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La solidità del pensiero liquido

Zygmunt Bauman
Zygmunt Bauman

La morte di Zygmunt Bauman, il grande sociologo morto il 9 gennaio a Leeds, ci ricorda che in tempi di modernità liquida l’approccio analitico ai problemi della nostra società deve avere basi solide

Federico Della Puppa

Quando muore un grande intellettuale come Zygmunt Bauman, il sociologo e filosofo forse più importante di questa nostra epoca post moderna, il rischio è ricordarlo limitandosi al racconto della sua biografia, elencando le sue opere più importanti o riducendo il suo pensiero a qualche frase ad effetto. Ma il pensiero di Bauman è talmente rilevante e vasto che è difficile condensarlo in poche righe. Soprattutto perché Bauman è stato prima di tutto un visionario, un intellettuale che ci ha rivelato e raccontato il cambiamento della nostra società, il lento trasformarsi in una modernità liquida, come lui la chiamava, nella quale i punti di riferimento cambiano e mutano, si adattano ai cambiamenti e dove i processi non sono più spiegabili con le categorie del pensiero del passato. La novità dirompente di Bauman e l’attualità del suo pensiero risiede nella capacità di proporre una analisi lucida e consapevole dei meccanismi che profondamente incidono nel nostro essere produttori e consumatori, cittadini e politici. La vera lezione che il sociologo polacco di origini ebraiche e sfuggito alle deportazioni naziste ci lascia è una lezione di ascolto e interpretazione, data dalla sua inesauribile capacità di imparare, di riflettere, di mettere in discussione le sue tesi con chiunque, come alla fine delle sue conferenze quando si fermava a firmare i suoi libri e dialogava amabilmente con i suoi ammiratori, mettendosi alla pari. Prima di essere il teorico della società liquida, della vita liquida, della paura liquida e delle analisi sui comportamenti del capitalismo parassitario e del consumo globalizzato, Bauman è stato un attento rilevatore dei cambiamenti della nostra società, legati ai nostri comportamenti o alle “novità” più effimere o profonde che contraddistinguono il nostro tempo, dai reality show ai social network. Perché Bauman è stato prima di tutto un osservatore attento, un maestro del quotidiano, un sociologo che ha fissato in alcuni libri fondamentali per la costruzione del nostro pensiero critico idee e riflessioni che hanno in comune soprattutto la sua modalità di approccio, una modalità “liquida”, non predeterminata, non rigida ma estremamente solida nelle sue modalità riflessive. E questa sua capacità interpretativa gli ha permesso di raccontarci e dimostrarci i fattori fondamentali della nostra società, del nostro essere soprattutto giocatori che cercano nel consumo “sensazioni nuove, mai sperimentate prima”. Bauman ci ha dimostrato che come consumatori siamo prima di tutto “raccoglitori di sensazioni” e solo successivamente accumulatori di cose. Ce lo ha spiegato parlando di globalizzazione e ci ha anche fatto capire che le categorie interpretative cambiano con il cambiare della società e dei mezzi a disposizione. Ma ci ha anche illustrato come i cambiamenti, se non capiti, se non ben interpretati, se non spiegati, producono paura, ansia, instabilità. E la nostra società, oggi impaurita di fronte ai cambiamenti epocali sia di ordine sociale che economico, se non aiutata a capire se stessa, rischia di implodere nelle semplificazioni e nelle banalizzazioni del passato, costruendo muri materiali e immateriali laddove servirebbe invece capacità di adattamento, quella capacità propria che hanno i liquidi. Bauman ci aiutava a capire e il suo approccio liquido ci mancherà molto. Ma la sua lezione è lì di fronte a noi e sta solo a noi esserne degni eredi.

 Zygmunt Bauman
Zygmunt Bauman

 

 

 

Più vendite ma prezzi in calo per i capannoni

Secondo l’Agenzia delle Entrate, si assiste a una ripresa del mercato degli immobili industriali. I primi mesi del 2016, infatti, hanno segnalato una ripresa delle compravendite per alcuni comparti del settore degli immobili per l’impresa grazie non solo agli investitori, che stanno tornando a interessarsi come è stato dimostrato da alcune importanti compravendite che si sono verificate nel corso dell’anno, ma anche all’interesse degli stessi imprenditori. Sia sul segmento dei capannoni sia su quello dei negozi si stanno riscontrando intenzioni di acquisto. I primi sei mesi del 2016 segnano un incremento delle transazioni per capannoni (+18,5%), per gli uffici (+8,2%) e per il settore commerciale che si è dimostrato particolarmente brillante (+13,7%).

