Made Expo 2017 è stata la fiera delle novità. A caratterizzare questa edizione, la prima in versione biennale, è stata la voglia di innovazione e di rilancio delle aziende del settore, che hanno presentato un’offerta merceologica di alto livello. E YouTrade, allora, ha selezionato le soluzioni per l’edilizia portate a Milano per l’esposizione internazionale del progetto e delle costruzioni. Ne abbiamo scelte ventuno e le abbiamo fatte presentare direttamente dalle imprese. Dal colore all’isolamento, dai laterizi alle coperture.
Arriva anche la conferma dell’Ance: secondo l’associazione dei costruttori il mercato immobiliare italiano continua la strada della ripresa. L’aumento delle compravendite, iniziato nel 2014, sale ormai a doppia cifra nelle grandi città italiane: +45% Milano, +44% Torino, +43% Firenze e +27% a Roma e Genova. I dati sono stati presentati ai Mipim di Cannes, la più importante fiera dell’immobiliare a livello mondiale, in scena a Cannes dal 14 al 17 marzo e che quest’anno ha visto la presenza di oltre 23mila soggetti tra investitori e promotori. “Tre anni di crescita costante delle compravendite ci dicono che il mercato è tornato in una fase di ripresa – commenta il vicepresidente dell’Ance, Filippo Delle Piane, all’avvio della giornata dedicata ai progetti dell’Associazione costruttori – e non siamo più di fronte a fiammate positive che si esauriscono presto”. L’immobiliare italiano, sottolinea Delle Piane, “è tornato a essere un investimento sicuro in termini di redditività e qualità. Resta la necessità di incentivare maggiormente il prodotto nuovo, sicuro e efficiente che risulta ancora un po’ penalizzato rispetto all’usato”.
Un’immagine del Mipim 2016
Al Padiglione Italia, coordinato dall’Ice, sono stati presentati i progetti delle imprese dell’Ance, insieme al nuovo servizio, Invest in Italy, messo in campo dall’Associazione costruttori. Invest in Italy “nasce per far incontrare la domanda degli investitori internazionali e nazionali con l’offerta delle imprese di costruzione italiane. In dettaglio, l’Ance si propone agli investitori come intermediario per individuare le opportunità di investimento nel territorio nazionale, selezionando i progetti attraverso la rete associativa presente in tutte le province”.
Sul fronte dei progetti presentati direttamente dalle imprese associate, numerose le iniziative nel campo del turismo di lusso, dalla Lombardia alla Calabria. Di grande interesse anche gli interventi di recupero di immobili storici, a fini residenziale e terziario, nelle città di Milano, Torino, Roma e Firenze che testimoniano come il mercato sia oggi fortemente orientato alla riqualificazione dell’esistente, considerata un business di rilievo dagli investitori internazionali.
Knauf Insulation ha recentemente pubblicato il suo Rapporto Annuale di Sostenibilità “Insulation Matter”. Questa pubblicazione (disponibile sul sito web dell’azienda) viene aggiornata annualmente e analizza in modo approfondito le sfide che il settore edilizio deve affrontare sul fronte della sostenibilità, e quelle di Knauf Insulation in particolare, quale protagonista di primo piano in qualità di produttore di sistemi isolanti. Nel 2010 Knauf Insulation si è prefissata obiettivi ambiziosi per il 2020, ossia la drastica riduzione delle emissioni di CO2 e del consumo dienergia del 20%, la riduzione degli scarichi idrico del 50% e l’annullamento dei rifiuti solidi in discarica, la diminuzione degli incidenti sul lavoro del 50%.
Il nuovo Rapporto prende in analisi i risultati conseguiti nel 2015 come tappa intermedia di questo percorso e i risultati sono davvero positivi. A metà di questa sfida, Knauf Insulation è lieta di annunciare che il consumo di energia è stato ridotto del 17,5%, le emissioni di CO2 del 16,4%; i rifiuti in discarica sono diminuiti del 58%; e gli incidenti sono in calo del 5% rispetto al 2010. Nel 2015 è stato toccato anche un altro importante traguardo, ovvero il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dello scarico idrico del 50% – cinque anni prima della scadenza predefinita.
Vincent Briard, responsabile del dipartimento “Sostenibilità, Prodotti e Edifici” presso Knauf Insulation ha affermato: “Abbiamo percorso una lunga strada in soli cinque anni e i nostri risultati intermedi nel 2015 sono merito del duro lavoro e dell’innovazione di tutti in Knauf Insulation – ad ogni livello e in ogni sede. Oggi tutti comprendono l’importanza della sostenibilità, ognuno è consapevole dell’importanza dell’efficienza energetica, della riduzione dei rifiuti e della diminuzione del numero di incidenti con perdita di ore di lavoro. I risultati del 2015 sono particolarmente sorprendenti perché ora comprendono anche i 17 siti del Nord America che abbiamo acquisito nel 2014”.
Il nuovo rapporto evidenzia molte delle iniziative che sono state introdotte in tutte le società del Gruppo e pone i riflettori sugli impianti che hanno raggiunto maggiori innovazioni in settori quali la gestione dell’energia, la riduzione dei rifiuti o lo scarico idrico. Sottolineiamo anche come gli investimenti abbiano fatto la grande differenza – ad esempio il taglio delle esigenze di trasporto in Russia e Nord America per migliaia di chilometri – e in che modo le nuove iniziative stiano prendendo piede ad ogni livello – per esempio portando alla qualifica di dirigenti i responsabili della salute e della sicurezza. Le parole di Briard, in merito al valore della sostenibilità, sono esemplificative: “La sostenibilità è parte del nostro Dna.”
Knauf Insulation
Ad oggi, come leggiamo nel Rapporto, i più grandi consumatori di energia in Europa sono le stesse costruzioni edilizie. È stato infatti stimato che una riduzione del 50% dell’utilizzo di energia negli edifici europei dimezzerebbe da sola le emissioni totali di CO2 entro il 2030. Knauf Insulation propone la propria visione in merito, e puntualizza quanto sia importante la ristrutturazione del parco immobili esistente in Europa e non solo, in termini di impatto ambientale e quali vantaggi porterebbe anche in termini di posti di lavoro, di sicurezza energetica e di salute personale. Il rapporto è rivolto a colleghi, responsabili politici, progettisti, installatori, imprese edili e rivenditori di tutto il mondo per mostrare come l’azienda abbia messo la sostenibilità al centro di tutte le proprie azioni e scelte strategiche, evidenziando il costante contributo nel mantenere l’efficienza energetica, la sostenibilità e la sicurezza degli edifici al centro del dibattito politico in tutto il mondo.
Nel Rapporto sono illustrate le numerose modalità che pongono Knauf Insulation all’avanguardia nella bioedilizia in modo da aiutare i clienti ad ottenere di più dai sistemi di certificazione per l’edilizia sostenibile. Vengono inoltre esaminati anche i criteri che secondo la visione dell’azienda debbano influenzare le tendenze della bioedilizia del futuro e il modo in cui le soluzioni proposte da Knauf Insulation possano contribuire alla qualità dell’aria in ambienti chiusi, al comfort acustico e termico, mentre vengono avviate le normative nazionali.
Le soluzioni innovative sono il fondamento della nostra attività, come ad esempio la metodologia produttiva Ecose Technology per le lane minerali che consente di ridurre l’energia necessaria per la produzione fino al 70% e, senza l’uso di fenoli e formaldeide riducendo notevolmente le emissioni di CO2 con un livello di sostenibilità ambientale e qualità dell’aria indoor ottimali. Questa ed altre soluzioni innovative sono trattate e descritte dettagliatamente nel report, insieme ai preziosi feedback che ci forniscono i clienti. Per l’Italia troviamo la testimonianza di Ugo Bortolami, Direttore Generale di Termit che dichiara: “Ci siamo affidati per anni alla grande qualità dei prodotti Knauf Insulation e siamo molto felici delle soluzioni tecniche innovative messe a disposizione con la tecnologia ECOSE – soddisfano completamente le nostre aspettative”.
