodotti ingombranti, pesanti e voluminosi che non saprebbe come trasportare con la sua auto o il suo furgoncino, oppure un artigiano chiede al giovane apprendista di fare l’ordine on line perché non può staccarsi dal cantiere e preferisce risparmiare tempo, oppure ancora il piccolo negozio di quartiere si trova in una città in cui il negozio fisico non è ancora presente e ha l’opportunità di ristrutturare approfittando dei nostri prezzi.

Bricoman, edilizia
Bricoman, edilizia

D. Perché questo settore va a rilento sul fronte e-commerce rispetto ad altri?

R. Credo le ragioni siano principalmente due. La prima è legata alla complessità logistica nel trasportare merci pesanti, voluminose, ingombranti e magari anche fragili. Non ci sono corrieri specializzati nelle merceologie di questo tipo, figuriamoci corrieri espressi. La seconda è più culturale: si è soliti pensare che gli artigiani e i professionisti della costruzione non abbiano un computer o non lo sappiano usare. Forse è vero…però è altrettanto vero che molti hanno uno smartphone o un tablet di ultima generazione!

D. Può tracciare l’identikit del compratore tipo?

R. Su Bricoman.it sono tre le tipologie di clienti tipo: le piccole aziende che comprano i prodotti per ristrutturare negozi e uffici; gli artigiani, gli architetti e i geometri che comprano per conto dei loro clienti finali prodotti d’investimento (porte e sanitari e così via, per intenderci) e i privati. Nello specifico del reparto edilizia, comunque, il cliente tipo resta un artigiano di prossimità, che predilige il negozio sia per via del rapporto troppo oneroso tra valore della merce e costo della spedizione sia per l’abitudine di acquisto in prossimità del cantiere.

Alice Morrone
Alice Morrone

Più imprese e lavoratori stranieri in edilizia. E le rivendite si devono adeguare

Il settore delle costruzioni è uno di quelli con più alta incidenza di lavoratori stranieri in Italia. I numeri indicano che nelle rivendite di materiali edili si affacciano sempre più spesso lavoratori e imprenditori stranieri. Perché se una volta rumeni, arabi o moldavi erano semplici muratori, ora molti di loro hanno anche aperto una loro impresa. Piccola, artigianale, ma pur sempre un’azienda che, magari, con il tempo potrebbe ingrandirsi.

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Imprenditoria straniera in Italia: i dati

Come si dice cemento in arabo? Vi aiutiamo: si dice تنمسأ , parola che si pronuncia ‘asmant’. Vabbè, avete una seconda possibilità: che cosa date al vostro cliente che chiede un راطإ ? Niente?
Male, perché la parola, che si pronuncia ‘iitar’, significa infisso. E se vi domandano qualcosa a proposito del muetaf, sappiate che in arabo significa cappotto. D’accordo, non è necessario imparare la lingua che si parla in Egitto o Marocco per accontentare chi entra nel punto vendita. Ma sapere con chi si ha a che fare è essenziale. Il trend è ormai consolidato: nel 2014, per esempio, il saldo tra aziende iscritte alle camere di commercio e quelle che hanno cessato l’attività è stato positivo per le società aperte da stranieri (24mila registrazioni in più), mentre il bilancio è stato in rosso per gli italiani (35mila in meno). In altri termini, secondo l’analisi della Fondazione Moressa dedicato alla imprenditoria straniera in Italia e basato su elaborazioni di dati Infocamere, «le imprese straniere nel nostro Paese sono aumentate, mentre quelle italiane sono diminuite». Con l’aumento avvenuto negli ultimi quattro anni gli imprenditori stranieri oggi rappresentano quasi il 9% del totale delle società operanti in Italia: 525mila su oltre 6 milioni. Nello stesso periodo il numero totale, a causa della crisi, è diminuito del 2,5%. In particolare, sembra che sia il Lazio dove nel 2014 sono aumentate percentualmente di più le imprese straniere (+5.890), seguito dalla Lombardia e dalla Campania. Ma è in Lombardia (100mila imprese, quasi il 20%) dove ce ne sono di più in assoluto, seguita dal Lazio (13%).

