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Sebastiano Cerullo nuovo direttore generale di FederlegnoArredo

Sebastiano Cerullo
Sebastiano Cerullo
Sebastiano Cerullo
Sebastiano Cerullo

, diventa direttore generale di FederlegnoArredo, sostituendo Giovanni De Ponti. Cerullo, classe 1970 originario di Avigliana (Torino), laureato in Scienze Forestali presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, ha maturato una profonda esperienza del settore: tra i vari incarichi ha ricoperto dal 2002 la carica di Segretario Generale del Consorzio Servizi Legno-Sughero; dal 2011 è coordinatore di tutte le attività dell’Area Legno della Federazione, comparto che ha avuto i più alti tassi di crescita associativa di tutta la Federazione, fino ad assumere la carica di vice direttore generale nel 2015. E’ autore di numerose pubblicazioni tecniche relative al legno e all’ambiente, che sono oggi un riferimento per la filiera e il settore, grazie alle capacità di relazioni e networking che ha saputo creare e sviluppare con gli stakeholder di riferimento.

«Sarà nostro compito continuare ad essere al servizio delle imprese dando nuovo corso alle direzioni indicate dalla neo presidenza», afferma Sebastiano Cerullo, direttore generale FederlegnoArredo. «Essere sul territorio per le imprese e con le imprese sarà uno degli obiettivi prioritari di FederlegnoArredo, grazie al contributo fattivo che le 2.800 aziende associate daranno con una politica di ascolto e condivisione». Uno dei compiti fondamentali che vedranno impegnato da subito il nuovo direttore generale sarà lo sviluppo dell’operatività della vita associativa che si esplicherà in un ascolto e una presenza puntuale sul territorio per dare risposte concrete alle aziende, oltre all’impegno per innovare e ampliare lo sviluppo nazionale e internazionale.

«Siamo grati a Giovanni De Ponti per aver creato solide basi per il nostro business e aver contribuito alla crescita della Federazione che rappresenta oggi uno dei settori cruciali per l’economia del Paese. Ci consegna una Federazione più moderna che ha saputo innovarsi per rispondere al mercato in cambiamento, grazie a forti relazioni costruite in ambito istituzionale e un comparto con un rinnovato dialogo con le nuove generazioni. A Giovanni De Ponti auguriamo il meglio per i suoi incarichi futuri», commenta Emanuele Orsini, Presidente di FederlegnoArredo. «Proseguiamo così il nostro percorso di rafforzamento e di sviluppo con le tre parole chiave ascolto, dialogo e territorio, per rispondere alla crescita delle nostre imprese: la consolidata esperienza di Sebastiano Cerullo maturata in questi anni nel suo percorso professionale in Federazione contribuirà ad arricchire il nuovo corso».

Indovina chi cerca casa? Il 67% è donna

Piantina di una casa

Da Indovina chi viene a cena? (film degli anni Sessanta) a indovina chi cerca casa? Già, perché la ricerca del nido domestico è sempre un momento molto importante, che prevede un dispendio di tempo ed energie rilevante, soprattutto nella fase di screening iniziale, che avviene generalmente attraverso la ricerca sui portali e motori di ricerca immobiliari online. Come Mitula, che ha analizzato i propri dati per capire qual è il profilo della persona che effettua la ricerca di una nuova abitazione in affitto o per acquistarla. I Paesi protagonisti dello studio sono Italia, Francia, Inghilterra, Svizzera, Spagna e Portogallo.

Donne millennials protagoniste

In Italia, il 67% di chi effettua le ricerche è donna e nel 57,7% dei casi analizza gli annunci immobiliari attraverso il cellulare (57% percentuale più alta fra gli stati analizzati). Anche in Francia sono le donne a scegliere l’appartamento (68,5%) e per il 26% dei casi con un’età compresa tra 25-35 anni. Stessa tendenza per il Portogallo: sono le donne a scegliere (70%), tipicamente nella fascia d’età che va dai 25 ai 35 anni (37%) e nel 34% dei casi lo fanno attraverso il proprio cellulare. È la fascia di età dei cosiddetti millennials che registra la percentuale più alta di ricerche attive ad eccezione della Spagna, dove la percentuale maggiore di chi seleziona gli annunci immobiliari riguarda la fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni.

Tecnologia

Lo smartphone è lo strumento maggiormente usato (per fare le ricerche) in tutte le nazioni prese in considerazione, dopo l’Italia ci sono la Spagna e il Regno Unito (56%), seguiti da Portogallo (52%) e Francia (37%), prima invece per consultazioni attraverso PC (50%). I francesi e gli inglesi sono gli europei che effettuano il maggior numero di ricerche attraverso il Tablet (12%), anche se sono gli svizzeri a detenere il primato assoluto: 14%. Gli elvetici sono anche i più attivi nella ricerca di una nuova casa dopo la soglia 65 anni (quasi l’8%). “È interessante il dato secondo cui in tutte le nazioni prese in esame oltre il 10% di persone che ricerca casa appartiene alla fascia di età più adulta dei 55-64 anni, età in cui generalmente ci si avvicina alla pensione, addirittura in Svizzera l’8% è over 65. Questo è il segno che probabilmente non è mai troppo tardi per fare nuovi progetti, cercare di migliorare la propria condizione o semplicemente cercare una seconda dove passare le vacanze” dichiara Anna Westermann, responsabile dello studio Mitula.

piantina-casa

Che cosa fare a nowhere land

Capannone in una delle aree exFalck

Urbanistica e riqualificazione

È inevitabile. Quando un ciclo produttivo finisce, quando un settore economico entra in crisi o quando si realizzano investimenti non coerenti con le effettive necessità aziendali, si creano le condizioni per un abbandono e disuso degli edifici strumentali e delle aree che li contengono. L’edilizia, vista dal punto di vista non residenziale, è un insieme di prodotti che chiamiamo opifici, capannoni, magazzini e che fin che servono sono utilizzati strumentalmente. Ma che quando non servono più altrettanto strumentalmente sono abbandonati. Ma se un’automobile non più adatta la rottamiamo e la avviamo a un processo di smontaggio, che ne recupera quasi tutte le parti e le ricicla, nel caso dei capannoni industriali e artigianali e degli edifici strumentali alla produzione non procediamo allo stesso modo. La rottamazione non è automatica. Eppure sono prodotti esattamente come gli altri, solo che hanno la caratteristica di essere immobili e di occupare suolo, di consumarlo senza alcuno scopo, essendo edifici dismessi. Il punto è che se nel mercato residenziale i prodotti edilizi (gli alloggi) trovano prima o poi una collocazione, dato che la domanda in ogni caso è presente e solo in rari casi si procede con demolizioni, che spesso riguardano stabili non adeguati dal punto di vista strutturale o impiantistico ed energetico, nel caso dei capannoni e delle aree dismesse le modalità produttive della nuova economia spesso non consentono di intervenire con sostituzioni e subentri, se non in rari casi e in condizioni tali che le destinazioni d’uso devono essere modificate, anche radicalmente. Ma la dimensione di molti di questi spazi rende spesso antieconomico intervenire, se non attraverso modalità innovative, come l’uso temporaneo degli spazi.

Terra di nessuno

Il tema delle aree dismesse vive da molti anni un dibattito rilevante per la dimensione del fenomeno, che tuttavia è poco analizzato e conosciuto. Tra il 2000 e il 2004 un progetto europeo ha censito in alcuni Paesi comunitari la dimensione del fenomeno, che conta 128 mila ettari in Germania (0,3% della superficie nazionale), 5 mila in Svezia (0,01%), 10 mila in Olanda (0,2%), 20 mila in Francia (0,04%) e 30 mila in Repubblica Ceca (0,4%). La superficie delle aree aumenta esponenzialmente in Romania, 900 mila ettari (3,8%), e in Polonia, 800 mila (2,5%). Nel Regno Unito il dato è disponibile solo per Inghilterra e Scozia, in cui l’estensione è rispettivamente di 66 mila (0,5%) e 11 mila ettari (0,1%). L’Italia non dispone di una mappatura completa e affidabile delle aree dismesse. Da un tentativo di proiezione nazionale su dati Corine Land Cover, la superficie dismessa italiana risulta pari a 13 mila ettari, lo 0,04% della superficie complessiva del nostro Paese. Le Regioni italiane non sono obbligate a raccogliere informazioni sul numero, l’estensione e la collocazione delle aree dismesse e la Lombardia è stata finora l’unica ad adoperarsi in tal senso: tra il 2008 e il 2010, in collaborazione con le Province e Assimpredil‐Ance, ha svolto un censimento delle aree dismesse in tutti i Comuni.

