Oltre due terzi dei lavoratori italiani preferisce lavorare in postazioni parzialmente isolate. Il nuovo studio condotto da Regus, fornitore mondiale di uffici flessibili, ha rivelato che i lavoratori italiani considerano le postazioni di lavoro parzialmente isolate il luogo ideale per concentrarsi (71%). Inoltre, il 60% conferma che questo è proprio l’ambiente dove si lavora con maggiore produttività. Gli uffici open space sono invece considerati ideali per favorire la comunicazione tra i vari reparti (58%).
Altri risultati? Le postazioni di lavoro parzialmente isolate sono inoltre più tranquille degli uffici open space, giudicati rumorosi dal 79% degli intervistati contro il 26% che pensa lo stesso delle postazioni isolate. Malgrado questo, gli uffici open space sono considerati fondamentali ai fini della collaborazione (57%). Quando si lavora da remoto, fuori dall’ufficio, le business lounge sono considerate il miglior compromesso, in quanto favoriscono sia la produttività (59%) sia la collaborazione (54%)
Mauro Mordini, Regus Country Manager per l’Italia, commenta così i risultati: “I lavoratori di oggi hanno a disposizione diverse configurazioni di scrivania. I tempi in cui il personale senior lavorava negli uffici appartati e gli open space erano destinati alle aree di reception sono ormai un ricordo lontano, e oggi è sempre più frequente trovare lavoratori di reparti e ruoli diversi condividere postazioni in open space”. Ma in che modo tutto questo si riflette sulla produttività e la concentrazione? “Non stupisce scoprire che i lavoratori considerano gli open space meno produttivi perché rumorosi, ma è interessante constatare che la loro preferenza va in realtà a una ‘giusta via di mezzo’, ovvero un ufficio parzialmente isolato che consenta loro di approfittare dell’ambiente collaborativo di un open space senza però essere distratti dai rumori di sottofondo. Fuori dall’ufficio, i lavoratori confermano che preferiscono evitare i bar chiassosi in favore delle business lounge, ambienti che promuovono sia la produttività sia la comunicazione”.
L’edizione integrale de I Bilanci delle Costruzioni 2016 è riservata agli abbonati a pagamento. Per maggiori informazioni, contattaci al numero 02/47761275 oppure inviaci una richiesta all’indirizzo abbonamenti@vgambinoeditore.it
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L’incubatore clean tech di Trentino Sviluppo di Rovereto
È possibile realizzare una rivoluzione energetica fondata sull’efficienza dal basso, coinvolgendo comuni, piccoli investitori, start-up e imprese della green economy? La risposta potrebbe essere InfinityHub è sì. Nato nel 2016, e insediato all’interno di Progetto Manifattura, l’incubatore clean tech di Trentino Sviluppo di Rovereto, (Y)Hub si propone come hub per la diffusione dell’efficientamento energetico, attraverso un sistema manageriale, finanziario e commerciale per le imprese dedite alla cleantech per sostenere la energy revolution: taglio dell’80% delle emissioni al 2050%, riduzione del 2% delle emissioni dalla nostre residenze, promozione dell’economia circolare, rilancio dell’occupazione e manifattura leggera made in Italy.
(Y)Hub (abbreviazione di InfinityHub) ha quasi raggiunto l’obiettivo 100% per il suo primo equity crowdfuding, (attualmente intorno al 90%) un sistema di finanziamento condiviso fondato sull’acquisizione di piccole quote di equity (capitale sociale). La luce verde per la rivoluzione energetica, dicono i soci fondatori. Facciamo un passo indietro.
InfinityHub
Analisi dei consumi
L’obiettivo è fornire a tutti i cittadini un’analisi gratuita dei consumi energetici e trovare i margini dove è possibile, intervenire efficientando abitazioni, imprese, negozi, fornendo, a chi è interessato a far parte del cammino, una soluzione integrata di tecnologie e prodotti, ed unitamente a questo, aggregando i dati per fornire ai Comuni un “catasto energetico” e agevolare l’operatività del loro Paes, il Piano d’azione per l’energia sostenibile.
