Home Blog Pagina 24

Edileco arriva a Milano con il primo ufficio certificato Biophilic Design d’Italia: “The Forest”

Open space Milano Hub Edileco
Albero centrale Milano Hub Edileco

La cooperativa valdostana Edileco inaugura Milano Hub, un nuovo ufficio che ne racconta i valori e l’esperienza: è infatti realizzato secondo i principi della biofilia attraverso un concept chiamato The Forest, che porta la natura all’interno dell’ambiente di lavoro aiutando a migliorare la qualità dell’aria, prevenire l’affaticamento cognitivo e ridurre lo stress. 

Lo spazio si trova a ridosso del quartiere delle Cinque Vie e occupa 500 mq distribuiti su tre livelli. Un ambiente che condensa arte e metodo scientifico e che si distingue anche in termini di efficienza: gli interventi di Edileco hanno portato al miglioramento della classe energetica.

The Forest è il primo ambiente certificato in Italia con il Biophilic Quality Index (BQI), l’indice quantitativo che consente di valutare l’aderenza ai principi della biofilia, ovvero l’orientamento dell’essere umano a trovare benessere nel contatto con la natura.

Trasformare lo spazio di lavoro in un luogo funzionale, esteticamente appagante e incentrato sul benessere è l’obiettivo del Biophilic Design, l’approccio all’architettura e all’interior design che integra elementi naturali nella progettazione degli spazi interni, per migliorare la condizione psico-fisica delle persone, aumentando i livelli percepiti di energia (+76%) e felicità (+78%).

Edileco, società cooperativa italiana specializzata in costruzioni e riqualificazioni ecocompatibili nata in Valle d’Aosta, porta questa visione nel capoluogo lombardo inaugurando Milano Hub, una nuova sede aziendale realizzata secondo i principi della biofilia. Il nuovo Hub milanese è stata l’occasione per sperimentare un moderno modello di progettazione attraverso un concept, pensato da Edileco e chiamato The Forest, che ha permesso all’azienda di realizzare il primo ufficio d’Italia certificato in Biophilic Design, anche grazie alla collaborazione con l’Università della Valle d’Aosta e in particolare con il gruppo di Ricerca GREEN – LEAF diretto dal prof. Giuseppe Barbiero, massimo esperto di Biofilia in Italia e tra i più riconosciuti a livello internazionale. 

Milano Hub, la nuova sede di Edileco

In vista dei 20 anni di attività che festeggerà nel 2025, Edileco ha scelto quindi il nuovo Milano Hub per ampliarsi e condividere la propria esperienza concretizzando il suo approccio innovativo, che coniuga progettazione, design e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Valori che sono sintetizzati dal concept The Forest: un unicum nel modo in cui applica i principi della biofilia e del design artistico, con focus sulle persone e sul rapporto con la natura. 

La nuova sede di Edileco, che andrà ad affiancarsi all’headquarter di Nus (Aosta), è situata nel distretto milanese delle Cinque Vie, crocevia dinamico di scambi commerciali già in antichità. Si sviluppa su 500 mq distribuiti su tre livelli di un condominio e rappresenta il punto di partenza per la creazione di un ambiente rigenerativo, che stimola benessere e creatività.

Protagonista assoluto è il verde, con le piante che giocano un ruolo strutturale e funzionale: creano pareti verdi, schermature solari, strutture per arredi e divisori. Posizionate in modo da essere accessibili, favoriscono l’interazione diretta, migliorando la qualità dell’aria e contribuendo all’atmosfera rigenerativa.

Concepito come uno spazio accessibile, multifunzionale e dinamico dedicato alla progettazione integrata, al design avanzato e all’innovazione, Milano Hub sarà utilizzato non solo come luogo di lavoro quotidiano, ma anche come spazio di esposizione, eventi e presentazione di nuovi progetti. L’obiettivo è rendere la nuova sede un laboratorio di idee, dove professionisti di diversi settori possano confrontarsi e ispirarsi a vicenda. 

«L’arrivo a Milano, un grande passo»

«Per Edileco, l’arrivo a Milano segna un grande passo. Abbiamo deciso di farlo portando vent’anni di esperienza nel settore edile e progettuale e presentandoci con una visione innovativa. Siamo orgogliosi di aver realizzato il primo ufficio in Italia certificato in Biophilic Design, per restituire a tutti i nostri collaboratori uno spazio in cui possano godere del massimo benessere lavorativo. L’attenzione alle persone è per noi il cuore pulsante che muove ogni decisione aziendale: dopo aver regalato un mese di ferie extra nel corso del 2024, questo nuovo ufficio vuole essere un ulteriore segnale verso tutte le persone che ogni giorno permettono a Edileco di crescere. Con questa nuova sede, non solo rafforziamo la nostra presenza in Italia, ma ci impegniamo nel promuovere scelte progettuali che integrano elementi funzionali, efficienza energetica e soluzioni artistiche, per restituire un ambiente di lavoro stimolante, sostenibile, produttivo e anche bello», così Davide Trapani, Presidente di Edileco.

Davide Trapani, Presidente Edileco

Il Professor Giuseppe Barbiero, Direttore del Green Leaf, il laboratorio di ecologia affettiva dell’Università della Valle d’Aosta, ha sottolineato: «Il nostro laboratorio ha sviluppato il Biophilic Quality Index (BQI), un sistema di valutazione del potere rigenerativo degli ambienti costruiti. Il BQI si basa su una serie di costrutti selezionati in base all’efficacia della prova che favoriscono la rigenerazione dalla fatica mentale e il recupero dallo stress. Ciò che differenzia il BQI dagli altri sistemi di certificazione del biophilic design è il suo carattere quantitativo, anziché qualitativo. Ciò permette di prevedere con buona accuratezza gli effetti sul benessere cognitivo ed emotivo, a breve e a medio termine, del contatto continuativo con la Natura garantito dal biophilic design».

Andrea Nembro, Responsabile Sviluppo Business & progetti speciali di Edileco, ha spiegato: «The Forest nasce dall’idea di integrare il verde negli spazi urbani, creando un’isola all’interno della città, dove poter respirare aria pulita e riscoprire il contatto con l’ambiente naturale. Abbiamo realizzato uno spazio di lavoro che è anche uno showroom, in cui ingegneria, architettura e design si fondono per offrire un contesto unico ai nostri collaboratori e clienti. The Forest è il risultato dell’impegno di un team di professionisti che ha lavorato per realizzare un luogo innovativo, dove natura e uomo convivono in armonia. Ci auguriamo possa diventare un punto di riferimento e un caso studio per altre realtà che intendano replicare questo approccio». 

The Forest, il primo ufficio certificato Biophilic Design d’Italia

Ad oggi, l’approccio alla biofilia è, in molti casi, ancora poco metodologico: stabilire con certezza se un ambiente rispetta i principi del Biophilic Design può essere complesso, per via della soggettività degli elementi che contribuiscono a definire uno spazio in linea con il Biophilic Design. Edileco ha invece scelto un approccio scientifico e ha ottenuto, per la prima volta in Italia, la certificazione dell’ufficio attraverso l’uso del Biophilic Quality Index (BQI), strumento di valutazione – sviluppato dai professori Giuseppe Barbiero e Rita Berto – che misura e quantifica in maniera oggettiva e standardizzata il livello di Biophilic Design e di rigenerazione di un ambiente. 

Open space Milano Hub Edileco

 

Per realizzare l’ufficio milanese, l’azienda valdostana si è basata non solo sulla propria esperienza ventennale nella progettazione e realizzazione di edifici ecosostenibili, ma anche sull’aderenza ai 15 pattern del Biophilic Design sviluppati da Terrapin Bright Green (società di consulenza sulla sostenibilità) incentrati sulla relazione con la natura, sulla biologia umana e sulla progettazione dell’ambiente. Edileco si è avvalsa anche della consulenza della dott.ssa Alice Venturella, che ha verificato i dati delle misurazioni della qualità dell’aria pre e post intervento e ha supportato il team di progettazione di Edileco nel rispettare i 15 pattern di Biophilic Design.

Il risultato è un ambiente che condensa arte e metodo scientifico, dimostrando come la biofilia possa essere integrata nel design architettonico, creando spazi di lavoro efficienti e orientati al benessere delle persone. Inoltre, il Milano Hub si distingue per la riqualificazione energetica della porzione di fabbricato interessata dai lavori: Edileco ha curato gli interventi dell’involucro esistente, delle superfici vetrate, delle partizioni interne e degli orizzontamenti e – pur intervenendo su una porzione limitata di un edificio esistente localizzato in centro città – ha ottenuto il miglioramento di due classi energetiche. Un’attenzione particolare è stata riservata alla selezione dei materiali: tradizionali elementi edilizi come legno e pietra sono stati accostati a materiali moderni come acciaio e vetro. L’arredamento è stato realizzato completamente su misura, per adattarsi al meglio allo spazio anche in fase di lavori. 