Altri punti salienti del rapporto sono:
Le nuove iniziative di edilizia modulare progettate a supporto dei governi che si trovano ad affrontare una crisi di alloggi per i rifugiati in Europa
Il sostegno alla campagna per mantenere la ristrutturazione al centro delle politiche energetiche dei governi in tutto il mondo
La campagna per cambiare le politiche al fine di garantire che i nostri edifici siano a prova di fuoco.
Claudio Luti torna alla presidenza del Salone del Mobile. Il numero uno Kartell aveva già ricoperto la carica dal 2012 al 2014 e oggi, a una ventina di giorni dall’inizio della kermesse meneghina, torna a occupare quella poltrona. La nomina si inserisce in una più ampia riorganizzazione dei quadri dirigenti di FederlegnoArredo, proprietaria del Salone. Ecco, a proposito: l’esposizione fieristica si terrà a Milano dal 4 al 9 aprile. Si sa, repetita iuvant. Federlegno è l’associazione confindustriale di rappresentanza degli industriali del settore (forte di circa 3 mila associati) ma gestisce direttamente anche il business fieristico. Per sei anni, il presidente è stato Roberto Snaidero, che aveva ricoperto nell’ultimo biennio anche la carica di presidente del Salone. Il suo successore, Emanuele Orsini (titolare della Sistem Costruzione, azienda che realizza case e strutture in legno), è stato nominato un mese fa e ha deciso di ridisegnare subito la governance associativa, sdoppiando le cariche e richiamando Luti, dopo l’esperienza del recente passato. Una scelta va a riconoscere le capacità di un manager lombardo, con esperienza mondiale, e che lega col doppio nodo il Salone del Mobile al suo background industriale, nonché alla sua filiera produttiva, dove imprenditore, fornitore e designer operano in piena concertazione. Nel 2016 il settore legno-arredamento ha fatturato 41 miliardi, in crescita dell’1,8% rispetto al 2015: ecco perché, al di là degli organigrammi societari, l’appuntamento con la manifestazione sarà una cartina di tornasole importante per decifrare l’andamento del comparto, e del made in Italy, nel 2017.
Il Gruppo Soprema, specializzato nelle soluzioni per la protezione impermeabilizzante e termica in edilizia, apre il suo primo stabilimento di produzione in Cina, confermando la propria vocazione all’internazionalizzazione e ribadendo l’interesse del Gruppo per il mercato orientale, dove era già presente con le proprie attività commerciali.
Il nuovo stabilimento è situato a Changzhou, nella provincia di Jiangsu sulla costa Est, ed è dedicato alla produzione di membrane in Pvc-P. L’inaugurazione del centro ha avuto luogo martedì 7 marzo 2017 alla presenza di numerose autorità ufficiali. Il Presidente del Gruppo Soprema, Pierre-Etienne Bindschedler, ha così raccontato gli obiettivi aziendali nell’Impero di Mezzo: “L’apertura di questo stabilimento rappresenta un investimento importante e ci consente di intrattenere un rapporto privilegiato con i nostri clienti, trasmettendo loro la nostra esperienza”.
Oltre a un’unità di produzione di membrane impermeabili sintetiche in Pvc-P, l’impianto sarà infatti affiancato da un centro di formazione tecnica destinata a migliorare la qualità di posa delle soluzioni impermeabilizzanti, confermando ancora una volta la missione del Gruppo di ampliare e diffondere il know-how tecnico acquisito negli anni, come già avviene grazie alla ventina di centri di formazione in tutto il mondo e i sette centri di Ricerca e Sviluppo.
Il Presidente del Gruppo Soprema, Pierre-Etienne Bindschedler
L’internazionalizzazione del Gruppo Soprema
L’attività di Soprema in Cina era già iniziata nel 1999 e proseguita con l’apertura di una filiale commerciale nel 2004. Il nuovo stabilimento produttivo risponde all’esigenza di fornire ai clienti cinesi “la possibilità di accedere a un servizio tecnico e a un centro di formazione performanti”. Il centro soddisferà la crescente domanda del mercato edilizio in Cina e nella regione Asia-Pacifico, anche attraverso la collaborazione con gli uffici del Gruppo a Hong Kong, Singapore e in Vietnam. Soprema, inoltre, ha già partecipato a numerose opere significative in zona, come la copertura verde del “Nido d’Uccello”, stadio nazionale di Pechino inaugurato in occasione delle Olimpiadi del 2008.
Il Gruppo Soprema oggi
Soprema è presente in 90 paesi e si appoggia a una rete di distribuzione composta da 4000 partner. Nel 2015 il fatturato aziendale si è attestato a 2,13 Mld di € diversificando il business in nuovi mercati oltre ai classici settori dell’impermeabilizzazione bituminosa e sintetica: impermeabilizzazione fotovoltaica, coperture verdi, isolanti naturali, impermeabilizzazione liquida, sistemi di aspirazione, strutture in acciaio o coperture tradizionali. Nel 2016 il Gruppo ha inaugurato numerosi siti industriali in tutto il mondo: in particolare in Francia, dove è stato realizzato lo stabilimento di Savigny-sur-Clairis (Yonne), in Germania lo stabilimento di membrane impermeabili bituminose di Hof e il centro per la produzione d’isolanti in poliuretano di Drummondville in Canada nel mese di settembre. Attualmente Soprema impiega circa 6300 persone in una cinquantina di stabilimenti (di cui 14 in Francia) e 60 filiali di distribuzione.
Se We are the champions la cantavano i Queen, “We are the one” lo dice Winkler. Già, one. Perché Winkler, per festeggiare i suoi trent’anni di attività al servizio dell’edilizia, si è regalata One, un nuovo impermeabilizzante liquido, dalle eccellenti proprietà di resistenza, destinato alle applicazioni più estreme. Il prodotto presenta una formulazione innovativa e unica, ideato per soddisfare le esigenze dei sottofondi umidi e anche bagnati, con possibilità di posa anche alle più basse temperature.
Winkler – One, un prodotto pronto all’uso
Grazie all’utilizzo di particolari polimeri testati e selezionati nel laboratorio ricerca e sviluppo di Winkler, Onenon contiene né acqua, né solventi. Inoltre, permette al sottofondo di traspirare, garantendo al tempo stesso un’eccellente resistenza alla controspinta, valutabile fino a 4 atmosfere. One offre anche un’alta resistenza alle basse e alle alte temperature (la sua temperatura d’esercizio va da -30 a + 80 gradi) e rimane perfettamente stabile anche agli shock termici. One è un prodotto pensato per risolvere ogni problema di impermeabilizzazione anche nelle condizioni più estreme, impossibili per gli altri prodotti in commercio. Si può infatti applicare con temperature comprese tra gli zero e i 45 gradi, ha un’ottima resistenza sia agli agenti atmosferici che ai raggi solari, e a zero gradi asciuga in 5 ore, un tempo che si riduce considerevolmente con l’aumento della temperatura.
One, Winkler
I suoi campi di applicazione sono quindi numerosi e tutti per loro natura complessi, dove l’impiego di un prodotto con caratteristiche particolari risulta determinante per il pieno successo dell’intervento. One può essere applicato su massetti in calcestruzzo anche non completamente stagionati, su pavimenti in ceramica con problemi di umidità in eccesso, tegole, legno e metallo. Inoltre, sulle membrane bitume polimero stagionate e anche ardesiate. Come la maggior parte delle soluzioni Winkler, anche One è pronto all’uso e non necessita dell’aggiunta di primer. Dopo il completo indurimento, la pavimentazione è perfettamente resistente al calpestio e su sottofondi rigidi come calcestruzzo e ceramica è anche possibile posizionare tavoli e sedie, senza che la superficie trattata ne risenta minimamente. One è disponibile nei colori bianco, grigio, rosso e rosso tegola, il consumo è di 1,5 kg/m2 per uno spessore di circa 1 mm. Per la realizzazione di un sistema impermeabile sicuro ed a grande tenuta, Winkler prevede l’utilizzo dei prodotti Bc Seal Band e Bc Sel Pad, rispettivamente per gli angoli, i corpi sporgenti, i messicani, ecc. e Winjoint Band per la sigillatura dei giunti. In caso di presenza di pozze d’acqua stagnante ne è consigliata la rimozione, mentre per le applicazioni su membrana bitume-polimero stagionata e lisca viene suggerito l’utilizzo dell’armatura Winthecno Mat.