Il primo capitolo della storia di (Y)Hub, in ordine temporale, parla di persone. Il team dei fondatori, costituito dai primi venti azionisti di (Y)Hub, nasce con la firma della joint venture il 1 giugno 2016. La squadra creata risulta decisamente “antidisciplinare”, cosi come è efficace oggi, figlia dalla “smart manufacturing”, dove il pesce più grande non mangia più il pesce piccolo, ma dove il pesce più veloce supera il pesce più lento.
Potenzialità
«È stata la scoperta dell’hub Progetto Manifattura, primo Hub cleantech d’Italia, con oltre sessanta tra imprese e startup cleantech insediate, ad avermi folgorato dalle potenzialità tangibili, respirabili anche nell’aria, di speranza, di efficacia nella crescita innovativa e dalle sinergie contaminanti», spiega Massimiliano Braghin, Ceo di InfinityHub, che si sente molto debitore all’ecosistema d’imprese nato dentro la Manifattura. «Qua ho visto il potenziale di fare rete e di fornire un’offerta integrata che fosse qualcosa di più che la somma delle realtà presenti, dai LED ai sistemi hybrid, dalla domotica a sistemi biologici di bonifica e controllo del dissesto. Ora speriamo che anche tanti trentini decidano di far parte di questo progetto».
I prossimi step saranno di avviare un “Censimento Eco-Dinamico” per la raccolta capillare delle informazioni, di consumo energetico e altro, dettagliate per famiglia/abitazione, onde fornire una “Relazione Eco-Dinamica”. La stessa suggerisce, sia tecnicamente che finanziariamente, una relazione dove si illustri una gamma di azioni volte principalmente al raggiungimento dell’indipendenza energetica del singolo immobile. Solo a successiva richiesta espressa della famiglia, (Y)Hub progetterà e dimensionerà ad hoc le azioni da integrare nell’abitazione, utilizzando professionisti ed imprese locali, e finanziando le azioni al 100% anche tramite banche locali.
L’incubatore clean tech di Trentino Sviluppo di Rovereto
In questo modo dovranno nascere un numero (in)finito di (Y)Hub per lo sviluppo locale di azioni dove ogni cittadino, può diventare azionista co-proprietario di InfinityHub, crescendo come protagonista nello sviluppo locale del “paradigma clean tech”, oltreché beneficiando dei classici e calcolabili benefici economici. «Ogni 100mila abitanti nasceranno un (Y)Hub, una piccola rete di imprese e di cittadini-azionisti che vogliono veramente risparmiare sulle bollette e vivere meglio, tagliando le emissioni di gas climalteranti», continua Braghin.
«Siamo soddisfatti del cammino della campagna di equity crowdfunding postata su WeAreStarting, portale di sostegno per questo tipo di ricerca di finanziamenti. WeAreStarting ha ottenuto oggi una raccolta di 92.000 euro da parte di 16 investitori,comprensivi della quota prevista per l’investitore istituzionale, come da regolamento Consob». L’obiettivo è rappresentativo del 10% del capitale sociale. L’aumento di capitale prevede l’emissione di 5.000 nuove azioni ordinarie al prezzo di 21 euro,di cui euro1 di valore nominale e 20 di sovrapprezzo, per una valutazione pre-money di 945.000 euro.
L’investimento minimo per un privato o un azienda è stabilito a 210 euro. «Ma vista la crescita esponenziale di (Y)Hub faremo una (o due?) raccolta di equity ogni anno in modo da sostenere la crescita del processo e far entrare molteplici beneficiari del paradigma, evidenziando che tutti possono far parte del sistema, e le imprese possono addirittura avere una last call sulle forniture. L’obiettivo è l’infinito», conclude Braghin.
