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Riqualificazione energetica, quando il cappotto fa la differenza

La facciata principale a intervento finito - sistemi a cappotto (2)

Sistemi a cappotto: efficienza energetica nel rispetto della tradizione

L’unicità della Riviera ligure di Ponente non è data solo dalla maestosità dei paesaggi, che contrappongono i blu intensi del Tirreno al verde degli ulivi che domina dalle alte costiere frastagliate, anche le tante cittadine che costellano la riviera hanno tratti urbanistici e architettonici propri che sono parte integrante e imprescindibile del territorio.

La facciata principale a intervento finito - sistemi a cappotto (2)
La facciata principale a intervento finito – sistemi a cappotto

Caratteristiche forti, di carrugi e case dipinte, che non si ritrovano solo nei borghi a prevalente vocazione turistica, ma che emergono chiari anche nelle cittadine che sono il motore, industriale ed economico della Liguria.  Avviene così anche a Vado Ligure, uno dei comuni più industrializzati della riviera, dove anche sullo sfondo delle due imponenti ciminiere della centrale termoelettrica si stagliano le facciate delle chiese barocche, delle tante ville liberty e delle palme del lungomare. In questo contesto gli interventi di ristrutturazione devono mirare non solo al miglioramento dell’efficienza energetica delle strutture, ma anche alla conservazione e alla valorizzazione delle loro peculiarità architettoniche. È questo il compito affidato all’architetto Corrado Visini di Savona, responsabile del progetto di restauro di un edificio storico pluripiano che, a Vado Ligure, si affaccia sulla centralissima Via Aurelia.

Facciata cieca dell'edificio - Prima e dopo i lavori
Facciata cieca dell’edificio – Prima e dopo i lavori, dipinta a trompe l’oeil. Sistemi a cappotto

La scelta del progettista si è orientata per un intervento di isolamento termico delle pareti perimetrali, che presentavano evidenti segni di ammaloramento, visibili soprattutto nella facciata cieca,  mediante una soluzione a cappotto e, come strato termoisolante, si è adottato il pannello in schiuma poliuretanica Stiferite Class Sk specifico per isolamenti dall’esterno sotto intonaco sottile.  La particolare conformazione delle facciate, con elementi decorativi di grande interesse, ha reso necessario il contenimento dello spessore del sistema cappotto e, proprio a fronte di questo vincolo, è stato selezionato il materiale isolante che a parità di spessore garantiva la migliore resistenza termica.

La facciata principale prima dei lavori
La facciata principale prima dei lavori. Sistemi a cappotto

Per l’isolamento dei circa 1200 metri quadrati di facciata, installati dall’impresa Ferrelli & C. Snc di Spotorno (SV), sono stati impiegati pannelli Stiferite di spessore 60 mm, che assicurano una resistenza termica, stabile nel tempo, pari a 2,14 m2K/W; utilizzando un materiale meno performante lo spessore richiesto per ottenere la stessa prestazione sarebbe stato superiore da un minimo del 20% fino al 40-60%.

Prospetto laterale e posteriore, prima e dopo
Prospetto laterale e posteriore, prima e dopo. Sistemi a cappotto

Oltre alla eccellenti prestazioni isolanti, anche altre caratteristiche del pannello Stiferite Class SK hanno contribuito al successo dell’intervento, tra queste vanno ricordate:

  • La semplicità di posa
  • La rigidità e la compattezza della schiuma poliuretanica che ha agevolato le operazioni di taglio e sagomatura
  • Il rivestimento dei pannelli in fibra minerale saturata che garantisce la perfetta adesione dei diversi strati del sistema
  • La riduzione dei tempi di installazione e la limitazione dei costi per accessori e fissaggi determinata dall’applicazione di uno strato isolante di spessore contenuto
  • La compatibilità con tutti i sistemi di finitura che, nel caso dell’edificio di Vado Ligure, hanno comportato l’utilizzo di arenino pigmentato, idoneo a riproporre le tonalità e gli effetti degli intonaci ottocenteschi
Fissaggio pannelli Stiferite Class SK - Applicazione della rete e dei rasanti
Fissaggio pannelli Stiferite Class SK – Applicazione della rete e dei rasanti. Sistemi a cappotto

In concomitanza con le opere di efficientamento energetico, l’arch. Visini è intervenuto felicemente anche negli aspetti formali ed estetici con la realizzazione, sulla facciata cieca dell’edificio, di membrature architettoniche dipinte, in puro stile ligure, con la tecnica del trompe l’oeil e realizzate dal pittore Daniele Tondolo di Varazze (Savona).

Stiferite Class Sk - sistemi a cappotto
Stiferite Class Sk – sistemi a cappotto

Berardo: Casaoikos meglio lavorare a rete, senza la fissa dell’insegna

Casaoikos

“Ristrutturazione e privato sono i driver del mercato di oggi e di domani”. Ne è sicuro Luca Berardo, presidente Sercomated e amministratore delegato di Casaoikos, distributore di ceramiche e materiali edili di lungo corso. Sì, perché era il 1946 quando il nonno Natale fondò la Berardo Ceramiche, che produceva piastrelle e già guardava al di là dei confini nazionale. La terza generazione al potere racconta come (e dove) è cresciuta l’azienda e quali sono le sfide da cogliere e vincere, perché “chi è capace di cogliere le nuove tendenze ha prospettiva e chi è nostalgico del passato va a fondo”.

Luca Berardo, Casaoikos
Luca Berardo, Casaoikos

Domanda. Casaoikos compie 70 anni, auguri.

Risposta. Già, abbiamo spento le 70 candeline in questo 2016. Nati nel 1946 come produttori di marmette in graniglia, ci rivolgevamo oltre al mercato domestico anche alla Francia, a tutto il nord Europa ed ai paesi dell’Africa sahariana.

D. Poi?

R. Poi, nei primi anni 80 abbiamo smesso la produzione delle marmette e ci siamo dedicati completamente alla distribuzione di piastrelle in ceramica, sanitari, arredo bagno e materiali da costruzione. La vocazione industriale del nostro gruppo è rimasta ancora oggi nella divisione manufatti in cemento che è oggi una società a parte. Negli ultimi dieci anni abbiamo cercato con forza l’integrazione orizzontale con altri soggetti operanti nel settore della decorazione d’interni come mobilifici e società si porte e serramenti.

D. Entriamo nel merito di questa evoluzione.

R. Abbiamo fondato il gruppo Atrium, prima realtà che ha messo insieme secondo un’integrazione orizzontale e nello stesso luogo fisico, importanti distributori operanti nel settore della distribuzione di arredi, superfici e bagno, porte e serramenti, tessuto e tendaggi ed impianti audio. Il mix del gruppo Atrium cerchiamo di replicarlo nelle filiali che abbiano la dimensione tale da consentirlo.

Casaoikos
Casaoikos, Nizza

D. Mercati che per Casaoikos non hanno né confini nazionali né età.

R. Oggi abbiamo una presenza diretta in Italia e Francia ed in Svizzera siamo in partenariato con un’importante realtà del mondo dell’arredammento.