Winkler festeggia con questa importante innovazione tecnica i suoi trent’anni di attività al servizio del’edilizia di qualità, iniziata appunto nel 1987 con l’apertura della sede a Cologno Monzese (Milano). Prima azienda in Europa a realizzare soluzioni impermeabilizzanti a base acqua, senza solventi, ha saputo conquistare non solo i più esigenti professionisti dell’impermeabilizzazione nazionale, ma anche i mercati esteri più diligenti nel rispetto delle normative più severe, meritando riconoscimenti e certificazioni prestigiose nei principali mercati mondiali. One e tutte le più recenti innovazioni di prodotto pongono Winkler ai vertici dell’industria chimica nazionale, sempre nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente, principio inalienabile della filosofia Winkler Safe.
L’Ufficio Studi Economici di Unicmi, Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche, dell’Involucro e dei serramenti, ha reso disponibile il Rapporto sul mercato dell’involucro edilizio – Il mercato nel 2016, le previsioni per il 2017. Il Rapporto, da anni, ha lo scopo di fornire alle imprese e agli analisti di mercato, in un unico quadro sintetico d’insieme, informazioni aggiornate sull’evoluzione del settore dell’involucro edilizio, ovvero dei serramenti metallici, delle facciate continue e dei prodotti correlati. Il rapporto si articola in cinque sezioni dedicate a contenuti specifici, ed in particolare ai comparti che compongono il settore dell’involucro edilizio. Il Rapporto sottolinea come la domanda complessiva di serramenti e facciate nel mercato italiano si attesti su un valore di circa 4,27 miliardi di euro di cui 2,75 nel settore residenziale e 1,52 in quello non residenziale, inclusi circa 485 milioni di facciate continue.
Riguardo ai serramenti metallici, il Rapporto 2017 evidenzia come il 2016 abbia confermato la lieve ripresa riscontrata nel 2015 con un aumento delle vendite di circa l’1% rispetto all’anno precedente attestando il valore 2016 a circa 1,418 miliardi di Euro. L’inversione di tendenza rispetto alla netta flessione che ha attraversato il mercato dal 2009 al 2014 (-40%) è stata in parte significativa generata dal mercato del recupero, ma ha beneficiato anche della ripresa delle nuove costruzioni, anche di quelle non residenziali. Si tratta comunque di una ripresa debolissima che interessa solo alcune imprese, quelle più votate al mercato residenziale “retail” costituito da piccoli lavori di sostituzione di infissi con committenza privata. Le aziende del comparto continuano ad operare con un struttura finanziaria vulnerabile, determinata in primo luogo dalle difficoltà di incasso dei crediti. Il rapporto tra crediti e valore della produzione è estremamente elevato e si situa strutturalmente ad oltre 50%, sostanzialmente incassano circa la metà di quello che vendono e producono in un anno.
Il 2017 si è aperto con lo stesso clima d’incertezza politica che ha caratterizzato la fine del 2016 e tale situazione perdurerà per gran parte del 2017 contribuendo a congelare/rimandare le riforme di cui il sistema paese ha bisogno per liberare il potenziale di sviluppo. La ripresa continuerà con tassi estremante bassi in linea con quelli riscontrati finora e questo interesserà tutti i settori strategici dell’economia tra cui le costruzioni e i comparti collegati. I dati sull’evoluzione del portafoglio commesse dei serramentisti e dei costruttori di facciate confermano questo trend. I serramentisti sono prevalentemente legati al mercato locale e ai consumi delle famiglie, per cui risentono direttamente dell’andamento dell’economia nazionale e del clima d’incertezza che interessa gli investimenti privati. I serramentisti che, nel 2016, hanno subito una riduzione degli ordinativi sono aumentati e non vi sono segnali positivi per quanto attiene la crescita del portafoglio. È evidente, che in questo scenario, ilmantenimento degli incentivi fiscali è un prerequisito fondamentale per sostenere la domanda, poiché da essi dipende circa metà dei ricavi di queste aziende. Considerata la permanenza degli incentivi fiscali il valore del mercato dei serramenti in alluminio in Italia dovrebbe crescere nel 2017 per una percentuale variabile tra il 2 e il 2,5%.
I dati relativi al mercato italiano delle facciate continue confermano un’inversione di tendenza (+2,5%) attestandosi su un valore di circa 485 milioni di euro. Questa ripresa è in parte legata ad una ripresa degli investimenti nelle costruzioni non residenziali, in particolare quelle destinate al terziario e quelle pubbliche. Un contributo rilevante ai ricavi delle aziende proviene anche dai lavori di recladding, ovvero di sostituzione delle facciate continue esistenti che incide, secondo le nostre stime, per circa il 14% sul totale del mercato delle facciate e vale circa 67 milioni di Euro. I costruttori di facciate hanno una presenza consolidata sui mercati internazionali, in particolare in Europa, Stati Uniti, Medio Oriente. Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita significativa delle esportazioni, che, nel 2014 hanno quasi raggiunto il 40% del fatturato. Nel 2015 e 2016 si assiste ad una diminuzione dell’incidenza delle esportazioni sul fatturato che è collegata alla ripresa del mercato interno e del conseguente aumento dei lavori realizzati in Italia.
In conclusione, i dati elaborati dall’Ufficio Studi Economici Unicmi, fanno ritenere che il 2017 non sarà l’anno del consolidamento della ripresa, come si poteva ipotizzare dai dati diffusi in autunno sull’economia italiana, ma sarà un anno di transizione che le aziende dovranno utilizzare per prepararsi alla vera ripresa, operando per rafforzare la struttura finanziaria e patrimoniale e ricominciando a far investimenti mirati non solo ad incrementare l’efficienza, ma anche a sviluppare prodotti nuovi, con prestazioni superiori e facilmente industrializzabili. I dati sulle performance economiche delle imprese evidenziano come sia prioritario intervenire per stabilizzare la struttura finanziaria, attraverso operazioni di ristrutturazione del debito, ricapitalizzazione e l’utilizzo di nuovi strumenti finanziari (quali i mini bond). Gli interventi finanziari sono quindi un prerequisito fondamentale per agganciare la ripresa.
Nel 2016 l’export italiano di beni di consumo che passa attraverso i canali digitali segna una crescita significativa, +24% rispetto all’anno precedente, e raggiunge un valore di mercato di 7,5 miliardi di euro. Ma rappresenta ancora una quota marginale, di poco inferiore al 6%, delle esportazioni totali di beni di consumo destinati al cliente finale. Il Fashion si conferma il settore principale delle esportazioni via e-commerce, con un peso di poco superiore al 60%, seguito a distanza dal Food (17%) – il settore con il maggiore tasso di crescita (+32%) – e poi da Arredamento e Design (entrambi al 12%). I grandi retailer sono il canale di distribuzione online privilegiato per le vendite oltreconfine e raccolgono il 52% del fatturato dell’Export digitale. Al secondo posto i marketplace (34%), il canale che è cresciuto maggiormente nel 2016, +46%, poi i siti delle vendite private (8%) e i siti di eCommerce di aziende produttrici (6%). I principali mercati di sbocco sono ancora Europa e Stati Uniti, con una predominanza dei Paesi occidentali europei (in primo luogo la Germania), e si rafforza anche la presenza in alcuni Paesi dell’Est Europa, tra cui Russia e Polonia, mentre resta marginale l’Export verso altri mercati come il Sud America, il Sud-Est Asiatico e la Cina. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Export della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) presentata al convegno “Export digitale: una sfida, tante opportunità”.