Imprese straniere in cantiere

È interessante anche guardare in controluce di che cosa si occupano le imprese fondate da cittadini di altri Paesi. Quasi la metà del fatturato prodotto da loro, 41 miliardi di euro su 94 complessivi, arriva dal comparto dei servizi. Seguono commercio e industria manifatturiera, con 18 e 17 miliardi. Ma poi c’è l’edilizia, che ha la più alta quota di valore aggiunto settoriale (16%) prodotta da imprese straniere. A dispetto della crisi del settore, le piccole e spesso piccolissime imprese dove si parla arabo, albanese o rumeno resistono. In Italia le aziende edili con un titolare straniero sono 128.961, pari al 15,1% sul totale del comparto (854.947). E il tasso di crescita di queste imprese con passaporto estero, ma portafoglio italiano, che operano nelle costruzioni è superiore a quello complessivo riferito all’edilizia: dato che non sorprende, vista la moria di società dovuta alla grande crisi del settore. Fatto sta che, nonostante tutto, le imprese straniere sono cresciute nel terzo trimestre del 2015 (rispetto al secondo) dello 0,49% rispetto alla variazione totale dello 0,10%. Non solo: se si calcola il periodo che va dal settembre 2012 al settembre scorso, la crescita è del 3,9%.

Lavoratori stranieri in edilizia

Ma, ovviamente, non ci sono solo gli imprenditori stranieri: il grosso è costituito dai semplici lavoratori. Secondo i calcoli presentati tempo fa nel secondo Rapporto Ires-Fillea, presentato alla IV Conferenza nazionale dei lavoratori stranieri di Fillea Cgil, un muratore su cinque arriva da un altro Paese. Nel campo delle costruzioni, a crisi appena iniziata, erano occupati 406mila lavoratori immigrati (il 21,2% su un totale di 1,9 milioni). Una presenza che è rimasta più forte nelle grandi città, dove il sindacato calcola che la metà degli addetti di chi sta in cantiere parli un’altra lingua, con punte dell’80%. Le Casse edili confermano la stima. I lavoratori stranieri dell’edilizia sono impiegati in genere nelle mansioni più semplici, più faticose e meno retribuite, mentre gli operai specializzati rappresentano solo il 9% a fronte del 30% se si contano anche gli italiani. Oltre a essere stranieri, in media gli operatori di queste aziende sono anche giovani. Se si contano i titolari di azienda, sono giovani 31.388 su 128.961. Scomponendo i dati, infatti, si scopre che nel settore delle costruzioni le società straniere guidate da under 30 sono il 24,3%: una percentuale del doppio rispetto al totale delle aziende di costruzioni, dove non superano l’11%. Dunque, per rivolgersi a questo cliente bisogna tenere conto non solo della provenienza, ma anche dell’età anagrafica. Il trend, in ogni caso, sembra inarrestabile. In Campania, per esempio, sulla base dei dati del Registro delle Imprese, estrapolati dal Centro Studi dell’Acs (Associazione Costruttori Salernitani) le aziende edili di proprietà di cittadini stranieri sono 37mila e hanno fatto segnare una crescita del 4% nel terzo trimestre 2015. Secondo il presidente di Unioncamere-InfoCamere, Antonio Lombardi), «le aziende straniere crescono a ritmi frenetici» e «prediligono tra i settori il commercio e le costruzioni. È la conferma dei cambiamenti in atto nelle dinamiche produttive. È necessario tutelare le nuove aziende ed incanalarle in progetti di crescita diffusa».