Prezzi in discesa, contratti in aumento

Ma se le contrattazioni crescono, i prezzi continuano a scendere. Sul mercato dei capannoni si registra una contrazione dei valori nella prima parte del 2016. Le soluzioni nuove segnalano prezzi in discesa dell’1,2% se vicino alle arterie e dell’1,4% se lontane dalle arterie; calo anche per i prezzi delle tipologie usate che segnano rispettivamente -1,3% e -1,5%. Anche i canoni di locazione sono in ribasso: dell’1% e dello 0,7% per le tipologie nuove vicino alle arterie e lontano dalle arterie e dello 0,5% e dello 0,8% per quelle usate. Dal primo semestre 2008 i capannoni nuovi hanno perso il 27,3%, quelli usati il 31,9%. Le compravendite di capannoni nel primo semestre 2016 sono aumentate del 18,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

capannoni

Questa riduzione dei prezzi, in particolare, sta determinando un maggiore interesse verso l’acquisto espresso soprattutto da aziende solide patrimonialmente e da tempo presenti sul mercato. Non sono mancati gli investitori. A livello nazionale l’analisi della domanda, secondo il Gruppo Tecnocasa, evidenzia che il 76,0% delle richieste riguarda immobili in locazione mentre il 24% immobili in acquisto. Il 57,6% delle richieste di acquisto riguarda tagli fino a 500 metri quadri, a seguire con il 27,5% i capannoni con una dimensione compresa tra 500 e 1000 metri quadri. Simile la distribuzione delle richieste di capannoni in affitto. Anche dal lato dell’offerta si segnala che i tagli fino a 500 metri quadri rappresentano il 36% dell’offerta in locazione ed il 35,1% di quelli in vendita, a seguire le tipologie con superficie compresa tra 500 e 1000 metri quadri. Si tratta quindi di piccole metrature, utilizzate soprattutto come deposito merci oppure per effettuare lavorazioni artigianali. L’obiettivo principale dei conduttori è quello di contrarre i costi di locazione e, allo stesso tempo, puntare alle tipologie vicine alle arterie e alle uscite autostradali. L’area di carico e scarico è fondamentale così come l’altezza, soprattutto per chi opera nella logistica, settore in evoluzione in seguito all’affermarsi dell’e-commerce. Hanno sofferto, e soffrono ancora, le società di produzione in seguito alla crisi che ha colpito il settore manifatturiero anche se, nella prima parte del 2016, si sono visti deboli segnali di ripresa soprattutto per le piccole imprese artigiane che lavorano per conto di importanti realtà nazionali e, soprattutto, estere.

Laboratori più stretti

L’analisi sui laboratori rileva nel primo semestre del 2016 una contrazione di prezzi (-0,9%) e di canoni di locazione (-0,9%). Il 79% delle richieste è per immobili in affitto e prevalentemente per metrature che non superino i 200 metri quadri. Apprezzata la presenza di un’area cortilizia e di un’area di carico e scarico merci. Sono richiesti per avviare attività artigianali e ultimamente anche per aprire palestre o associazioni ludico-culturali. La maggioranza delle richieste si concentra su tagli fino a 100 metri quadri, mentre l’offerta in vendita e in locazione riguarda immobili fino a 200 metri quadri.

Nella prima parte del 2016 sul segmento degli uffici si registra una diminuzione dei prezzi e dei canoni di locazione sia per le strutture insediate nei centri direzionali sia per quelle inserite in palazzi residenziali.

Nuova costruzione, il costo scende del 2,6%

La diminuzione dei prezzi è stata del 2,6% per gli uffici di nuova costruzione in centro direzionale e dell’1,7% per quelli ristrutturati in palazzine residenziali. Per quelli usati si segnala un calo dell’1,7% nei centri direzionali e dell’1,6% in palazzine residenziali. Sul versante delle locazioni la diminuzione dei canoni è stata dello 0,3% per gli uffici nuovi in centri direzionali e per gli uffici usati in palazzine residenziali. Gli uffici usati in centri direzionali hanno registrato un aumento dello 0,3%. Dall’inizio della crisi gli uffici usati hanno perso il 34,4% e quelli di nuova costruzione o ristrutturati il 31,6%. Nel primo semestre dell’anno le transazioni di uffici sono state 4.432 (+8,2% rispetto allo stesso periodo del 2015).

Uffici: richiesti quelli di qualità

La domanda di uffici si divide tra l’82,9% in locazione e il 17,1% in acquisto. L’82,3% delle richieste interessa metrature fino a 150 metri quadri, coerentemente con la strategia di molte aziende di ridimensionare il personale. Dal lato dell’offerta si registra che il 58,2% degli uffici in locazione presenti nel nostro portale ha una metratura fino a 150 metri quadri. La problematica maggiore che interessa il settore è la mancanza di un’offerta di qualità. Si prediligono le zone servite da mezzi di trasporto e le strutture che offrono parcheggi. Le zone centrali delle grandi città sono scelte per lo più da professionisti o da società e aziende che desiderano uffici di rappresentanza. Si cercano soluzioni già cablate e pronte all’uso. Per risparmiare si riducono le metrature o si decentra la posizione, infatti si nota interesse anche per i centri direzionali di nuova costruzione posizionati nell’hinterland, facilmente raggiungibili, con ampi parcheggi e con basse spese di gestione.