D. Ha una definizione che ben fotografa il lavoro della sua azienda?

R. Lavoriamo a rete. Siamo molti più presenti che non visibili.

D. Nel senso che?

R. Siamo presenti in numerosi studi di architettura per i quali ci occupiamo di tutta la divisione di prodotto legata alle superfici fungendo così da ufficio di prodotto dedicato. Inoltre, siamo presenti anche in tante realtà (come strutture del mondo del mobile) nelle quali non figuriamo direttamente, ma lavoriamo per le loro divisioni, che siano superficie, sanitari e/o arredo bagno, diventando così l’ufficio di prodotto di riferimento.

Casaoikos, Berardo Ceramiche
Casaoikos, Berardo Ceramiche – Borgo San Dalmazzo (Cuneo)

D. Cosa significa per voi questo modus operandi?

R. Un imperativo, fin dalla fondazione. Non siamo quelli che fagocitano e che si sviluppano con il pensiero fisso dell’insegna. È questa la nostra marcia in più.

D. Ne avete una seconda?

R. Risorse umane molto motivate. Diamo ai nostri collaboratori ampia delega: ciascuno di loro risponde di un perimetro di responsabilità più ampio che non altrove. E ciò ci rende molto solidi.

D. Veniamo al mercato: qual è il vostro trend?

R. Quest’anno chiuderemo il primo semestre a forte segno “più” in tutti i Paesi nei quali operiamo.

Casaoikos, Losanna
Casaoikos, Losanna

D. Di che dimensioni parliamo?

R. Di tre “più” a doppia cifra che ci danno grande soddisfazione.

D. Il volume dei vostri affari come è ripartito geograficamente?

R. L’Italia rappresenta ancora circa il 60%, la Francia il 35%, la Svizzera il 5%. Ecco, una precisazione: nella fetta di mercato francese faccio confluire anche le operazioni che ci vedono partner in progetti a Dubai e negli Stati Uniti, che partono dalla gestione in Francia.

D. All’orizzonte che cosa vede?

R. Una premessa d’obbligo. In Italia il mercato è ancora quello che è, ovvero in difficoltà e non ancora uscito dalla congiuntura. E a tal proposito è bene capire che la crisi ha ridefinito il paradigma del mercato, che mai tornerà come prima.

Casaoikos
Casaoikos

D. Detto ciò…?

R. Sono ottimista. Noi abbiamo operato sempre nella ristrutturazione e sul privato, che sono i driver del mercato di oggi e di domani. Perciò le previsioni circa il mio gruppo sono positive, mentre per il mercato generale dico che serve sapere cogliere le tendenze: chi è capace di lavorare bene sui fronti caldi (ristrutturazione lato sensu e utente finale) ha prospettiva, chi è nostalgico del passato – e attende il ritorno del vecchio mercato – va a fondo.

D. Le criticità maggiori, al momento, sono allora in Francia?

R. Sì, ci vivo da 10 anni e mi accorgo di come il Paese stia attraversando adesso un momento davvero difficile, più del nostro. La Francia, per sua natura, prende sempre tardivamente coscienza delle cose. Il mercato del lavoro è un po’ scollegato rispetto al tempo: ora sta prendendo nozione di quello che è cambiato e allora si arrocca sulle vecchie posizioni ed ecco le enormi contestazioni sulla nuova legge sul lavoro, il cosiddetto Jobs Act transalpino. Mentre a livello economico la Francia è più stabile di noi, ma si deve dare da fare. Vero è che noi siamo in Costa Azzurra, che è fortemente (e fortunatamente) anticiclica, visto che gode dell’arrivo di capitale straniero, anche se il dumping sui prezzi è palpabile. La Svizzera francese, invece, è stabile e garantisce maggiori controlli: gli operatori che arrivano sul mercato non possono fare concorrenza al super-ribasso sul prezzo.

D. Che cosa bolle nella pentola di Casaoikos?

R. Il consolidamento della strategia che ci vede sempre più presenti all’interno delle grandi strutture del mobile. Le ultime due filiali aperte sul suolo italiano, Torino e Cuneo, perseguono il fine del rafforzamento nei mobilifici, un piano che vogliamo sempre più puntellare e perfezionare, mentre in Francia e in Svizzera voglio consolidare le nostra attuale presenza.

Casaoikos
Casaoikos
Casaoikos
Casaoikos

Immergas, Alfredo Amadei nuovo presidente

Alfredo Amadei
Alfredo Amadei

Immergas (caldaie a condensazione orientate alla sostenibilità e al risparmio energetico) cambia vertice: il fondatore, Romano Amadei, passa il testimone al figlio Alfredo, 48 anni, che ricopriva la carica di vice presidente. «Ho accettato la proposta di nomina a presidente, ringraziando per la fiducia che mi è stata concessa e assicurando il massimo impegno perché la Immergas continui a perseguire la sua mission che da oltre cinquant’anni è quella di produrre sistemi per il clima domestico di qualità e orientati all’innovazione», ha commentato Alfredo Amadei. «Una scelta che ogni giorno ci vede impegnati nel dialogo con i mercati di tutto il mondo, che hanno sempre riconosciuto a Immergas la reputazione che migliaia di uomini e donne hanno saputo costruire e consolidare. È proprio sul valore delle persone che fanno crescere Immergas che baserò le mie scelte future, puntando, come è avvenuto in questi anni a innovare. Fondamentale per me nell’accettare questa nuova sfida imprenditoriale e professionale rimane la consapevolezza di poter contare sul supporto di mio padre, che oltre a continuare la propria attività in seno al consiglio di amministrazione di Immergas, manterrà la carica di presidente della controllante Immerfin. Questa nomina, unitamente a quella di Alessandro Carra a vice presidente, è un segnale concreto della volontà delle nostre famiglie di continuare ad investire per lo sviluppo e la competitività di Immergas».

Alfredo Amadei
Alfredo Amadei

Immergas è stata fondata con Gianni Biacchi e Giuseppe Carra nel 1964 e anche per Alessandro Carra, figlio di uno dei fondatori, è arrivata la promozione da consigliere a vice presidente, mentre il fratello Gionata rimane nel consiglio di amministrazione come consigliere.

Il nuovo organigramma di vertice della Immergas vede la conferma a vice presidente di Mirko Orlandini, che guida l’area risorse umane di Fulvio Martini, amministratore delegato focalizzato sulla finanza e controllo. Nel nuovo consiglio di amministrazione di Immergas rimangono con il ruolo di consiglieri il direttore marketing strategico Pietro Alberici e il direttore ricerca e sviluppo Mauro Guareschi.

Alfredo Amadei che è entrato in Immergas nel 1989 e prima della nomina a presidente ha seguito direttamente tutte le aree funzionali commerciali e operative. Immergas è una multinazionale a capitale italiano e tutta la fase di internazionalizzazione che dal 1996 con l’apertura della prima filiale in Polonia ha portato il gruppo Immerfin che controlla Immergas a presidiare il mercato mondiale con dieci filiali e tre stabilimenti (Brescello, Poprad in Slovacchia e Quazvin in Iran). Il Gruppo Immerfin è una multinazionale famigliare che controlla Immergas in Italia e Immergas Europe in Slovacchia.