All’interno di The Forest

Rispetto a luoghi di lavoro che non prevedono contatto con la natura, negli ambienti in cui la natura è protagonista si registra un aumento del 76% nei livelli percepiti di energia e del 78% di felicità da parte dei dipendenti. Introdurre suoni della natura, che vadano a sostituire quelli di un ambiente urbano, può invece migliorare le prestazioni cognitive, in media del 13,9%.

Edileco, con la sua visione innovativa, proponendo per il suo Milano Hub il concept The Forest sta quindi non solo rispettando l’ambiente ma anche valorizzando il suo capitale umano, dimostrando che il benessere dei dipendenti e la produttività aziendale possono andare di pari passo grazie al Biophilic Design.

Nel nuovo ufficio milanese natura, architettura e bellezza si fondono armoniosamente, a partire dal logo di The Forest posizionato all’entrata, dove gli anelli degli alberi si integrano nella stilizzazione di una mappa di Milano. 

Lo spazio si sviluppa su tre livelli.

Al piano terra, la reception accoglie i visitatori in un ambiente particolarmente verde, con la sala d’attesa che ospita una fontana, che simula il movimento dell’acqua di montagna, e un albero centrale. Realizzata a mano da maestranze di Edileco, la struttura è un elemento artistico ma anche ingegneristico: al suo interno si trova infatti un sistema di purificazione dell’aria. L’aria calda che sale viene raccolta nei tubi interni e filtrata, mentre l’aria inquinata viene riportata verso il basso per essere trattata, simulando il processo naturale di fotosintesi clorofilliana.

Salendo al primo piano, si scopre l’open space, che richiama l’idea delle storiche e simboliche terrazze di Milano grazie alle balconate presenti. Qui la luce naturale, le forme organiche e i materiali naturali si uniscono a un attento isolamento energetico e acustico: tutto è progettato per favorire il rilassamento e la concentrazione grazie alla presenza di elementi naturali che innescano una “soft fascination” e riducono lo stress. 

Al piano interrato, infine, si trovano le sale meeting flessibili con pareti vetrate e fonoassorbenti, una materioteca e un locale stampa, oltre a aree dedicate ai dipendenti, come la zona break, la cucina e spazi per il relax e la socializzazione. Il pavimento sopraelevato preesistente è stato recuperato per motivi di sostenibilità, offrendo accesso ai cablaggi e mantenendo un’estetica pulita, mentre un avanzato impianto di trattamento dell’aria garantisce ventilazione e controllo della temperatura. 

250 ragazzi in visita allo stabilimento di T2D di Todi alla scoperta del laterizio

T2D

T2D è protagonista di un’iniziativa didattica con un l’istituto umbro Cocchi-Aosta di Todi (Perugia). Ragazzi in visita nello stabilimento hanno partecipato anche a un laboratorio per insegnare attività e tecnologie dell’industria.

«Guarda le cose come se le vedessi per la prima volta, con gli occhi di un bambino, fresco di meraviglia», raccomandava l’artista statunitense Joseph Cornell. E di meraviglia sono stati colmi gli occhi dei 250 ragazzi della scuola secondaria di primo grado Cocchi-Aosta di Todi (Perugia), varcando le porte dello stabilimento umbro di T2D, principale produttore di laterizi in Italia, per l’iniziativa di formazione del percorso «Argilla e movimento», ideato dall’azienda in collaborazione con l’Ecomuseo dell’Argilla Munlab di Cambiano (Torino).

Visita nello stabilimento T2D di Perugia
Visita nello stabilimento T2D di Perugia

Porte aperte

L’iniziativa didattica si è sviluppata nell’arco di quattro mattinate, dal 22 al 25 ottobre, e ha coinvolto ragazzi tra i dieci e gli undici anni di nove classi diverse dell’istituto tudertino.

«Questo evento non vuole essere un’iniziativa una tantum, ma desideriamo protrarla nel tempo. Siamo abituati ad aprire le porte dei nostri stabilimenti a figure legate al mondo professionale, come rivendite, progettisti, imprese, università e scuole di geometri. Adesso vogliamo coinvolgere anche i ragazzi più giovani», afferma Alessandro Andreucci, responsabile marketing dell’azienda.

«Vogliamo mostrare ai più giovani come un’azienda moderna possa essere un luogo sicuro, accogliente, pulito e vivibile, e avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro. In questa società, dove tutto è digitale, dove si è persa la manualità nel fare le cose, gli studenti possono contemplare mestieri che possiamo definire tradizionali.

Intendiamo inoltre favorire una maggiore conoscenza sulla produzione dei laterizi e mostrare il know how, le tecnologie dell’industria 4.0 e soprattutto la sostenibilità, sia dei prodotti che relativa alla gestione degli stabilimenti», spiega il manager.

Manufatti di argilla

Alla riscoperta della manualità è legato anche il laboratorio che ha concluso la visita allo stabilimento produttivo, in cui i ragazzi sono stati chiamati a realizzare dei manufatti con l’argilla.

Con la manipolazione dell’argilla gli studenti hanno interagito con terra, acqua e fuoco, i tre elementi naturali alla base della produzione del laterizio. Liberando la propria fantasia, ogni ragazzo ha creato la sua piccola opera d’arte.

I manufatti, realizzati in argilla cruda, verranno successivamente cotti nei forni dell’azienda, per poi essere trasferiti presso l’istituto scolastico e mostrati all’interno di una installazione.

L’installazione, chiamata Biomuro, trae spunto dalla ricerca dell’architetto Cesario Carena, che ha declinato l’idea dei gabbioni di contenimento fatti con reti elettrosaldate e riempiti di pietre in un’opera di design in cui la struttura di rete elettrosaldata ingloba manufatti di terracotta, laterizi di scarto riciclati dalla produzione industriale, piccole piante resistenti che colonizzano la struttura, uova nido di terracotta che accolgono uccelli.

Installazione Biomuro
Installazione Biomuro

In questo caso il Biomuro , progettato ad hoc per lo stabilimento T2D di Todi, accoglierà tutte le opere dei ragazzi senza soluzione di continuità, ampliandosi nel tempo grazie dal contributo delle classi che si susseguiranno nell’esperienza creativa con l’argilla.

Un mattone speciale

Ma l’iniziativa Argilla e movimento non si esaurisce qui. Oltre al percorso intitolato «Un altro mattone», che ha coinvolto i ragazzi delle prime classi delle scuole secondarie di primo grado, T2D e Munlab hanno previsto altri due progetti che saranno programmati nella prossima primavera: «Un altro paesaggio» e «Un altro materiale».

Il percorso «Un altro paesaggio», dedicato alle seconde classi, si concentrerà sulla zona della cava e il suo rapporto con il territorio circostante.

«Questo percorso vuole portare gli studenti a riflettere su come l’industria può contribuire alla trasformazione positiva del territorio», spiega Andreucci.

La zona di estrazione della materia prima del sito produttivo T2D di Todi è infatti inglobata all’interno di un’oasi naturale che si estende per oltre 60 ettari. All’interno di quest’area, tra boschi e colline, è possibile incontrare anche diverse specie animali al libero pascolo.

«Nella cava di Todi c’è una gestione rispettosa nei confronti della natura circostante, con attività di ripristino ambientale periodico della zona di escavo della materia prima. In più, dietro questa cava, sono stati installati anche impianti fotovoltaici per un incrementare l’utilizzo di energie rinnovabili».

Il terzo format, «Un altro materiale», è invece dedicato alle classi terze delle scuole primarie di secondo grado e prevede un percorso più tecnico, con visite più approfondite sui materiali e i processi produttivi.

«Per noi è molto importante far conoscere da vicino la nostra realtà, i principi che guidano le nostre attività quotidiane e il senso di appartenenza nei confronti del territorio, inteso sia come natura sia come comunità locale, nel segno di una sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale», dichiara Andreucci.

Feedback positivo

«Abbiamo ricevuto feedback assolutamente positivi da parte dei docenti dell’istituto scolastico Cocchi-Aosta e proprio sulla base di questo riscontro vogliamo allargare questa iniziativa alle altre scuole dell’Umbria e delle regioni in cui siamo presenti con i nostri stabilimenti», racconta il responsabile marketing di T2D.

«In Piemonte, dove siamo già attivi da anni con questa attività di formazione insieme all’Ecomuseo Munlab, vorremmo crescere ancora di più. Il loro supporto è stato fondamentale per esportare il progetto didattico Argilla in movimento da Cambiano (Torino) a Todi, fino a toccare in futuro anche Gabbro (Livorno) e Masserano (Biella)».

Con questa attività T2D continua a coltivare il suo impegno verso la formazione, finora rivolta in particolar modo al target professionale.

Nel 2024 l’azienda ha realizzato oltre 30 eventi con crediti formativi per i progettisti e oltre 120 eventi con le imprese, sia in azienda che direttamente in cantiere, e con i rivenditori.