Istat: prezzo delle case ancora in discesa

Milano, zona Garibaldi Porta Nuova
Milano, zona Garibaldi Porta Nuova

L’Istat lo certifica, gli italiani se ne erano accorti: nel terzo trimestre del 2016 il valore delle case è calato ancora. L’indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab) acquistate dalle famiglie, infatti, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, ma diminuito dello 0,9% nei confronti dello stesso periodo del 2015. Il calo tendenziale, insomma, è aumentato rispetto allo -0,8% del secondo trimestre 2016. La flessione, argomenta l’Istat, «si manifesta contestualmente ad una crescita sostenuta del numero di immobili residenziali compravenduti» ed è dovuta «principalmente ai prezzi delle abitazioni nuove», la cui diminuzione su base annua aumenta (-2,1%, da -1,1% del trimestre precedente). Rallenta, invece, il calo dei prezzi delle abitazioni esistenti (-0,6%, da -0,7% del periodo precedente).

Milano, zona Garibaldi Porta Nuova
Milano, zona Garibaldi Porta Nuova

Anche il legno può essere utilizzato per le opere speciali

Il dettaglio della struttura in legno

Con il Decreto del ministero delle Infrastrutture dell’11 novembre 2016 relativo alla riorganizzazione delle opere superspecialistiche (Sios), l’OS32 è stata inserita tra le opere speciali così come meglio definito dall’art. 89 del Nuovo Codice degli Appalti. Secondo Federlegno, si tratta di un riconoscimento che assume un significato particolare e che parte da lontano grazie all’impegno di FederlegnoArredo, sostiene Emanuele Orsini presidente di Assolegno: «Grazie alla fondamentale e instancabile opera di sensibilizzazione della Federazione nei confronti delle istituzioni e al lavoro del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, possiamo affermare che oggi le imprese del comparto legno strutturale sono finalmente tutelate da un impianto normativo che riconosce le strutture di legno quali opere speciali, e che dà la possibilità all’intero settore di crescere nel rispetto dei requisiti di qualità del costruito, così come richiesto dalla Committenza Pubblica».

Il dettaglio della struttura in legno
Il dettaglio della struttura in legno

Da oggi, grazie a tale modifica, l’affidatario dei lavori in possesso della qualificazione nella categoria di opere generali non potrà più eseguire direttamente le opere in legno, ma dovrà avvalersi di imprese aventi la qualificazione OS32 richiesta in base all’importo della gara. Inoltre, se l’importo delle opere in legno supera il 10% dell’appalto, la compagine appaltatrice è vincolata a organizzarsi secondo una specifica Associazione Temporanea di Imprese (ATI), considerando così in modo paritetico “imprese generali” e le imprese del settore “legno strutturale”. Inoltre, vista la rilevanza tecnologica dei lavori per tutte le categorie individuate come superspecialistiche è fatto divieto di avvalimento.

Sempre secondo Federlegno, il decreto del ministero delle Infrastrutture va oltre: il legislatore infatti, in ragione della specificità delle SIOS, definisce dei requisiti di specializzazione che comprendono la formazione continua del personale tecnico e, laddove pertinente, la presenza di adeguati stabilimenti industriali.

«Si tratta di un passo fondamentale per tutta la filiera del settore legno strutturale e che rende merito a tutte quelle imprese che con il loro lavoro quotidiano hanno fatto della serietà e della qualità del costruito il loro punto di forza all’interno del mercato nazionale e internazionale», sostiene Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo.

Costruzioni, in Emilia Romagna rallenta il calo con le Pmi

Nel 2016 anche in Emilia Romagna l’edilizia ha segnato il passo, ma va meno peggio che nel passato. Nel terzo trimestre dell’anno appena concluso il volume d’affari a prezzi correnti è diminuito anche se di poco (-0,8 per cento) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. L’inversione di tendenza è dovuta alle piccole imprese, mentre prosegue contenuta la crescita per le grandi imprese. Queste le indicazioni che emergono dall’indagine sulla congiuntura delle costruzioni realizzata in collaborazione tra Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna. Si riduce sensibilmente la quota delle imprese che rileva un volume d’affari in crescita rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, che passa dal 33,3 al 27,6 per cento. La quota delle imprese che segnalano una diminuzione sale in misura meno ampia e passa dal 20,7 al 24,1 per cento. L’inversione di tendenza è dovuta alle piccole imprese (-2,0 per cento), mentre le medie riescono a mantenere il volume d’affari invariato (+0,1 per cento) e prosegue contenuta la crescita delle grandi imprese (+0,9 per cento).cantiere07

Per le case il 2017 sarà di mini ripresa

Case a Milano, zona CityLife
Case a Milano, zona CityLife

Mercato immobiliare: le compravendite per il 2017 sono attese ancora in aumento (tra +6% e +8% a livello nazionale) e questo trend interesserà tutte le realtà territoriali. Sono le previsioni del network Tecnocasa per il nuovo anno. Sul versante prezzi Tecnocasa si attende una chiusura dell’anno 2016 con un calo tra -2% e 0% e un leggero aumento (tra 0% e +2%) per il 2017, ma solo per le grandi città, mentre per i capoluoghi di provincia e per l’hinterland delle grandi città occorrerà aspettare il 2018. Anche il sentiment espresso dagli operatori delle reti del network è orientato in tal senso. Sul mercato del nuovo iniziano a ripartire progetti, finalizzati alla costruzione di immobili di qualità che garantiscano efficienza energetica e, alla luce degli ultimi eventi, che siano costruiti anche con criteri antisismici.