Un’azienda della provincia bolognese ha inventato un semplice, ma intelligente sistema per evitare il reflusso di gas nei tubi delle grondaie. Oltre a eliminare cattivi odori blocca la corrosione del metallo e allunga la vita delle lattonerie. Syfi è un esempio della capacità inventiva del genio italiano. Per l’esattezza, si dovrebbe parlare di genio emiliano, visto che il sifone pluviale esterno che risolve ogni problema è stato brevettato dalla Contavalli, azienda di Castel San Pietro (in provincia di Bologna) quasi secolare. Francesco Contavalli, imprenditore e responsabile tecnico, racconta tutte le capacità del sifone pronto a sbancare il mercato italiano e continentale.
Domanda. Che cos’è Contavalli?
Risposta. Siamo un’impresa di costruzioni, a dimensione familiare, che da quasi un secolo lavora nell’edilizia. Il capostipite dell’attività, nata nel 1925, è stato nostro zio Luigi Bonoli, che nel dopoguerra ha passato il testimone ai nipoti, Francesco e Cesare. Testimone che è poi arrivato fino a noi.
D. Quali sono i vostri punti di forza? R. Abbiamo sempre cercato di mantenere una forte presenza sul cantiere, cercando di coniugare esperienza e tradizione con un costante interesse ed attenzione verso nuovi materiali e tecnologie.
D. Ma la nuova generazione ha anche portato una novità… R. È stata un’idea nata in cantiere. Eravamo impegnati in una ristrutturazione in centro storico, dove si evidenziavano grossi problemi di corrosione e cattivi odori a causa dell’impossibilità di sifonare a terra il pluviale. Abbiamo ideato e sviluppato Syfi con l’aiuto dell’Architetto Bertolini, dello Studio Tecnico Bertolini & Prodi, risolvendo il problema.
Prima fase del montaggio
D. Ecco, descriva il sifone Syfi… R. È un sifone esterno per pluviale, costruito in acciaio inox (parti in 15/10 e parti in 12/10), resistente ai gas e che dà un ingombro massimo di 20 centimetri dal muro. Evita l’installazione interrata tipica dei pozzetti di arte nota, pur esplicando con la stessa efficacia le funzioni di barriera contro la risalita di cattiviodori. Syfi viene installato lungo il pluviale, rispettando le esigenze di sicurezza, i vincoli urbanistici, estetici e funzionali del luogo di installazione. I modelli Syfi attualmente disponibili, con diametro 80 o 100 sono: ad angolo, con base semi cilindrica e quadrato.
D. E a livello di manutenzione? R. È sempre facilmente ispezionabile grazie al coperchio che scorre lungo il pluviale. Prevede inoltre un foro di “troppo pieno” che permette di individuare immediatamente eventuali problematiche. Non trattandosi di un pozzetto interrato chi lo installa ha la possibilità di tenere sempre sotto controllo lo stato del sifone, ma anche di evitare le frequenti e pericolose infiltrazioni nel terreno verso pareti e fondazioni del fabbricato.
D. Veniamo al funzionamento R. Il tappo in acciaio inox va a incastrarsi nel tubo di sotto e a chiudersi dentro l’acqua, evitando così la fuoriuscita dei gas che causano cattivi odori e deteriorano grondaie e pluviali, corrodendoli. Ecco, evitare costosi lavori di risanamento non è male.
Syfi – Seconda fase del montaggio
D. Quanto tempo occorre per installarlo? R. È secondo noi uno dei punti di forza di Syfi. Si tratta di un prodotto che permette la risoluzione definitiva del problema in maniera semplice, efficace e rapida. Un professionista impiega circa mezzora ad installarlo.
D. Deve avere una determinata altezza dal suolo? R. Più in basso viene montato, meglio è. A filo pavimento-marciapiede riduce al massimo gli eventuali problemi da gas del tubo soprastante (in lamiera o rame).
Syfi – Terza fase del montaggio
D. Bene, ma i costi? R. A seconda del modello il prezzo per l’utente finale è sui 250-300 euro (più Iva). Funziona e dura una vita.