T2D collabora da sempre con il mondo accademico e con il consorzio Poroton, veicolando anche le competenze dei maggiori esponenti ed esperti del settore del mondo dei laterizi.

Così Munlab racconta T2D

«Ringrazio T2D per averci coinvolto in questo bel progetto di didattica incentrata sull’esperienza diretta dell’argilla. È stimolante esportare le nostre competenze ormai ventennali in un nuovo contesto e un’opportunità preziosa per avviare nuove progettazioni: l’entusiasmo mostrato dai ragazzi e dai docenti ci incoraggia.

Lo stabilimento T2D di Todi è una realtà dinamica e innovativa, accogliente e disponibile a sperimentare il coinvolgimento di studenti e abitanti nell’esplorazione creativa di un materiale e del suo ciclo produttivo», commenta Elena Carena, direttrice del Munlab Ecomuseo dell’Argilla, aderente alla Rete degli Ecomusei del Piemonte e alla Rete degli Ecomusei Italiani.

Nato nel 2001 per volontà dell’Associazione La Fornace Spazio Permanente, attiva dal 1993 negli spazi dismessi della Fornace Carena di Cambiano (Torino), Munlab – Ecomuseo dell’Argilla prende il suo nome da mun, parola che in piemontese indica il mattone.

Fin dalla sua fondazione l’obiettivo dell’ecomuseo è stato quello di raccontare la comunità di Cambiano e dei lavoratori di fornace, gli edifici dismessi e l’ex cava di argilla della Fornace Carena, e la realtà di un materiale come l’argilla, attraverso l’arte e il design.

Così gli spazi della produzione della fornace sono diventati fucine creative di idee e sperimentazioni.

Inoltre, Munlab organizza numerose attività didattiche pensate per diverse età, dai più piccoli che frequentano l’ultimo anno del nido fino agli studenti dell’università.

Dal 2023 il Munlab ha il supporto di T2D, in sintonia con l’obiettivo aziendale di proporre formazione e informazione per diffondere la cultura dell’argilla e del costruire di qualità.

di Veronica Monaco

Friulsider incorpora Si.Cop Etanco e consolida la presenza in Europa

Lo stabilimento Friulsider di San Giovanni al Natisone

Aria di novità in Friulsider, che all’inizio di novembre ha incorporato Si.Cop Etanco, filiale italiana del gruppo francese Etanco.

Specializzato nel settore dei fissaggi e degli accessori per le coperture e le facciate ventilate, Etanco serve oltre 18 mila clienti distribuiti in più di 50 Paesi in tutto il mondo, generando un fatturato di 260 milioni di euro all’anno.

Nel 2022 il Gruppo francese è stato acquisito dalla multinazionale americana Simpson Strong-Tie. La fusione Si.Cop Etanco-Friulsider si inserisce dunque all’interno di questa operazione e rientra in una serie di sinergie messe in atto da Simpson Strong-Tie al fine di consolidare la presenza del gruppo in Europa.

Gli spazi produttivi e logistici di Friulsider presso lo stabilimento di San Giovanni al Natisone (Udine) sono stati recentemente potenziati, anche per sostenere la crescita e accogliere la business unit Etanco, ottimizzando flussi e gestione, mentre gli uffici commerciali e la sede operativa restano a Milano per garantire continuità di servizio ai clienti.

Ne parliamo con Fabrizio Tofoni, già direttore vendite e marketing di Friulsider, nominato da novembre amministratore delegato di Friulsider e nuovo direttore regionale della branch Europa del Sud di Simpson Strong-Tie.

Fabrizio Tofani
Fabrizio Tofoni nominato da novembre nuovo amministratore delegato Friulsider e nuovo direttore regionale della Branchi Europa del Sud di Simpson Strong-Tie

Quali saranno le responsabilità del suo incarico e quali obiettivi intende raggiungere?

I prossimi mesi si presentano molto sfidanti, perché il mercato si annuncia stabile, ma grazie alla recente fusione saremo in grado di diversificare e aprire a nuovi mercati.

Gli obiettivi rientrano in un piano strategico che guarda fino al 2030. Volendo riassumere in poche righe le priorità, punteremo a valorizzare le persone, aumentare l’efficienza, sfruttando le sinergie di gruppo e sostenere le vendite.

Il Piano prevede crescite importanti e stiamo valutando ulteriori investimenti necessari.

Quali sono state le principali tappe dello sviluppo di Friulsider dalla sua fondazione a oggi?

Friulsider nasce nel 1966 come azienda per la produzione di viti, ma presto è diventata un’importante realtà del territorio sviluppando il suo portfolio con la produzione di tasselli in nylon (1978) e metallici (1981).

Tra gli anni Novanta e Duemila lo stabilimento si è ampliato con l’introduzione del primo impianto di assemblaggio automatico, il reparto dedicato alla produzione plastica e il laboratorio interno.

Inoltre, durante questo periodo Friulsider ha cominciato a espandersi oltre i confini nazionali con l’acquisizione della filiale nel Regno Unito.

Nel 2008 Friulsider è entrata a far parte del Gruppo francese Etanco, realtà internazionale specializzata nel settore dei sistemi di fissaggio per l’involucro edilizio.

Negli anni successivi il focus è stato sulla qualità di prodotto, puntando all’ottenimento di certificazioni e allo sviluppo di soluzioni riconosciute per l’edilizia sismica.

Nell’aprile 2022 il gruppo Etanco, e quindi anche Friulsider, è stato acquisito dalla multinazionale americana Simpson Strong-Tie, leader mondiale nelle soluzioni strutturali.

Che cos’è cambiato per voi con l’acquisizione?

L’acquisizione da parte di Simpson è stata sicuramente una svolta positiva per l’azienda. Siamo entrati a far parte di una multinazionale forte e riconosciuta in tutto il mondo.

Sin da subito gli investimenti del gruppo americano sulla sede friulana sono stati notevoli, portando a un ampliamento di circa 10 mila metri quadrati dello stabilimento.

Abbiamo ingrandito il magazzino e ricollocato i dipartimenti di confezionamento e assemblaggio, aumentando l’efficienza anche grazie all’introduzione di veicoli automatizzati.

Inoltre, l’arrivo di Simpson ci ha permesso di ampliare il nostro portafoglio prodotti, introducendo numerose soluzioni progettate per l’edilizia legno, settore in cui Simpson è leader mondiale.

A seguito dell’acquisizione abbiamo lanciato infatti sul mercato italiano la gamma di connessioni per legno e durante il 2024 abbiamo rafforzato l’offerta con l’aggiunta di più di cento nuovi prodotti.

Dal 2022 Friulsider è anche responsabile per il Sud Europa all’interno del gruppo multinazionale: che cosa ha comportato questo per l’azienda?

Con l’acquisizione Friulsider è diventata headquarters della branch dell’Europa del Sud, che comprende Italia, Spagna e Portogallo.

Questo sicuramente è dovuto alla posizione strategica, un polo logistico e distributivo chiave per tutto il continente.

In quanto sede della filiale, molti reparti saranno centralizzati e coordinati direttamente da San Giovanni al Natisone (Udine).

Da novembre Si.Cop Etanco è stata incorporata in Friulsider: che cosa cambierà per voi? E per i vostri clienti?

La fusione segna un passo strategico all’interno di un processo di espansione e consolidamento della presenza in Europa da parte di Simpson e punta a ottimizzare i processi aziendali e i flussi operativi.

Questa operazione ci permetterà di sfruttare le sinergie tra le due realtà e sviluppare nuove opportunità soprattutto guardando all’ambito della sostenibilità e dell’efficienza energetica.

Dal punto di vista organizzativo, Si.Cop Etanco è diventata una business unit della società Friulsider e il magazzino lombardo è stato spostato a San Giovanni al Natisone, anche in forza del recente ampliamento.

Ci saranno ripercussioni sui clienti e sulla rete vendita?

Per i clienti nel concreto non cambierà nulla, l’offerta a marchio Etanco non subirà alcuna modifica e i contatti commerciali rimarranno gli stessi, garantendo continuità e lo stesso livello di servizio.

Non ci saranno ripercussioni neanche sulla rete vendita, perché le due realtà hanno canali distributivi differenti: Friulsider si appoggia a un team di agenzie presenti su tutto il territorio nazionale, mentre Etanco mantiene una strategia di distribuzione diretta.

Friulsider si distingue per l’innovazione, la qualità e la vasta gamma di soluzioni tecniche offerte a livello internazionale. Quali prodotti offrite in Italia?

La gamma Friulsider è vasta e completa. Comprende sei linee di prodotto: fissaggi metallici, fissaggi chimici, fissaggi plastici, viti autofilettanti e autoperforanti, fissaggi per legno e bulloneria.

I nostri fissaggi metallici includono ancoranti come gli storici FM 753 e ATS evo, anche nelle versioni con certificazione sismica.