capannoni

Lombardia solitaria

Il censimento delle aree dismesse (consultabile sul sito della Regione e comprensivo di schede territoriali di dettaglio), conta complessivamente in provincia di Bergamo 58 aree dismesse, in provincia di Brescia 93 aree, a Como 93, a Cremona 40, a Lecco 34, a Lodi 21, a Mantova 28, a Milano 139, a Monza e Brianza 40, a Pavia 76, a Sondrio 37, a Varese 86 per un totale di 745 aree su circa 2.300 ettari di territorio, pari allo 0,1% della superficie regionale. Un dato non certo trascurabile, ben raccontato dallo stillicidio di numeri e di schede, documentatissime, che censiscono nel dettaglio dimensioni e caratteristiche dei siti, compresa la presenza di bonifiche necessarie che dovrebbero essere realizzate da chi ha inquinato (secondo le norme) ma che in realtà non realizza nessuno. L’economia circolare tanto promossa da un anno e mezzo a livello europeo funziona e può funzionare molto bene per i prodotti di consumo, ma per gli edifici dismessi e le aree produttive dismesse le norme e le proposte non bastano. Bisogna pensare ad altri sistemi e altre modalità innovative per affrontare il problema. Che è rilevante perché, come recita il sito della Regione Lombardia, «le aree industriali dismesse rappresentano un potenziale danno territoriale, sociale ed economico e possono costituire un pericolo per la salute, per la sicurezza urbana e sociale e per il contesto ambientale e urbanistico». Analizzare alcuni esempi può far capire la dimensione del problema. A Saronno (Varese) secondo il Pgt ci sono circa 430 mila metri quadrati di aree dismesse, pari al 4% della superficie comunale, un valore 40 volte superiore alla media regionale e nazionale. Un valore che riguarda, tra gli altri, aree industriali di grande dimensione, come gli ex stabilimenti della Isotta Fraschini (che finì la produzione nel 1949), della Cemsa (sigla di Costruzioni Elettro Meccaniche di Saronno, azienda italiana di costruzioni elettromeccaniche e di locomotive a vapore ed elettriche, in funzione dal 1925 al 1948) o della De Angeli Frua (azienda tessile nata nel 1896 che ha chiuso l’attività nel 1968). Grandi aree, grandi problemi. Nonostante lo sviluppo di azioni di partecipazione attiva dei cittadini (a Saronno è ben nota la vicenda del Forum Isotta, un pioniere gruppo di lavoro sul possibile riutilizzo di queste aree) a distanza di molti anni risulta difficile intervenire. Ma proprio l’esempio di alcune buone pratiche che in Lombardia hanno trovato collocazione grazie alla sensibilità delle amministrazioni comunali e all’Osservatorio regionale può dare alcuni spunti. Pratiche che il Consiglio regionale ha inserite nei suoi compendi formativi.

Uso e riuso

Al di là dei riusi previsti per nuovi insediamenti produttivi, molto interessanti sono le azioni di riattivazione messe in campo per esempio a Milano con la proposta, sancita da un protocollo d’intesa tra l’Associazione Temporiuso, il Comune di Milano e il Diap‐Politecnico di Milano, che dopo la mappatura degli edifici abbandonati, effettuata tra aprile e giugno 2012, ha avviato una comunicazione e interazione pubblica con i proprietari, le associazioni culturali, cittadini ed esperti internazionali che ha portato alla realizzazione di bandi per il riuso temporaneo, una buona pratica diventata ottimo esempio a livello nazionale. In provincia di Bergamo una buona pratica è stata il concorso Riusi industriali per la riconversione di tre insediamenti industriali dismessi. Un ottimo esempio, sempre in provincia di Bergamo, è la riconversione per usi temporanei e culturali delle ex cartiere Pigna ad Alzano Lombardo, dove è attivo oggi Spazio Fase, una realtà vivace e attiva su molti fronti sia di carattere culturale che commerciale e fieristico, così come Temporary Pasubio, un progetto di riuso temporaneo di un ambito particolarmente critico di Parma chiamato Comparto Pasubio, che ha al proprio interno un interessante complesso industriale oggi in totale stato di abbandono. Un progetto nato nel 2014 per volontà dell’Ordine degli Architetti di Parma che, insieme al Comune e alla Fondazione Architetti, ha promosso inizialmente un workshop di progettazione partecipata che oggi è diventato un progetto a tutti gli effetti. O come la recente esperienza molto positiva del Progetto Switch di Imperia, anche in quel caso promosso dall’Ordine degli Architetti (del quale abbiamo già parlato su queste pagine nel numero di novembre 2016). Ma sono ancora troppo pochi gli esempi e troppo poche le buone pratiche. Serve una maggiore capacità di incidere sulle condizioni in grado di promuovere vere azioni diffuse sul territorio e serve soprattutto conoscenza. Colpisce, per esempio, che solo la Lombardia abbia prodotto un censimento delle aree dismesse. Una buona pratica non seguita dalle altre regioni. Se c’è qualcosa da dismettere è questa inattività conoscitiva e sulle aree dismesse sarebbe necessario che tutte le Regioni italiane seguissero l’esempio della Lombardia. Sarebbe un bel passo avanti nella conoscenza e risoluzione di questo problema.

(Carlo Lorenzini)

Trovare l’Oceano Blu con YouTrade Academy

Oceano Blu

Il programma di YouTrade Academy

Il mercato è come un mare. E i pescatori sono le aziende. Parte da questa metafora il secondo appuntamento di YouTrade Academy, l’evento organizzato da Virginia Gambino Editore per il 22 marzo negli spazi di iLab a Bergamo. Se l’edilizia si è in gran parte convertita alla riqualificazione degli immobili esistenti, se le nuove tecnologie aprono nuovi orizzonti, ma ne chiudono altri, se i rivenditori di materiali si devono reinventare per riuscire ad afferrare le richieste del mercato, allora è più che mai necessario individuare le nicchie di mercato vantaggiose. Magari quelle che non ti aspetti. Ma non è semplice navigare nell’Oceano Blu della domanda e dell’offerta, pieno di opportunità, e allo stesso tempo di insidie.

All’appuntamento di YouTrade Academy, l’esploratore alla scoperta di nuovi orizzonti sarà Alberto Bubbio, senior professor alla Liuc ed esperto di management. Ma, naturalmente, le indicazioni sulla rotta da seguire vanno calate nella realtà economica del momento e per questo occorre capire bene a che punto siamo. Il punto sul primo trimestre dell’anno e sui trend dei prossimi sarà compito del coordinatore del Centro Studi YouTrade, Federico Della Puppa, che coglierà l’occasione anche per aggiornare i dati del settore relativi agli ultimi tre mesi del 2016. Non solo: fedele alla impostazione di appuntamento utile, capace di suggerimenti pratici oltre che teorici, l’evento comprende anche uno spazio alle strategie dedicate alla comunicazione verso i clienti, un’attività essenziale per finalizzare la vendita di prodotti o servizi. L’argomento è affidato all’esperto di marketing, Enzo Volpi. L’appuntamento è, come sempre, aperto alle eventuali domande del pubblico.

Iscriviti subito!

Oceano Blu
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Sopraelevazione: quando il rialzo diventa un affare

Speciale sopraelevazione

Nel secondo Dopoguerra l’economia nazionale ha puntato moltissimo sul settore delle costruzioni come elemento chiave e trainante delle politiche di sviluppo a livello locale e nazionale. Fin dal cosiddetto piano Fanfani, cioè il piano Ina-Casa, poi trasformato nell’istituzione dei fondi Gescal nel 1963, la storia urbanistica italiana recente è una storia legata indissolubilmente alla ricostruzione post bellica e alla crescita dovuta al boom economico, dove nel tempo una serie di norme e piani regolatori hanno incentivato l’espansione delle città e delle aree edificate, con la conseguenza che il consumo di suolo è diventato un problema urgente. Un problema talmente rilevante che, sia a livello nazionale, sia a livello regionale, si stanno cercando chiavi interpretative e si stanno pianificando norme specifiche al fine di mettere un freno e bloccare l’espansione edificatoria. Questa necessità, non solo legata a fattori di carattere ambientale ma anche a un generale cambiamento del sistema economico e sociale dovuto alla lunga crisi, con la riduzione della domanda e l’esigenza di contenere il dissesto idrogeologico che colpisce il nostro Paese con feroce puntualità a ogni stagione, pone tutti di fronte alla necessità di individuare modalità alternative per intervenire sul tessuto urbano, rinnovandolo in toto o in parte.