D. Dulcis in fundo, quali progetti avete in cantiere?
R. Stiamo studiando un nuovo modello per le acque grigie, quelle degli scarichi delle cucine. E poi è in rampa di lancio un modello completamente cilindrico che abbatte i costi, con molte meno saldature. Infine, stiamo lavorando per un brevetto europeo, così da portare Syfi in tutto il continente. Vedremo…
Per finanziare le piccole imprese sono in arrivo 100 milioni, in particolare per chi ha attività nell’ambito dei cambiamenti climatici. È il frutto dell’accordo tra i0l Gruppo Crédit Agricole Cariparma e la Bei (Banca Europea per gli Investimenti), che hanno siglato nei giorni scorsi un accordo che prevede la predisposizione di un plafond di 100 milioni di euro rivolto a Pmi e Mid-Cap. Le linee di credito aperte dal Gruppo consentiranno a molte Pmi (imprese fino a 250 dipendenti) e Mid Cap (aziende con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 3.000) di accedere a finanziamenti a condizioni ancora più vantaggiose, grazie al sostegno della Bei. Le risorse saranno fornite alle imprese, con particolare focus verso le esigenze del settore agroalimentare, che vorranno promuovere iniziative nei settori dell’industria, dei servizi, dell’agricoltura, del turismo, dei cambiamenti climatici o localizzate nelle aree della convergenza. Nel corso del 2016 sono stati finanziati da Cariparma oltre 600 progetti per un totale di circa 80 milioni di euro.
Giovedì 22 dicembre, presso la Triennale di Milano – ore 18:30 – viene presentato il libro sulla Casa della Memoria, curato dallo studio Baukuh e realizzato con il sostegno di San Marco Terreal, main sponsor della pubblicazione: l’azienda alessandrina conferma così il suo impegno a sostegno della cultura architettonica. Il libro, curato da Pupilla Grafik, documenta la realizzazione della Casa della Memoria di Milano e contiene progetti fotografici di Stefano Graziani e Giovanna Silva, oltre ai disegni di progetto e agli interventi di David Bidussa, Howard Burns, Jean-Louis Cohen, Ada Lucia De Cesaris e Kersten Geers. Questa pubblicazione è il risultato dell’impegno concreto di SanMarco nel costruire e promuovere la cultura del laterizio per l’architettura. SanMarco è da sempre al fianco dei grandi architetti per realizzarne le visioni: per questo i suoi laboratori di ricerca lavorano per creare colori, texture e volumi che aderiscano ai linguaggi architettonici contemporanei, come per la Casa della Memoria, dove il laterizio, utilizzato per realizzare le immagini a mosaico che rivestono tutta la superficie dell’edificio, dà espressività ad una architettura memorabile. L’evento vedrà la partecipazione di Marco Biraghi, Stefano Boeri, Simona Salvezzi, e la discussione sarà introdotta dal Vicepresidente della Triennale Clarice Pecori Giraldi e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno.
Si chiama Thermo Safe ed è la nuova porta d’ingresso di Hormann, che garantisce elevate prestazioni di isolamento termico. Per l’entrata di un’elegante villetta, il portoncino Thermo Safe è la giusta soluzione: cerniere a scomparsa e minimali inserti in vetro sabbiato, per inserirsi perfettamente nella parete di sottili mattoncini dell’abitazione. Grazie al massiccio battente in alluminio spesso 7,3 centimetri, con infrastruttura composita in alluminio-sintetico a bassa trasmittanza, e telaio in alluminio spesso 8 cm (entrambi a taglio termico e a doppia superficie di battuta), la porta d’ingresso Thermo Safe raggiunge un valore di trasmittanza termica fino a 0,8 W/(m²xK) ed è quindi in grado di soddisfare appieno i requisiti delle porte d’ingresso utilizzabili nelle case a basso consumo energetico. Disponibile opzionalmente con equipaggiamento di sicurezza Rc 2/3, questa porta è dotata di una completa ed affidabile serratura di serie a cinque punti e perno di sicurezza. Nel caso di inserimento della finestratura, la stessa è realizzata in vetro stratificato antischegge. ThermoSafe è disponibile in 10 colori preferenziali ed 8 superfici strutturate nonché, a richiesta, in tutti i colori Ral; è inoltre proposta in 70 diversi motivi con o senza finestratura.