Tra i fissaggi in nylon invece spiccano sicuramente i tasselli prolungati ad alte prestazioni, b e FM-X5 sviluppati per l’involucro edilizio, e la gamma universale dell’X1 ideale per tutti i supporti.

Con l’acquisizione di Simpson abbiamo poi ampliato notevolmente la nostra linea di fissaggi per legno, dedicando un catalogo esclusivamente a queste soluzioni.

Quali sono i vostri prodotti di punta?

Il nuovo ancorante pesante passante FM 753 EVO
Il nuovo ancorante pesante passante FM 753 EVO

Sicuramente tra i nostri fissaggi metallici spicca il nuovo FM 753 evo, lanciato proprio all’inizio del 2024.

La nuova gamma dell’ancorante pesante passante è stata un grande progetto di innovazione portato avanti dall’azienda, in quanto ha visto la riprogettazione di un tassello storico del nostro portafoglio prodotti.

Il 753 evo è in media il 30% più performante rispetto ai precedenti e comprende una gamma certificata molto più estesa.

Nella prima parte del 2025 verrà installato un nuovo macchinario dedicato proprio alla produzione di questo tassello, a dimostrazione di quanto crediamo in questa innovazione.

Quali sono i vostri canali di distribuzione?

Friulsider opera principalmente tramite una solida rete vendita nazionale: abbiamo più di 20 agenzie in tutta Italia che si occupano del canale della rivendita e corrispondono a più del 50% del fatturato totale.

Serviamo anche numerosi grossisti attraverso un canale dedicato. Inoltre, sempre con personale interno gestiamo diversi clienti del mondo dell’industria ai quali prepariamo kit personalizzati e diversi esponenti del mondo del fai-da-te.

Anche l’export è gestito direttamente dal nostro commerciale interno raggiungendo circa 60 Paesi in tutto il mondo in sinergia con il Gruppo.

Negli ultimi anni, soprattutto grazie all’acquisizione americana, il nostro target si è ampliato e diversificato. Stiamo puntando sempre più al target di progettisti e architetti.

I nostri prodotti sono progettati per l’edilizia strutturale e quindi diventa di fondamentale importanza per noi che siano direttamente inseriti nei progetti.

Come si articola il vostro rapporto con i rivenditori di materiali edili?

Il nostro target principale negli ultimi 50 anni è sempre stata la rivendita. Supportiamo le agenzie con la nostra presenza in occasione di eventi open house, tramite progetti di formazione e il servizio di merchandising con scaffalature brandizzate.

di Veronica Monaco

Nuova finitura per esterni: colori saturi resistenti alle intemperie

Finitura per esterni

L’ultima novità del Sistema fassaColour di Fassa Bortolo è Fassadvance Protection, una finitura per esterni sviluppata per proteggere senza rischi quei colori saturi e di particolare impatto che tendono a subire un degrado più rapido a causa delle intemperie.

Non solo per toni neutri come grigio e marrone: la soluzione è pensata anche per il nero, il giallo e il rosso, colori intensi e accesi.

Fassadvance Protection capannone

Grazie a una innovativa formulazione, Fassadvance Protection salvaguarda le facciate e garantisce una maggiore resistenza all’invecchiamento causato dagli agenti atmosferici, come l’esposizione al sole, il caldo eccessivo, freddo, pioggia, gelo e umidità.

L’elevato grado di idrorepellenza consente alle gocce d’acqua di defluire più facilmente dalla superficie, permettendo quindi alla parete di asciugarsi più velocemente, riducendo il rischio di deterioramento e lo sviluppo di alghe e muffe.

Conforme alla norma En 1504-2, Fassadvace Protection è studiata anche per la protezione di superfici in calcestruzzo.

Il prodotto è stato inoltre sottoposto a severi test in grado di accelerare l’invecchiamento della colorazione, attraverso ripetuti cicli di esposizione alle radiazioni e all’acqua, secondo la norma En Iso 16474-2, con ottimi risultati per quanto concerne la resistenza.

FASSADVANCE_PROTECTION

Fassadvance Protection è disponibile in una vasta gamma di tinte con una nuova palette composta da oltre 50 colorazioni, tra cui un’ampia scelta di toni saturi e molto profondi, dal marrone al rosso, dall’ocra al grigio, per soluzioni dal forte impatto visivo ed emozionale.

La proposta è dedicata all’edilizia civile, ma al mondo industriale che può rafforzare l’identità aziendale con una scelta forte dal punto di vista cromatico.

di Alice Fugazza

Superpan Build, il pannello strutturale in legno sostenibile e versatile

Xt Insulation
Andrea Baldo Direttore commerciale Xt Insulation
Andrea Baldo | Direttore commerciale Xt Insulation

Costruire, ma nel rispetto della natura e con soluzioni innovative. Un obiettivo alla base della scelta da parte di Xt Insulation del pannello strutturale Superpan Build, realizzato in fibre e particelle di legno.

La sua distribuzione sul mercato italiano è stata affidata a partire da gennaio 2024 in esclusiva all’azienda, come racconta Andrea Baldo, direttore commerciale di Xt Insulation.

Avete presentato da qualche mese il pannello Superpan Build. Quali sono le sue principali caratteristiche?

Superpan Build è un pannello strutturale innovativo realizzato in fibre e particelle di legno: ha un ampio elenco di vantaggi, tra i quali la straordinaria tenuta alle viti strutturali e l’elevata resistenza al carico.

Superpan Build è un pannello estremamente versatile, adatto a numerosi impieghi come elemento strutturale controventante o come elemento di rinforzo nella realizzazione degli edifici.

Una delle difficoltà dei rivenditori è capire come presentare un prodotto ai clienti. Quali consigli darebbe a un possibile acquirente?

In questo primo anno di commercializzazione e promozione di Superpan Build sul mercato italiano abbiamo riscontrato che, sicuramente, il miglior modo per far capire le potenzialità e la duttilità del materiale è quello di farlo provare. Testando il prodotto si riescono veramente a comprendere i vantaggi del materiale stesso.

Pannello strutturale

Quali sono le possibili applicazioni del pannello?

Superpan Build si presta a molteplici applicazioni: può essere utilizzato come elemento strutturale controventante nella realizzazione di pareti, solai e coperture, oppure come elemento di rinforzo per pareti a secco, pareti divisorie e controplaccaggi.

Inoltre, si presta a essere abbinato ad altri materiali costruttivi complementari, in primis, gli isolanti e i sistemi costruttivi a secco. La posa del pannello è un ulteriore punto a favore in quanto non richiede particolari abilità ed è molto semplice.

I pannelli si possono sagomare per renderli a misura?

Superpan Build, essendo facilmente lavorabile, si può sagomare senza particolari difficoltà poiché il taglio si può eseguire con utensili comunemente presenti in cantiere.

Inoltre, il pannello è utilizzabile anche in eventuali ritagli perché, anche tagliato, non perde le sue qualità e gli eventuali sfridi possono essere impiegati in diversi frangenti dello stesso cantiere.

Come è composto il processo produttivo del Superpan Build?

Si tratta di un pannello composito formato da cinque strati di materiale derivato da differenti lavorazioni del legno e ricomposto mediante processo di pressatura in continuo.

Le facce esterne sono formate da uno strato di Hdf e gli strati intermedi sono costituiti da particelle fini e grosse di legno.

Il pannello Superpan Build impiegato come rinforzo strutturale per pareti a secco
Il pannello Superpan Build

Come si posiziona questo materiale rispetto al tema della sostenibilità?

Superpan Build di Xt Inuslation è un pannello estremamente sostenibile. La sua produzione richiede poca energia, è realizzato impiegando un’alta percentuale di legno riciclato e per la restante parte utilizza legno locale proveniente da foreste certificate e gestite in maniera responsabile. Inoltre, a fine vita i pannelli sono riciclabili al 100%.

Sono previste delle certificazioni di sistema?

Sì, stiamo lavorando ad alcune certificazioni di sistema e ne abbiamo già ottenuta una.

In particolare, Superpan Build, accoppiato a una comune lastra in cartongesso, ha ottenuto la certificazione di reazione al fuoco di sistema di Euroclasse B-s1,d0.

Siamo molto soddisfatti di questo risultato, poiché è la conferma che il pannello ha un grande potenziale da sviluppare sul mercato.

di Franco Saro

Novacolor svela i Color Trends 2025

novacolor

Novacolor, il brand di San Marco Group dedicato all’arte decorativa, presenta i Color Trends 2025. Presentati in anteprima nello showroom milanese di Novacolor, sono basati sulla ricerca e lo studio del colore del designer e architetto Gian Paolo Venier di OTTO Studio by Paola Navone.

Eclipsia-novacolor

Colore dell’Anno 2025 è Eclipsia, un arancione morbido e vibrante «pura energia e vitalità, capace di trasformare l’atmosfera di un ambiente con una semplice iniezione di colore; perfetto per gli spazi della vita quotidiana, infonde dinamismo e positività, mantenendo sempre un’aura di sorpresa», racconta Gian Paolo Venier.