Nel 2015 ha registrato un fatturato di 235 milioni di euro. I margini di redditività sostengono stabilmente il piano di investimenti che consente a Immergas di mantenere alta la sua competitività. Gli addetti sono complessivamente circa 700, distribuiti in tre stabilimenti situati a Brescello in Italia, a Poprad in Slovacchia e a Quazvin in Iran.

Privacy, con Betafence il giardino diventa “Secret Garden”

Fare del proprio giardino un luogo da vivere in totale libertà e riservatezza è possibile grazie ai nuovi sistemi di oscuramento per pannelli di recinzione Betafence. Il giardino e le aree esterne vivibili rappresentano un naturale prolungamento dello spazio domestico, dove ritagliarsi piacevoli momenti relax, lontani dal tran-tran quotidiano e da sguardi indiscreti. E così, come l’interno della casa, anche il giardino richiede soluzioni che ne garantiscano la migliore privacy e protezione: Betafence propone una vasta gamma di soluzioni di oscuramento per pannelli di recinzione, ideali per soddisfare l’esigenza di protezione e riservatezza, soprattutto dove si tratti di applicazioni residenziali. Senza mai rinunciare all’aspetto estetico. Così il giardino diventa un secret garden.

Privacy per il proprio giardino - Betafence

Privacy per il giardino: la collezione Betafence

Collfort, Screeno Line e ScreenoWave sono i tre diversi sistemi di oscuramento Betafence disponibili per delimitare il giardino, proteggendo dalla vista esterna o creare angoli di privacy all’interno del giardino stesso. Realizzati in diversi materiali, assicurano un’elevata resistenza al deterioramento, grazie alle diverse colorazioni, gli effetti e le textures disponibili permettono la massima personalizzazione degli spazi esterni. Sono garantiti tutti 10 anni. Scopriamoli nel dettaglio:

  • Collfort è il sistema di oscuramento per pannelli costituito da listelli in legno naturale di pino nordico. Classico e fatto con materiali naturali, Collfort regala eleganza e pregio estetico al giardino, integrandosi con discrezione nel contesto. Non necessita di trattamenti di manutenzione né riverniciatura, è facile da installare e durevole nel tempo.

  • Screeno Line è il sistema di oscuramento costituito da listelli in PVC, un materiale pratico che ha il vantaggio di non richiedere alcuna pulizia e manutenzione; assicura una lunga durata nel tempo. Declinato in tre diverse tonalità, permette inoltre la massima personalizzazione. Screeno Line è disponibile nel classico colore verde, per un effetto ad alta integrazione nel contesto ambientale; ad “effetto legno” chiaro o scuro, per un risultato naturale o antracite per dare un tocco di modernità allo spazio.
  • Screeno Wave è il sistema di oscuramento più “coprente” dato da strisce in polipropilene in colore antracite o grigio pietra. Una soluzione di grande contemporaneità, indicata anche per i contesti urbani, grazie alle sue tonalità neutre e ad effetto metallico. Oltre che per l’impatto estetico, Screeno Wave si connota anche per la sua robustezza e resistenza agli urti, alla rottura ed alla corrosione dei raggi UV e degli agenti atmosferici. Riciclabile, è disponibile anche nel colore verde.

Recinzioni-privacy-giardini-casa- Screeno OK

Nuove finiture per le finestre da tetto Fakro

Nuove finiture - finestre FAKRO

Le finestre da tetto Fakro si fanno sempre più versatili grazie all’ampia gamma di finiture, dall’acrilico trasparente standard all’originale colorazione Walnut. Fakro, secondo player mondiale nel settore delle finestre da tetto, propone una nuova collezione di finiture superficiali per le proprie finestre da tetto in legno.

Particolarmente apprezzato per le sue caratteristiche estetiche e le elevate performance in termini di isolamento termico e acustico, il legno è uno dei materiali più utilizzati negli ambienti domestici.  Realizzati in legno di pino di prima qualità, anche gli elementi in legno delle finestre da tetto Fakro possono essere personalizzati per essere il più possibile in linea con gusti personali, trends e arredi: possono infatti presentare differenti caratteri, grazie alla recente introduzione delle finiture Light Oak, Teak, Afromosia, Mahogany e Walnut ,da oggi disponibili per qualsiasi finestra. Le diverse tonalità si affiancano così alla tradizionale finitura in vernice acrilica ecologica trasparente, da sempre applicata in due mani su tutte le finestre da tetto dell’azienda.

Nuove finiture - finestre FAKRO

Qualunque sia la colorazione scelta, tutte le finiture superficiali delle finestre da tetto Fakro proteggono l’infisso nel tempo e conservano insieme le naturali caratteristiche del materiale, garantendone una maggiore durata nel tempo. Inoltre, le nuove finiture conferiscono alla finestra un dettaglio di stile che la rende non solo un elemento strutturale dell’abitazione, ma un vero e proprio elemento d’arredo, variegato e versatile, da abbinare agli altri arredi interni.

Nuove finiture

Vieroclima 2, un doppio cappotto per isolare le facciate

Sistema a cappotto, Vieroclima 2

Un sistema a cappotto applicato su un sistema a cappotto preesistente. Funziona così il nuovo sistema di isolamento della facciata Vieroclima 2. La riqualificazione energetica passa per il nuovo prodotto firmato Viero, una soluzione ideale per tutti i casi in cui si vogliono migliorare le prestazioni di facciate scarsamente isolate, senza però smantellare l’isolamento esistente. E si tratta di un’esigenza sempre più frequente, sia per la necessità di rispettare le nuove normative relative agli edifici a energia (quasi) zero, sia per la volontà delle famiglie di ottenere un miglior comfort, riducendo i consumi energetici.

Quali problemi risolve?

L’Italia ha un patrimonio immobiliare spesso obsoleto e anche gli edifici di più recente costruzione risultano essere scarsamente isolanti, nonostante le certificazioni di consumo in classi di massima efficienza. Vieroclima 2 è ottimo per ristrutturazioni parziali o totali delle facciata, anche su larga scala (ad esempio in presenza di crepe, sfaldamenti e casi di vandalismo). Vieroclima 2 è un sistema cappotto su cappotto studiato capace di implementare il livello di isolamento termico (riducendo le perdite di calore) e acustico, di garantire una maggiore protezione dal fuoco e dagli urti delle intemperie atmosferiche, oltre che ottimo strumento per puntellare le imperfezioni estetiche.

In quali casi si applica il cappotto su cappotto?

Il raddoppio del cappotto può essere applicato in differenti casistiche:  su sistemi a cappotto con la superficie stabile, compatta e senza distacchi, sistemi composti da lastre di Eps e Lana Minerale aderenti alla parete, correttamente incollati e tassellati, pannelli di fibra di legno intonacati, sistemi che non presentano danni da umidità accidentale, sistemi che non presentano evidenti fessurazioni o lesioni importanti.