Dalla ricerca emerge una forbice ancora molto ampia fra il valore dell’Export online “diretto” – in cui l’interazione con il cliente è gestita da un operatore italiano attraverso i siti di produttori, portali dei retailer online o multicanale (come LuisaViaRoma e Yoox net-a-porter-Group) o marketplace “italiani” (come Amazon.it e eBay.it) – l’Export online “indiretto”, che passa attraverso i siti di eCommerce dei grandi retailer online stranieri (come Zalando, JD.com, Suning), i grandi marketplace (Amazon ed eBay con domini stranieri, Tmall) e i siti di vendite private internazionali (come vente-privee.com o VIP). L’Export diretto, infatti, pur registrando una crescita significativa nel 2016 (+23%), vale solo 2 miliardi di euro. Al suo interno, il Fashion fa la parte del leone, raccogliendo circa due terzi del fatturato (65%), seguito da Food e Arredamento/Home Design con il 10% ciascuno, poi Elettronica di consumo (4%). Il canale principale per l’Export diretto sono i retailer nazionali, che generano il 58% del valore delle vendite e buona fetta del mercato, il 26%, è costituita da siti propri di aziende produttrici, i marketplace con dominio .it si fermano al 16%. L’Export online indiretto invece genera 5,5 miliardi di euro di fatturato: il 60% riconducibile al Fashion, il Food e Arredamento/Home Design coprono rispettivamente una quota del 21% e del 13%, gli altri settori confermano la loro marginalità fermandosi al 6%. Il canale di vendita privilegiato è costituito dai retailer online stranieri, che abilitano circa metà delle transazioni. I marketplace stranieri pesano molto di più dei corrispettivi italiani, con una quota del 40%. Seguono i siti delle vendite private internazionali, che rappresentano il 10%.
“In uno scenario internazionale altamente competitivo, con consumatori sempre più inclini all’uso delle tecnologie digitali, l’adozione dell’eCommerce come canale di vendita all’estero può risultare una scelta vincente, utile a sostenere la crescita dell’Export italiano – afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio Export -. In Italia l’utilizzo dei canali eCommerce per esportare è un fenomeno recente: sono in crescita i volumi ed aumenta la consapevolezza delle opportunità. Ma sfruttare le opportunità fornite dall’Export digitale non è semplice: occorrono preparazione, competenze, propensione al cambiamento e adeguati investimenti. È necessario studiare le caratteristiche dei vari Paesi e dei settori per mettere a punto modelli di Export in grado di sbloccare il potenziale dei canali digitali”. La survey dell’Osservatorio Export su un campione di 100 aziende italiane esportatrici nei settori consumer rivela che circa metà delle imprese di questi comparti usa già canali eCommerce per esportare. Di queste, solo il 5% esporta secondo una strategia solo online, il 30% la varia (esclusivamente offline o online) a seconda del Paese di destinazione, il 15% adotta una strategia multicanale in tutti i Paesi. Circa il 50% delle imprese esportatrici digitali usa l’eCommerce da non più di due anni, circa un quarto ha iniziato da appena un anno. Circa il 64% delle aziende che ancora non fa Export online ha intenzione di farlo in futuro. In particolare, la metà di queste ha intenzione di attivare canali eCommerce all’estero entro i prossimi tre anni.
Lo scenario macroeconomico dell’Export
Sono 210 mila le imprese esportatrici italiane, un numero rilevante se si considera la piccola dimensione che caratterizza il tessuto manifatturiero italiano. Ma l’intensità di Export è debole: il 45,5% delle imprese esporta meno del 10% del fatturato, solo il 10,3% esporta almeno il 75%. Lo rivela l’analisi dell’Osservatorio Export sullo scenario macroeconomico italiano, da cui emerge chiaramente come l’Export continui a rappresentare un traino per l’economia nazionale, poiché la domanda estera è molto più dinamica di quella interna. Cresce la cosiddetta “propensione all’Export” – il rapporto tra valore complessivo delle esportazioni e PIL – che nel 2016 si attesta al 43% per i beni manufatti, in linea con diversi Paesi di pari dimensioni e livello di sviluppo, come Francia e Spagna, ma inferiore a quello della Germania, il maggiore esportatore europeo. E nel 2016 il fatturato delle imprese italiane sui mercati esteri aumenta del 45% rispetto ai livelli del primo trimestre del 2009, mentre il fatturato domestico risulta sostanzialmente invariato. “Questa dicotomia – spiega Lucia Tajoli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Export – è dovuta sia a fattori congiunturali come la diversa velocità di ripresa della domanda dopo la crisi finanziaria internazionale, sia a fattori strutturali legati alla crescita di peso dei mercati emergenti extra-europei. Questo spinge naturalmente l’Export italiano, che è ancora molto concentrato nei mercati maturi, verso una maggiore diversificazione geografica. Se Germania e Stati Uniti restano i Paesi più attrattivi, Emirati Arabi, Cina, Corea del Sud e Paesi ASEAN possono rappresentare partner commerciali particolarmente importanti e dinamici, seppure con la dovuta attenzione ai fattori di rischio presenti in questi mercati. La ricerca dei mercati esteri, dei settori ottimali in cui collocarsi e dei modelli di esportazione più appropriati ha un ruolo fondamentale per tutta l’economia italiana”.
La Cina
La Cina è oggi il Paese con il più alto numero di utenti web al mondo, con circa 688 milioni persone che si connettono regolarmente alla rete: un cinese su due naviga, si informa sul web e utilizza chat; uno su tre effettua acquisti attraverso PC o dispositivi mobili. L’eCommerce rappresenta una straordinaria opportunità per raggiungere questo Paese, dove potere di acquisto e mercato sono in espansione e si registra un interesse crescente del consumatore verso il settore del lusso e i marchi del made in Italy. Il mercato dell’eCommerce cinese nel 2016 prosegue la crescita turbinosa con un +23,6% e un totale di transazioni (B2b + B2c) stimati in 2.700 miliardi di euro. La Cina ormai pesa per oltre il 45% del mercato mondiale dell’eCommerce B2C e ambisce a superare la quota del 50% nel 2017. Nel 2016, inoltre, si è assistito a un ulteriore rafforzamento delle vendite online cross-border (verso la Cina), che hanno raggiunto i 30 miliardi di euro, +86% rispetto al 2015. “La Cina è un Paese con un alto potenziale di crescita per l’Export digitale italiano, ma la scarsità di indicazioni pratiche su come accedere efficacemente a questo mercato e l’incertezza sui ritorni dall’investimento possono costituire un limite alla vendita tramite eCommerce – rileva Lucio Lamberti, Senior Advisor dell’Osservatorio Export -. Esistono almeno sei alternative per esportare online in Cina: identificare il modello più idoneo alle proprie caratteristiche è determinante per il successo dell’iniziativa. Indipendentemente dal settore di appartenenza e dalla piattaforma utilizzata, però, l’investimento in Export digitale verso la Cina risulta profittevole nel medio periodo, ma un ruolo chiave è giocato dallo sforzo di marketing profuso e dall’impatto sulle vendite”.
Shopping online
Gli Usa
Nonostante un livello di maturità superiore alla Cina, l’eCommerce statunitense continua a crescere, aumentando l’attrattività per l’Export italiano: il mercato americano delle vendite online B2c, il secondo al mondo, si attesta nel 2016 a 489 miliardi di euro, con una crescita del 12%. La penetrazione sul totale delle vendite retail ha raggiunto il 15%, quasi un punto in più rispetto all’anno precedente. “Lo sviluppo dell’Export digitale delle imprese italiane però verso gli USA resta un “percorso” difficile da portare a termine – spiega Lucia Piscitello, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Export -. Le aziende hanno tendenzialmente un controllo limitato sui processi logistici, non sono quasi mai presenti in loco con magazzini o strutture distributive, servono studi esterni per dirimere questioni legali, e soprattuto resta il problema delle competenze degli Export manager “tradizionali” che raramente hanno un’esperienza adeguata in ambito digitale ed eCommerce”.