Gian-Paolo-Venier
Gian Paolo Venier

Ad Eclipsia si aggiungono quattro palette: Penumbra, Zenith, Aura e Supernova, creando connessioni armoniche che aprono inaspettate possibilità di colore, permettendo ad architetti e designer di esplorare nuove possibilità creative adattandosi ad ogni tipo di progetto.

Le pitture MATmotion Novacolor

I Color Trends 2025 si integrano nella linea MATmotion di Novacolor, una collezione di flat paints professionali disponibile in finiture ultra opaca ed eggshell.

«La linea di flat paint professionali MATmotion ha da sempre rappresentato il veicolo naturale per esprimere a pieno le potenzialità delle nostre intuizioni di colore. Pensiamo a nuances versatili, eclettiche e profondamente connesse. I Color Trends Novacolor ridefiniscono gli spazi, offrendo un’esperienza che mette a contatto lo stile con un bisogno crescente di comfort e serenità», Anna Bertaccini, Brand Marketing Manager di Novacolor

La gamma MATmotion è formulata per garantire prestazioni elevate e un rapido riutilizzo degli spazi tinteggiati, grazie alla bassa emissione di VOC, senza formaldeide e plastificanti aggiunti.

I prodotti della linea, come MATmotion Supreme Matt e MATmotion Extra Eggshell, sono certificati secondo lo standard REDcert², che attesta l’uso di materie prime sostenibili.

La certificazione Eurofins Indoor Air Comfort Gold conferma inoltre il rispetto dei più rigidi standard di qualità dell’aria interna, rendendoli ideali per ambienti residenziali e commerciali.

I Novacolor Color Trends 2025

Eclipsia (Colore dell’Anno): MM311

Penumbra (Palette 1)

Evoca la zona di transizione tra luce e ombra. Perfetto per una palette di colori sfumati e delicati

Light Year MM313, Dark Matter MM313, Eclipsia MM311, Ermetic Fobos MM314, Faint Glimmer MM 315, Milky Way MM 316.

penumbra

Zenith (Palette 2)

Riflette il punto più alto del cielo durante l’eclissi, simbolo di massima luminosità e chiarezza. Adatto a una palette vibrante e brillante.

Callisto’s Vibe MM317, Vega’s Return MM318, Eclipsia MM311, Venus’ Caress MM319, Ares’ Passion MM320, Sirius’ Fall MM321.

zenith

Aura (Palette 3)

Un simbolo che evoca un senso di energia, luce e bellezza intrinseca, suggerendo un legame tra la dimensione estetica e quella emotiva.

Ursa Mayor MM322, Ursa Minor MM323, Eclipsia MM311, Aquarius Drop MM324, Pluto Fairy MM325, Moon Beam MM326.

aura

Supernova (Palette 4)

Un’esplosione stellare di straordinaria potenza che illumina il cosmo con una luce intensa, visibile anche a milioni di anni luce di distanza.

Shy Collision MM327, Orion’s Dream MM328, Eclipsia MM311, Dusk’s Serenity MM329, Midnight Whisper MM330, Steel Resolve MM331.

supernova

La rivendita F.lli Trotta riceve l’Aquila di Diamante – Maestri del Commercio

trotta-finale-ligure

Venerdì 22 novembre 2024, alle ore 10, la rivendita F.lli Trotta di Finale Ligure (Gruppo Made) sarà premiato con l’Aquila di Diamante per il compimento di 50 anni di attività.

trotta-finale-ligure

La premiazione, organizzata da 50&Più Savona in collaborazione con la locale Confcommercio, si terrà presso la Sala del Palacrociere a Savona Porto.

Il premio si inserisce nell’ambito dei riconoscimenti “Maestri del Commercio” conferiti dall’associazione 50&Più per premiare gli imprenditori per il loro apporto nella vita sociale ed economica del territorio. L’onorificenza è conferita ai titolari di esercizi commerciali, turistici e di servizi con 25, 40 e 50 anni di attività, che ricevono rispettivamente le Aquile d’Argento, d’Oro e di Diamante. 

La mattinata inizierà con l’intervento dei relatori alle ore 10, a cui seguirà la consegna dei riconoscimenti a partire dalle ore 10.20. Dalle 14.30 la giornata proseguirà con la celebrazione per i 140 anni di Confcommercio Savona.

Pnrr: dove finiscono i fondi europei? L’analisi per regione

pnrr

Facciamo il punto sul Pnrr. Non è interessante monitorare solo quanto (e se) i soldi europei vengono spesi. È istruttivo anche capire come e dove finiscono i miliardi di Bruxelles.

Dai dati resi noti dal Servizio studi della Camera, emerge un aspetto che probabilmente non tutti si attendevano: Lombardia, Lazio e Campania monopolizzano un terzo dei fondi.

La Lombardia vanta 45.690 misure per quasi 16,5 miliardi (il 13% del totale della torta finanziaria), per il 34% concentrati sulla Missione 2: rivoluzione verde e transizione ecologica, una sfida cruciale per il tessuto produttivo. Centro e Sud, cioè Lazio e Campania, impiegano rispettivamente 12,5 e 11,9 miliardi.

In Lazio la parte più grande (2,9 miliardi) è destinata alla Missione 1, tra digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo. La Campania punta invece su transizione ecologica e scuola.

La fotografia del Pnrr diviso per regioni accende un faro anche su quella che è la ripartizione dei fondi nelle prime sei Missioni (escluso quella dedicata al RepowerEu).

La Lombardia, per esempio, si aggiudica il 15% delle risorse complessive impegnate per la transizione ecologica (5,6 miliardi su 37,9), ma anche la dote più alta delle Missioni 4 (istruzione e ricerca, 3,8 miliardi), 5 (coesione e inclusione, 1,6 miliardi) e 6 (salute, 2 miliardi).

Al contrario, il Lazio che assorbe il 20% dei fondi dedicati alla digitalizzazione (2,9 miliardi su 14,6), e la Campania è a quota 1,2 miliardi. La rivoluzione verde interessa meno al Centrosud e più al Nord.

Dopo la Lombardia, la transizione green è l’obiettivo di Emilia-Romagna, con progetti per 3,9 miliardi (ben il 47% degli 8,4 miliardi destinati al territorio).

E il Veneto? È al primo posto della Missione 3, infrastrutture per una mobilità sostenibile, con misure per 3,6 miliardi, il 16,5% dei 21,9 miliardi attribuiti al settore e il 34,4% dei fondi nella regione.

A seguire ci sono il Piemonte, con 2,5 miliardi, e la Campania, con 2,2 miliardi. Ma è in Liguria che c’è la maggiore concentrazione di fondi sulle infrastrutture: 2,1 miliardi su 4,9 totali nella regione (il 43,5%). Insomma, un Pnrr in ordine sparso.

di Federico Mombarone

Carenza di manodopera in edilizia: l’integrazione dei lavoratori ghanesi

Carenza di personale
La canicola

In cantiere c’è carenza di manodopera. E questo deficit riguarda anche le mansioni di basso livello, non solo compiti tecnici o di alta specializzazione. Eppure, c’è un esercito di non italiani che potrebbe essere utilizzato nel mondo dell’edilizia.

Lasciamo perdere le polemiche, le dispute e le contrapposizioni della politica. Nei fatti, non deve stupire se ci sono aziende che importano letteralmente manodopera.

Non attraverso l’arruolamento di chi è sbarcato dai gommoni a Lampedusa, ma con una immigrazione regolare e nel rispetto delle regole.

È, per esempio, quanto avvenuto a Bergamo, dove l’azienda di costruzioni e impianti Crs ha assunto operai formati in Ghana.

L’idea è stata tradotta in pratica anche grazie alla presenza in Africa dell’azienda: Crs in Ghana ha realizzato due ospedali, una parte del Parlamento, un campo universitario e ville private.

Tramontati i piani di sviluppo nel Paese africano, l’azienda italiana ha scelto di non rinunciare alla professionalità di addetti che erano già formati.

Anche perché chi ha un’azienda all’estero controllata in Italia, con dipendenti da oltre 24 mesi, può farli immigrare in modo regolare, con un percorso di ulteriore formazione.

Crs, quindi, ha portato in Italia 16 giovani lavoratori, che già in Ghana hanno seguito la prima parte di un percorso di integrazione, tra cui non mancavano gli elementi base dell’italiano.

A Bergamo proseguiranno i due anni di formazione non solo professionale, ma anche linguistica, culturale e sociale.

Gli operai rimarranno a Bergamo per un anno, poi si vedrà chi vuole proseguire. Quello di Bergamo, insomma, sembra un esperimento sociale interessante.

Ma bisogna aggiungere che le coincidenze favorevoli sono abbastanza fuori dall’ordinario: personale già esperto in Africa e possibilità di favorire il processo di integrazione.