Allungare e migliorare

 Costruire sul costruito è una di queste possibilità, assieme alla demolizione selettiva e alla riqualificazione strutturale ed energetica, tutti campi di intervento nei quali si lavora sull’esistente, riqualificandolo in modo totale, demolendo e ricostruendo senza consumare suolo, oppure aumentando i volumi esistenti, con sopraelevazioni che rappresentano teoricamente un carico urbanistico maggiore ma che in molti casi sono un buon escamotage per conciliare aumento della potenzialità insediativa di una città e risparmio di suolo. È di tutta evidenza che nel caso di case monofamiliari l’elevazione di un piano riguarda esclusivamente il proprietario, che deve attenersi alle norme urbanistiche vigenti. In alcune regioni il Piano casa permette deroghe utili ad aumentare il volume anche in assenza di strumenti pianificatori comunali. Nel caso di edifici a più alloggi valgono le norme contenute nel Codice Civile, in particolare all’articolo 1127, che definisce la sopraelevazione come la realizzazione di nuove strutture fabbricate o di nuovi piani al di sopra dell’ultimo piano di un edificio o del lastrico solare, ossia la superficie piana posta alla parte superiore dell’edificio condominiale e che svolge essenzialmente la funzione di copertura. Per poter considerare l’intervento oggetto di sopraelevazione non è necessaria la costruzione integrale di un piano ma è sufficiente un incremento di volumetria. Ben diversa è invece la normativa sul recupero dei sottotetti, per la quale ogni Regione ha una propria legislazione specifica, che tuttavia riguarda il recupero abitativo e d’uso dei sottotetti ma senza incrementi volumetrici. Infatti, lo stesso Codice civile definisce che non costituiscono sopraelevazione le modifiche interne apportate al sottotetto qualora queste non comportino alterazione della superficie e della volumetria degli spazi interessati e anche l’eventuale costruzione di un’altana sopra la copertura del fabbricato, a patto che essa non privi gli altri condomini del diritto d’uso del bene comune, altrimenti deve considerarsi operazione vietata.

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Guardare il codice

La «bibbia», in termini normativi, è dunque il Codice civile e, in particolare, il già nominato articolo 1127, contenuto nel Libro Terzo (che si intitola non a caso Della proprietà), al Titolo VII (Della comunione) e al Capo II (Del condominio negli edifici). In termini di sopraelevazione la norma assegna il diritto di sopraelevazione al proprietario dell’ultimo piano dell’edificio, che può elevare nuovi piani o nuove fabbriche, salvo che risulti altrimenti dal titolo. La stessa facoltà spetta a chi è proprietario esclusivo del lastrico solare. Nell’ipotesi in cui l’ultimo piano sia diviso in più appartamenti, ciascuno di proprietà separata a più soggetti, ciascuno di essi ha la facoltà di sopraelevare relativamente alla proiezione verticale della sua proprietà utilizzando lo spazio aereo sovrastante. Il diritto a sopraelevare deve essere comunque riconosciuto all’interno del regolamento condominiale e nell’atto di compravendita e deve avvenire nel rispetto dei regolamenti edilizi comunali che disciplinano le nuove costruzioni in termini di distanze, altezze e di compendio urbano, con particolare riferimento all’aspetto architettonico dello stabile, per il quale non deve essere pregiudicato il decoro e lo stile architettonico proprio dell’edificio. La sopraelevazione non è ammessa se le condizioni statiche dell’edificio non la consentono e i condomini possono altresì opporsi alla sopraelevazione, se questa pregiudica ad esempio l’aspetto architettonico dell’edificio oppure ne diminuisce notevolmente l’aria o la luce dei piani sottostanti.

Primo, la sicurezza

 In termini realizzativi, anche se vi fosse parere positivo da parte degli altri condomini, un intervento di sopraelevazione non è attuabile se le condizioni statiche dell’edificio non lo consentono. Il divieto va inteso non soltanto se le strutture dell’edificio non consentono di sopportarne il peso, ma anche nel caso in cui le strutture siano tali che, una volta elevata la nuova costruzione, le strutture non consentano di sopportare l’urto di forze in movimento, quali le sollecitazioni di origine sismica. Si tratta, quindi, sia di un divieto rispetto alla statica dell’edificio, sia alla sua dinamica in caso di eventi sismici e dunque particolare attenzione va posta nella valutazione del rischio sismico e delle strutture che compongono l’edificio. Il divieto è tuttavia superabile se, con il consenso unanime dei condomini, il proprietario sia autorizzato a eseguire opere di rafforzamento e di consolidamento necessarie a rendere idoneo l’edificio a sopportare il peso della nuova costruzione. Come si può intuire, il tema è complesso e riguarda sia elementi di ingegneria statica e dinamica, ma soprattutto elementi legislativi e norme che comportano oneri per il proprietario, il quale deve in ogni caso corrispondere agli altri condomini un’indennità pari al valore attuale dell’area da occuparsi con la nuova costruzione, diviso per il numero dei piani, ivi compreso quello da edificare, e detratto l’importo della quota a lui spettante. Egli è inoltre tenuto a ricostruire il lastrico solare di cui tutti o parte dei condomini avevano il diritto di usare. Queste norme e questi vincoli sono a volte superati o superabili in presenza di un regolamento di condominio specificatamente predisposto dal costruttore ed accettato da tutti i condomini, oppure da successivi contratti stipulati tra tutti i condomini.

Sopraelevazione

 

Diritto comune

 Il Codice Civile assegna dunque il diritto a sopraelevare al proprietario dell’ultimo piano, ma a differenza del vecchio codice non trascura i proprietari degli altri piani. Questo elemento in qualche modo innovativo rappresenta un fattore di sicuro interesse nella definizione delle opportunità che la sopraelevazione consente a chi può esercitare il diritto. È infatti indubbio che in presenza di condizioni statiche di sicurezza e in presenza di norme architettoniche che lo consentono, la sopraelevazione può diventare un piccolo business interessante per un intero condominio, per esempio, se la costruzione in sopraelevazione è definita e ripartita, sia in termini di costi che di ricavi dalla vendita delle nuove superfici, tra tutti i condomini. In ogni caso il Codice stabilisce che chi fa la sopraelevazione deve corrispondere agli altri condomini un’indennità pari al valore attuale dell’area da occuparsi con la nuova costruzione, divisa per il numero dei piani sovrastanti, ivi compreso quello da edificare e detratto il valore della quota a lui spettante sull’area. Dal punto di vista del mercato è evidentemente, in entrambi i casi, un processo winwin, dove (ovviamente in presenza di un accordo e in assenza di contenziosi e di cause ostative), vincono tutti: il proprietario, che può costruire e utilizzare per sé o vendere la nuova porzione edificata, e i condomini, che possono godere di entrate straordinarie generate dalla sopraelevazione.  Come riportato nell’articolo 1127, ultimo comma, tale indennità è pari al valore attuale dell’area da occuparsi con la nuova fabbrica, diviso per il numero dei piani, ivi compreso quello da edificare, e detratto l’importo della quota lui spettante.

Regole per tutti

È un tema molto più legato ai consulenti a legge consente a chi ne ha facoltà e in presenza di condizioni statiche adeguate di sopraelevare, garantendo agli altri condomini un ritorno economico in termini di indennità compensativa. Il tema della sopraelevazione è dunque un tema soprattutto normativo e regolamentativo, prima che un tema progettuale e realizzativo, un tema in prima istanza molto più legato ai consulenti tecnici in grado di valutare l’incidenza del valore della realizzazione e definire gli accordi conseguenti tra i condomini. Dunque si può sopraelevare ed è conveniente farlo? Dipende. La sopraelevazione non è mai ammessa quando minaccia la stabilità o la sicurezza del fabbricato e il divieto va inteso non soltanto se le strutture dell’edificio non consentono di sopportarne il peso, ma anche nel caso in cui le strutture siano tali che, una volta elevato il nuovo volume, non consentano di sopportare l’urto di forze in movimento quali le sollecitazioni di origine sismica. In questo contesto «il mancato accertamento dell’idoneità statica dell’edificio a sostenere la sopraelevazione impedisce il diritto della sopraelevazione stessa» (Cassazione, sentenza 27008/96). Anche il mancato rispetto delle prescrizioni in materia sismica, di particolari cautele da adottare in ragione delle caratteristiche del territorio in cui si inserisce l’opera, comporta la non legittimità dell’opera. Come si può dedurre, la sopraelevazione, ancorché prevista dalla norma, è un intervento complesso nel caso degli edifici condominiali e in tutti quei casi dove la proprietà di un edificio sia suddivisa tra più proprietari, un tema tutt’altro che semplice, che rende la sopraelevazione un mercato rivolto soprattutto alle aree con scarsa pericolosità sismica, agli edifici monofamiliari o bifamiliari e in generale in quei contesti nei quali i soggetti decisori coinvolti sono pochi o in quei rari casi nei quali la proprietà dell’edificio plurifamiliare sia divisa tra pochi soggetti. Crescere in altezza si può, dunque, ma tra il dire e il fare c’è sicuramente di mezzo l’indennizzare.