Secondo l’Istat l’edilizia è un po’ meno in crisi. L’analisi dell’Istituto nazionale di statistica indica che la dinamica congiunturale del trimestre agosto-ottobre è positiva (+0,7%). Però le nuvole non sono ancora del tutto diradate: a ottobre, rispetto al mese precedente, la produzione nelle costruzioni ha registrato una diminuzione dello 0,9% e si riduce del 2,2% anche rispetto a ottobre 2015 nei dati corretti per gli effetti di calendario. A ottobre, sempre secondo l’Istat, gli indici di costo del settore sono aumentati dello 0,1% da settembre per il fabbricato residenziale, mentre hanno segnato una diminuzione dello 0,1% per il tronco stradale con o senza tratto in galleria. Su base annua, i costi aumentano dello 0,3% per il fabbricato residenziale, mentre diminuiscono dello 0,5% per il tronco stradale. Il contributo maggiore all’aumento tendenziale del costo di costruzione del fabbricato residenziale è da attribuire all’aumento dei costi dei materiali.
“Caro Babbo Natale, per Natale voglio l’hi-tech”. Ecco, chi ha tra i 18 e i 29 anni non scrive più la letterina a Santa Claus e la notte del 24 dorme come un sasso, guarito ormai dall’età dalla febbre dei regali da scartare il 25 mattina. Un indagine (promossa dall’agenzia Espresso Communication, insieme a FourStars)su un campione di circa 1200 persone (comprese appunto tra i 18 e i 29 anni) dice che tra i regali più desiderati dai ragazzi italiani c’è la tecnologia (49%), l’abbigliamento (45%), i viaggi (38%) e un’esperienza formativa all’estero (27%). È finita l’epoca dell’auto nuova o del motorino (22%) o, ancora, del tatuaggio (13%).
Di primario interesse, oltre alla fame di tecnologia, è la voglia di “estero”. Un ragazzo su 4 sogna di ricevere un sostegno economico per andare all’estero a vivere un’esperienza formativa, svolgendo per esempio uno stage professionale. Il 27% dice di rinunciare ben volentieri ai soliti regali per avere la possibilità di vivere un’esperienza concreta di crescita personale e lavorativa.Il dato si manifesta piuttosto in egual misura al Nord (29%) come al Sud (25%) con una differenziazione di genere che vede le ragazze in maggioranza (31%) rispetto ai ragazzi (23%).
Ma quali sono le ragioni che spingono sempre più giovani a desiderare di ricevere in dono per Natalequesta esperienza di “evasione”? Secondo Maurizio Tirassa, professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Torino: “Non è un caso che i giovani chiedano per Natale un’esperienze all’estero. Lo fanno perché sperano di acquisire competenze, anche solo linguistiche, e di costruire reti sociali che permettano loro di tornare in Italia a condizioni migliori e, in altri casi, di aprirsi vie di fuga dal destino al quale si sentono ‘condannati’ in Italia”. Un parere, quello del Professor Tirazza, confermato anche dai dati emersi dall’indagine. Il 25% del campione intervistato ha dichiarato di desiderare un viaggio formativo proprio a causa dell’insoddisfazione diffusa che si respira nel nostro Paese. Tra le altre motivazioni segnalate appaiono anche, e con una percentuale di preferenza nettamente superiore, la volontà di imparare una lingua straniera in loco (45%), di acquisire competenze tecniche in un contesto internazionale (42%) e di allargare il proprio network di contatti (29%). “Non si tratta di semplici regali natalizi, ma di veri e propri investimenti strategici per realizzare un progetto professionale” afferma Franco Fraccaroli, Professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Trento. “Credo che le leve psicologiche che spingono in questa direzione siano due: il bisogno di riuscita,o l’ambizione, per dirlo in termini di linguaggio corrente, e la capacità di pensare sul lungo termine, senza cercare benefici futili e di breve respiro”. A chiudere il cerchio dell’analisi ci sono le forti trasformazioni del mercato del lavoro e l’avvento di nuove professionalità sempre più ibride, sempre più legate alle dinamiche digitali. “Siamo ormai nell’economia della conoscenza” interviene così Cristian Balducci, Professore Associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Bologna. “Recenti dati Istat corroborano l’idea che investire in conoscenza e rimanere disposti a farlo per tutta la vita lavorativa siano fattori protettivi importanti, sia in termini di successo nella ricerca di un lavoro, sia perché diminuiscono il rischio di perderlo anche in situazioni di crisi”.