Sistema a cappotto, Vieroclima 2
Sistema a cappotto, Vieroclima 2

Puntualità nei pagamenti sconosciuta per la Gdo

Puntualità nei pagamenti, questa sconosciuta per la grande distribuzione organizzata: l’Italia è ultima in Europa. Solo un’azienda su sei – ovvero il 15,7% – paga regolarmente alla scadenza. Lo scenario a marzo 2016 registra un’enorme difficoltà per la Gdo: calati del 16,5% i pagamenti commerciali virtuosi rispetto al 2015, con il 20,7% che salda i debiti con grave ritardo, e il 63,6% che lo fa entro li un mese dalla scadenza.

Il report, realizzato da Cribis D&B, è stato diffuso dallo Studio Pagamenti ed è aggiornato a fine marzo 2016: Il dato incontrovertibile sono le grandi problematicità della Gdo, che salda i debiti con molto più ritardo rispetto alla media delle imprese italiane, che fanno registrare un discreto 35,1% di puntualità (+19,4% rispetto a Gdo).

Il confronto con il 2010 evidenzia tutte le criticità che le imprese della grande distribuzione organizzata hanno dovuto affrontare nell’ultimo lustro: i pagamenti puntuali sono calati del 5,6%, mentre i ritardi gravi sono passati dal 16,3% del 2010 all’attuale 20,7%,  e quelli oltre il mese di ritardo aumentati del 2,5%. Le imprese più virtuose della Gdo sono localizzate nel Nord-Est Italia, dove sono puntuali per il 31,8%; segue il Centro (16,4%), il Nord-Ovest  e dunque il Sud (9,8%).

Pagamenti edilizia, Italia al 12° posto come puntualità
Italia, la Gdo non paga (quasi) mai puntuale

Puntualità in Europa

Nel confronto continentale l’Italia è il fanalino di coda nel ranking dei pagamenti. In difficoltà anche il Regno Unito e la Polonia, caratterizzate da concentrazioni superiori al 15% nella classe oltre 30 giorni e con pagamenti puntuali rispettivamente del 19% e del 23%. La best performer di settore è la Germania, in cui il 68,9% delle imprese paga regolarmente e i ritardi gravi restano al di sotto del punto percentuale. Bene anche Olanda (58,7%) e Spagna con il 54,9%.

Puntualità nel mondo

Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini concordati rappresentano il 48,5% del totale, mentre in Canada solo il 21,7%. Percentuali di pagatori regolari piuttosto contenute per il comparto Gdo in Asia con valori inferiori al 9% per Thailandia e Filippine.

Elezioni comunali, pochi voti all’edilizia

Roma skyline
Roma skyline

Beppe Sala (neo sindaco di Milano): ci vuole una migliore gestione delle case popolari, con maggiore attenzione all’estetica e al verde durante la costruzione di nuove aree residenziali. Virginia Raggi, neo sindaco di Roma: la casa è un diritto per tutti, l’obiettivo è censire tutto il patrimonio immobiliare romano, così da recuperare tutte le case disponibili. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli: adozione della knowledge economy, per rafforzare i progetti intrapresi sulle smart cities, per il quale Napoli si è già distinta. Chiara Appendino, neo sindaco di Torino: è necessario partire dal ridisegno e dalla progettazione del territorio, tramite ciò che definiamo urbanistica sostenibile, responsabile.

Non occorre schierarsi a favore di un fronte politico o per l’altro per trarre una conclusione poco confortante: i programmi dei neo eletti o riconfermati primi cittadini delle maggiori città italiane brillano per l’assenza di idee riguardo alla riqualificazione delle metropoli che stanno per governare. Non è una dimenticanza da poco. Il più vagamente interessato al problema sembra l’ex commissario all’Expo, che si propone almeno di risistemare le case popolari (ma dovrà fare i conti con la Regione Lombardia, che è la proprietaria di quasi tutti gli immobili) e si preoccupa di regolare le nuove costruzioni. Per gli altri sindaci, invece, il problema della riqualificazione urbana, del decoro e dell’efficienza delle case che costituiscono la città, sembra invece non esistere o essere qualcosa di molto, molto vago. D’accordo, non è un problema che può essere risolto solamente da una giunta comunale. Ma non bisogna dimenticare che il Comune ha un potere normativo molto forte. Lo dimostra la passata giunta di Milano, che due anni fa ha approvato un nuovo regolamento edilizio, che prevede modifiche non di poco conto (un esempio: ora una abitazione può essere anche di soli 28 metri quadri).

Roma skyline
Roma skyline

Dai neo sindaci, invece, dai programmi non traspare o quasi l’intenzione di impegnarsi per un razionale utilizzo del patrimonio residenziale. Pochi esempi che avrebbero potuto figurare nei programmi presentati ai cittadini: regolare le norme sul riscaldamento domestico per incentivare un migliore isolamento termico degli edifici. Oppure proibire le orribili parabole che spuntano da finestre e balconi sulle facciate delle case, iniziativa che significherebbe razionalizzare gli impianti, oltre che migliorare l’aspetto delle città. Ancora: nei programmi non si legge nulla sul problema dei graffiti, i famigerati tag che, tra l’altro, deprimono il valore di un immobile. Al contrario, i pochi neo eletti che accennano a progetti di sviluppo rimangono nelle buone e fumose intenzioni programmatiche.

Come mai questa omissione? È disinteresse? Ignavia? Timore di non riuscire a realizzare una promessa elettorale? Chissà. Eppure su questo i sindaci potrebbero intervenire, e a costo zero (qui non c’entrano i tagli al bilancio). Sono appena stati eletti: quattro anni per farlo dovrebbero bastare.

Virginia Raggi e Beppe Sala
Virginia Raggi e Beppe Sala

Street Smart Retail: l’hi-tech entra in negozio

street-smart-retail

street-smart-retailVolete un negozio che non resti indietro mentre il mondo va avanti? Vi piacerebbe aumentare la fidelity dei clienti? Sognate di vendere anche quello che non avete in magazzino? Be’, se avete risposto «sì» a tutte e tre le domande è il caso che diate un’occhiata a quello che avviene in Trentino, dove è entrato nella fase operativa il progetto Street Smart Retail.

Attenzione: si tratta di un esperimento, ma se dovesse dare prova di efficienza, lentamente l’esempio sarebbe seguito da altri punti vendita, fino a estendersi, con il tempo, a tutti i settori merceologici. Un po’ come è avvenuto per le tecnologie informatiche di base, che sono state adottate in un primo tempo dai negozi di tecnologia o di prodotti ad alto valore aggiunto, per poi dilagare a tutti i livelli.

Qual è, oggi, uno store che non utilizza computer e software? Infatti, il progetto prevede la costruzione di una soluzione scalabile e adattabile alle tecnologie disponibili nei singoli Smart Shop. Dunque, l’esperimento di Street Smart Retail, che comporta un investimento di 10 milioni di euro, è da seguire con attenzione.