(Fiorella Angeli)

Le strategie di Monaco per Cortexa

È Alessandro Monaco, corporate development & planning manager di PPG Univer il nuovo Coordinatore della Commissione Comunicazione del Consorzio Cortexa. Laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano, Monaco ha un’esperienza pluriennale nel settore del marketing e della comunicazione. 

Domanda. Quali sono a suo avviso i trend di innovazione per il Sistema a Cappotto in Italia per i prossimi anni?
Risposta.
La sensibilità ad un approccio sostenibile verso l’ambiente è in fase di lenta crescita e la consapevolezza che è necessaria un’inversione di marcia rispetto al passato è consolidata. Le organizzazioni e le società sono le prime a comprendere questa tendenza e offrono pacchetti di miglioramento dell’efficienza energetica e di riqualificazione con investimenti diluiti nel tempo, quindi un pubblico sempre maggiore si sta avvicinando ai temi cari al Consorzio Cortexa. Le case in legno rappresentano ancora una piccola nicchia di mercato, ma oggi costituiscono una vera e propria realtà e tendenza per un futuro energetico ed edilizio sostenibile. La sfida è portare alla luce tutti i benefici in termini di benessere nella vita quotidiana del singolo che è garantita solo se la riqualificazione o l’investimento nel Cappotto è realizzato in linea con gli standard qualitativi previsti dal Consorzio Cortexa.
D. Cortexa è impegnata ormai da quasi 10 anni nella diffusione della cultura del Sistema a Cappotto di qualità. Qual è il target privilegiato delle attività di formazione e comunicazione del Consorzio?
E.
In questi dieci anni di attività il Consorzio Cortexa ha svolto un’attività infaticabile e molto preziosa verso il target dei progettisti, geometri, architetti e ingegneri, mentre le imprese di applicazione sono state sensibilizzate attraverso attività di formazione sul territorio poste in essere dalle aziende che costituiscono il Consorzio Cortexa stesso. Oggi è venuto il momento di parlare in modo ancora più incisivo e collaborativo con gli applicatori e le imprese per far percepire loro quanto sia vantaggioso investire in qualità dell’applicazione e della posa.
D. Quali sono a suo parere le leve da utilizzare per una promozione efficace di sistemi e servizi in edilizia finalizzati ad una maggiore efficienza dell’intero processo edile?
R.
In Italia purtroppo viviamo un vuoto istituzionale e culturale del settore edile. Non c’è nessuna scuola e nessuna istituzione che forma, prepara e monitora la qualità del lavoro nel settore della posa e della finitura del cappotto. Come è già successo in altre realtà artigianali, è necessario lavorare in forte sinergia con tutte le organizzazioni del settore per colmare questo vuoto. 

Alessandro Monaco
Alessandro Monaco

D. Quali sono le prospettive per il mercato dell’edilizia? 

R. Ormai da almeno quattro anni assistiamo ad un impoverimento del mercato sia in termini di volumi che in termini di valore. Mancano le risorse e per questo prevale la tendenza ad accontentarsi di una qualità inferiore. Tuttavia il mattone in Italia è un bene rifugio importante e con una forte connotazione valoriale, quindi sebbene il crollo sia stato forte, presumiamo che il peggio sia passato e che si avvicini una stabilità che presuppone una ripartenza nel medio periodo. I primi a cogliere la ripresa saranno coloro che sono rimasti ancorati ad un approccio di qualità concreta ed efficiente subendo meno gli effetti della crisi. 

D. Che aspettative avete in merito alla definizione degli obiettivi di risparmio energetico per il 2030?
R.
Il progresso nel risparmio energetico è ancora lento, quindi per la scadenza del 2030 ritengo saremo in ritardo. Un’iniziativa utile sarebbe quella di rendere più veloce l’accesso alle opportunità di finanziamento che già esistono e troppo spesso non vengono sfruttate o sono indirizzate in modo sbagliato.
D.  Quali saranno nel prossimo futuro le sue priorità come Coordinatore della Commissione Comunicazione del Consorzio?
R.
Il primo importantissimo punto che mi sono prefisso è quello di focalizzare ancora di più all’interno del Consorzio la consapevolezza dell’autorevolezza raggiunta dal Consorzio stesso nel mercato di riferimento grazie al prezioso lavoro svolto in questi anni e quindi supportare l’attività decisionale con dati quantitativi che svolgano il ruolo di guida nelle decisioni strategiche. Vorrei che il comitato si focalizzasse di più sulla funzione Marketing, in modo da indirizzare le attività del comparto tecnico verso azioni con valenza strategica importante. Dal canto mio assumo con piacere e dedizione, facendone una mia priorità, il ruolo di coordinamento della Commissione Comunicazione, coadiuvando i miei colleghi nel perseguire insieme con autentico spirito di squadra e in maniera proattiva gli obiettivi prefissati e nello sviluppare i progetti che il Consorzio porta avanti in termini di diffusione della conoscenza e delle buone pratiche di applicazione del Sistema a Cappotto.

Ance: dal 2008 hanno chiuso 100 mila imprese edili

Gabriele Buia, presidente di Ance

Centomila aziende, 600 mila posti di lavoro: puf, spariti. «Dal 2008, inizio della crisi, nel settore delle costruzioni sono state perse 100 mila imprese e 600 mila posti di lavoro». Parole e stime lapidarie che pesano il doppio, perché a pronunciarle è  Gabriele Buia, presidente Ance, in occasione di un’intervista rilasciata all’Agi per il format Viva l’Italia. Il numero uno dei costruttori edili ha fatto il quadro clinico dello stato di salute dell’edilizia tricolore: «A inizio 2016 gli indicatori dell’incremento degli investimenti nelle costruzioni prevedevano un +1%, a fine anno abbiamo chiuso con un incremento dello 0,3%. Se poi parliamo dei fattori della produzione andiamo in negativo».

Il comparto rimane affossato nelle sabbie mobili: la crisi ha travolto e sconvolto il settore e il piano per farlo uscire dall’impasse richiede investimenti e tempo. Dalla rigenerazione urbana, alle smart city, fino alla messa in sicurezza del territorio: è possibile cambiare il settore delle costruzioni per renderlo moderno. Buia osserva: «In Italia non c’è mai stata una bolla di produzione, anzi in questo senso siamo scesi ai livelli ante guerra. È vero che non ha senso fare altre case ma ha senso fare case diverse, perché le necessità degli italiani oggi sono diverse. Ecco perché allora la rigenerazione urbana deve diventare il nuovo centro di gravità delle costruzioni. Non servono parole e convegni, c’è bisogno di norme chiare e trasparenti che la rendano finalmente una realtà».

Gabriele Buia, presidente di Ance
Gabriele Buia, presidente di Ance

Una grande opportunità per il sistema Paese si chiama “Casa Italia” e Buia assicura l’avanzamento proficuo dei lavori: “Lo abbiamo seguito assiduamente, è a buon punto. Il ministro Delrio ha rispettato la parola datra: entro il 28 febbraio sarebbero arrivate le classificazioni sismiche e ha mantenuto la promessa. Complimenti”. Ora, però, bisogna affrontare la questione della cedibilità del bonus fiscale. Ci stiamo lavorando e credo che in poco tempo potremo avere buone notizie; ritengo sia questione di un mese o due:

Capitolo corruzione. Il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, «ha un ruolo importantissimo per arginare un problema enorme in questo Paese. La corruzione infatti è una problematica per l’Italia ma anche per le imprese, perché ci sono ancora aziende che non rispettano le regole del gioco e mettono fuori mercato quelle che le rispettano con onestà». Buia aggiunge: «Stiamo migliorando la battaglia contro la corruzione, non so se la stiamo vincendo, miglioriamo. Una grande battaglia però va fatta contro la burocrazia che è l’humus della corruzione: togliamo burocrazia e vedrete che le cose miglioreranno notevolmente».

Demolizioni: solo il 10% del materiale finisce smaltito correttamente

Demolizione
Demolizione

L’Italia ricicla poco, troppo poco, il materiale per l’edilizia che proviene dalle demolizioni. È il risultato a cui è arrivato il Commissione Bicamerale d’inchiesta sui rifiuti e dal Centro Materia Rinnovabile. Secondo un’indagine presentata alla Camera, a Roma, cemento armato, mattoni, telai delle finestre, vetro, cavi del circuito elettrico, tubazioni, ceramiche, asfalto potrebbero diventare nuova materia prima se avviati al recupero e al riciclo in modo corretto. Ma in Italia, secondo stime non ufficiali, quasi il 90% dei materiali provenienti dalle demolizioni finisce in discariche illegali oppure è smaltito in modo indifferenziato. In ogni caso sfugge alle maglie della filiera del riciclo. Con danni per ambiente, filiera legale e imprese virtuose, che pagano oneri salatissimi per lo smaltimento.