Altre aree
In Europa, il quadro economico presenta segnali decisi di ripresa dopo la crisi, ma si caratterizza per un ritmo di sviluppo sempre più eterogeneo al proprio interno. Le previsioni di ulteriore crescita si caratterizzano per incertezza elevata, ma si possono cogliere buone opportunità: nella definizione di una strategia di export online bisogna considerare che ogni Paese è diverso, di testare il mercato attraverso un canale indiretto prima di investire in un sito di eCommerce proprio, di utilizzare un approccio multicanale per aumentare l’efficacia del sito e in ogni caso di proporre contenuti informativi familiari per il mercato di riferimento, comunicando nella lingua madre del Paese. Nei Paesi del Medio Oriente, che hanno avviato una serie di riforme strutturali con l’obiettivo di essere meno dipendenti dal petrolio, si aprono nuove opportunità di Export digitale, considerando anche il boom dell’eCommerce previsto per i prossimi anni. Per la strategia è utile puntare ai giovani, raccontando in modo efficace il Made in Italy con una riconoscibilità del marchio, magari utilizzando brand ambassador e influencer, stipulando accordi con aziende e distributori locali. Nel Sud-Est Asiatico il potenziale di crescita è ancora da sfruttare, per i tassi di crescita sostenuti e un commercio facilitato dagli accordi di libero scambio stipulati con l’Unione Europea. Inoltre è il mercato digitale con il più elevato tasso di crescita al mondo. E’ utile impostare la strategia costruendo una forte identità del brand con una presenza diretta, usando un magazzino in loco per abbattere i costi e prestando attenzione alla “logistica dell’ultimo miglio”.
Vanno a gonfie vele gli affari del settore termotecnico, anche grazie al boom dei sistemi 4.0. Gli scettici sulla nuova tecnologia sono serviti. Lo testimonia il bilancio di Bosch. La divisione del colosso tedesco, infatti, ha riportato un fatturato di 3,3 miliardi di euro nel 2016. E questo senza contare gli effetti valutari negativi per 105 milioni di euro, dovuti principalmente dalla sterlina britannica, che hanno inciso pesantemente sul fatturato del 2016. Per Bosch Termotecnica, al netto degli effetti valutari, il fatturato è cresciuto del 3,1% rispetto all’anno precedente. Dall’inizio del 2015, la divisione ha fatto registrare una crescita complessiva dell’8%. «Nonostante la crescita globale debole e la congiuntura sfavorevole, nel 2016 abbiamo raggiunto i nostri obiettivi in termini di ricavi e siamo stati in grado di incrementare la nostra presenza in mercati importanti come: Germania, Regno Unito, America Latina, USA, Svizzera, Italia, Belgio, Russia, Turchia e Africa», è il commento di Uwe Glock, Cep della divisione Bosch Termotecnica.
Tra i driver della domanda c’è l’aumento per impianti termotecnici compatibili con il web. «Oltre 265mila prodotti collegabili in rete venduti sino a oggi rendono Bosch Termotecnica il fornitore leader per le soluzioni di riscaldamento intelligente. Queste soluzioni offrono comodità, efficienza energetica, sicurezza operativa e qualità del servizio superiori», ha sottolineato Glock. «La generazione di prodotti lanciata nel 2015 ha avuto grande successo sul mercato ed è già disponibile in 29 Paesi. Intendiamo far perseguire questo successo». Bosch Termotecnica conta ovviamente di continuare su questa strada e presenterà altri prodotti di questa generazione all’ISH Energy 2017.
Industria 4.0
Anche nel settore della termotecnica gli acquirenti esprimono una forte preferenza per i prodotti e i servizi collegati in rete. «Bosch Termotecnica offre strumenti intelligenti che semplificano tutti i processi di lavoro. Questo permette agli installatori di focalizzarsi sul proprio core business per offrire ai clienti finali il miglior servizio possibile», ha aggiunto Thomas Bauer, membro del board di Bosch Termotecnica, riassumendo il significato delle soluzioni digitali proposte dall’azienda.
I siti web più avanzati come www.cambioriscaldamento.it aiutano i partner commerciali ad aggiudicarsi nuovi clienti e ad agevolare la preparazione dei preventivi. Tutto quello che i clienti finali interessati devono fare è inserire pochi dettagli sulla propria abitazione e richiedere un preventivo per un nuovo sistema di riscaldamento. L’operazione dura in tutto un paio di minuti. Bosch Termotecnica invierà le informazioni ricevute dal cliente finale a un installatore termotecnico qualificato, che contatterà il cliente finale entro 24 ore e provvederà a preparare un preventivo personalizzato in modo tempestivo. Quindi, gli installatori riceveranno richieste digitali da clienti potenziali senza dover compiere particolari sforzi. I clienti finali, invece, verranno contattati soltanto da installatori termotecnici veramente esperti e qualificati.
Scaldabagno Bosch con accensione elettronica
Le soluzioni di climatizzazione commerciale sono un segmento in forte crescita e di importanza strategica per la divisione di Bosch. «Abbiamo quindi deciso di ampliare la nostra offerta ai sistemi VRF, attraverso una joint-venture con il produttore cinese Midea», spiega un comunicato dell’azienda. Come indica il nome, i sistemi VRF si avvalgono di un flusso di refrigerante variabile per climatizzare gli edifici commerciali. I sistemi VRF sono commercializzati globalmente da Bosch Termotecnica sotto il marchio Bosch. «Questa joint-venture ha rafforzato la nostra posizione di mercato come fornitore di sistemi per il settore della climatizzazione commerciale e ci permette di sfruttare nuove opportunità di crescita. Ora offriamo unità trattamento aria, refrigeratori e dispositivi VRF, cioè tutta la tecnologia necessaria per gli edifici commerciali» ha spiegato Glock.
Betafence ha presentato B-Flex: l’innovativo palo di fissaggio anti-trauma, progettato e brevettato in Italia, migliora la sicurezza in campo di adulti e bambini, nella attività sportive non professionistiche. Grazie alla possibilità di ruotare alla base, controlla e attutisce la forza dell’urto, riducendo gli infortuni derivanti dall’impatto tra l’atleta e la recinzione perimetrale.
Lo sport non professionistico, soprattutto il calcio, in Italia è molto diffuso ed è un fenomeno che riguarda bambini e adulti. Nei campi di allenamento, nei campetti sportivi, negli oratori, nelle scuole, nelle aree gioco, nei parchi: avete mai pensato a quante sono le situazioni di gioco in cui gli atleti sono sottoposti a rischio d’infortuni derivanti dall’impatto con le recinzioni a bordo campo? Ogni anno si registrano migliaia d’ infortuni sportivi direttamente connessi alle strutture del campo da gioco: ecco perchè si rivelano particolarmente importanti soluzioni concepite per ridurre tali traumi, soprattutto quando i giocatori sono bambini e giovani atleti.
Funzionamento B-FLEX – Betafence
Ideato, progettato e brevettato da Betafence Italia, il palo anti-trauma B-Flex è una soluzione rivoluzionaria per la sicurezza e la riduzione degli infortuni in campo nell’attività non professionistica o delle serie minori. Durante il contatto ravvicinato tra atleta e recinzione, l’innovativo palo flessibile assorbe l’energia cinetica generata durante l’urto: ciò avviene perché il sistema alla base del palo controlla ed attutisce la forza dell’urto, grazie alla sua possibilità di rotazione e traslazione.