Street Smart Retail: app per vendere meglio

La fase di studio della sperimentazione è stata iniziata a settembre 2014. C’è voluto oltre un anno per stabilire requisiti e definire quali applicazioni fossero più utili per i negozianti. Ora, però, è iniziato lo sviluppo dei servizi e la messa a punto delle piattaforme capaci di erogarle. A lavorarci sono 15 partner europei, con big come Nokia, Telecom Italia, Engineering, Philips, Aalto University, Politecnico di Berlino, Dfki, Deutsche Telecom, Politecnico di Milano e Trento Rise, e di Eit Ict Labs (Istituto europeo d’innovazione e tecnologia).

Il polo dell’innovazione trentino, in particolare, ricopre un ruolo centrale. «Il contesto trentino, caratterizzato da una ricchezza di prodotti locali e da importanti flussi turistici, è un laboratorio ideale in cui sperimentare innovazioni nel retail. Il Nodo italiano opera per raccordare l’innovazione generata in Eit Ict Labs con le realtà territoriali», ha spiegato al momento della presentazione Roberto Saracco, direttore dello Eit Ict Labs Italy.

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Realtà aumentata e offerte personalizzate

Ma a che diavolo serve la nuova tecnologia? Le idee sono l’Augmented Reality come modalità di fruizione di contenuti multimediali all’interno dei negozi, le nuove tecnologie wireless di prossimità (come iBeacon, WiFi Direct o Nfc) per riconoscere la presenza degli utenti all’interno dei negozi e la loro precisa posizione.

La app iBeacon, per esempio, attiva un sistema di posizionamento indoor, che consente a uno smartphone di effettuare delle azioni quando sono nelle vicinanze: per esempio, accedere ad un social network o inviare una notifica push. Può avvertire un cliente, di cui si conoscono le preferenze registrate dal sistema Crm (Customer relationship management), che ci sono prodotti in offerta che possono interessarlo.

Oppure, un cliente può utilizzare il suo smartphone per connettersi a uno schermo e visualizzare un’offerta personalizzata, un video che spiega come utilizzate un prodotto, oppure ricevere coupon. «L’innovazione giocherà un ruolo sempre più importante in questo settore: le abitudini di acquisto dei consumatori sono in continua evoluzione, e il negozio tradizionale, con i suoi scaffali carichi di prodotti e le sue offerte stagionali, subisce la concorrenza dello shopping online.

L’Ict può dare una mano ai negozianti, aiutandoli a rendere più appetibile la loro offerta grazie a nuovi servizi che possano valorizzare il grande punto di forza del negozio tradizionale: la fisicità e la tangibilità dei prodotti», spiegano all’Eit Ict Labs. «Sempre più persone vanno a negozi fisici solo per provare le cose, ma poi confrontano i prezzi e acquistano online», si legge nella presentazione del Labs. «Per questo, i negozi tradizionali sono attivamente alla ricerca di modi completamente nuovi per attirare i clienti».

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I vantaggi del progetto Street Smart Retail

Nelle intenzioni, e in prospettiva, i negozianti potrebbero trarre numerosi vantaggi dalla implementazione delle nuove tecnologie. Il primo è attirare un numero maggiore di clienti nei propri punti vendita. Inoltre, possono acquisire nuovi dati relativi ai clienti e, ultimo, ma ovviamente non meno importante, possono incrementare le vendite.

Che cosa fa pensare che l’iniezione di tecnologia sarà un successo? Secondo gli sperimentatori, la chiave sta nei vantaggi che ne ricaveranno i clienti. Chi entrerà in un negozio smart, infatti, riuscirà ad arricchire la sua esperienza d’acquisto, che può diventare un’attività social da condividere con gli amici, ma anche con un gruppo di lavoro.

Per esempio, un’artigiano edile potrà condividere immediatamente l’immagine di un materiale che gli serve con il geometra, l’architetto o altri operatori. Va bene? Non va bene? La verifica si potrà fare subito, senza aspettare il ritorno in cantiere.

Inoltre, ricevere offerte personalizzate può essere gratificante, oltre che utile, e spinge a tornare in quel determinato negozio dove si è stati trattati bene. Con una di quelle parole che l’anglofilia imperante ha reso popolare nel mondo dell’economia, si tratta di una logica win-win, in cui vincono tutti: service providers, retailers e clienti finali, che ottengono vantaggi rispettivamente dalla vendita, dall’adozione e dall’utilizzo del servizio. Certo, tutto dipenderà dalla capacità di offrire qualcosa di amichevole e, perché no? anche divertente.

Il team di Street Smart Retail è al lavoro su prototipi delle soluzioni software, per integrare nelle applicazioni il look&feel studiato con il dipartimento di Design. L’esperimento avrà successo? L’applicazione dei nuovi servizi all’interno dei supermercati trentini (in particolare nella rete Coop), ma anche a uno spazio museale come il Muse, fornirà una prima risposta.

Impermeabilizzazione terrazzo e balcone: nuovo protettivo Windeck

Windeck

Winkler presenta il nuovo protettivo Windeck, finitura protettiva trasparente a bassa viscosità, pronta all’uso, studiata per completare il ciclo prestazionale della membrana liquida Wingum Plus H2O, l’impermeabilizzante liquido elastomerico, a base acquosa e fibrorinforzato, per balconi e terrazze, tetti e tettoie, che svolge anche una importante funzione di protezione e di ripristino strutturale delle superfici.

Con il nuovo Windeck Finitura, il processo protettivo si completa, offrendo maggiore durabilità e rendendo le superfici perfettamente calpestabili, con una resistenza meccanica in grado di sopportare il punzonamento di sedie, tavoli, tacchi. Windeck non necessita di additivi o cariche, acqua e solventi. Il prodotto va applicato in mano unica, per ottenere uno spessore omogeneo, con spatola metallica avendo cura di eliminare eventuali bolle con l’apposito rullo. Stabile ai cicli gelo-disgelo e agli shock termici, Windeck dona a balconi e terrazze una resistenza meccanica e un’eccellente barriera agli agenti atmosferici ed all’usura.

Tutti i prodotti Winkler sono a base acqua, senza solventi, e associano resistenza alla formazione dei ristagni d’acqua, all’azione degli agenti atmosferici e ai raggi UV, ai cicli delle basse e alte temperature, e all’abrasione.

Fondata nel 1987, Winkler produce additivi per calcestruzzo e promotori di adesione, malte per il ripristino e il recupero del calcestruzzo, impermeabilizzanti liquidi e in pasta, membrane bitume-polimero, disarmanti, resine per pavimenti civili e industriali, resine per la protezione del calcestruzzo e numerosi prodotti speciali. Negli ultimi anni Winkler ha indirizzato larga parte dei suoi investimenti nella formulazione di nuovi prodotti, innovativi e sicuri per l’ambiente, come ad esempio le nuove tecnologie a marchio W-Safe basate su prodotti all’acqua.