Sul versante delle locazioni l’attesa è per una sostanziale stabilità dei canoni, con leggeri ritocchi al rialzo in particolare nelle grandi città. Non si esclude che chi possiede i requisiti per accedere al mutuo possa abbandonare la locazione per scegliere l’acquisto,  con conseguente riduzione della domanda.

L’andamento dell’economia e dell’occupazione,  nonché il comportamento degli istituti di credito che rimarranno comunque prudenti, contribuiranno a confermare o meno questo scenario di mercato.

Case a Milano
Case a Milano

Nel 2017 muoverà i primi passi Edilizia 4.0

L’Industria 4.0 è la parola d’ordine (finalmente anche quella del governo italiano), del 2017. E c’entra anche con l’edilizia. Il link, infatti, è forte. Perché tutte le attività produttive saranno toccate da quella che è già stata definita la quarta rivoluzione industriale.

L’Industria 4.0 è un’idea nata in Germania cinque anni fa. Il governo tedesco l’ha adottata come linea guida della politica industriale. E i risultati si vedono. Il punto concettuale di partenza è piuttosto semplice: rendere tutta la filiera produttiva interconnessa,a partire dalla fabbrica. Ma, soprattutto rendere la filiera intelligente: gli stessi oggetti prodotti dalla fabbrica devono riuscire a «parlare» tra loro o, meglio, con quello che li circonda. Come esempio, durante l’intervento al convegno, è stata mostrato l’impatto della digitalizzazione dei processi su una fabbrica di trapani StanleyBlack&Decker: l’efficienza sulla linea di produzione digitalizzata è aumentata del 24%, i processi hanno registrato la notifica immediata, le decisioni sono state prese più velocemente, i difetti etichettatura sono diminuiti del 16%, la produzione è aumentata di circa il 10%. È una delle ragioni per cui l’Industria 4.0 è una strada di efficienza che trasformerà tutto il mondo della produzione, edilizia compresa.

Italia ai primi passi

Anche in Italia il processo di automazione e connessione tra i processi industriali avanza. Da un’analisi condotta da Federmeccanica su un campione di 527 imprese, risulta che il 64% ha adottato almeno una tecnologia 4.0 (tra le 11 considerate dal questionario). E chi ha investito in tecnologia esporta una quota maggiore del proprio fatturato (44% contro 33% di chi non ha investito), giudica alto il proprio livello di digitalizzazione (37% contro 14%), ha una quota più elevata di dipendenti laureati (19% contro 12%), investe di più in R&D e formazione, ha più contatti con università ed enti di ricerca. Tra le 11 tecnologie proposte, almeno il 50% degli intervistati dichiara di conoscere, in ordine decrescente di notorietà: sicurezza informatica (93%), robotica (85%), meccatronica (76%), stampa 3D (75%), cloud computing (72%), simulazione (71%), IoT (55%). Il numero medio di tecnologie effettivamente adottate è crescente in ragione del livello di digitalizzazione dichiarato: si passa da una media di 3,4 tecnologie per le imprese che dichiarano un basso livello di digitalizzazione ad una media di 4,8 e 5,7 per le imprese che dichiarano, rispettivamente, un grado di digitalizzazione medio e alto.

Cloud computing e industria
Cloud computing e industria

Mattoni digitali

Dalla meccanica all’edilizia e, successivamente, alla distribuzione, il passo è più breve di quanto ci si aspetti. Se i trapani Black&Decker sono prodotti in un ambiente smart, intelligente, può essere più semplice e soprattuto utile tracciare il loro percorso attraverso gli strumenti digitali a disposizione anche dopo che sono usciti dalla fabbrica. Tecnologie che superano il vecchio barcode, come Rfid, Nfc, Auto-Id, possono aiutare ad automatizzare un magazzino azzerando gli errori e ottimizzando spazio e tempo. Ma anche i costi, perché è molto più semplice adottare una supply chain che sia just in time. Traducendo in italiano: inutile inzeppare il magazzino di articoli che sono meno richiesti, ma si pagano in anticipo. Meglio, invece, avere a disposizione e a portata di mano solo quello che occorre al momento appropriato. Come? Analizzando i big data, altro capitolo dell’industria (o edilizia) 4.0. Ogni impresa, infatti, nasconde un tesoro nascosto: i dati relativi ai clienti, alle vendite e agli acquisti. E magari anche qualcosa di più.

