Non basta l’Aspirina del Pnrr, per le infrastrutture italiane ci vuole il bazooka. Se la ricetta dell’analisi di EY, una delle più grandi società globali di consulenza fosse attuata, per sistemare ponti, condotti, strade di comunicazione, telecomunicazioni, sanità e via infrastrutturando, ci vorrebbero 447,8 miliardi da investire nei prossimi cinque anni.
L’EY Infrastructure Barometer, una ricerca focalizzata sullo stato delle strutture fondamentali per il Paese, non lascia dubbi: ci vuole una mobilitazione generale per rimodernare l’Italia.
Le conclusioni sono anche il frutto di un sondaggio annuale, che ha coinvolto dirigenti di grandi aziende, investitori infrastrutturali, istituti finanziari e private equity attivi a livello mondiale nel settore delle infrastrutture e presenti anche in Italia.
Dal sondaggio è emerso che il 66% degli interpellati prevede un incremento dei potenziali investitori e degli operatori finanziari nelle infrastrutture italiane nei prossimi 12 mesi.
Uno dei focus, per esempio, è quello dei trasporti, con lo sviluppo di linee ferroviarie ad alta velocità (111,9 miliardi di euro dei 183,3 miliardi sono già stanziati per tutta la rete ferroviaria). Da rivedere sono anche le infrastrutture stradali.
Altro aspetto interessante: il 35% degli intervistati (+3% rispetto al 2023) ha intenzione di investire nel settore energetico, focalizzando l’attenzione sulle energie rinnovabili e sull’efficientamento energetico.
La sostenibilità è un altro dei settori su cui puntare. Gli investitori sono sempre più orientati verso i requisiti Esg (Environmental, Social and Governance) nella selezione dei propri investimenti.
C’è sempre più interesse a investire in transizione energetica, attività connesse con i cambiamenti climatici, sostenibilità sociale ed etica aziendale.
Anzi, secondo il 60% degli intervistati, i criteri Esg sono stati i principali driver nella selezione degli investimenti o delle opportunità di finanziamento in Italia.
E per il 35% degli investitori, sono anche i criteri utilizzati per identificare ed escludere gli investimenti non conformi ai principi di sostenibilità.
Solamente il 5% degli intervistati dichiara di non considerare i criteri Esg nella selezione e nell’analisi degli asset.
Würth Italia ha inaugurato il nuovo Würth Store in Via Vincenzo Marongiu, a Nuoro (NU), continuando così a creare nuovi punti di contatto su tutto il territorio nazionale.
Il primo “Negozio dell’artigiano”
Questo è il primo “negozio dell’artigiano” nella provincia di Nuoro. Würth continua così a rafforzare la propria presenza sul territorio nazionale, in linea con il proprio piano di sviluppo ed espansione previsto fino al 2025.
Würth Italia ha inaugurato il nuovo Würth Store
Il nuovo Würth Store, il sesto in Sardegna ed il primo nella provincia di Nuoro, si estende su una superficie di oltre 300 metri quadrati e mette a disposizione più di 5.000 prodotti in pronta consegna tra utensili elettrici e a mano, prodotti chimici tecnici, minuteria, tasselli, prodotti per l’edilizia, materiali per l’installazione elettrica, prodotti antinfortunistici e DPI, attrezzatura ed abbigliamento da lavoro e molto altro ancora.
I servizi
Presso lo Store è inoltre possibile usufruire dei diversi servizi offerti da Würth, come il servizio Click&Collect – con cui ordinare la merce tramite Würth Online-Shop o Würth APP e ritirarli in negozio in appena 60 minuti – e la possibilità di usufruire della consulenza tecnica e specializzata del personale in negozio, oltre a tantissime offerte disponibili fino al 31 gennaio 2025 per tutti gli artigiani e le imprese locali.
«Abbiamo inaugurato il nuovo negozio dell’artigiano proprio per rispondere alla domanda di tutti i professionisti del settore che operano nella provincia di Nuoro. Questa nuova apertura si inserisce nell’impegno generale di Würth di continuare a investire nella creazione di nuovi canali di contatto sul territorio nazionale, per assistere le imprese locali e offrire loro i nostri migliori prodotti e servizi», ha dichiarato Roberto Paglierani, Responsabile Retail di Würth Italia.
C’è un business che può coinvolgere il mondo dell’edilizia per i prossimi 30 anni. E non si tratta di un ennesimo incentivo. È, invece, quello che riguarda le proprietà dello Stato, gli immobili pubblici che vanno riqualificati.
Qualcosa è stato fatto, ma c’è ancora tanto da sistemare. Basti pensare che l’Agenzia del demanio gestisce qualcosa come 44 mila immobili, per un valore stimato di 62,8miliardi di euro.
E, per dare un’idea del business legato al real estate pubblico, nel 2023 l’Agenzia ha avviato interventi per 1,08 miliardi, tra risorse proprie e di altre amministrazioni. Tra l’altro, non si tratta di investimenti a fondo perduto.
Tra i risultati delle riqualificazioni portate a termine, per esempio, c’è il risparmio di circa 70 milioni di euro in locazioni passive (quanto cioè la pubblica amministrazione versa ai privati per l’affitto di sedi non di proprietà dello Stato).