Per questo è difficile capire perché un processo di questo tipo non possa essere replicato anche con chi in Italia risiede già: a gennaio 2023 gli stranieri regolari in Italia erano 5,050 milioni, l’8,6% della popolazione totale. E da allora sono aumentati.

di Franco Saro

A EDIT Napoli 2024 con De Marchi Verona

De Marchi Verona a Edit Napoli

All’Archivio di Stato di Napoli artigianato, design d’autore e ricerca d’impresa: è EDIT Napoli, la fiera diretta e curata da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi, giunta quest’anno alla sua sesta edizione.

De Marchi Verona a Edit Napoli

Con oltre 100 espositori e 7 CULT, EDIT Napoli, ha trasformato il capoluogo campano in un itinerario di meraviglie ribadendo il suo ruolo nel palinsesto internazionale degli appuntamenti di settore.

Numen, la raffinata collezione di De Marchi Verona

In questa cornice unica, De Marchi Verona ha presentato l’intenso dialogo tra artigianato e produzione in serie, attualizzando la porcellana, suo materiale eletto, in un percorso di ricerca progettuale sviluppato insieme a Doriana e Massimiliano Fuksas e che ha dato genesi a Numen, una raffinata nuova collezione di superfici da rivestimento in porcellana smaltata per interni ed esterni.

Con un’installazione site specific nell’Atrio dei Marmi dell’Archivio di Stato, De Marchi Verona ha presentato l’eleganza compositiva della collezione Numen: definita da dettagli tridimensionali che richiamano la trama sottile e irregolare delle rocce frastagliate e la bellezza delle pietre erose, Numen è caratterizzata da una meticolosa lavorazione artigianale di altissima qualità della porcellana smaltata.

De Marchi Verona a Edit Napoli

L’idea di Doriana e Massimiliano Fuksas

La collezione Numen è stata ideata da Doriana e Massimiliano Fuksas come una composizione di due diversi elementi che attraverso la loro posa compongono un paesaggio sempre mutevole per texture, colori, finiture e linee sinuose generando inattesi giochi di luci e ombre: un elemento dalla forma quadrata ma non ortogonale e un secondo elemento a croce che crea una dimensione dinamica e tridimensionale, una superficie suggestiva che vuole essere un tributo alla bellezza della natura.

Cadenza di Kejun Li e Maya di Giacomo Totti

In mostra anche Cadenza designata da Kejun Li, in un inedito color bronzo, che unisce precisione matematica e approccio creativo per dare origine a una collezione di rivestimenti in porcellana che omaggia il ritmo musicale.

Cadenza

E Maya superficie in finissima porcellana che si ispira agli stilemi architettonici e ai simboli ancestrali delle civiltà sudamericane, in un gioco di rimandi naturali tra cielo e terra, designata da Giacomo Totti, art director del brand.

Maya

 

Microliving: come rendere vivibile e confortevole una casa di 20 mq

Clei-arredo trasformabile
Dettaglio dell’apertura del Divano Minerva di Clei con sistema trasformabile in letto matrimoniale. Disponibile nella classica versione manuale oppure nella versione con apertura/chiusura motorizzata Power, il movimento automatico è garantito con facilità da una pulsantiera laterale e la sicurezza è assicurata da un rilevamento acustico di ostacoli incassato nel fianco del mobile mediante tecnologia brevettata. Il divano è integrato nella composizione Making Room costituita da due colonne ed elementi sopralzo in finitura laccato Talco. All’apertura, senza rimuovere i cuscini di schienale, la seduta avanza e, con movimento traslatorio, si posiziona sotto al letto. Sulla destra elementi contenitori base in finitura laccato Indio.

I grandi cambiamenti sociali e demografici stanno spingendo soluzioni abitative caratterizzate da metrature sempre più piccole, spesso proposte già arredate in una logica contemporanea e smart. Da qui nasce il concetto di microliving e l’idea di soluzioni d’arredo trasformabili in grado di assicurare la massima praticità e creare spazio dove non c’è.

Un’ulteriore spinta in questa direzione arriva dal recente decreto Salva Casa del 27 luglio 2024, in cui sono stati visionati e riconsiderati alcuni principi delle norme abitative.

Tra le disposizioni, si prevede la possibilità di adattare le normative sulle dimensioni minime delle abitazioni che passano da 28 a 20 metri quadrati per un alloggio monostanza per una persona, mentre il limite scende a 28 metri quadrati per quelle adibite ad uso di due persone.

In questo scenario Clei, azienda nata nel 1963, offre numerose soluzioni di arredo trasformabile. Grazie alle diverse tipologie di sistemi offerti e al sistema d’arredo Making Room, l’azienda crea un universo che alterna funzioni diverse – giorno/notte/ufficio – in modo semplice ed efficace.

Un esempio di ambiente realizzato grazie alle soluzioni trasformabili Clei è un appartamento di 20 metri quadrati realizzato con il sistema di arredo Making Room, che permette di avere un guadagno di metratura percepita di ben 8 metri quadrati, passando così a 28 metri quadrati grazie all’arredo dinamico.

Le proposte di Clei sono rivolte al settore housing, ma non solo e intercettano le esigenze di architetti, interior decorator, contractor, immobiliaristi, imprese edili, nonché di un pubblico privato.

Grazie a prototipazioni e cura dei dettagli e alla cultura di sottoporre ogni prodotto ai processi di certificazione mediante ente preposto, affinché ogni modello sia conforme ai requisiti di sicurezza richiesti dalle norme UNI per i letti a scomparsa, nascono i prodotti distintivi di Clei.

In Polonia la luce naturale è protagonista con i serramenti Fakro

fakro-serramenti

L’architetto Łukasz Weirauch, titolare del brand Luxury House, ha progettato l’abitazione in cui vive come edificio-manifesto della propria attività. Protagonista la luce naturale che, grazie ai serramenti Fakro, può invadere gli ambienti interni per il massimo comfort abitativo.

«Le superfici trasparenti svolgono un ruolo chiave in questo progetto. Quando mia moglie ed io siamo riusciti ad acquistare il terreno dei nostri sogni, ho subito capito che avrei dovuto prevedere numerose aperture vetrate, per godere della bellezza della natura che circonda la casa», spiega l’architetto.

Le grandi porte scorrevoli Fakro Innoview HST rivolte verso il giardino e le finestre verticali Fakro Innoview, distribuite lungo tutte le facciate, aprono costantemente nuove visuali verso il paesaggio e facilitano l’ingresso dei raggi solari.

fakro-serramenti

Anche la copertura è punteggiata da aperture che consentono l’ingresso della luce zenitale: sono infatti state installate le finestre da tetto Fakro FTP-V.

Nelle calde giornate estive, le finestre da tetto Fakro FTP-V possono essere aperte per attivare la ventilazione naturale, permettendo la fuoriuscita dell’aria più calda. Nei periodi più freschi, queste soluzioni consentono invece un ottimale ricambio d’aria.

Le dimensioni e la posizione di tali modelli sono stati accuratamente scelti in modo da poter prolungare sulle falde la scansione delle finestre verticali in facciata.

«Le finestre da tetto FTP-V illuminano la cucina e il corridoio, svolgendo anch’esse un ruolo molto importante per il contenimento dei consumi energetici. Sono infatti esposte verso nord, quindi offrono una notevole illuminazione diffusa durante tutto il giorno, senza che la luce solare penetri direttamente attraverso esse».

fakro-serramenti

I serramenti Fakro

La residenza dell’architetto Weirauch a Młynisko (Polonia) presenta molteplici soluzioni Fakro:

  • diversi modelli di finestre e portefinestre verticali Innoview, con apertura singola e doppia ad anta-ribalta (dimensioni massime 2.500 x 2.500 mm)
  • portefinestre con apertura alzante-scorrevole Innoview HST (5.092 x 2.550 mm)
  • finestre da tetto FTP-V

Finestre e portefinestre Innoview e Innoview HST

fakro-serramentiI telai delle soluzioni Innoview e Innoview HST sono tutti realizzati con legno accuratamente selezionato e trattato per esaltarne le proprietà di resistenza meccanica e all’umidità: essi presentano una superficie perfettamente liscia e senza giunzioni visibili che esalta la luminosità del materiale.

Il rivestimento esterno in alluminio conferisce invece un’ottima durabilità e contribuisce a connotare ulteriormente la personalità contemporanea dell’edificio.

Le grandi dimensioni (fino a 12 metri di larghezza e 2,8 metri di altezza) creano viste panoramiche uniche, favoriscono la penetrazione della luce naturale e facilitano gli spostamenti.

Lo spessore dei profili (92 mm) e le vetrocamere a doppia intercapedine restituiscono prestazioni al top: trasmittanza termica Uw fino a 0,70 W/m2K e insonorizzazione Rw fino a 45 dB.

L’azionamento delle ante avviene senza sforzo ed è estremamente silenzioso. L’impiego di componenti in acciaio di altissima qualità, infine, concorre all’elevata sicurezza antieffrazione (classe RC2 per tutta la struttura del serramento).