Secondo le prove di laboratorio condotte da enti esterni, il nuovo sistema riduce l’impatto del 50% (rispetto ad un sistema con pali e recinzione tradizionali). Con B-Flex, i tempi di contatto sono più lunghi, con minori vibrazioni e minori rischi per il giocatore. Inoltre, il nuovo palo è ergonomico ossia senza punti pericolosi, caratteristica fondamentale in caso di urto. La funzionalità di B-Flex, di ruotare in seguito all’urto, è strettamente connessa alla tipologia di rete abbinata: si prevede infatti l’installazione (solo su piastra) con i rotoli di rete Plasitor (Plasitor Basic, Super e Super Plus).
Movimenti-palo B-FLEX – Betafence
Il sistema palo – rete ha un design gradevole a ridotto impatto nel contesto circostante. Il palo e la piastra di base mantengono aspetto e prestazioni nel tempo grazie alla zincatura a caldo sia internamente che esternamente con successivo rivestimento in poliestere. Si tratta quindi di un sistema durevole che non richiede manutenzione (verniciatura e pulizia). Disponibile di serie nel colore verde RAL 6005, B-Flex è presente in 4 altezze (min 180-max 250 cm) ed è costituito da tubolare in acciaio a sezione circolare.
Impatto-rete senza B-Flex e con B-Flex – Betafence
La Buona Scuola è realtà in Trentino-Alto Adige, nuovamente protagonista di politiche edilizie e sociali veramente attente al territorio e ai servizi per il cittadino. Infatti, dopo la scuola in container ed ecofriendly più grande d’Europa di Bolzano, ecco l’impegno di Trento: la provincia autonoma infatti ha stanziato oltre 9 milioni di euro per le opere prioritarie in materia di edilizia scolastica.
La giunta, su proposta di Carlo Daldoss – assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa – ha disposto un duplice finanziamento per portare a termine più interventi per gli istituti provinciali. Una prima trance di 5.248.265 euro per la realizzazione della nuova scuola materna di Vallarsa (962.504 euro), del nuovo plesso scolastico materno ed elementare di di Molina di Ledro (3.275.100) e dei lavori di riqualificazione dell’edificio sovra comunale di Commezzadura (1.010.660).
La seconda tranche dell’investimento – pari a 4.150.000 euro – è stata sbloccata con una seconda delibera, sempre con Carlo Daldoss primo firmatario: il capitale è indirizzato al comune di Ala per permettere la realizzazione dei lavori di ampliamento della scuola elementare e per la costruzione della nuova mensa scolastica, attraverso la riconversione dell’ex convitto S. Pellico, così da creare un unico polo scolastico comunale.
L’Assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Mauro Parolini ha annunciato la prossima firma di un accordo quadro tra Regione Lombardia, FederlegnoArredo e Ance per lo sviluppo della filiera del sistema casa. L’intesa ha lo scopo di consolidare e valorizzare tale comparto, supportando il partenariato tra aziende del settore dell’edilizia e del legno-arredamento. In particolare, attraverso la creazione di un tavolo di coordinamento, si vuole dar vita a un vero piano d’azione volto a supportare le manifestazioni di settore, azioni di promozione all’estero per il presidio dei mercati ad alto potenziale, la realizzazione di una politica industriale regionale di settore e lo sviluppo di centri di formazione all’avanguardia per i giovani.
“Durante questa legislatura – ha dichiarato l’assessore Mauro Parolini – abbiamo offerto al settore dell’edilizia, tra i più colpiti dalla crisi, una misura da oltre 15 milioni di euro dedicata alla casa e all’abitare intelligente. È un’iniziativa unica in Italia, che sta generando investimenti molto significativi per l’innovazione del settore, nata con l’obiettivo di far tornare questo comparto a essere uno dei protagonisti della ripresa. Il successo di questo bando, che abbiamo chiamato ‘Smart Living’, ha innescato un processo virtuoso che aiuta il radicale cambiamento di un settore che vogliamo consolidare e rafforzare. Questo accordo rappresenta un atto concreto per rilanciare l’impegno sussidiario di Regione Lombardia nel sostegno alla competitività delle nostre imprese attraverso l’aggregazione, l’innovazione, il digitale, l’applicazione di nuove tecniche e l’ampliamento dei confini della filiera dell’edilizia”.
Case a Milano
“Vogliamo aiutare le nostre aziende a ragionare in un’ottica globale, a prescindere dalla loro dimensione, e per questo dobbiamo favorire politiche che favoriscano l’aggregazione, anche tra imprese di filiere distinte, ma fortemente dipendenti l’una dall’altra. Crediamo fortemente che fare sistema tra due federazioni così importanti sia fondamentale per garantire ai nostri associati un percorso di sviluppo a lungo termine. L’accordo con Ance e Regione Lombardia sarà quindi un ottimo incubatore per la crescita del nostro settore”, ha commentato il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini.
“Quest’anno il supporto di Anche a Made expo ha segnato l’avvio di una partnership con FederlegnoArredo” – sottolinea Gabriele Buia, Presidente di Ance. “Il nostro appoggio alla manifestazione” aggiunge Buia, “testimonia l’importanza di momenti di confronto all’interno della filiera di uno dei settori industriali più importanti del Paese, anche per guardare assieme a nuovi mercati, agli importanti progetti di rigenerazione urbana e alla ricerca di soluzioni innovative che possano favorire la ripresa della nostra economia”.
Made Expo 2017, l’esposizione internazionale del progetto e delle costruzioni, si è tenuta a Fiera Milano Rho, dall’8 all’11 marzo. Ecco, ma come è andata questa ottava edizione? Per dirlo, diamo un po’ i numeri: 1.060 espositori, 52 mila metri quadrati di superficie espositiva netta, 123 convegni (105 con rilascio di crediti formativi), 11 mila partecipanti, più di 620 relatori di fama internazionale, 165 presentazioni di prove Demo Live, 165 delegati di 38 Paesi per più di mille di incontri business-to-business con gli espositori. E ancora, oltre 650 giornalisti da tutto il mondo, e 106.000 presenze, con una percentuale di visite straniere sul totale pari al 12%. Made Expo si conferma manifestazione di punta per il mercato dell’architettura e delle costruzioni.
Un successo che parte dalle imprese partecipanti, dagli operatori del settore e dai visitatori professionali. Un’edizione caratterizzata da importanti segnali di risveglio del mercato nazionale e dalla presenza di un pubblico internazionale particolarmente qualificato, da un’offerta merceologica di altissimo livello e dall’approfondimento di temi di attualità quali la ricostruzione post-terremoto, la rigenerazione urbana e la digitalizzazione del costruire. Come sottolinea Roberto Snaidero, presidente Made Eventi: «Il successo di quest’anno conferma il grande lavoro svolto dalla struttura di Made expo che, pur in un contesto economico ancora non particolarmente brillante, ha saputo proporre soluzioni e idee innovative a favore di tutte le aziende che hanno creduto nella manifestazione. Vincente anche il supporto di Agenzia Ice e del suo presidente Michele Scannavini, che ha ulteriormente rafforzato la componente internazionale di una fiera diventata in sole otto edizioni un punto di riferimento sia per gli operatori stranieri interessati al mercato italiano sia per le realtà nazionali desiderose di aprirsi ai nuovi mercati».
Made expo ha da sempre nel suo Dna una forte spinta alla circolarità dei saperi e investe in incontri, mostre e convegni, creando un contesto culturale e internazionale di altissimo livello con appuntamenti di approfondimento, dimostrazioni live e talk show che animano la manifestazione favorendo networking, grazie alla partecipazione di opinion leader, e affrontando temi di attualità e tecnico scientifici nonché le normative più attuali. Il 2017 riconferma gli eventi di successo e si arricchisce di nuove opportunità e occasioni di incontro. La fiera conferma il suo ruolo di osservatorio privilegiato sul panorama dell’architettura e dell’edilizia, alimentando il connubio tra domanda e offerta, progettazione e produzione. Il tutto all’insegna dei temi caldi: costruire, recuperare e ristrutturare in modo sostenibile, efficiente e sicuro, resistenza antisismica, riqualificazione e rigenerazione delle periferie, ma anche evoluzione tecnologica e nuovi modi di progettare e costruire, Building Infomation Modeling in primis. Infatti, nei prossimi anni cittadini, amministrazioni e progettisti saranno coinvolti in una grande sfida: realizzare piani di rigenerazione urbana che puntino ad arrestare il consumo di suolo e a trasformare zone già urbanizzate. A partire dalle periferie. Già, perché riqualificare il capitale sociale (e immobiliare) delle periferie è una necessità che urge, oltre che punto di partenza per ricostruire la città.