Contratto di locazione: canoni a misura crescente. Cosa dice la legge

Direttiva europea Epbd

legge

La legittimità della previsione dei canoni a misura crescente negli anni, pattuita in origine con la stipula del contratto di locazione al posto della variazione in corso di contratto, è stata oggetto di un cambio di orientamento nelle decisioni della giurisprudenza. Si è passati da una posizione di totale chiusura, ritenendo la clausola illegittima alla luce della legge n. 392 del 1978 art. 32, che tendeva a conservare un attenuato sistema di blocco dei canoni, a una progressiva apertura.

Prevalente è l’opinione secondo cui la clausola, che prevede la determinazione del canone in misura differenziata e crescente per frazioni successive di tempo nell’arco del rapporto, in aumento relativamente a eventi predeterminati (diversi e indipendenti rispetto alle variazioni annue del potere d’acquisto), deve ritenersi legittima ex articoli 32 e 79 della legge sull’equo canone, se non costituisce un espediente diretto a neutralizzare gli effetti della svalutazione monetaria. Un orientamento giurisprudenziale che trova il suo fondamento sul principio di libera determinazione del canone di locazione per gli immobili a uso non abitativo.

Con la sentenza n. 4210/2007 è stata definitivamente affermata l’assoluta libertà delle parti. Dunque, anche se la pattuizione iniziale di canone crescente è in linea di principio valida, a condizione che non sia destinata a svolgere surrettiziamente una funzione di aggiornamento del valore del canone fissato dalla legge n. 392 del 1978 articolo 32, occorre verificare quali siano le condizioni che ne possano far dichiarare la nullità ai sensi degli articoli 79 e 32 della legge 392/1978.

Due sono le questioni importanti:

1) il canone a misura crescente, come determinato al momento della stipula del contratto, deve essere ancorato a elementi esterni atti a indicare la volontà delle parti;

2) la modalità di esplicitazione di tali elementi. Seppure minoritario, vi è un filone giurisprudenziale che attribuisce molta rilevanza, ai fini della validità del canone crescente, all’indicazione esplicita nel contratto di locazione di elementi esterni che giustifichino la scelta. È preferibile quindi l’enunciazione nel contratto dei motivi che abbiano portato locatore e conduttore a diversificare l’importo del canone nel corso del rapporto, ma va ricordato che l’unico limite posto alla libera contrattazione è il divieto di violazione o aggiramento del dettato di cui all’articolo 32.

Tuttavia, prevedere un aumento (o diminuzione) graduale del canone sarebbe in contrasto con il principio cardine, non in discussione, di libera determinazione del canone locativo per gli immobili destinati a uso non abitativo. L’ancorare il canone a scaletta diversi motivi (come l’esecuzione di lavori effettuati dall’inquilino, piuttosto che per la crisi) determina la liceità dell’accordo, poiché esplicita una causa diversa dall’aggiornamento del canone al potere della moneta. E fa presumere, quindi, l’effettiva pattuizione di canoni di locazione differenziati nel tempo e non un aggiornamento in violazione dell’articolo 32 citato.

Insomma l’indicazione deve ritenersi non necessaria laddove risulti ugualmente evidente che con tale determinazioni le parti abbiano voluto esercitare il loro diritto di libera contrattazione e non aggirare l’articolo 32 citato. Tale valutazione, di competenza del giudice di merito, dovrà essere operata in concreto e tenendo in considerazione anche le variazioni stabilite dalle parti in raffronto con quelli (presumibili) della variazione del potere della moneta.

Si può affermare, in sintesi, che locatore e conduttore hanno la piena libertà di pattuire la determinazione del canone in misura differenziata e crescente per frazioni successive di tempo, purché ciò avvenga con la stipula del contratto di locazione e nel rispetto dell’art. 32 l. 392/1978, rispetto valutabile in sede giudiziaria attraverso un esame della fattispecie concreta.

(di Ludovico Lucchi del Foro di Milano)

Inquinamento: se l’aria di casa è peggio di quella in città

inquinamento aria

In epoca di social network la notizia ha fatto il giro del mondo molto rapidamente: l’inquinamento nelle nostre case è peggio di quello delle nostre città. Anzi, peggio, l’aria che respiriamo in un appartamento può essere pericolosa come quella del fumo delle sigarette. Allarmismo eccessivo? In realtà la notizia deriva da uno studio scientifico statunitense, condotto da alcuni ricercatori della Boston University School of Medicine in collaborazione con lo Us National Cancer Institute, che ha svelato come l’esposizione a determinati inquinanti atmosferici può causare gli stessi cambiamenti molecolari in un individuo provocati dal fumo di sigarette.

Insomma, se nelle nostre case l’aria non solo è viziata, ma è anche impregnata di fumi e particelle derivanti dalla combustione di carbone o dall’uso di altri combustibili fossili, gli effetti sull’uomo sono gli stessi di quelli prodotti dal fumo del tabacco. Che l’aria interna delle nostre case potesse essere insalubre e causa dell’insorgere di patologie, disturbi e malattie di varia entità non è una novità e ne abbiamo scritto a più riprese su queste pagine. Ma l’evidenza scientifica, documentata da ricerche rigorose, assume ovviamente un carattere molto più stringente.

Inquinamento indoor: fumarsi tre stanze e servizi

Dunque vivere nelle nostre case è come respirare fumo di tabacco? Non è proprio così. Approfondendo e leggendo nel dettaglio gli esiti della ricerca si scopre che lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Carcinogenesis, ha analizzato un campione di donne non fumatrici che vivono in Cina, nelle contee rurali di Xuanwei e Fuyuan, e che utilizzano per cucinare e come fonte di calore per il riscaldamento il carbone fumoso. Uno studio che, peraltro, utilizza la stessa metodologia studiata in passato e analizzata in una ricerca pubblicata nel 2012 sul British Medical Journal.

Dunque la notizia non è tanto nuova, ma questo non leva importanza al problema emerso in entrambe le indagini, che hanno riscontrato nella maggior parte delle donne esposte al fumo del carbone bituminoso la stessa composizione molecolare delle cellule epiteliali del cavo orale, delle guance e delle vie respiratorie presenti nei fumatori. Il campione analizzato è molto ampio e considera dati raccolti nell’arco di vent’anni, dal 1976 al 1996, riferiti a 27.310 persone esposte a carbone bituminoso e 9.962 ad antracite, entrambi usati per la cucina e il riscaldamento domestico.

Dall’analisi dei risultati, è emerso che gli uomini esposti al carbone fumoso avevano un rischio di decesso per cancro al polmone, prima dei 70 anni, del 18% e le donne del 20%, mentre tra gli utilizzatori di carbone senza fumo di entrambi i sessi il rischio di morte per tumore al polmone era meno dello 0,5%. Il cancro del polmone rappresentava, da solo, circa il 40% di tutti i decessi prima dei 60 anni registrati tra le persone che utilizzavano il carbone fumoso.

Allarme combustibili

inquinamento indoorMa è anche un problema che ha una diretta conseguenza sull’analisi dell’aria delle nostre città e delle nostre case. Perché l’uso di combustibili fossili e di prodotti di nuova generazione nelle stufe casalinghe (come il pellet) oggi producono molte più sostanza inquinanti a livello di ambienti interni.