Cantiere digitalizzato
Cantiere digitalizzato

Birra e pannolini

Un esempio pratico arriva da Walmart, il gigante americano della distribuzione: analizzando i dati relativi agli acquisti dei clienti, effettuati con la carta di credito (e quindi conoscendo i dati relativi a chi fa shopping), la catena di grande distribuzione si è accorta che gli uomini dai 25 ai 40 anni quando acquistano pannolini per neonati tendono anche a comprare casse di birra. È risultato che la birra è un acquisto che serve a gratificare gli uomini spediti a fare la spesa dalle mogli che hanno partorito. Walmart ha così deciso di installare un’isola con l’offerta di casse di birra vicino all’area in cui vende prodotti per bambini. Insomma, una ottimizzazione che è figlia dei big data. Ma l’analisi dei dati può anche servire a gestire processi di dynamic price, cioè di proposte di prezzi ad hoc per i diversi clienti, un processo che ovviamente è tagliato sulle vendite via web. Un po’ come succede con il prezzo dei biglietti aerei acquistati online, che cambia in base ai parametri di chi richiede (provare per credere).

Impiantistica e internet delle cose
Impiantistica e internet delle cose

Ascensori che parlano

L’Internet delle cose (Internet of things) è un altro caposaldo della industria-edilizia-distribuzione 4.0. Oltre a far dialogare i singoli oggetti (prodotti o componenti) e a ottimizzare la logistica, Internet delle cose può essere applicata anche a far lavorare meglio gli edifici. Ascensori, impianti di illuminazione e caldaie che scambiano dati con un software che ha il compito di far diminuire i consumi di energia, possono concorrere a un risparmio del 20% sui costi di gestione dell’immobile. Ma anche a rendere più semplice e sicura la gestione di attrezzature in un cantiere, o l’inventario dei prodotti di una rivendita.

Anche la robotica è un aspetto che si estenderà dall’industria manifatturiera al mondo dell’edilizia. Dai droni che sorvolano un cantiere, fino a piccoli dispositivi in grado di installare cavi o materiale isolante in cavità dove l’uomo non arriva o dovrebbe intervenire con azioni di abbattimento di muri e intercapedini: i primi robot in grado di automatizzare e di sostituire l’uomo in alcune funzioni sono già stati prodotti. Tra gli aspetti interessanti di Industria 4.0 e che possono coinvolgere l’industria delle costruzioni c’è,infine, anche l’additive manufacturing. La stampa in 3D da tempo si è estesa al mondo dell’edilizia, con la possibilità di creare materiali ceramici o addirittura pareti di cemento. Quanto tempo passerà prima che un cliente chieda a una rivendita di stampargli un elemento con misure ad hoc?

Sicurezza antisisma: urge il fascicolo di fabbricato

Il terremoto di Amatrice, Norcia o i crolli a Roma  ripropongono con urgenza il problema del fascicolo del fabbricato. È mai possibile che nel nostro Paese, dove è obbligatorio fare la revisione ogni due anni alle automobili e registrarne l’esito sul libretto di circolazione, pena il fermo del mezzo, nulla sia previsto per verificare lo stato di manutenzione e di conservazione delle nostre abitazioni?

Sembra inverosimile, eppure è così. La stabilità e lo stato di conservazione delle strutture dove trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate della nostra vita non sono controllati e verificati se non quando manifestano segni di evidente pericolosità. Nelle passate legislature più volte sono stati presentati disegni di legge che prevedevano l’istituzione del fascicolo/libretto del fabbricato, purtroppo nessuno è mai giunto a diventare legge della Repubblica. A onor del vero, anche alcune Regioni hanno tentato di legiferare in materia, come il Lazio, che con legge regionale n 31 del settembre 2002 e con il successivo regolamento regionale n 6 del 14 aprile 2005 lo aveva istituito. Successivamente, il Tar del Lazio con sentenza n 12320 del 13 novembre 2006 ha annullato le delibere del Comune di Roma e della Regione Lazio, che rendevano obbligatorio l’adeguamento alla legge regionale 31/2002. I magistrati hanno ritenuto illegittimi gli adempimenti previsti dai due citati provvedimenti, in quanto eccessivamente gravosi per i proprietari e inutili trattandosi per lo più di dati che sarebbero già in possesso della pubblica amministrazione, ovvero da essa facilmente reperibili.

Terremoto in Umbria
Terremoto in Umbria

Stop immotivato a metà

Mentre possiamo condividere la prima motivazione, sembra completamente fuori dalla realtà la seconda. Ammesso e non concesso che i progetti originari e le successive varianti possano essere nella disponibilità degli uffici tecnici comunali, non si capisce perché non potessero costituire la base per la creazione del fascicolo del fabbricato. Molti edifici sono stati costruiti in periodi in cui la normativa antisismica era assente o meno stringente rispetto a oggi. Se questi dati fossero in possesso di proprietari o, quantomeno, degli amministratori dei condomini, probabilmente molti cittadini si preoccuperebbero in modo fattivo della staticità delle proprie abitazioni.

Risulta veramente inconcepibile, anche volendo accettare per valide le motivazioni che hanno portato alla decisine del Tribunale Amministrativo, che non si sia provveduto comunque a rendere obbligatorio il fascicolo del fabbricato che potesse contenere copia della documentazione presente negli archivi comunali e documentazione di tutti gli interventi successivi alla data di missione della legge.