Rivendite senza frontiere

E non è detto che anche per il commercio edile non avvenga quello che è successo con altri settori, con punti vendita sempre aperti e prezzi stracciati. Il commercio, infatti, è uno dei settori in cui cresce di più il numero di stranieri che apre un’attività: nel 2014 il saldo è stato positivo di circa 8mila per le imprese straniere e negativo di 41mila per le italiane. Le imprese straniere del commercio nel 2015 sono arrivate quasi a toccare quota 240mila. L’incidenza di queste ultime, inoltre, è particolarmente significativa nel commercio all’ingrosso e al dettaglio: nel 2015 se ne contano 197.850, oltre un terzo (il 36,4%) del totale delle attività condotte da non italiani residenti nel nostro Paese. Certo, la grande maggioranza di questi commercianti è attivo nel food e, spesso, con attività da ambulanti. Ma non è detto che il prossimo punto vendita di materiale edile non esponga anche un cartello: «qui si parla arabo».

Riqualificazione energetica, ma non solo. Le città sono da rifare

Non c’è solo la riqualificazione energetica, che riguarda 8 milioni di edifici. Le abitazioni residenziali in Italia sono da riqualificare anche per problemi di umidità, rumore, strutture danneggiate, sovraffollamento.

Secondo l’istituto di ricerca Nomisma, in Italia su 12,2 milioni di edifici residenziali almeno 8 milioni sono in classe energetica G, cioè il gradino più basso della scala che misura l’efficienza (o, meglio l’inefficienza). Per questa ragione queste abitazioni consumano gasolio per riscaldamento dieci volte di più di quanto dovrebbero. Ma a guardare il grafico (in basso), che si basa sugli ultimi dati Istat disponibili al 2008 – ma la situazione da allora non è cambiata – si può visualizzare come i problemi del patrimonio edilizio residenziale non siano solo quelli legati alla dispersione del calore o, al contrario, della incapacità di difendersi dai raggi solari.

Ma la riqualificazione dei centri urbani sarebbe da intraprendere a prescindere dall’efficienza energetica. Scarsa luminosità, spazio insufficiente, abitazioni sovraffollate, umide, con eccessivi rumori e afflitte da problemi di inquinamento, fino ad arrivare al caso limite – ma non così infrequente – di edifici con parte delle strutture danneggiate: ce n’è abbastanza per comprendere come i bonus per l’efficientamento, rinnovati di anno in anno, siano solo una piccola parte della soluzione. Il vero obiettivo non è solo quello di adeguare lo standard energetico, ma di far salire gli edifici italiani agli standard di un Paese civile.

Nel grafico, sono riportati i maggiori problemi riscontrati nel patrimonio abitativo italiano suddivisi per tipologie di appartenenza, ubicazione e status familiare su dati Istat (clicca sull’immagine per ingrandire).

grafico 5DEF

 

Legenda: 

eccessivi rumori

inquinamento

abitazione sovraffollata

spazio insufficiente

scarsa luminosità

abitazione con umidità

abitazione con strutture danneggiate

È ancora periferia? Te lo dice un algoritmo

Un bar tra le case popolari dell'East End di Londra

Nell’era dei Big data, ossia l’analisi e la correlazione dei dati provenienti da qualsiasi fonte, i data base aziendali, le mail, social network, i ricercatori del Computer Laboratory dell’Università di Cambridge hanno creato un algoritmo per predire la riqualificazione dei quartieri degradati nelle periferie, analizzando i dati di Facebook, Twitter, Instagram e simili. Un calcolo matematico che interpreta le chiacchiere della rete per scoprire le aree industriali dismesse nelle città che subiranno un probabile processo di recupero attraverso un afflusso di capitali privati. Negli Stati Uniti  la gentrificazione dall’inglese gentry, che una volta indicava la piccola nobiltà e ora la borghesia, è oggetto di vivaci dibattiti: c’è chi la considera positivamente perché aumenta il valore degli immobili, le opportunità di lavoro nel quartiere e rende le strade. Altri invece, la considerano una piaga, perché causa l’aumento dei prezzi e costringe gli abitanti ad andarsene dalle loro case.