Secondo studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il fumo passivo domestico è una delle cause più rilevanti nell’insorgenza di affezioni alle vie respiratorie e senza un adeguato ricambio d’aria può essere molto dannoso per la salute. L’utilizzo di combustibili solidi per la cucina o per il riscaldamento mediante fiamme libere o stufe e forni, non adeguatamente ventilati, e in abitazioni con scarsa aerazione produce alte concentrazioni di agenti inquinanti aerei come il particolato aerodisperso (PM10 e PM2,5) e il monossido di carbonio.

Le conseguenze sono legate a molte patologie broncopolmonari, sia in adulti che bambini. Inoltre, le basse temperature di alcune case malsane, poco isolate termicamente, con forti dispersioni e assenza o presenza di sistemi di riscaldamento non adeguati, riducono non solo il benessere ambientale, ma inducono l’insorgere di varie malattie dovute agli sbalzi termici.

Ricambio dell’aria contro l’inquinamento

Il punto non è utilizzare carburanti puliti, ma modificare il sistema di aerazione e ricambio dell’aria interna delle nostre case, integrando azioni di modifica dei combustibili utilizzati ad azioni di pulizia e filtro dell’aria interna, operando sia sul ricambio d’aria che su un adeguato equilibrio dell’umidità, altro fattore negativo quando il suo eccesso provoca l’insorgenza di muffe patogene.

Nel 2011 l’Oms ha pubblicato un report intitolato Environmental burden of disease associated with inadequate housing nel quale si rilevava come un elevato numero di insorgenze di patologie e di decessi si deve a misure di sicurezza inadeguate, come l’assenza di rilevatori di fumo, all’uso di combustibili solidi come fonte di energia e alla scarsa ventilazione
degli ambienti domestici.

I numeri presentati dall’Oms sono eclatanti, dato che per queste cause si contano ogni anno in Europa oltre 100 mila decessi. La connessione tra qualità dell’ambiente domestico e decessi è misurata da un indicatore chiamato Dalys (Disability-adjusted life-years). Questo indicatore misura, per esempio, la presenza di muffa nelle abitazioni, che è responsabile della perdita di 40 Dalys ogni 100 mila bambini, mentre l’assenza di rilevatori di fumo è responsabile della perdita di 22 Dalys e di 0,9 decessi ogni 100 mila abitanti.

Manutenzione essenziale

inquinamento indoor 2Sono molti i fattori che incidono sulla salubrità delle nostre abitazioni, dei luoghi di lavoro, di quelli di studio e di quelli dedicati allo svago. Non solo i combustibili utilizzati o la scarsa aerazione. La temperatura dell’aria, il suo grado di umidità, lo stato di purezza e la sua diffusione nell’ambiente indoor sono tra i primi fattori, elementi modificabili e migliorabili con adeguati soluzioni tecnologiche. Un altro fattore scatenante patologie può essere la scadente qualità dell’aria interna prodotta da impianti di ventilazione mal progettati o mal mantenuti. Gli impianti di ventilazione meccanica controllata, se mal progettati, mal installati o mal gestiti non sono soluzioni, ma possono aumentare i problemi. Per esempio, problemi possono insorgere quando, per risparmiare energia, gli impianti non sono messi nelle condizioni di immettere all’interno quantità adeguate di aria esterna.

In questo senso, un parametro molto importante è il tasso di ricambio dell’aria, secondo cui avviene la sostituzione del suo volume totale. Un adeguato ricambio d’aria minimizza il potenziale di crescita dei contaminanti biologici (muffe) e assicura il benessere degli abitanti di un edificio. Ovviamente, non sono solo questi gli inquinanti interni. L’elenco potenziale è lungo e una delle fonti oggi più analizzate, per esempio, è la presenza di formaldeide nei prodotti utilizzati in vari ambiti (isolanti, colle, vernici, carte, tessuti).

Il ministero dell’Ambiente nel 1991 ha definito l’inquinamento indoor come la presenza nell’aria di ambienti chiusi di inquinanti chimici, fisici o biologici non presenti, dal punto di vista naturale, nell’aria esterna. È un inquinamento diverso, che si somma a quello esterno. I soggetti più a rischio sono gli anziani, i bambini, gli asmatici e le persone con malattie cardiache e polmonari.

Qualità dell’aria: l’edilizia risponde

Dato che passiamo l’80% della nostra vita in luoghi chiusi, siano essi abitazioni o uffici, la qualità dell’aria, il benessere e il comfort diventano elementi imprescindibili per la nostra vita. Per la salubrità e la risoluzione di questi problemi è necessario che l’edilizia, ma soprattutto il mondo della progettazione, faccia un salto di qualità, inserendo la qualità dell’aria indoor come uno dei fattori irrinunciabili per lo sviluppo di una edilizia di qualità. La tecnologia ha prodotto molte soluzioni in grado di rispondere in modo adeguato a queste esigenze, sia nella nuova costruzione che nel recupero.

Ed è forse in questo ambito che ci si deve concentrare di più, perché c’è molto da fare, dato che oltre il 15% del patrimonio edificato è in cattivo stato di manutenzione e che solo il 2% degli edifici in Italia è classificato in classe A. Le potenzialità per il mercato sono molto elevate, soprattutto pensando alle stime sulle patologie dovute all’insalubrità e sui relativi costi sociali dell’Oms che devono far riflettere sul fatto che investire nel benessere significa ridurre i costi sociali e le spese mediche che le regioni sopportano per le malattie legate all’inquinamento indoor.

Dunque, anche se non è proprio esatta l’equazione proposta dai ricercatori sull’equivalenza dell’inquinamento indoor con il fumo del tabacco, certamente una maggiore attenzione e cura in questo ambito permetterebbe di ridurre molte malattie e molti casi di cronicità di situazione che, alla fine, riversano sul sistema sanitario i costi sociali di queste inefficienze. Inefficienze che potrebbero essere risolte con adeguati interventi supportati da buone progettazioni. Progettisti e imprese sono avvertiti.

Edilizia, come uscire dalla crisi secondo Confindustria

Il focus di Confindustria sulla crisi dell’edilizia. Gli industriali del laterizio di tutta Italia, insieme agli operatori del settore delle costruzioni, si sono trovati a Catania per discutere del presente e del futuro del settore (Assemblea Generale Andil 2016, Associazione Nazionale degli Industriali dei Laterizi). La parola d’ordine della giornata? Cambiamento.

Riflettere sul cambiamento in atto e dirigere gli scenari a venire, questa è la priorità per ripartire (possibilmente più forti), ribadita in apertura dei lavori da Vincenzo Boccia, presidente Confindustria, che ha tracciato la road map di intenti fotografando, allo stesso tempo, lo stato dell’industria italiana, delle banche, della politica economica, dell’Europa, dell’energia e della riqualificazione. Il tutto finalizzato alla messa in opera di un grande piano di rilancio della domanda interna ed estera delle costruzioni.