Riportiamo di seguito i dati pubblicati da Cresme, che ovviamente si basano su dichiarazioni degli stessi abitanti e su quanto può essere percepito dall’esterno non sul reale grado di staticità degli immobili, e che comunque evidenziano come oltre il 20% degli immobili manifesti un livello manutentivo mediocre o pessimo.

Ci vuole la radiografia

Ci auguriamo che prima che si spengano i riflettori sugli ultimi avvenimenti in attesa del tanto declamato piano Casa Italia si possano varare quei provvedimenti che almeno possano consentirci di non aggravare il nostro ritardo rispetto alle altre nazioni europee. Quanti stabili sono edificati su terreni geologicamente a rischio terremoti, quanti tramezzi sono stati eliminati diminuendo indebolendo la struttura che regge i solai? Il dramma è costituito dal fatto che nella maggior parte dei casi chi occupa questi immobili non ne è a conoscenza. Riteniamo, a ragione, che la semplice presa di coscienza di uno stato di possibile pericolo potrebbe contribuire a migliorare la situazione generale.

 

EDIFICI PER EPOCA DI COSTRUZIONE E STATO MANUTENTIVO

Ottimo                   Buono                   Mediocre            Pessimo                    Totale

Num.   %             Num.     %                  Num.    %              Num.    %               Num.       %

Prima del 1919                        316.700 14,7   1.049.615 48,8   680.381 31,6   103.563 4,8           2.150.259 100,0

Dal 1919 al 1945      193.696 14,0       691.480 50,0     436.613 31,6     62.026 4,5        1.383.815 100,0

Dal 1946 al 1961    279.450 16,8        913.295 55,0   425.106 25,6    41.978 2,5        1.659.829 100,0

Dal 1962 al 1971      444.051 22,6    1.142.554 58,1     357.587 18,2       23.765 1,2           1.967.957 100,0

Dal 1972 al 1981      619.516 31,2    1.114.754 56,2       237.164 12,0      11.772 0,6          1.983.206 100,0

Dal 1982 al 1991      450.912 34,9       709.981 55,0         123.812 9,6        5.797 0,4          1.290.502 100,0

Dal 1992 al 2001      367.438 47,6        346.595 44,9         54.807 7,1        3.087 0,4              771.927 100,0

Dopo il 2001            382.931 71,9        133.147 25,0        15.445 2,9          1.065 0,2              532.588 100,0

Totale                      3.054.694 25,9     6.101.421 52,0 2.330.915 19,9    253.053 2,2        11.740.083 100,0 Fonte: elaborazione e stime Cresme

Le conseguenze del terremoto in Umbria
Le conseguenze del terremoto in Umbria

Negli Usa non si arresta il boom dell’edilizia

In Italia l’edilizia soffre, ma negli Usa è boom. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha annunciato che le spese per costruzioni sono aumentate a novembre dello 0,9% a quota 1,18 miliardi di dollari: è il più alto livello dall’aprile del 2006. Gli economisti avevano previsto un aumento più contenuto dello 0,5%. Anche il dato di ottobre è stato rivisto al rialzo, da +0,5% a +0,6%. Non solo: le spese per costruzioni di progetti privati sono aumentate a novembre dell’1%. Nel segmento residenziale le spese sono salite dell’1% e in quello non residenziale dello 0,9%. Anche le spese per costruzioni di progetti pubblici sono aumentate dello 0,8%. Si è trattato del quarto aumento mensile di fila. Le spese per costruzioni da parte dei governi statali e locali sono aumentate dello 0,6% e quelle da parte del governo federale del 3,1%.

La a fabbrica di cemento a Martinsburg
La a fabbrica di cemento a Martinsburg

Ciao risparmio energetico, il Milleproroghe lo sposta alla fine del 2017

Si sposta in avanti il termine entro il quale per grandi ristrutturazioni e nuove costruzioni le fonti rinnovabili possono limitarsi a coprire il 35% del fabbisogno energetico legato al riscaldamento, al raffrescamento e alla produzione di acqua calda sanitaria. Il differimento è contenuto nel decreto Milleproroghe, approvato dal governo.  Sono così modificate le scadenze che il decreto legislativo sulla promozione dell’uso di rinnovabili del 2011 aveva fissato per obbligare i costruttori all’utilizzo di energia da fonti rinnovabili (come eolica, solare), in misura crescente negli anni. L’obbligo riguarda nuovi edifici oppure grandi ristrutturazioni. Il termine viene ora spostato al 31 dicembre 2017, dopodiché, per i titoli edilizi presentati dal gennaio 2018, passerà al 50%.

Il precedente provvedimento riguardava, nel caso di ristrutturazioni integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro, un edificio con superficie superiore a 1000 metri quadrati, oppure un edificio esistente soggetto a demolizione e ricostruzione anche in manutenzione straordinaria, oltre che gli edifici di nuova costruzione. In tutti questi casi gli impianti avrebbero dovuto essere progettati e realizzati in modo che almeno il 35% del fabbisogno energetico, legato sia alla produzione di acqua calda sanitaria che di energia per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo, sia garantito dall’uso di fonti rinnovabili. Ma in Italia ogni scadenza non ha reale scadenza.