LA TOP 10 DEI REGALI PIÙ DESIDERATI DAI GIOVANI ITALIANI A NATALE:
La ceramica viaggia col vento in poppa: nel 2016 si registra una ripresa consistente delle vendite complessive (+4,6%), grazie all’aumento – dopo anni di flessione – della domanda sul mercato italiano (+5,5%) e ad una espansione delle esportazioni (+4,4%) che trainano dunque la produzione (+5,4%). La produzione italiana torna così a superare i 415 milioni di metri quadrati, mentre per il biennio 2017-2018, pur in un quadro di complessivo rallentamento, sono attesi consolidarsi questi risultati tali da portare la produzione a crescere ulteriormente nei prossimi anni. Permangono condizioni favorevoli alla domanda abitativa, spinti da una dinamica dei mutui che – stanti i bassi tassi di interesse – ha spinto il alto la loro domanda e, con essa, l’attività edilizia. Sono questi i principali temi presentati durante il Convegno di Fine Anno di Confindustria Ceramica.
Il profilo economico finanziario 2015
Positive indicazioni emergono dall’esame dei bilanci 2015 delle aziende ceramiche considerate nel loro insieme. Il campione analizzato da Bper mostra un Ebitda di settore pari a 13,4% ed una redditività in grado di generare un apprezzabile flusso di cassa di gestione corrente (469 milioni di euro nel campione analizzato). L’incidenza del circolante sul fatturato si riduce di tre punti percentuali, al 35,3%, grazie a percorsi di efficientemente sul stock di magazzino e alla selezione dei crediti commerciali. Tale aspetto ha determinato un miglioramento nei livelli di capitalizzazione del settore, ora prossimi all’84% del capitale investito.
L’anno 2016 delle piastrelle di ceramica
Il preconsuntivo evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica esportazioni nell’ordine di 331 milioni di metri quadrati (+4,4%) e vendite per 85 milioni di metri quadrati sul mercato nazionale (+5,5%). Segno positivo in tutte le aree geografiche dove si registra per i Paesi Nafta +5%, Paesi del Golfo e Balcani +4,7%, il Far East +3,3%, Europa Centro Orientale +2,7%, America Latina +2,1% e Nord Africa +1,7%. Tra i paesi più grandi, in calo la Russia (-10%), valore più limitato rispetto a quanto successo negli ultimi anni. La crescita 2016 appare più consistente nei paesi Nafta, del Golfo e Balcani, anche se le incertezze politiche ed economiche di alcune aree potrebbero compromettere tali previsioni. La produzione di ceramica italiana recupera terreno, raggiungendo nel 2016 i 416 milioni di metri quadrati (+5,4%), in crescita di circa 50 milioni di metri quadrati rispetto ai minimi del 2012.