Finestre da tetto FTP-V

Fakro FTP-V è invece fra le più classiche finestre da tetto, idonea all’installazione su falde con pendenza compresa fra 15 e 90 gradi.

Le cerniere a metà del battente unico (rotazione 180 gradi) dispongono di un sistema di bloccaggio per agevolare la pulizia della parte esterna dell’anta.

Il telaio è realizzato con legno di pino senza nodi, incollato a strati e impregnato sottovuoto, rifinito con doppia mano di vernice protettiva all’acqua.

fakro-serramenti

Le tecnologie thermoPro (per il contenimento dei consumi energetici) e topSafe (per la sicurezza antieffrazione) sono di serie.

La tenuta agli agenti atmosferici è assicurata da quattro guarnizioni di tenuta, con possibilità di ventilare il locale anche con l’anta completamente chiusa grazie al sistema V40P, che consente un ricambio dell’aria fino a 49 m3/h.

L’impiego della vetrocamera U3 permette alle finestre da tetto FTP-V di raggiungere una trasmittanza termica Uw = 1,3 W/m2K e un isolamento acustico di 32÷35 dB.

 

LA SCHEDA

Tipologia: edificio residenza unifamiliare
Località: Młynisko (Polonia)
Architetto: Łukasz Weirauch
Prodotti: finestre verticali e da tetto Fakro
Modelli: Innoview, Innoview HST, FTP-V
Serramentista: Alando Centrum Okien i Drzwi

I materiali naturali riducono l’impatto ambientale degli edifici

Materiali naturali

È vero che quasi il 40% delle emissioni di Co2 e oltre il 34% dei consumi globali di energia dipendono dagli edifici, ma ci sono anche materiali naturali e sistemi di costruzione che possono invertire lo status quo.

Materiali naturali

Secondo il 2022 Global Status Report for Buildings and Construction dell’Onu, il focus deve essere l’efficienza energetica al ciclo di vita di un edificio, a partire dai materiali con cui è costruito.

E gli esperti che hanno redatto il report indicano anche la strada: l’utilizzo di legno, canapa, scarti e sottoprodotti di filiere alimentari, forestali e tessili, sughero, erba e lana.

Sono questi, cita lo studio, i materiali della nuova edilizia, assieme all’assemblaggio in cantiere o lo stampaggio in 3D direttamente in cantiere.

Materiali naturali green e nuovi metodi di produzione servono per abbassare o cancellare l’impronta ecologica di un immobile.

A partire dalla produzione di Co2, uno degli elementi principali da considerare: materiali di origine naturale o vegetale, estratti o lavorati a bassa intensità di energia, riciclati, meglio se a chilometro zero, sono gli ingredienti di un’edilizia a basso tasso di anidride carbonica.

E non si tratta di un principio generale: per classificare gli edifici è stato introdotto Level(s), un modello di analisi del life cycle assessment, che servirà a dare una pagella agli edifici che ne testimoni la sostenibilità e prestazione energetica.

Si tratta, in sostanza, dei parametri già presenti nella direttiva europea Case green (Epbd IV) e nei Cam (Criteri ambientali minimi) indispensabili in Italia per gli appalti pubblici.

Manca, però, una normativa adeguata o, per meglio dire, orientata in senso green: in Italia l’unico materiale strutturale verde riconosciuto dalla legge al pari calcestruzzo, acciaio o laterizio è il legno.

Considerato ormai comunemente come un materiale sostenibile e perfettamente compatibile con la moderna architettura, deve però ancora trovare un riscontro progettuale adeguato.

Cioè, non ci sono abbastanza architetti e ingegneri capaci di progettare con il legno: errori in fase di ideazione ed esecuzione possono tradursi in problemi costruttivi gravi, specie sulla durabilità.

Inoltre, il legno deve provenire da foreste certificate e da filiere controllate per non diventare esso stesso un elemento di perturbazione dell’ambiente, senza contare che la maggior parte di materia prima è importata da Paesi come Austria, Nord Europa e, fino a un paio di anni fa, dalla Russia.

Un ostacolo da non sottovalutare se aumentasse il numero di case costruite in legno. In ogni caso, esistono marchi come Pefc o Fsc che garantiscono la sostenibilità del materiale.

Il legno, inoltre, secondo gli esperti per concorrere alla realizzazione di un edificio davvero green va abbinato a materiali come fibra di legno, sughero, isolanti vegetali e finiture traspiranti e a base di calce o argilla.

La canapa, per esempio, è usata come isolante o per tamponamenti e tramezzi: si coltiva con poca acqua, assorbe molta Co2, cresce velocemente anche in climi mediterranei, con più raccolti in un anno: è, insomma, un materiale green e perfettamente compatibile con una filiera pienamente sostenibile.

di Paolo Caliari

Vetrate panoramiche scorrevoli senza profili verticali

G71-Sky-bt-glass

G71 Sky è l’evoluzione del sistema tutto vetro scorrevole di BT Glass che consente di avere vetrate panoramiche senza profili verticali e angoli panoramici fissi in vetro con incontro a 90 gradi, per una vista senza limiti.

Posizionato all’esterno della pergola bioclimatica R608 Pergosky, questa soluzione offre per un gradevole effetto “house of glass”. 

Facile e veloce da montare, senza la necessità di opere murarie, consente l’installazione del sistema in vetro con aperture centrali se la pergola è autoportante, o la possibilità di aperture laterali se la pergola è addossata alla parete.

G71-Sky-bt-glass

«Il sistema G71 Sky è stato progettato per rispondere alle esigenze di chi cerca non solo prestazioni elevate, ma anche un design che si integri armoniosamente con ogni tipo di ambiente. Le linee pulite si adattano perfettamente agli spazi abitativi, offrendo una sensazione di ampiezza e leggerezza», commenta Riccardo Leoni, responsabile tecnico di BT Glass.

«In linea con il nostro impegno verso la sostenibilità, il sistema G71 Sky è realizzato con materiali eco-compatibili, rendendo il prodotto non solo una scelta estetica, ma anche ecologicamente consapevole.

Inoltre, la sua progettazione innovativa permette di creare spazi outdoor da vivere tutto l’anno, offrendo comfort e bellezza in ogni stagione e trasformando l’ambiente esterno in un’estensione accogliente e sostenibile della propria casa».

Grazie all’impiego delle più avanzate tecnologie del vetro, il G71 Sky di BT Glass, la struttura permette una gestione ottimale della luce naturale, contribuendo a migliorare il comfort abitativo.

G71 Sky è disponibile in diverse dimensioni e configurazioni, offrendo soluzioni su misura per ogni esigenza. 

Il grafene entra nell’edilizia riducendo anche le bollette

Grafene

Il brevetto della start-up italiana Esananotech consente di realizzare nuovi pannelli radianti grazie al grafene che consumano il 50-60% meno di quelli in circolazione. E il ministero delle Imprese li considera una soluzione per gli appalti pubblici. E non solo.

Perchè il grafene

Paglia, canapa, legno e grafene. Tra le soluzioni green per l’edilizia ne spunta una, a sorpresa, che è un’icona della tecnologia avanzata. Con in più un’impronta tutta italiana.

Tecnicamente il grafene è un allotropo del carbonio costituito da un singolo strato di atomi arrangiati in un reticolo esagonale.

Un allotropo è la caratteristica che indica la proprietà di alcune sostanze chimiche di esistere in diverse forme, ma con atomi che appartengono allo stesso elemento chimico.

La parola grafene è parente di grafite, materiale conosciuto da secoli e utilizzato anche per le mine delle matite.

Nel grafene, però, ogni atomo di carbonio è connesso ai tre contigui in modo diverso. Risultato: quella di grafene è una delle molecole più conduttive conosciute.

Inoltre, ha una resistenza simile a quella del diamante e allo stesso tempo la flessibilità di una plastica.

La prima strada di grafene

Finora il grafene è stato utilizzato per i più svariati impieghi: dall’elettronica alla desalinizzazione, dalle racchette da tennis alla rilevazione delle molecole di gas.

Ma nel 2019 a Bergamo è stata realizzata la prima strada italiana a base di grafene, sfruttando il rifacimento di una carreggiata preesistente.

Il tratto di strada è lungo circa 1 chilometro ed è costituito da un supermodificante a base di grafene, che permette di aumentare notevolmente la vita utile dell’opera, mischiato ad una plastica dura e malleabile.

Grafene

Applicazioni in edilizia

Ora, però, questo materiale entra ufficialmente anche nel mondo dell’edilizia con un passaporto green fornito dal ministero delle Imprese e del made in Italy, che è pronto a inserirlo nel programma degli appalti d’innovazione.

L’aspetto green deriva dal fatto che con il suo utilizzo è stimato un risparmio nell’ordine del 50-60% del consumo energetico, grazie al brevetto di una start-up italiana, Esananotech.

La soluzione è stata sviluppata in partnership tra l’azienda e l’Università di Parma con una serie di sperimentazioni sulla produzione di grafene dal ciclo di recupero delle materie plastiche.