Pannelli fotovoltaici
Pannelli fotovoltaici

L’Italia delle proroghe: l’obbligo di termoregolatori slitta a giugno

Calorifero

L’Italia dei rinvii, dei condoni e dei più furbi sembra eterna. La riprova è l’ennesima eccezione alla regola, che questa volta riguarda i condomini. Il Consiglio dei ministri, infatti, accogliendo le segnalazioni dei professionisti del settore, in particolare delle associazioni degli amministratori di condominio, ha spostato al 30 giugno 2017 il termine ultimo per installare la termoregolazione e contabilizzazione del calore nei condomini inserendo tale provvedimento nel decreto Milleproroghe. In effetti, molti condomini non ancora hanno provveduto e sarebbero incorsi nelle pesanti sanzioni previste per chi non fosse in regola al 31 dicembre 2016. Eppure la data entro cui bisognava mettersi in regola era nota da almeno due anni e il tempo per mettersi in regola non è mancato. Alla fine sono premiati i più furbi, o i più inefficienti, che hanno rinviato la spesa al 2017: il messaggio che passa è che in Italia nessuna regola è definitiva, basta che ci sia un buon numero di futuri elettori che non vuole o non si cura di mettersi in regola. Perché prevedere delle multe per chi non rispetta la legge, se poi la norma che le prevede viene modificata? A questo punto è lecito pensare che, forse, neppure il 30 giugno sarà davvero la data definitiva.

Calorifero
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Edilizia scolastica, un anno in più per i Comuni

Interno di un istituto scolastico
Interno di un istituto scolastico

Novità (positive e negative) per l’edilizia scolastica sono contenute nel maxidecreto Milleproroghe (il nome dice già tutto). Con il provvedimento varato come sempre a fine anno il Governo consente ai Comuni di poter utilizzare le risorse già stanziate per interventi di ristrutturazione, ma permette soprattutto di spostare il pagamento dei lavori fino al 31 dicembre 2017. Un anno in più ai sindaci per saldare i conti degli interventi di ristrutturazione delle scuole. La proroga, secondo l’Esecutivo, si è resa necessaria perché gli enti locali hanno potuto aggiudicare le gare per l’esecuzione dei lavori solo entro il 29 febbraio 2016, con conseguente ritardo sugli interventi di risanamento degli edifici.

Interno di un istituto scolastico
Interno di un istituto scolastico

Nel 2017 torneranno in auge gli affitti

Il 2016 è stato ancora un anno all’insegna della contrazione dei valori delle case di seconda mano in Italia, dove i prezzi sono calati del 3,9%, attestandosi a 1.896 euro/m², dopo l’ulteriore riduzione dell’1,2% registrata nell’ultimo trimestre.

In un anno segnato dal dinamismo delle compravendite, con la domanda di nuovi mutui a livelli pre-crisi, si può parlare di una ripresa zoppa, perché i prezzi non sono ripartiti, anzi sono andati peggio delle attese.

Secondo Vincenzo De Tommaso, dell’ufficio studi del portale idealista.it, «il 2017 nasce all’insegna di un forte interesse da parte degli acquirenti, ma le condizioni selettive di accesso ai mutui e la precarizzazione del mercato del lavoro potrebbero dirottare un numero sempre maggiore di potenziali compratori sull’affitto. Per questo ci aspettiamo una moderata risalita dei prezzi in un anno che potrebbe rappresentare una sorta di ribaltamento del mercato caratterizzato da un nuovo dinamismo in cui il protagonista è l’affitto».

Nell’anno appena trascorso i prezzi delle abitazioni sono scesi in tutte le regioni italiane a eccezione della Valle d’Aosta (2,3%). Stabili Basilicata e Trentino Alto Adige, le macroaree più penalizzate sono Umbria (-10,5%), Piemonte (-6,8%) e Puglia (-6,6%). In un quadro tendenziale decisamente ribassista altre 5 regioni hanno segnato cali superiori al 4 per cento, dalla Lombardia (-6,4%) alla Calabria (-4,2%), passando in rassegna Campania (-6,1%), Molise (-5,6%) e Veneto (-5,3%).
A livello di prezzi di mercato, la Liguria (2.692 euro/m²) è sempre la regione più cara, seguita dal Lazio (2.563 euro/m²) e dalla Valle d’Aosta (2.520 euro/m²).
La regione più economica è la Calabria con 935 euro al metro quadro.affittasi7

I voucher dell’edilizia finiscono nel mirino

Cantiere edile
Cantiere edile

«Nell’edilizia si può pensare a un superamento complessivo dei voucher, forse è il settore a maggior rischio di abusi». Lo ha detto Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura, in un’intervista al Corriere della Sera. La revisione della legge che ha istituito i voucher, insomma, potrebbe avere una ricaduta sull’attività dei cantieri, finiti nel mirino con l’accusa di abusi nell’utilizzo dei «buoni». Il governo sarebbe già al lavoro per una revisione, ma non è ancora chiaro se per l’edilizia sarà prevista una totale esclusione o solo una restrizione nell’uso.