Il commento del Presidente
“Chiudiamo un anno che ha registrato conferme dai mercati internazionali – penso a Stati Uniti, ma non solo – ed una inversione di tendenza da quello italiano. Sono risultati resi possibili dagli ingenti investimenti in innovazione che il settore realizza da anni e che ci ha consentito di aggiornare la nostra capacità competitiva si diversi mercati”. Il Presidente di Confindustria Ceramica, Vittorio Borelli, ha poi ricordato due grandi rischi che l’industria ceramica italiana dovrà affrontare nel 2017. “Lo scorso 11 dicembre la Commissione Europea non ha concesso lo stato di ‘Economia di Mercato’ alla Cina, come giusto che sia non avendo questo paese ottemperato ai cinque requisiti richiesti dall’accordo di ingresso nel Wto. A questo diamo un giudizio positivo, anche se dobbiamo rilevare come la stessa Commissione Europea abbia proposto un nuovo regolamento per la definizione dei dazi anti-dumping meno stringente rispetto al passato. Auspichiamo che il Parlamento Europeo, a partire dai nostri rappresentati, esprima un giudizio negativo in fase di discussione parlamentare”. Il secondo tema di preoccupazione è invece legato alla competitività delle imprese, non solo ceramiche. “Il Sistema delle Emission Trading ha fino ad adesso determinato un forte appesantimento negli adempimenti burocratici, anche per un settore come il nostro dove i continui investimenti hanno significativamente ridotto le emissioni. Auspichiamo che la revisione, attualmente in atto e a valere dal 2020, aumenti le tutele per quei settori che tanto hanno già fatto in tal senso e che si evitino ulteriori appesantimenti alla competitività”.
Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII secolo, diceva che siamo come nani sulle spalle dei giganti, cosi che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti. Una metafora per indicare il rapporto di dipendenza della cultura moderna rispetto a quella antica. Lo stesso si può dire per l’architettura e di quel ponte che unisce il vecchio e il nuovo. E allora, sulla cima dei grattacieli più alti del mondo – i giganti dell’edilizia – si può godere della vista di quello che c’è già là sotto, e del cielo, lì su. Ecco perché Homaway propone un viaggio ad alta quota alla scoperta delle città verticali, sulla cima delle opere architettoniche più alte del mondo.
BURJ KHALIFA, DUBAI
Il Burj Khalifa è la struttura più alta mai realizzata dall’uomo, con i suoi 829, 8 metri e 163 piani. Precedentemente conosciuto con il nome di Burj Dubai, è stato ufficialmente aperto al pubblico il 4 gennaio 2010, dopo solo cinque anni di lavori (dal 2004 al 2009). Il suo nome significa “torre dell’emiro Khalifa” o “torre del Califfo” e fa riferimento allo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahayan, attuale presidente degli Emirati Arabi Uniti ed emiro di Abu Dhabi, come segno di riconoscenza per il suo lavoro di salvataggio economico della città di Dubai. Nonostante avesse superato già durante la sua costruzione due delle più alte torri al mondo, la Wills Tower nel 2007 e il Taipei 101 nel 2008, il Council on Tall Buildings and Urban Habitat l’ha dichiarato l’edificio più alto del mondo solo al suo completamento.
Burj Khalifa
ONE WORLD TRADE CENTER, NEW YORK
Il One World Trade Center, noto anche come Freedom Tower, sorge sul sito delle precedenti Torri Gemelle, ed è il quarto grattacielo più alto al mondo: 541,3 metri (1776 piedi). L’altezza dell’edificio non è frutto del caso: il numero 1776 è un richiamo all’anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, è quindi un progetto dal profondo significato simbolico. Infatti, l’edificio è stato realizzato nell’ambito di un progetto di ricostruzione e riqualificazione della Lower Manhattan e le costruzioni circostanti sono state tutte ristrutturate (sia internamente che dal punto di vista delle facciate).