Il fenomeno della gentrificazione a New York
Il fenomeno della gentrificazione a New York

Buona o cattiva che sia è un fenomeno dirompente e allora tanto vale cavalcarlo, per esempio studiando attentamente circa mezzo milione di Tweets, i ricercatori della Facoltà di Informatica dell’ateneo inglese hanno trovato una metrica capace di prefigurare attraverso il comportamento degli utenti le probabilità di riqualificazione di una zona. Per 10 mesi a partire dal 2010 sono stati analizzati i tweet georeferenziati di circa 40mila londinesi tramite l’applicazione Foursquare per capire se una specifica posizione, un ristorante o un bar, poteva attirare persone appartenenti a gruppi che non condividono la stessa rete di amici sui social media. Questa capacità di attrazione del luogo è stata definita diversità del posto, variabile successivamente correlata con il livello di decadenza del quartiere estrapolato dagli  indici ufficiali per le città e i loro quartieri che il governo britannico pubblica ogni cinque anni.

Un bar tra le case popolari dell'East End di Londra
Un bar tra le case popolari dell’East End di Londra

Questi parametri includono i prezzi delle case e il livello di salute e l’istruzione dei residenti. Infine, gli analisti hanno confrontato i valori  di diversità del posto del 2010 e del 2015 dei quartieri presi in considerazione. Quelli con un tasso più alto di decadenza hanno subito nel tempo i maggiori benefici. In pratica quelli più poveri i cui negozi, ristoranti e bar attirano una clientela diversificata sono quelli che possono essere più facilmente. Il quartiere che è emerso di più in termini di diversità e degradazione nel 2010 era Hackney, una zona storicamente povera di East London. Ma i dati del 2015 hanno evidenziato un recupero notevole a cinque prima: è la zona di Londra dove sono aumentati di più i prezzi delle case  mentre il tasso di criminalità è diminuito notevolmente. La prova concreta del cambiamento la si vede nella composizione dei tessuto urbano: la proliferazione di bar e ristoranti alla moda accanto alla lunga schiera di case popolari. Il prossimo passo è la creazione di un’applicazione per analizzare rapidamente e automaticamente i dati di social media e fornire delle interpretazioni in tempo reale dei cambiamenti in atto. Infatti, la capacità di prevedere l’evoluzione di un quartiere potrebbe aiutare le autorità locali, gli urbanisti e i residenti a pianificare meglio: per esempio potrebbe significare l’obbligatorietà di case a prezzo accessibile o prevedere quando è il momento migliore per vendere un immobile. Cosa sia meglio dipende dai punti di vista.

Confindustria accelera sulla riqualificazione edilizia

Claudio Andrea Gemme, Anie - Riqualificazione edilizia

Confindustria spinge la riqualificazione edilizia italiana. Claudio Andrea Gemme, membro dell’advisory board di Confindustria ha posto l’accento sul tema. Gemme è anche presidente di Anie, una delle maggiori organizzazioni di categoria del sistema confindustriale per peso, dimensioni e rappresentatività, alla quale aderiscono oltre 1.200 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico che generano il 30% del totale investimenti in ricerca e sviluppo del settore privato in Italia.

Gemme ha aggiunto: “Anie Confindustria è la casa delle tecnologie e continuerà a lavorare con il nuovo presidente dando il suo contributo per ammodernare il paese. In particolare sosteniamo l’appello di Boccia per quel piano nazionale di riqualificazione ed efficientamento energetico per gli edifici pubblici e civili delle nostre città, che anche Anie chiede da tempo. Rappresentiamo un made in Italy tecnologico e innovativo apprezzato in tutto il mondo‎, su cui il sistema Paese deve puntare con sempre maggior decisione”.