Made Expo 2017, il taglio del nastro. Mauro Parolini, Roberto Maroni, Roberto Snaidero, Emanuele Orsini e Graziano Delrio
Le parole e i voti delle imprese protagoniste
Insomma, un successo. Che non era comunque non scontato. Ma la migliore testimonianza è quella delle aziende stesse che rappresentano il vero motore di Made expo sin dalla sua prima edizione, come ha sottolineato Luca Ferrari, direttore generale Harpaceas: «Da tradizione abbiamo partecipato a Made expo, ma quest’anno posso dire che è stata una scelta più che opportuna grazie al livello qualitativo particolarmente elevato dell’offerta merceologica e dei visitatori. La grande attenzione al BIM e alle innovazioni tecnologiche per il mondo delle costruzioni hanno confermato Made expo come un appuntamento di grande importanza per la nostra azienda».
Soddisfazione espressa anche da Davide Desiderio, communication manager San Marco-Terreal Italia: «Siamo soddisfatti della partecipazione. Mancando a Made expo da alcune edizioni siamo tornati con grandi aspettative che sono state pienamente confermate. Ci siamo presentati con un nuovo prodotto perché secondo la nostra filosofia le fiere hanno valore quando propongono novità. Made expo è stata la vetrina giusta per veicolare e valorizzare tale novità in un contesto pressoché perfetto grazie ai servizi e alla capacità dell’organizzazione di attrarre le figure giuste del mondo del progetto, delle costruzioni e delle rivendite».
Concetto confermato anche da Sergio Ponzio, titolare di Ponzio Aluminium: «Sin dalle prime battute Made expo ha visto un’ottima affluenza e la presenza di un pubblico di grande qualità. Siamo molto soddisfatti di avere partecipato alla manifestazione».
«È stato prima di tutto un evento che ha promosso un confronto non solo con i clienti, ma anche con il mondo dell’architettura italiana ed estera; sicuramente un’ottima vetrina per il lancio del rebranding di FerreroLegno e della volontà aziendale a essere aperti a nuove frontiere, ai cambiamenti che il mercato richiede, alle nuove sfide e traguardi da raggiungere. Sfide che anche MADE expo sarà in grado di affrontare nel prossimo futuro», questo il commento di Ilaria Ferrero, managing director di Ferrerolegno.
Stefano Montolli, corporate marketing director di Marcegaglia: «Siamo pienamente soddisfatti della partecipazione a questa edizione di MADE expo. Abbiamo ottenuto numerosi riscontri positivi da parte degli architetti, progettisti, e ingegneri. Ci stiamo impegnando affinché l’acciaio sia sempre più protagonista nel mondo delle costruzioni. Questo è il senso della nostra adesione a MADE expo, che si è tradotta anche nella presenza in qualità di Gold partner ad Archmarathon e nelle attività di BuildSmart».
C’è lavoro alle pendici delle vette orobiche. Secondo un approfondimento condotto dalla Cisl di Bergamo sui dati Istat, ci sono più contratti di lavoro in essere oggi rispetto al 2007, quando il tasso di occupazione diceva 64,6%. La sorpresa è che dice 64 e spiccioli percentuali anche oggi: 64,4%. Numeri di cui gioire, finalmente. Ed è anche in discesa la disoccupazione giovanile: il 2016 si è chiuso con il 25%, rispetto al 30% del 2015. Nello specifico, nel 2007 lavoravano 460 mila bergamaschi (286 mila maschi e 175 mila femmine): bene, a fine 2016, la forza lavoro in terra bergamasca era composta da 470 mila unità; in leggero calo gli uomini (280 mila), in netta crescita il gentil sesso (190 mila).
La provincia di Bergamo, poi, si evidenzia in positivo anche rispetto al quadro nazione. In Italia, secondo le rilevazioni Istat, il tasso di occupazione a fine 2016 ha raggiunto quota 57,4% (+0,1 punti percentuali rispetto al 2015) pari a 22 milioni 827 mila persone al lavoro, in aumento rispetto al dato precedente (+0,1%, 32 mila). «Presto per dire se davvero possiamo dirci completamente fuori dalla crisi – sottolinea Giacomo Meloni, segretario della Cisl di Bergamo – quello che è certo è che abbiamo recuperato, in termini assoluti, perlomeno i numeri persi in questi anni».
Finco, federazione di aziende che operano nel settore dell’edilizia, chiede due modifiche alle modifiche (non è un gioco di parole) del Codice degli appalti. Il ministero alle infrastrutture, in effetti, ha chiesto agli operatori, imprese e sindacati, un giudizio sull’aggiornamento della legge che compie ora un anno. Finco ne suggerisce alcune, eccole.
Art. 53, comma 1, lettera c) numero 2)
Aggiungere alla fine dell’espressione “qualificazione ai fini dell’ottenimento dell’attestazione di qualificazione degli esecutori di cui all’articolo 84” la frase “ e per la successiva esecuzione dei lavori e delle opere”
La motivazione di Finco.
L’art 53, comma 1, lettera c), numero 2) dell’A.C. 397 interviene sull’art. 89, comma 11 del Codice dei Contratti Pubblici relativo alle lavorazioni c.d. superspecialistiche ed in esso viene specificato che i requisiti che devono essere posseduti per queste lavorazioni devono essere dimostrati per la fase di qualificazione e non anche per quella di esecuzione che è certamente critica quanto, se non più, della fase di qualifica tanto è vero che, da sempre, i requisiti per essere qualificati quali superspecialisti sono stati chiesti per eseguire un lavoro prima ancora che per ottenere una attestazione Soa (art. 13, c. 7 della L 109/94; art. 37, c. 11 del DLgs 163/06; art. 89, c. 11 dell’attuale Codice).
E’ fondamentale, quindi, chiarire che i particolari requisiti che vengono richiesti alle attività c.d. “superspecialistiche” non sono funzionali alla sola qualificazione ma anche alla successiva esecuzione delle attività appaltate dal momento che il nuovo Codice non riprende letteralmente l’art. 40 del D Lgs 163/06 che prevedeva esplicitamente che “I soggetti esecutori a qualsiasi titolo di lavori pubblici devono essere qualificati ……”.
Si potrebbe, infatti, correre il rischio, non remoto, che i requisiti di specializzazione delle c.d. SIOS vengano richiesti per la sola fase di qualificazione e non anche per quella di esecuzione con ciò stesso vanificando la ragione stessa del loro esistere: la presenza di “notevole contenuto tecnologico o di rilevante complessità tecnica”.
Carla Tomasi, Presidente Finco
La seconda modifica riguarda, invece, l’Articolo 66, comma 1, lettera b) numero 2)
Al terzo periodo l’espressione “dei lavori per la categoria prevalente, per i lavori. Per i servizi e le forniture, tale quota è riferita all’importo complessivo del contratto” è sostituito dal seguente “ complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture”
Il motivo
L’art. Art. 66, comma 1, lettera b) numero 2) interviene sull’art 105, comma 2 terzo periodo del Codice dei Contratti, proponendo di limitare il subappalto al solo 30% della categoria prevalente lasciando, in sostanza, libero il subappalto delle categorie scorporabili non superspecialistiche (ed i pericoli legati al “subappalto libero” non hanno bisogno di ulteriori commenti)
E’ assolutamente necessario, invece, mantenere l’attuale formulazione del terzo periodo del comma 2 dell’art 105, confermando il riferimento all’intero appalto quale base sulla quale calcolare la percentuale massima di subappalto per lavori, servizi e forniture.