Le proposte delle associazioni del settore vanno dall’utilizzo dei macchinari di lavorazione degli inerti presenti in migliaia di cave italiane per trasformare i materiali da demolizione in materiali immediatamente riutilizzabili nell’edilizia alla creazione di un network tra le imprese della filiera per collaborare sulle soluzioni tecniche e per coordinarsi sulle razionalizzazioni economiche, fino all’accelerazione dell’adeguamento normativo necessario a dare slancio all’economia circolare.

Secondo l’indagine del Centro Materia Rinnovabile, il comparto dei rifiuti provenienti da demolizione e costruzioni vale circa un terzo del totale di quelli speciali. In Europa sono 820 milioni di tonnellate, la voce più rilevante su una produzione totale di circa 2,5 miliardi di tonnellate. In Italia, però, la quota di lavorazione in nero sfalsa del tutto i dati, dal momento che le stime ufficiali (Eurostat 2012) indicano in 53 milioni le tonnellate di rifiuti e un riciclo intorno al 70%. Al contrario l’Olanda, tra i Paesi più virtuosi, con una popolazione oltre quattro volte inferiore rispetto a quella italiana, registra 81 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, la Germania 197 milioni, la Francia 247 milioni, il Belgio 24 milioni, la Gran Bretagna 100 milioni. Insomma, in quei Paesi si demolisce e si ricicla di più. 

Demolizione
Demolizione

Le criticità principali della filiera del recupero degli inerti nel nostro Paese vanno dal nodo della burocrazia al peso dell’illegalità fino ai ritardi legislativi.

Pesa anche la concorrenza delle cave. In Italia, grazie anche alla particolare conformazione geologica e morfologica del territorio, sono attive oggi circa 4.800 cave che estraggono materiale a buon mercato, mentre circa altre 12mila sono quelle a riposo o definitivamente chiuse. L’impresa di costruzione considera quasi automatico rivolgersi all’acquisto e all’impiego di materiale naturale, anziché di aggregato riciclato. Nel resto d’Europa l’atteggiamento delle imprese costruttrici è diverso, sia per scarsità di siti estrattivi che per la cultura al reimpiego di materiali da costruzione e demolizione.

Così, mentre Paesi come l’Olanda, il Belgio e la Germania raggiungono o sfiorano il 90% di materiali edili recuperati, in Italia – secondo i dati Uepg (Union Européenne des Producteurs de Granulats) – la capacità di recupero sfiora a malapena il 10%. Arrivare al 70% reale di riciclo di materiali di recupero significherebbe poter chiudere almeno 100 cave di sabbia e ghiaia per un anno.

Nasce a Torino il Distretto della creatività e dell’innovazione

Il countdown segna 208 giorni al Big Bang. Con l’apertura sabato 30 settembre delle nuove OGR, riqualificate e restituite alla città da Fondazione CRT,  nasce a Torino il Distretto della Creatività e dell’Innovazione, punto d’incontro di mostre, spettacoli, concerti, eventi di teatro e danza, laboratori, start up e imprese innovative. Un luogo che diventa progetto, unico esempio di riconversione industriale in Europa finalizzato a far convivere al proprio interno due anime, quella della ricerca artistica, in tutte le sue declinazioni, e quella della ricerca in ambito tecnologico. Il più grande investimento diretto su un unico progetto della Fondazione CRT per la crescita e lo sviluppo del territorio: con 90 milioni di euro per il restauro e la rinascita dello storico e imponente edificio a forma di H (circa 20.000 mq di superficie per 16 metri di altezza su un’area complessiva di 35.000 mq), le OGR rappresentano il più grande investimento diretto della Fondazione CRT su un unico progetto, oltre che il più grande progetto di venture philanthropy oggi in Europa, orientato alla crescita e allo sviluppo economico, culturale e dell’innovazione del territorio. Le imponenti opere di riqualificazione hanno coinvolto aziende locali e impiegato più di 100 persone, per circa 300.000 ore complessive di lavoro. Una volta a regime, le OGR creeranno nuova occupazione per oltre 150 posti.

Corte est giorno_2

“Le OGR sono un traguardo e, insieme, un nuovo punto di partenza per i 25 anni di storia della Fondazione CRT – ha detto il Presidente Giovanni Quaglia –. Rappresentano infatti la sintesi dei nostri principali obiettivi, offrendo opportunità di crescita, confronto e collaborazione per il territorio, le istituzioni, le imprese più innovative. In un contesto nazionale e internazionale che presenterà sfide nuove e complesse, le OGR saranno un importante strumento per affrontarle: per questo OGR è Torino”.“La Fondazione CRT con il progetto OGR ha messo in campo uno sforzo senza precedenti dal punto di vista economico, progettuale e realizzativo, per fare delle nuove OGR e di Torino un vero e proprio place to go per i prossimi anni – ha affermato il Segretario Generale Massimo Lapucci, in qualità di Direttore Generale OGR –. In origine si prevedeva la sola messa in sicurezza della struttura, ma abbiamo scelto di fare di più, di dare concretezza a un’idea più forte e coraggiosa per vision e obiettivi: vogliamo ambire a un progetto unico nel panorama nazionale ed europeo, e richiamare a nuova vita le officine come luogo di ideazione e riparazione per l’arte, la cultura, l’innovazione e la tecnologia. Le nuove OGR saranno un luogo fruibile da tutti, in cui arti e scienze possano essere forgiate e ‘riparate’ in modo dinamico”.

Corte ovest giorno_1

Le OGR: centro per le arti e hub dell’innovazione

L’architettura industriale delle OGR, oggi posizionata nel cuore di Torino (in corso Castelfidardo, a pochi metri da Porta Susa e a 50 minuti da Milano con l’alta velocità) ospiterà, in continua rotazione, mostre, spettacoli, concerti – dalla musica classica a quella elettronica – eventi di teatro, danza e arti performative, laboratori, start up, imprese innovative – dai Big Data al gaming – unendo le idee e i valori della creatività con gli strumenti e i linguaggi delle nuove tecnologie digitali.  Ad arricchire ulteriormente il quadro, vi sarà un’ampia area dedicata al gusto con un forte legame con la filiera enogastronomica piemontese, pensata per accompagnare i visitatori dalla prima colazione fino al dopo cena. Centro per le arti visive e performative e, insieme, centro per la ricerca scientifica, tecnologica, industriale, le OGR funzioneranno da vera e propria “cassa di risonanza” per il ricco tessuto delle realtà culturali e produttive del territorio: queste ultime saranno messe in connessione con le eccellenze internazionali, in un processo di scambio e trasferimento di competenze attraverso importanti collaborazioni con i player dell’arte e dell’innovazione.

Corte ovest giorno_2

Un’opera d’arte per la città nel grande cortile delle OGR

Il cortile antistante le OGR ospiterà un’importante opera d’arte contemporanea fortemente significativa e simbolica, appositamente realizzata per il luogo e ispirata alla sua vocazione industriale e operaia. L’opera, che entrerà formalmente a far parte della collezione di proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, è stata commissionata a un celebre artista di fama internazionale individuato dalla Direttrice del Castello di Rivoli e della GAM insieme al Comitato Scientifico della Fondazione per l’Arte, e intende essere un dono non solo per le OGR, ma per l’intera città.

Un ponte tra Italia e Stati Uniti: alle OGR la “casa” unica del programma Best

Con il supporto dell’Ambasciata degli Stati Uniti, le OGR creeranno un “ponte” tra Italia e USA: saranno infatti la “casa” unica di Best (Business Exchange and Student Training), il programma bilaterale tra Italia e Stati Uniti, sostenuto anche da Fondazione CRT, che offre a laureati e dottorandi di talento under 35 sei mesi di formazione e training nella Silicon Valley. L’obiettivo è di supportarli nello sviluppo di competenze fondamentali per far crescere la loro start up high-tech basata in Italia.

Corte est notte

Il Big Bang, una festa lunga due settimane

Sabato 30 settembre avrà inizio il Big Bang: due settimane di festa, fino a sabato 14 ottobre, durante le quali le OGR saranno a ingresso libero e gratuito per tutti, con concerti unici accanto a mostre e laboratori dove i protagonisti saranno i bambini insieme agli artisti. La giornata inaugurale, che durerà ininterrottamente fino a notte fonda, proporrà al pubblico una serie di concerti realizzati ad hoc per le OGR. Sul palco saliranno artisti nazionali e internazionali e, in aggiunta, uno speciale show sarà trasmesso online e in diretta streaming per una community che conta 150 milioni di persone. Immagini e suoni di questa serie di eventi esclusivi verranno poi ritrasmessi durante le due settimane di apertura straordinaria all’interno di un’infrastruttura digitale appositamente pensata per inserirsi nell’originale architettura industriale delle OGR. Avrà invece una doppia valenza, sia espositiva sia sociale, l’allestimento ideato da Patrick Tuttofuoco, artista italiano tra i più stimati della sua generazione, che realizzerà, insieme ai bambini ospiti di CasaOZ, un paesaggio futuristico di 2.500 metri quadri liberamente esplorabile dai visitatori. Questo scenario, ispirato dalle opere della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, sarà animato per due settimane da iniziative e laboratori aperti a tutti i bambini del territorio e curati da Zonarte, il network promosso e sostenuto dalla stessa Fondazione, che riunisce i Dipartimenti Educazione delle principali istituzioni piemontesi dedicate all’arte contemporanea (Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Fondazione Merz e PAV-Parco Arte Vivente).