Claudio Andrea Gemme, Anie - Riqualificazione edilizia
Claudio Andrea Gemme, Anie – Riqualificazione edilizia

Meccano di L&S per lampade a Led fai da te

Lampade Led Meccano - L&S

Novità sul mercato dell’illuminazione con il lancio di Meccano il sistema fai da te di L&S per creare lampade Led di qualità. Insomma, un prodotto di sicuro interesse per i produttori di arredi per i settori del mobile e dello shopfitting.

Cinque tipi di profilo, due tipologie di schermi, tre bobine strip Led flessibili con tre temperature colore, tre tipi di controller e una gamma di alimentatori diversi. Grazie alla possibilità  di acquistare i componenti sfusi, creati per essere assemblati in modo autonomo senza dover ricorrere all’elettricista, è possibile personalizzare il sistema di illuminazione secondo le proprie esigenze, in tempi rapidi e con la stessa garanzia di ogni altro prodotto a marchio L&S.

Le parole di Cristiano Falcier, sales manager dell’azienda di Maron di Brugnera: “L’idea di creare un prodotto come Meccano è nata in risposta al bisogno di ‘fare da soli’ –nato con l’avvento delle bobine Led e che ha portato molti a realizzare prodotti low cost e poco sicuri. In L&S ci occupiamo di Ricerca e Sviluppo non solo di nuove tecnologie, ma anche di sistemi che rispondano al meglio alle diverse esigenze. Per questo motivo abbiamo cercato una soluzione che potesse offrire un sistema personalizzabile e modellabile sulle necessità dei nostri clienti, sicura ed affidabile, e che permettesse di rispondere in tempi rapidissimi anche alle esigenze della clientela finale”.

Lampade Led Meccano - L&S
Lampade Led Meccano – L&S

punti di forza della lampade Led Meccano sono diversi. Primo su tutti la flessibilità, grazie alla possibilità offerta di creare il proprio sistema di illuminazione personalizzato, con un’estetica lineare e pulita ed ingombri contenuti. A questo si aggiunge la riduzione dei tempi di consegna, che diventano molto rapidi in quanto il prodotto finito può essere realizzato nel momento esatto in cui si crea la necessità di doverlo installare, determinando anche una riduzione dei costi. Infine, la possibilità di cambiare idea. Infatti, grazie agli elementi creati con una logica ad incastro, è sempre possibile smontare il prodotto finito e assemblarlo con altri componenti.

Meno incidenti in cantiere con l’elmetto trasparente

L'elmetto PV50 Peakview

Le lesioni alla testa nei cantieri potrebbero essere drasticamente ridotte utilizzando un elmetto traslucido. Lo afferma l’azienda irlandese Portwest, specializzata in abbigliamento e accessori da lavoro, nel lanciare una versione trasparente del tradizionale elmetti di sicurezza. Il motivo? Consente agli operai di avere una migliore visibilità e una più ampia vista periferica. Infatti, i produttori sostengono che il casco PV50 Peakview traslucido ventilato rigido permette a chi lo indossa di vedere da qualsiasi angolazione senza  dover inclinare eccessivamente la testa o girare l’elmetto con la parte frontale sul retro come fosse un cappello da baseball.

L'elmetto PV50 Peakview
L’elmetto PV50 Peakview prodotto da Portwest

Realizzato in policarbonato ad alta resistenza, stabilizzato ai raggi Uv classe di protezione 400, è approvato AS/NZS 1801 e ertificato EN 397. Con 6 punti di ancoraggio nella struttura in nylon, robusto e leggerissimo, il punto di forza è la finitura traslucida, che secondo Portwest incoraggia i lavoratori a non invertire le cinture di sicurezza e indossare i caschi all’indietro. L’azienda sostiene di essere la prima a lanciare un simile prodotto, che definisce rivoluzionario, nei mercati europei e americani.

Il dettaglio della trasparenza
Il dettaglio della trasparenza