Il subappalto se non “limitato” nella sua applicazione continuerà a rappresentare uno degli anelli più deboli della catena degli appalti, legato com’è, non necessariamente ma assai frequentemente, ad incompetenza, approssimazione, lavoro irregolare oltre a costituire veicolo privilegiato per infiltrazioni malavitose. La vigente previsione della limitazione del 30% del subappalto all’interno dell’ammontare dell’appalto rappresenta appena un accettabile “compromesso” tra la libertà di organizzazione dei fattori della produzione, rivendicata dalle imprese appaltatrici, e la necessità della stazione appaltante di avere consapevolezza degli operatori economici realmente presenti in cantiere e delle loro capacità operative.
Del resto, quello del subappalto è istituto che, a fronte della grande varietà di soluzioni tecnico-organizzative oggi possibili (dal raggruppamento temporaneo orizzontale e verticale, alle reti di impresa, ai consorzi delle più svariate tipologie, all’avvalimento) dovrebbe, al pari del citato avvalimento, essere superato perché rappresenta una modalità di esecuzione dell’appalto “insana” e non sempre tecnicamente valida.
I riferimenti ad un quadro europeo di piena libertà nel subappalto (tre
sentenze negli ultimi 20 anni di cui una sola significativa) sono delle forzature che non tengono conto del “rischio Paese” (che ha dovuto sostituire una AVCP con una ANAC) e sono, in ogni caso, pronunce che ritengono sempre ammissibile la limitazione del subappalto quando la Stazione Appaltante non ha potuto controllare a monte i subappaltatori (cioè sempre).
Sempre all’articolo. 66, comma 1, lettera g) Finco chiede di sopprimere tutta la lettera.
Motivo
L’art. Art. 66, comma 1, lettera g) apporta modifiche all’art 105, comma 22 del Codice dei Contratti proponendo di reintrodurre la possibilità per le imprese appaltatrici di qualificarsi attraverso i lavori subappaltati .
Dopo che l’art. 85 del DPR 207/10 è stato cassato nel nuovo Codice, si prova a reintrodurre questo deprecabile modo di ottenere qualificazioni senza aver realmente svolto un lavoro, cosa resa ancor più grave dall’allargamento delle maglie del “subappalto libero” di cui all’art. 105, comma 2 terzo periodo.
Tutto il nuovo impianto del Codice degli Appalti si basa sulla qualificazione e reale capacità degli esecutori come previsto dalla Direttiva 2014/24/UE, tra l’altro, all’art. 58 paragrafo 4 <<…. Per quanto riguarda le capacità tecniche e professionali, le amministrazioni aggiudicatrici possono imporre requisiti per garantire che gli operatori economici possiedano le risorse umane e tecniche e l’esperienza necessarie per eseguire l’appalto con un adeguato standard di qualità. Le amministrazioni aggiudicatrici possono esigere, in particolare, che gli operatori economici dispongano di un livello sufficiente di esperienza comprovato da opportune referenze relative a contratti eseguiti in precedenza..….>>) e ripreso dall’art. 83, comma 8 del Codice Appalti <<Le stazioni appaltanti ….effettuano la verifica formale e sostanziale delle capacità realizzative, delle competenze tecniche e professionali …..nonché delle attività effettivamente eseguite>>.
Data la gravità della previsione di modifica all’art. 105, comma 22 del Codice appalti la modica proposta andrebbe completamente eliminata.
L’ultima proposta riguarda invece L’articolo 97, comma 1, lettera a)
E’ soppressa la frase “a meno che non siano eseguiti direttamente o non riguardino la manutenzione ordinaria”
L’art. 97, comma 1, lettera a) incide sull’art 177, comma 1 del Codice dei Contratti introducendo la possibilità di mantenere in house le manutenzioni ordinarie (che rappresentano pressocché il 100% dell’attività dei concessioni autostradali negli ultimi anni) ed i lavori eseguiti direttamente dai concessionari; un chiaro modo di aggirare i limiti imposti, giustamente, dal Codice alle attività senza gara.
La previsione andrebbe, quindi, cassata.
Non si tratta di voler limitare l’attività dei concessionari, quanto piuttosto, a fronte della spendita di pubblico denaro, di tutelare la concorrenza lasciando al mercato (che pure ha i suoi livelli occupazionali ed ha fatto i suoi investimenti in formazione e tecnologie) la possibilità di dare risposte tecniche ed organizzative adeguate ad attività che non sono proprie del concessionario ma strumentali alla sua attività principale.
Benvenuto, Quartiere 2.0. Si tratta di un concorso di idee nato con la volontà di rilanciare lo storico Quartiere Banca d’Italia de L’Aquila, duramente colpito dal sisma del 2009. Il concorso avviato dalla Sidief – società immobiliare che dal 2014 è proprietaria e gestisce in locazione le unità immobiliari del Quartiere Banca d’Italia – è attuato in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila e con il patrocinio della Banca d’Italia ed è rivolto a tutti gli studenti dell’Ateneo aquilano e a quelli del Gran Sasso Science Institute (GSSI), iscritti all’anno accademico in corso.
L’evento è stato anche l’occasione per dettagliare le azioni che saranno messe in campo da Sidief per rivitalizzare lo storico Quartiere, un complesso residenziale edificato dalla Banca d’Italia negli anni Quaranta, che si estende su una superficie di circa 28mila mq nella zona ovest della città, a ridosso del centro storico. Fra i principali interventi, la dismissione di due palazzine in via Giovanni XXIII, colpite gravemente dal sisma e totalmente da ristrutturare, i cui proventi contribuiranno agli investimenti diretti della Società per finanziare le altre iniziative di riqualificazione. Inoltre, la riqualificazione degli immobili locati, interventi di efficientamento energetico (ad esempio centrali termiche di ultima generazione), interventi sugli spazi comuni, riqualificazione delle strade.
“La Sidief crede fortemente in questo progetto di valorizzazione – ha commentato il Presidente di Sidief Mario Breglia – sia per la valenza storica e sociale dell’intervento, sia perché si rivolge al mondo dei giovani e delle giovani famiglie, che vorremmo far tornare a vivere in questo importante Quartiere dell’Aquila”. “Abbiamo deciso di avviare il concorso di idee coinvolgendo tutte le Facoltà – aggiunge il Direttore Generale Carola Giuseppetti – con l’obiettivo di un risultato interdisciplinare, finalizzato alla gestione dell’intero Quartiere. Speriamo quindi che emergano progetti interessanti, non solo tecnici, ma anche dedicati ai servizi per il Quartiere”.
Le idee progettuali dovranno avere carattere innovativo e potranno spaziare da proposte per una nuova immagine del quartiere basata su tecnologie smart ed ecocompatibili, all’individuazione di nuove funzioni, pubbliche e private, capaci di attrarre nuove famiglie e giovani studenti e lavoratori; dalle proposte per la gestione del consorzio e dei servizi per gli inquilini (per esempio in riferimento alle residenze per i giovani), anche studiando sistemi informativi, utilizzo di social e app dedicati, alle proposte per la logistica del quartiere (viabilità, aree esterne, altro). Il bando del concorso sarà pubblicato domani, 14 marzo, sul sito internet dell’Università degli Studi dell’Aquila. I tre progetti vincitori saranno identificati entro settembre 2017. La giuria sarà composta da rappresentanti dell’Università, della Sidief e della Banca d’Italia. Il miglior progetto sarà sostenuto con una borsa di studio del valore di cinquemila euro. Inoltre Sidief offrirà al vincitore una casa nel Quartiere, in comodato d’uso gratuito per un anno. Il secondo e il terzo premio saranno rispettivamente di 3mila e 2mila euro.