One World Trade Center
TORRE UNICREDIT VS TORRE ALLIANZ, MILANO
La Torre Unicredit, ormai divenuta simbolo di Milano, è un grattacielo che sovrasta piazza Gae Aulenti ed è stata realizzata nell’ambito del progetto Porta Nuova, la più grande opera di riqualificazione nel centro della città. Inaugurata nel 2014, è attualmente sede della direzione generale di UniCredit. La guglia, detta Spire, è la parte più particolare dell’edificio: una spirale che tende ad assotigliarsi verso l’alto, assemblata pezzo per pezzo con l’aiuto di un elicottero. Essendo interamente rivestita di led, può assumere colorazioni diverse a seconda della ricorrenza (per esempio a Natale è illuminata di rosso). Ciò che conta, però, è la sua altezza: 85 metri, che fanno sì che la torre superi, sulla carta, la concorrente Torre Allianz e la consacrano a torre più alta d’Italia. Infatti, senza contare la guglia, l’altezza di questo grattacielo sarebbe di 146 (e non 231) metri: un livello decisamente inferiore rispetto a quello della rivale, di 209 metri, che presenta anche un maggior numero di piani (50 contro i 31 della torre Unicredit). Inoltre questo edificio è parte di un complesso ecosostenibile.
Il palazzo Unicredit, a MilanoTorre Allianz, Milano
CEDIT – Ceramiche d’Italia apre una nuova area espositiva a Milano (Foro Buonaparte 14), primo spazio monomarca dedicato alle nuove collezioni. Tre ampie vetrine che si affiancano al flagship store di Florim Ceramiche per rafforzare il legame con i professionisti del progetto orientati all’interior design d’alta gamma.
Strutturato su due livelli per una superficie complessiva di oltre 200 mq, il nuovo Spazio CEDIT è firmato dallo studio torinese BRH+, e rievoca nel concept rievoca i valori cardine del marchio: materia, superficie, ambiente, componente umana, artigianalità e italianità. Il visitatore è accolto in un ambiente denso di rimandi alla storia dell’azienda, che dalla seconda metà del Novecento ha legato il proprio nome alle più prestigiose firme dell’arte, dell’architettura e del design italiano, come Marco Zanuso,Alessandro Mendini, Mimmo Rotella, Pier Giacomo Castiglioni.
Oggi CEDIT recupera e rilancia l’attitudine a collaborare con alcuni nomi dellacreativitàcontemporanea,dando vitaauna seriedicollezioniceramicheideate da autori italiani distinti da un taglio stilistico originale: Franco Guerzoni, Giorgio Griffa, BRH+, Archea, ZanellaBortotto, Matteo Nunzianti.
Nel nuovo spazio prende consistenza la rinnovata identità di CEDIT, raccontata mediante sei collezioni ceramiche capaci di fondere design, innovazione e funzionalità, e rispondere alle esigenze dei professionisti del progetto. Specifiche installazioni – una per ogni singola collezione – rappresentano in chiave inedita i diversi contenuti delle ricerche Cedit, mentre al piano interrato un’esposizione di lastre ceramiche appartenenti alle distinte collezioni è abbinata a contributi multimediali.
La riqualificazione edilizia rappresenta il 70% dell’intero comparto delle costruzioni: 500 mila imprese e 1 milione e mezzo di occupati e una crescita del volume d’affari pari al 8,8%. Un motore ben oliato e alimentato dalla benzina degli incentivi fiscali, che da circa un ventennio aiutano gli italiani impegnati in lavori di ristrutturazione: infatti, circa il 55% delle famiglie (14,2 milioni) ha usufruito dei bonus. Sono stati condotti così lavori per un valore complessivo di 237 miliardi di euro, così suddivisi: 205 per il recupero edilizio e 32 per l’efficientamento energetico. Non che sia proprio una novità, ma il muro portante dell’edilizia è sempre più il comparto della ristrutturazione. E i dati Istat di cui sopra corroborano la tesi, diventata sempre più certezza. E oltre ai dati Istat, anche il Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) e il Cresme (Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia) confermano il trend, prospettando il consolidamento del settore riqualificazione per il lustro 2016-2021.