Corte est giorno_1

Rockwool si allarga e si rifa il look

Rockwool 

Il Gruppo Rockwool ha acquisito alcuni terreni destinati alla costruzione di tre nuovi impianti produttivi in Svezia, Romania e negli Stati Uniti, per consolidare la propria posizione con una presenza più capillare nei Paesi Nordici, nell’Europa dell’Est e nel Nord America e per migliorare l’offerta dei servizi alla propria clientela. Rientrano in queste nuove strategie di sviluppo anche alcuni investimenti effettuati gli anni scorsi, quali l’apertura di un nuovo stabilimento per la lavorazione della lana di roccia nel Mississippi e l’avvio, nello stesso sito, di una innovativa linea di produzione di controsoffitti acustici a marchio Rockfon.

«In questi Paesi – spiega Jens Birgersson, Ceo e Presidente del Gruppo Rockwool – abbiamo assistito ad una crescita costante e al consolidamento della nostra posizione, che ci permettono di guardare con ottimismo al futuro. Gli investimenti confermano la nostra volontà di rispondere alla domanda di questi mercati, creando siti produttivi che ci consentiranno di avvicinarci alla clientela locale con la nostra eccellenza tecnologica e con una rinnovata offerta di servizi». L’acquisizione dei terreni verrà ultimata nel corso del 2017. «Investire in tecnologia e produzione – continua Jens Birgersson – significa innanzitutto investire in risorse umane. Siamo convinti che queste nostre iniziative apriranno a livello locale nuove opportunità di partnership, di sviluppo dell’economia e di potenziamento delle infrastrutture. Si tratta di un momento davvero emozionante per il Gruppo Rockwool: la nostra attuale solidità finanziaria ci ha permesso di accelerare il processo di acquisizione dei terreni, ponendo le basi per un’ulteriore espansione in futuro».

Il Gruppo Rockwool opera a livello mondiale in 38 Paesi, con un organico di 10.500 dipendenti e un fatturato di 2.202 milioni di euro nel 2016. L’azienda offre un’ampia gamma di soluzioni originali in lana di roccia che comprende tra gli altri: i sistemi isolanti per edifici ad alte performance resilienti al fuoco, i pannelli per controsoffitti acustici Rockfon, i pannelli di rivestimento per facciate Rockpanel, le applicazioni industriali Rockwool Technical Insulation, i substrati Grodan per coltivazioni idroponiche che consentono di ottenere una produzione abbondante con minor consumo d’acqua e le fibre speciali di rinforzo per materiali compositi Lapinus.

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Rebranding del Gruppo: sostenibilità e qualità della vita 

Il Gruppo Rockwool ha inoltre appena concluso un’articolata operazione di rebranding che riguarda tutti i marchi del Gruppo. L’attività di rebranding ha portato a ridisegnare un nuovo concept e a costruire una rinnovata identità di marca, confluita anche in un restyling grafico. L’evoluzione del brand Rockwool include un nuovo simbolo: un vulcano stilizzato che richiama l’origine della lana di roccia e quindi lo stretto legame con la natura, riallacciandosi all’immagine costruita negli anni,  mantenendone la riconoscibilità e rafforzandone il potenziale di comunicazione, concettuale e visivo. Con il nuovo posizionamento, il  Gruppo Rockwool si propone anche uno scopo preciso: Release the natural power of stone to enrich modern living. Un messaggio che vuole mettere in evidenza l’obiettivo comune a tutte le divisioni del Gruppo: migliorare la qualità della vita di tutti coloro che vengono in contatto con i prodotti Rockwool .Un concept che viene presentato emblematicamente e in modo emozionale attraverso il lancio della nuova campagna: “Secrets of Modern Living“. C’è un segreto per vivere in modo più sostenibile? E’ un segreto che riguarda tutti noi, perché ogni nostra decisione ha un impatto significativo sull’ambiente in cui viviamo. Il Gruppo Rockwool lo sa e da anni é impegnato a proporre soluzioni sostenibili ed ecocompatibili che consentano di affrontare le sfide più ambiziose della vita moderna e dell’urbanizzazione, senza per questo compromettere la salute del pianeta. Partendo da un materiale naturale qual é la lana di roccia, l’obiettivo di tutte le società che fanno capo al Gruppo Rockwool é quello di migliorare la qualità della nostra vita, riducendo per esempio il consumo di energia e migliorando l’isolamento termico e gli standard di sicurezza e di protezione dal fuoco delle nostre case. Da oggi, ancora di più, il Gruppo Rockwool proseguirà il proprio impegno nel creare consapevolezza sulle sfide della vita moderna e sulle soluzioni che esistono già e che possono contribuire ad affrontarle e a risolverle.

Il Gruppo Rockwool

Nel Gruppo Rockwool ci dedichiamo ad arricchire la vita di tutti coloro che entrano in contatto con le nostre soluzioni. La nostra expertise si presta perfettamente a far fronte a molte delle principali sfide odierne in fatto di sostenibilità e sviluppo, dal consumo energetico all’inquinamento acustico, dalla resilienza al fuoco alla carenza idrica e alle alluvioni. La nostra gamma di prodotti rispecchia la diversità di bisogni a livello mondiale e aiuta i nostri stakeholder a ridurre la propria impronta energetica. La lana di roccia è un materiale versatile ed è la base di tutte le nostre attività. Con circa 10.500 colleghi appassionati in 38 Paesi, siamo il leader mondiale nelle soluzioni in lana di roccia: dall’isolamento degli edifici ai controsoffitti acustici, dai sistemi di rivestimento per facciate alle soluzioni per l’orticoltura, dalle fibre speciali per uso industriale ai prodotti isolanti per il settore industria, marina e offshore. 

Le “Marche creative” più forti di ogni terremoto

Marche Creative

“Marche creative” 

Pronti, partenza…via! Si chiama “Marche Creative” ed è la risposta italiana, o meglio, marchigiana, a quel mostro che si chiama terremoto. In cosa consiste? Dal 9 al 12 marzo, presso lo Spazio Bergognone 26 – proprio dove l’iniziativa è stata varata – si terrà una tre giorni di incontri dedicati al progetto di ricostruzione e sviluppo, integrati da momenti informativi su specifiche tematiche e sulla partecipazione al processo di ricostruzione. In zona Tortona, cuore di Milano, le istituzioni e il mondo dell’imprenditoria si siedono allo stesso tavolo, confrontandosi sul tema della ricostruzione sostenibile, per il rilancio delle Marche e, perché no, dell’Italia intera.

Infatti, alla serata inaugurale hanno partecipato le istituzioni marchigiane, tra cui Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno; Lorenzo Lipparini, Assessore del Comune di Milano alla Partecipazione, Cittadinanza Attiva e Open Data; Graziano Giordani (vera anima della manifestazione), Galleria Giordani-Graziani Ricami Spa; l’ingegnere e architetto Massimo Mariani, membro del Comitato Tecnico-Scientifico per il Sisma in Centro Italia; Stefano Rolando, professore di economia e gestione d’impresa, politiche per la comunicazione allo Iulm; Francesco Silvi, coordinatore dell’iniziativa e del progetto. Il tutto con la moderazione di un giornalista marchigiano come Vittorio Bellagamba, Resto del Carlino. Certo, è stata una veloce conferenza di presentazione, ma al tavolo dei lavori la parola d’ordine è stata “concertazione”, perché solo agendo insieme – istituzioni, imprenditoria e cittadinanza – si può ripartire (e bene), rialzandosi in ginocchia e scrollandosi di dosso la polvere delle macerie. 

Marche Creative
Marche Creative

E dicevano di Graziano Giordani. Già, perché è lui il fautore del tutto, seguito poi a ruota da numerose altre aziende, che presenteranno i progetti sostenibili utilizzati in occasioni degli incontri progettuali con le rappresentanze locali dei comuni colpiti dal sisma. La Galleria Giordani di Graziano Ricami SpA è in prima linea per la ricostruzione post terremoto. E dopo il grande successo in termini di pubblico e interesse di “Marche Creative, le Fertili Virtù”, evento organizzato a ottobre durante la prima edizione di Design City Milano e finalizzato al rilancio dei territori colpiti dal sisma, ecco l’impegno per “Marche Creative”.