La situazione è piuttosto confusa e alimentata dal referendum promosso dalla Cgil, che chiede l’abolizione in toto del sistema voucher. «I voucher vanno aboliti. Non ci sono vie di mezzo. E se il governo non ha il coraggio di cambiare strada, neanche di fronte al risultato del 4 dicembre, allora ci penseranno gli italiani con il referendum promosso dalla Cgil», ha minacciato Maurizio Landini, segretario della Fiom. Sul tema è sceso in campo anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «I voucher non sono la madre di tutti i problemi del mercato del lavoro. Questa è una semplificazione che non aiuta. Stiamo ragionando su cosa cambiare e lo faremo in tempi rapidi», ha spiegato durante la conferenza stampa di fine anno.

Maurizio Martina
Maurizio Martina

Un boom che divide

Sotto tiro c’è soprattutto il boom dei voucher: dai 15 milioni nel 2011 ai più di 115 milioni nel 2015, con un tasso di crescita medio del 64% l’anno. I contrari sostengono che i vocher sono ormai utilizzati come un sistema di lavoro a cottimo. Per i favorevoli, i voucher sono invece un buon metodo per fare emergere ed eliminare il lavoro in nero.

Il valore di un voucher è da 10 euro all’ora, ma al lavoratore ne sono versati 7,50, mentre  il resto va a Inps e Inail. Possono essere utilizzati da pensionati, titolari di trattamento pensionistico in regime obbligatorio, studenti nei periodi di vacanza, cassintegrati, titolari di indennità di disoccupazione ASpI, disoccupazione speciale per l’edilizia e i lavoratori in mobilità, lavoratori in part-time, i titolari di contratti di lavoro a tempo parziale possono svolgere prestazioni lavorative di natura accessoria nell’ambito di qualsiasi settore produttivo, con esclusione della possibilità di utilizzare i buoni lavoro presso il datore di lavoro titolare del contratto a tempo parziale, inoccupati, titolari di indennità di disoccupazione Mini-ASpI e Mini-ASpI 2012, di disoccupazione speciale per agricoltura, lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti pubblici e privati.

Cantiere a Manchester
Cantiere a Manchester

Autoritratto di Mestre in 25 pose

Mestre, via Poerio
Mestre, via Poerio

Mestre vista da 25 manifesti sulle trasformazioni del profilo urbano della città veneta. L’iniziativa è ideata, curata e realizzata dalla Fondazione di Venezia. Obiettivo: incoraggiare i cittadini a conoscere e riconoscere le nuove proposte e i nuovi progetti che hanno interessato e stanno interessando lo sviluppo urbano di Mestre, superando il cliché di città-dormitorio o di passaggio verso Venezia. Gli scatti sono realizzati da Alessandra Chemollo, fotografa veneziana specializzata nel ritrarre architetture, e sono accompagnati dallo slogan Mestre, una città che cambia. A ogni manifesto, della grandezza di 1,40 x 2 metri, sono associati il volto e le parole dei mestrini, che si soffermano sui principali cambiamenti urbani o sull’evoluzione dei luoghi della memoria della città. Una selezione delle fotografie più significative compare, infine, sulla recinzione in legno posta a protezione degli accessi al cantiere di M9 lungo via Poerio.

Mestre, via Poerio
Mestre, via Poerio

 

Graziano Verdi e Tagina, insieme con Mandarin Capital

Graziano Verdi
Graziano Verdi

Accordo nel settore della ceramica alto di gamma. Tagina e Cerit-La Ceramica Italiana guidata da Graziano Verdi (ex amministratore delegato di Graniti Fiandre) in partnership con il fondo d’investimento Mandarin Capital, nell’ambito dello sviluppo del progetto Cluster Ceramico Alto di Gamma, hanno raggiunto un accordo che prevede a tendere un’opzione di acquisto di Tagina a favore di Mandarin & Cerit al verificarsi di condizioni pre determinate. Questa operazione consentirà a Tagina di avvalersi della consulenza strategica di Graziano Verdi e dall’altro consentirà significative sinergie di sviluppo nell’ambito del Cluster che Mandarin Capital e Graziano Verdi stanno portando avanti fra l’altro con alcune lettere d’intenti già siglate con altre società del settore e che potrebbero portare a delle acquisizioni entro la prossima primavera.

Mario Moriconi, presidente di Tagina, ha commentato anche a nome dei soci «la grande soddisfazione per l’accordo raggiunto con Mandarin Capital & Cerit, che consentirà a Tagina di entrare in un perimetro significativo di fatturato e professionalità e sopratutto consentirà a Tagina di potersi avvalere della competenza di Graziano Verdi, manager di comprovati successi internazionali e di riferimento dell’intero comparto ceramico».

Lorenzo Stanca, managing partner ed ad Mandarin Capital sottolinea «siamo convinti della validità di un processo di aggregazione di imprese leader nel settore della ceramica e stiamo lavorando con Graziano Verdi per raggiungere questo obiettivo. Tagina è un nome di prestigio che bene si integrerebbe nel quadro che abbiamo in mente».

Graziano Verdi
Graziano Verdi