I numeri della crisi

I numeri della fase di crisi appena alle spalle sono drammatici: dal 2007 sono stati persi i 3/4 della produzione e chiusi il 50% degli stabilimenti. All’affermazione della chiusura del ciclo negativo si affianca la necessità di guardare oltre i confini del passato mettendo in discussione modelli oggi non più sostenibili. Per superare i fattori di criticità, il settore dei laterizi non può prescindere dall’innovazione, fondamentale leva di crescita. Per esempio, l’evoluzione dei laterizi, deve caratterizzarsi non solo per singoli componenti ma per sistemi costruttivi integrati, completi ed autonomi. Questo è oggi il traguardo a cui mirare insieme anche ad altri materiali e rispetto a cui l’Associazione è già in campo su più fronti.

Sostenibilità

Andil, inoltre, fa proprio il tema dell’economia circolare guardando con attenzione all’uso sostenibile delle risorse naturali, e punta molto sul contributo della digitalizzazione anche attraverso il Building Information Modeling (i laterizi popolano numerosi la prima piattaforma nazionale BIM, predisposta nell’ambito del progetto Innovance, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico). Sul fronte della sostenibilità energetica l’obiettivo di ridurre i consumi va di pari passo con il controllo del comfort abitativo e della salubrità degli edifici.

La crisi dell'edilizia seconda Confindustria
La crisi dell’edilizia seconda Confindustria

Perché i traslochi in Italia sono tra i più cari d’Europa?

I traslochi italiani tra i più cari d'Europa

L’Italia è seconda in Europa per i più alti costi di trasloco, seconda solo alla Francia. Già, perché traslocare in Italia costa fino al 27% in più che nel resto d’Europa, dove i traslochi sono molto cari che da noi. Un dato negativo, ben spiegato dai numeri raccolti dall’osservatorio Immobiliare e Movinga: le statistiche mostrano che in media un italiano cambia 4 case nel corso della vita e il più delle volte lo fa d’estate.

Ma quanto costano i traslochi?

585 euro è il costo medio da sostenere per un trasloco urbano in Italia effettuato tramite professionista. La cifra è equivalente a circa il 27% in più di quanto non si paghi nel Regno Unito (460 euro) e appena superiore a quella dovuta in Germania (575 euro). Il prezzo da mettere a budget per gli italiani è comunque inferiore a quello che devono sostenere i francesi (615 euro).

I costi di trasloco sono stati calcolati relativamente ad un immobile di 78 metri quadrati e la movimentazione di 42 colli non comprensivi di eventuali trasporti speciali (come, per esempio, pianoforti) e assicurazione. L’analisi, condotta su un campione di oltre 15.000 casi registrati nei primi quattro mesi del 2016, ha evidenziato come il prezzo che si paga in Italia sia decisamente più alto anche nel caso di traslochi extra urbani. Chi cambia città, rimanendo comunque dentro i confini nazionali, spende mediamente 1.450 euro in Italia, appena 1.160 euro nel Regno Unito, 1.325 euro in Germania e addirittura 1.430 euro in Francia.

I traslochi italiani tra i più cari d'Europa
I traslochi italiani tra i più cari d’Europa

Traslochi, dove ci si trasferisce?

Prendendo in esame quelli fatti all’interno della stessa nazione, pur con il 57% di traslochi extra urbani, gli italiani sono il popolo che meno di tutti si trasferisce in un’altra città. In Germania i traslochi verso un altro comune rappresentano il 59% del totale, diventano il 60% nel Regno Unito e addirittura il 63% in Francia.  Se già siamo poco propensi a muoverci verso un’altra città, figuriamoci quanto lo siamo se la meta è addirittura un’altra nazione. In Italia si mandano oltre confine gli scatoloni con vestiti, soprammobili ed arredi solo nel 2,1% dei casi, mentre i traslochi internazionali rappresentano il 2,9% di quelli commissionati in Germania, il 3% di quelli che partono dal Regno Unito e il 3, 2% di quelli che hanno come nazione di origine la Francia.

Agli italiani piace stare a schiera (in villa)

Ville a schiera
Ville a schiera

Che tipo di seconde case acquistano gli italiani? Un campione di compravendite effettuate nella seconda parte del 2015 attraverso le agenzie affiliate Tecnocasa e Tecnorete tenta di dsare una risposta. Nell’8,6% dei casi si è trattato di acquisti di ville (singole, a schiera, bifamiliari, trifamiliari e quadrifamiliari). Le preferite sono state le ville a schiera (35,8%), seguite dalle ville singole (28,7%) e dalle ville bifamiliari (26,7%). Rispetto ad un anno fa si registra una leggera contrazione della percentuale degli acquisti di ville a schiera (-1,4%) e un lieve aumento delle percentuali di transazioni di ville singole e bifamiliari (rispettivamente +0,2% e +1,6%). Chi ha scelto una di queste soluzioni era alla ricerca dell’abitazione principale nell’85,9% dei casi, della casa vacanza nel 9,5% dei casi, mentre il 4,6% aveva come fine l’investimento immobiliare. Rispetto al secondo semestre del 2014 queste proporzioni sono rimaste sostanzialmente invariate. Sono state inoltre analizzate le caratteristiche demografiche di coloro che hanno comprato ville e villini: la fascia d’età più attiva su questo tipo di mercato è quella compresa tra 35 e 44 anni (40,4%); il 68,4% degli acquirenti sono coniugati; il 59,2% sono impiegati, imprenditori, dirigenti o liberi professionisti. Infine, il 65,8% delle compravendite di ville è stato concluso con l’ausilio di un mutuo, percentuale in leggero aumento rispetto ad un anno fa (+2,9%).

Ville a schiera
Ville a schiera

Wierer, l’evento clienti in Calabria

L'evento clienti Wierer in Calabria

Proseguono gli eventi clienti Wierer, azienda leader in Italia nella produzione di tegole minerali, componenti e accessori per il tetto. L’ultimo incontro organizzato dall’impresa bolzanina si è tenuto in Calabria, nella splendida cornice del Beach Resort Baia degli Dei, a Isola di Capo Rizzuto.

Il meeting ha visto la partecipazione circa 400 clienti, che si sono ritrovati ad essere i protagonisti di una serata davvero esclusiva dedicata alla tegola Coppo di Grecia Elegance, una delle più importanti novità della produzione Wierer 2016. Continua dunque con forza la strategia di rafforzamento della comunicazione e della collaborazione fra l’azienda e i propri interlocutori.

Gli incontri promossi dall’azienda sono importanti, uniche ed esclusive occasioni per dialogare i coinvolgere la propria clientela, per entrare in contatto con le imprese e i posatori, oltre che per presentare periodicamente le novità del mondo Wierer, come appunto la Coppo di Grecia Elegance, nato dalla selezione di materiali naturali e da nuovi processi produttivi che gli permettono di superare le già note performance delle tegole minerali. Un prodotto eccezionale destinato a un’edilizia di recupero rispettosa e prestigiosa.

L'evento clienti Wierer in Calabria
L’evento clienti Wierer in Calabria