Dal comparto agricolo a quello turistico, passando per le infrastrutture, il commercio e le produzioni locali, “Marche Creative” nasce per stimolare azioni mirate alla ricostruzione e offrire la possibilità alle imprese di parteciparvi in modo trasparente, efficiente e partecipato. “Marche Creative” – con il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno – invita le imprese, gli artigiani, i professionisti e le realtà interessate a confrontarsi con istituzioni pubbliche e private sulle fasi e i processi della ricostruzione, condividendo i bisogni reali del territorio. Ma non solo. Grazie al contributo di diversi progettisti che hanno curato l’iniziativa, “Spazio Bergognone 26” organizza i workshop previsti, i quali costituiscono una piattaforma di comunicazione e divulgazione di prodotti e progetti innovativi, ma anche un percorso espositivo offrendo l’opportunità per le aziende presenti di mostrare le proprie tecniche, esperienze e proposte direttamente a interlocutori attivi e potenziali committenti. Aziende selezionate con progetti sostenibili si confronteranno in tavoli di lavoro progettuali con le rappresentanze locali: pubblico e privato a confronto per il rilancio della regione.

Terremoto Centro Italia
Terremoto Centro Italia

Programma

9 Marzo 2017: Inaugurazione e presentazione progetto
A seguire degustazione di prodotti dei consorzi marchigiani

10 Marzo 2017 – 1° Workshop, ore 15.00-18.30
“Ricostruzione e nuova progettualità”
Pratiche e saperi a confronto nel mondo produttivo

11 Marzo 2017 – 2° Workshop, ore 15.00-18.30
“Ricostruzione e nuova progettualità”
Processi di riqualificazione urbana e delle infrastrutture come motore dello sviluppo

12 Marzo 2017: Spazio aperto al pubblico e alla stampa
A seguire degustazioni di prodotti dei consorzi marchigiani

Contributi Workshop

  • Regione Marche
  • Provincia di Ascoli Piceno
  • Comuni di Acquasanta, Arquata, Ascoli Piceno, Folignano, Force, Maltignano, Montegallo, Montemonaco, Palmiano, Roccafluvione, Smerillo, Venarotta
  • Confindustria, Confesercenti, Confartigianato, Coldiretti
  • Uffici tecnici delle Amministrazioni Pubbliche
  • Aziende e artigiani
  • Agricoltori e allevatori
  • Ordini professionali e professionisti
  • Altri attori pubblici e privati impegnati nella ricostruzione

Stiferite per un’edilizia più sicura ed efficiente

Stiferite

Stiferite, azienda leader da oltre 50 anni nel settore dell’isolamento termico in poliuretano espanso rigido, ha recentemente pubblicato quattro mini-siti tematici di approfondimento tecnico ed applicativo. I mini-siti sono dedicati soprattutto ai prodotti e ai sistemi Stiferite di grande rilevanza per la realizzazione di nuovi edifici a energia quasi zero e per l’efficientamento energetico di edifici esistenti.

I prodotti e le tecniche costruttive descritte dai minisiti sono relativi a:

  • Cappotto e facciate ventilate – isolare dall’esterno
    Il sito illustra le due principali tecniche costruttive per l’isolamento dall’esterno: sistema a cappotto e facciate ventilate. Per entrambe le soluzioni si descrivono le tecniche applicative e le fasi di posa, i dettagli costruttivi e punti critici, e si riportano gli specifici riferimenti normativi. Il minisito evidenzia anche le peculiarità dei pannelli isolanti che Stiferite  ha sviluppato per rispondere al meglio alle esigenze prestazionali previste dalle due tecniche costruttive: dal pannello Stiferite  Class Sk, destinato alle applicazioni a cappotto e utilizzato all’interno di numerosi sistemi certificati Etag 04, ai pannelli per facciate ventilate che comprendono Stiferite Fire B, il pannello certificato in Euroclasse di reazione al fuoco B s1 d0, la migliore ottenibile da prodotti organici
  • Pannelli RP & soluzioni in cartongesso – isolare dall’interno
    L’isolamento dall’interno di pareti perimetrali e soffitti rappresenta, in alcuni contesti edilizi e soprattutto nelle ristrutturazioni, l’unica soluzione possibile per ottenere un significativo miglioramento delle prestazioni energetiche dell’involucro. All’interno del sito Stiferite  presenta le soluzioni di isolamento termico dall’interno  con gli speciali pannelli Stiferite Rp1 e Rp3 in schiuma poliuretanica polyiso che consentono di ottenere eccellenti prestazioni isolanti con spessori sensibilmente inferiori a quelli richiesti da altri materiali e quindi con una minore riduzione del volume abitativo.
  • Isoventilato – per tetti ventilati
    Il pannello Stiferite Isoventilato è l’elemento principale di un vero e proprio sistema sviluppato da Stiferite per rispondere al meglio alle esigenze prestazionali ed applicative delle coperture ventilate. Le caratteristiche del pannello Isoventilato, e degli altri elementi e accessori che compongono il sistema, sono funzionali a rendere più agevole, più sicura è più efficace la posa in opera di tetti ventilati.
  • Isocanale – canali aria preisolati
    A differenza dei primi tre, dedicati a specifiche tecniche costruttive di strutture edilizie, il minisito Isocanale illustra l’impiego dei pannelli isolanti Stiferite  per la realizzazione di canali preisolati per il trasporto dell’aria. Al sistema Isocanale sono dedicati pannelli specifici che permettono la realizzazione di canali con diverse caratteristiche e destinazioni: utilizzo all’interno o all’esterno degli ambienti, impiego in atmosfere aggressive e pannelli con trattamento antimicrobico destinati agli ambienti con elevate esigenze igieniche.
Stiferite
Stiferite

I minisiti sono raggiungibili e collegati tra loro tramite il sito corporate dell’azienda e i profili social dell’azienda. Tutti i siti sono realizzati per la visualizzazione sui diversi device, sono tradotti nelle maggiori lingue europee e corredati da video applicativi, foto di realizzazioni e documentazione tecnica.

La luce di Platek per l’architettura religiosa

Platek - Case History

Per il nuovo complesso della parrocchia di San Giovanni Battista di Castenaso (Bologna) è stata scelta la tecnologia miniaturizzata delle luci Platek, segno distintivo dell’illuminazione del recente centro religioso di una comunità di 15.000 abitanti, che, nella provincia di Bologna, è protagonista da oltre 40 anni di una costante crescita urbana e demografica. Ideato dagli ingegneri Gian Franco Giovannini e Roberto Tranquilli, il progetto è nato dall’idea di un edificio con una forte valenza sociale che costituisse uno dei punti strategici della cittadina. La ristrutturazione delle opere parrocchiali, la realizzazione della nuova chiesa e del nuovo campanile, sono i punti chiave del progetto, che, inserito a nord del paese, si pone come crocevia dei nuovi percorsi pedonali e ciclabili, in un’area attigua alle scuole, alla piazza del mercato, al centro culturale e alla biblioteca.

Platek - Case history

Luce tecnica per gli esterni

In un progetto architetturale così contemporaneo e sinergico con la comunità, la luce gioca un ruolo fondamentale per la definizione dei volumi e il risalto delle forme delle opere realizzate. Una valorizzazione ottenuta con il posizionamento degli incassi a pavimento Mini, prodotti lighting che esaltano la colonna portante della facciata con grande efficienza luminosa e perfetta mimetizzazione. Proseguendo poi verso il sagrato e le calate della tettoia frontale, si possono apprezzare le precise linee di luce degli apparecchi Mini Corniche, pensate per definire i contorni e i profili della struttura. La sagoma della chiesa, cuore dell’intero intervento, fulcro accentratore di poli religiosi e laici, è disegnata nell’oscurità da proiettori One dal fascio di luce di grande efficacia, ma dall’impercettibile presenza fisica, soluzione ideale per illuminare il tetto e individuare la parrocchia come riferimento luminoso, anche da grandi distanze. La retro illuminazione dei graticci frontali, ottenuta con corpi lighting lineari sapientemente mimetizzati, evoca la luce divina: accogliente, mai invasiva, un’aura che invita il fedele a varcare l’ingresso facendolo sentire apprezzato membro della comunità religiosa. Per l’antico battistero, mantenuto e ristrutturato, sono stati adottati corpi illuminanti che concentrano il fascio luminoso sui soggetti religiosi, evitando di contaminare gli elementi circostanti: risultato raggiunto con due proiettori focalizzanti che pongono in risalto il battistero rispetto alla parte di facciata buia. Il campanile, distrutto dall’attacco sferrato dalle truppe tedesche nel 1944 e ora ricostruito, si pone come emblema di tutti i cittadini, metafora non solo di un’ascesa religiosa, ma anche di una rinascita laica. La nuova torre campanaria sorge da uno specchio d’acqua che simboleggia il fiume Giordano, dove Platek ha posizionato proiettori 2600 Atlantique Bronzosotto il pelo dell’acqua, creando, con la loro mobilità, un effetto di luce sinuoso che valorizza le pareti curve della struttura. Per illuminare poi la statua di San Giovanni, sempre collocata nel laghetto esterno, il proiettore Nettuno diventa fisicamente la metafora della luce che nasce dall’acqua, ancestrale icona della vita.