Il risultato ha fatto entrare il grafene nel mondo delle costruzioni, come una delle soluzioni per raggiungere gli obiettivi posti dalla direttiva europea Case green (Epbd, Energy Performance of Building Directive), a cominciare dalla sua applicazione per gli immobili pubblici.

Più precisamente, la soluzione prevede che il grafene possa essere utilizzato per nuovi pannelli radianti a basso consumo: per questo può entrare anche nelle gare pubbliche partendo da Smarter Italy, il programma di appalti d’innovazione attuato dall’Agenzia per l’Italia digitale e finanziato dal governo.

Ma, oltre che per i pannelli radianti, sistemi di riscaldamento che utilizzano il calore proveniente da tubazioni collocate dietro le superfici dell’ambiente da riscaldare, il ministero delle Imprese pensa all’impiego del grafene anche per diminuire le dimensioni o aumentare la potenza delle batterie rispetto a quelle odierne al litio, utilizzate nelle automobili, ma anche in quelle di accumulo utilizzate negli edifici assieme ai pannelli fotovoltaici.

Pannelli radianti

Direttiva case green

In questo modo il brevetto sviluppato da Esananotech in campo immobiliare può essere utilizzato per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico fissati dalla direttiva europea, che prevede un miglioramento di due classi per il 16% del parco immobiliare italiano più energivoro entro il 2030.

E, secondo i calcoli del Mimit, i pannelli radianti realizzati in grafene e alimentati da energia elettrica, magari prodotta dai raggi solari, possono abbattere la spesa per la bolletta.

Grazie alla tecnologia sviluppata, basta una minima quota di grafene per consentire a un pannello di nuova generazione di riscaldare gli ambienti, e con bassi consumi di energia elettrica, evitando altri interventi infrastrutturali.

I consumi energetici, in base ai primi calcoli, potrebbero scendere nell’ordine del 50-60%: un risultato che supera di gran lunga i parametri della direttiva europea, con un costo per fornitura e posa ridotto di dieci volte, oltre a un risparmio notevole sulla bolletta.

Vantaggi e ostacoli

I pannelli radianti sono un dispositivo che può essere installato a pavimento, a parete o sul soffitto.
 
Sul pavimento funzionano con la circolazione di acqua calda a bassa (30-35 gradi) in un circuito chiuso, che si sviluppa coprendo una superficie radiante molto elevata, oppure con energia elettrica e cavi scaldanti.
 
I pannelli radianti a soffitto, invece, sono in genere costituiti da moduli metallici o in cartongesso di varia forma: sono pannelli a vista al di sopra (o all’interno) dei quali è installato il tubo.
 
La maggior parte dei sistemi a pavimento sono posati con uno strato di massetto sopra per creare una superficie piana e regolare su cui posare il pavimento.
 
Negli impianti senza massetto la serpentina di tubazioni è rivestita di solito con uno speciale foglio di alluminio, che aiuta il calore a propagarsi in maniera più uniforme su tutta la superficie del pavimento.
 
I pannelli radianti vantano, secondo gli esperti, minori costi di esercizio sul funzionamento, rispetto a sistemi tradizionali, non hanno necessità di caldaia o canna fumaria, né di tubazioni e di manutenzione.
 
Resta però il nodo del costo dell’elettricità, oltre a una certa complessità nella progettazione e nella realizzazione dell’impianto.
 
Un sistema a pannelli radianti, inoltre, deve funzionare giorno e notte per raggiungere l’efficienza necessaria e il risparmio energetico si ottiene solo se i locali sono occupati nell’intero arco della giornata, come nel caso di ospedali e case di riposo.
 
L’utilizzo del grafene, che consentirebbe di abbattere il costo del 50-60%, potrebbe però superare questo gap.

di Paolo Caliari

Deus festeggia 20 anni e inaugura il Comitato Sviluppo

deus-20-anni

Il Consorzio Deus compie vent’anni. A festeggiare l’anniversario, in una serata unica nella cornice della Fornace di Sammontana a Montelupo Fiorentino (Firenze), si sono riunite le rivendite del consorzio insieme al presidente Thomas Kerschbaumer, i membri del consiglio di amministrazione e della commissione tecnica, i partner della produzione e dei media.

«Il ventennale Deus non è solo un traguardo ma anche e soprattutto un punto di partenza: progettiamo, giorno dopo giorno, la crescita mettendo in campo tutte le attività necessarie per costruire il nostro futuro», scrivono dal consorzio.

Quella di Montelupo Fiorentino è la prima di una serie di appuntamenti annuali che Deus ha deciso di inaugurare lungo tutto lo Stivale per dare spazio alle varie realtà territoriali che ne compongono l’anima.

«Sono stati vent’anni di lavoro, di esperienza, di discussioni, di compromessi ma soprattutto di successi, di sfide superate e di traguardi raggiunti», ha commentato sul palco dell’evento Thomas Kerschbaumer, presidente del Deus.

 

deus-20-anni

«Il fatto che un rapporto professionale duri vent’anni non è da poco. Non è stato sempre facile, però ci siamo riusciti e sono sicuro che lo faremo anche in futuro. Per far questo ci vogliono tante persone che credono nel progetto, che fanno un lavoro di squadra con una fiducia reciproca».

A seguire è intervenuto Valerio Lermini, componente del Consiglio di Amministrazione, in Deus fin dagli esordi: «Vent’anni fa eravamo un gruppo di pionieri, di gente che sognava. Abbiamo creato questo “gruppo dei gruppi” che molti vedevano con scetticismo.

Valerio-lermini-deus

Noi stessi avevamo dei dubbi perché stavamo creando qualcosa di inedito in Italia. Siamo partiti spinti dall’amicizia, dalla stima reciproca e dalla voglia di creare qualcosa di nuovo, e con un po’ d’orgoglio posso dire che ci siamo riusciti, pur tra mille difficoltà che abbiamo sempre superato brillantemente.

C’è stata la crisi del 2008 che è durata quasi 10 anni, la pandemia, il superbonus; oggi dobbiamo fare i conti con un mercato che si sta assestando, che si sta normalizzando. Credo che la vita di gruppo serva anche a portare qualcosa di proprio perché diventi patrimonio di tutti e viceversa, in gruppo si superano meglio sia le difficoltà sia i momenti belli».

Deus Awards 2024

L’evento è proseguito con la consegna dei premi ai partner storici del consorzio Deus: Eclisse, Fassa Bortolo, Industrie Cotto Possagno, Kerakoll, Laterlite, Aliaxis Redi e Xella. Durante l’evento YouTrade è stata premiata in qualità di media partner.

Riconoscimenti sono stati assegnati anche alla commissione tecnica «il nostro fiore all’occhiello», ha dichiarato Kerschbaumer.

Sul palco sono saliti Pietro Piva, consigliere Deus e coordinatore della commissione tecnica, insieme a Stefano Francucci e Claudia Vallone di Gruppo Area De, Andrea Biagioni, Francesco Gostoli e Damiano Secchiaroli di Edilya Consortile, Genziana Carpena di Edilgroup, Carlo Finarelli del Gruppo Gde, Claudio Tempestini di Gruppo Gef, Martin Barbieri di Tophaus, Antonino Rizzo di Gruppo Uniedil, Martino Novello di Gruppo Stea, Alessia Bernardini di Gruppo Coried Rete d’impresa.

Nasce il Comitato Sviluppo Deus 

Tra le novità annunciate durante la serata l’istituzione all’interno del Deus del Comitato Sviluppo. A spiegarne l’essenza i due consiglieri del Cda, Carmela De Masi e Remo Pieretti.

«L’idea del Comitato Sviluppo è nata quattro anni fa», ha spiegato De Masi. «Deus prima era semplicemente un gruppo di gruppi, poi si è aperto a tutti i punti vendita appartenenti al consorzio. Si è deciso di fare questo grande passaggio proprio per valorizzare quel concetto di imprenditoria diffusa che io credo sia la base della ricchezza italiana».

Secondo la consigliera è dall’imprenditoria diffusa che possono nascere intuizioni e innovazioni, risposte nuove ai bisogni, visioni del futuro. Soprattutto è nel legame tra impresa e territorio che si consolida la ricchezza, che non è semplicemente da considerare in termini monetari, ma anche come relazioni, costruzioni di reti, di cultura comune, di rapporti di solidarietà.

«Nel suo piccolo Deus vuole partire da questa imprenditoria diffusa chiedendo ai rivenditori consigli, pensieri, case history, per individuare nuove procedure e sviluppare nuove intuizioni».

A queste parole, Remo Pieretti ha aggiunto: «Anche nella differenza, la diversità è la nostra forza. Invitiamo tutti coloro che abbiano idee e consigli a scrivere nel form online sul sito del Deus, non solo con proposte per il gruppo d’acquisto ma anche con consigli su servizi utili a tutti».