Platek - Case history

Luce per gli interni, tra artificiale e naturale

 Le grandi vetrate della chiesa, alternate ad ampie pareti effetto brise-soleil in listelli di cotto, sono state progettate in modo da consentire costante illuminazione diurna della struttura, in posizione zenitale a nord nel fonte battesimale, a sud nella custodia del Santissimo e nel coro. L’interno si trova così avvolto perimetralmente da tenui bagliori di luce, mutevoli con il passare delle ore, conservando nel cuore dell’aula domenicale un’atmosfera soffusa e raccolta, ideale per la meditazione e la preghiera. Dai primi momenti del crepuscolo, invece, fino all’oscurità della notte, l’illuminazione degli spazi interni mima il comportamento di quella diurna attraverso la sapiente collocazione della luce in punti strategici come i corridoi, lo sfondo dell’aula e il presbiterio, che ospita altare, ambone e sedute dei ministranti. L’immagine del Cristo in croce è illuminata contemporaneamente dall’alto e dal basso con l’utilizzo di apparecchi illuminotecnici dalle ottiche ellissoidali, prodotti che, con la loro perfetta miniaturizzazione, imitano la pienezza della luce solare senza dare percezione della loro presenza. Il proficuo rapporto di partnership progettuale dello studio Giovannini con Platek, ha consentito di illuminare efficacemente un’architettura essenziale, mai autocelebrativa, solenne e confortevole, perfetta per ospitare il rito religioso e accogliere, proteggere e richiamare l’intera comunità di Castenaso.

Platek - Case History
Platek – Case History

Prodotti di illuminazione impiegati nel progetto (tutti con tecnologia LED)

  • 1700 Nettuno Proiettore
  • Mini Corniche 900 e 1200
  • Nano XL
  • Pix 26
  • One Proiettore e Mini One Proiettore
  • 900 Micro
  • Tetra Parco
  • 400 Nano
  • 1200 Small Proiettore
  • 2600 Atlantique Bronzo
  • Spring Proiettore

Credits

Progetto: Parrocchia di San Giovanni Battista
Ubicazione: Castenaso (BO)
Tipologia di progetto: Architettura religiosa
Committente: Parrocchia di San Giovanni Battista
Status: realizzato
Progetto architettonico: Ing. Gian Franco Giovannini Ing. Roberto Tranquilli
Posti a sedere: 500

Oikos porta il colore a Made Expo

“Oikos il colore del benessere” a Made Expo

Claudio Balestri fondatore e presidente Oikos –  Negli ultimi anni abbiamo osservato una sempre maggiore attenzione, sia a livello formativo sia di sensibilizzazione generale, sui temi che riguardano l’inquinamento ambientale, la cura e la salute della persona, l’alimentazione sana e naturale. Poco esplorato, però, è stato il tema del benessere all’interno dei luoghi in cui viviamo. Oikos produce, dalla sua fondazione nel 1984, colori ecologici, colori pensati proprio per il benessere nei luoghi in cui viviamo. È sempre stato il principio ispiratore dell’azienda: in qualsiasi attività è elemento imprescindibile l’attenzione all’ambiente, all’aria che respiriamo, al benessere e alla salute delle persone. I fattori che caratterizzano il benessere all’interno degli ambienti sono diversi e ognuno necessita di un’attenta analisi al momento dell’acquisto da parte del consumatore. Volendo sintetizzare è però possibile individuare due grandi ambiti che concorrono a creare Il benessere con i colori nei luoghi dove lavoriamo, viviamo, trascorriamo molte ore del nostro tempo.

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Claudio Balestri, fondatore e presidente Oikos

Il colore come scelta cromatica che genera benessere nel luogo di lavoro o casa in cui viviamo – L’utilizzo dei colori nelle superfici/pareti in casa è normalmente regolato da principi comuni, analoghi a quelli che portano a scegliere la tinta dell’abito da indossare o l’arredo di casa per abbinarli a una determinata personalità e favorire o contrastare un certo stato d’animo. I colori aiutano il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio e hanno effetti fisici e psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi. Pertanto una scelta consapevole favorisce un benessere negli spazi in cui viviamo. 

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Oikos – Made Expo 2017

Il colore ecologico come scelta di prodotto senza elementi inquinanti immessi nell’aria e all’interno dei luoghi in cui viviamo – Affinché l’assenza di elementi inquinanti possa essere totale, I materiali – sulle cui superfici viene applicato un colore – devono essere completamente liberi da formaldeide. Pertanto nella scelta di un prodotto/colore bisogna avere la certezza dell’assenza di elementi inquinanti. Solo in questo modo possiamo garantirci aria sana e pulita negli ambienti interni, dove trascorriamo la maggioranza del nostro tempo.

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Oikos, Made Expo 2017

I colori che ci circondano influenzano il nostro stato d’animo, esprimono la nostra personalità, ci creano ansie, ci rendono felici. Colorare adeguatamente il nostro spazio significa viverlo meglio e sentirci a nostro agio, ma il benessere totale si raggiunge solo quando usiamo prodotti non dannosi alla salute e al nostro ecosistema. Noi li produciamo dal 1984, ecco perché “Oikos il colore del benessere”. Venite a scoprirlo nel Padiglione 6 Stand E35/G36.

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Oikos, Made Expo 2017

 

FederlegnoArredo e governo, intesa per ridurre la burocrazia

Emanuele Orsini
Emanuele Orsini

Il Made Expo è anche l’occasione per mettere in vetrina intese come quella siglata dal sottosegretario alla Semplificazione e la pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, e dal presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini. Il protocollo d’intesa riguarda un quadro di collaborazione finalizzato alla migliore attuazione, per la filiera del legno-arredo, delle innovazioni legislative in materia di semplificazione e all’individuazione di ulteriori ambiti di semplificazione procedurali e amministrativi, anche al fine di definire un Manuale operativo delle procedure amministrative del legno. Obiettivo; ridurre gli oneri e i costi burocratici gravanti sulle imprese del settore e accrescere la competitività del sistema. 
Il protocollo, che rappresenta un passaggio fondamentale verso la semplificazione amministrativa e burocratica per tutta la filiera legno-arredamento, sviluppa un approccio verticale alle tematiche della semplificazione, mirato su singoli settori complessivamente considerati. «Commenti di rito: Sono molto soddisfatto di questo accordo che ci vedrà lavorare con il ministero per studiare la migliore implementazione delle innovazioni legislative che sono state recentemente introdotte in materia di semplificazione, anche attraverso iniziative sperimentali. La fase di studio e implementazione sarà accompagnata da un lavoro di monitoraggio costante, qualitativo e quantitativo, dell’impatto delle riforme sull’intera filiera produttiva del legno-arredo», ha commentato Orsini. «Le riforme del governo, ho aggiunto Rughetti, vanno sempre più in profondità per rendere più semplici i comportamenti delle imprese e dei cittadini. Vogliamo che ogni imprenditore ed ogni cittadino sappiano prima e con chiarezza le cose da fare quando devo costruire una casa in legno o mettere una pergola. Oggi troppi vincoli inutili frenano il mercato e l’iniziativa dei cittadini».

Emanuele Orsini
Emanuele Orsini

Nomisma: si infiamma il mercato delle case di lusso

Skyline di Roma
Skyline di Roma

La crisi non tocca il lusso, perlo meno nel settore immobiliare. Secondo una ricerca di Nomisma e Santandrea-Luxury Houses, il mercato degli immobili di pregio nei primi sei mesi vedrà un sostanzioso incremento. Le città in cui si concentra questo segmento immobiliare sono Milano e Roma. Ci saranno, prevede Nomisma, «segnali positivi soprattutto per quanto riguarda il segmento della compravendita» sotto la Madonnina, e ancora meglio nella città del Colosseo. Per Milano Nomisma prevede una «crescita fra primo e secondo trimestre del 2016», mentre per Roma «lo stock offerto è ancora stabile». In particolare a Milano i prezzi delle abitazioni, nel cosiddetto Quadrilatero della moda (tra via della Spiga e via Monte Napoleone) e della finanza, hanno raggiunto i 13mila euro a metro quadro, mentre nel centro storico di Roma si arriva a 12mila euro a metro quadro. Secondo Nomisma e Santandrea, per il primo semestre è prevista una «crescita della domanda di acquisto e del numero di compravendite, mentre si prevede una stabilità dell’offerta in vendita dei prezzi di compravendita».

Skyline di Roma
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