Perché ci sono enti e società pubbliche che affittano immobili di proprietà privata per svolgere la propria attività. E, allo stesso tempo, ci sono immobili pubblici vuoti perché inagibili o non adatti a ospitare uffici.
La riqualificazione di caserme o magazzini in disuso consente quindi anche un risparmio, che anno dopo anno, significa un sicuro beneficio per le casse dello Stato.
Lo testimonia il fatto che le operazioni di intervento programmate consentiranno tagli di costi che dal 2027 raggiungeranno 147 milioni di euro annui, contribuendo all’abbattimento strutturale della spesa pubblica: è il «profitto» del piano di ripristino di immobili per circa 2,5 miliardi di euro avviato nel 2021.
Non c’è solo il Pnrr, insomma. Per i prossimi due anni in vista c’è un Piano di investimenti immobiliari, che prevede nuove operazioni per 1 miliardo di euro (di cui 490 milioni spesi nel 2024), a cui si aggiungono 1,2 miliardi da fondi di altre amministrazioni, per un totale di 4,7 miliardi.
Insomma, gli immobili pubblici sono diventati un po’ meno immobili per quanto riguarda la gestione.
Secondo quanto reso noto dall’Agenzia, tra giugno 2021 e gennaio 2024 gli interventi complessivi (anche quelli di altre amministrazioni per cui il Demanio opera come stazione appaltante) sono aumentati del 62% da 399 a 648, mentre gli investimenti sono cresciuti del 166%. A giugno 2021 erano 1,7 miliardi, a gennaio scorso 4,7 miliardi circa.
Secondo i dati dei Vigili del fuoco, ogni anno in Italia si registrano in media 52.300 incendi di abitazioni civili (appartamenti e condomini) ed edifici pubblici, oltre a 2.060 incendi di esercizi commerciali (bar, caffè, mense e ristoranti). Com’è possibile?
«Sono numeri decisamente molto alti. Secondouno studio recente le cause degli incendi rimangono ignote per il 62% dei casi, nei restanti casi circa il 5% degli incendi nasce dai camini e dalle canne fumarie, il 4% per cause elettriche, lo stesso valore è anche per azioni dolose, mentre l’1,2% dei casi dipende da comportamenti umani errati», commenta Marco Paolini, Ceo di Xella Italia, sullo Speciale Antincendio disponibile come supplemento alla rivista YouTrade di novembre.
«Il dato che stupisce è che, nella stragrande maggioranza dei casi, non si riesca a identificare la causa dell’incendio, e questo fa capire l’importanza di agire sulla prevenzione e la limitazione del danno».
Com’è possibile?
Sinceramente non credo che il problema sia nel mancato rispetto delle norme di prevenzione, piuttosto che quelle attuali non siano prescrittive.
Se è vero che responsabilizzano il progettista, dall’altro lato le norme italiane sono quelle meno severe, prevedono minori limitazioni sull’utilizzo dei materiali rispetto ad altre normative presenti in altri Paesi o previste dalle principali assicurazioni internazionali.
Marco Paolini, ceo Xella Italia
Per essere estremamente chiari, voglio solo ricordare come può cambiare la progettazione in relazione al rischio al fuoco quando il committente è collegato a un’assicurazione che richiede il rispetto di dettagli costruttivi, rispetto alla progettazione eseguita per opere simili in caso di committente standard.
Il pericolo d’incendio non cambia, è diverso invece il modo di progettare per prevenire l’incendio e la sua limitazione dei danni.
Credo, inoltre, che il mutamento delle condizioni climatiche, il conseguente innalzamento delle temperature, il maggiore utilizzo di pannelli fotovoltaici sui tetti innalzi il pericolo di incendio, e la progettazione dovrebbe adeguarsi a queste mutate condizioni.
La norma tecnica di prevenzione incendi introduce per la prima volta prescrizioni e requisiti di comportamento al fuoco dei materiali costruttivi. Che cosa comporta?
La normativa tecnica ha avuto molti aggiornamenti negli anni.
Sicuramente il nuovo codice di prevenzione incendi 14/10/2022 ha tracciato la strada futura ammettendo solamente l’uso della classificazione europea nel settore della reazione al fuoco dei materiali, superando definitivamente le storiche classi italiane.
Facendo un minimo di chiarezza e uniformandosi alle definizioni comunitarie, ma non ritengo che questo sia sufficiente.
Quale ruolo giocano i materiali impiegati per gli edifici ai fini della sicurezza antincendio?
Al fine della sicurezza degli abitanti o utilizzatori di un edificio e della salvaguardia dei beni, l’utilizzo di materiali incombustibili offre garanzie decisamente maggiori rispetto al caso di impiego di materiali combustibili, seppure protetti da spessori ridotti di materiale incombustibile.
In più, dobbiamo tenere presente come la dimensione degli oggetti giochi un ruolo fondamentale sulla reale resistenza al fuoco di un edificio.
Mi riferisco al fatto che una prova di laboratorio su un campione di piccole dimensioni possa non essere lo specchio fedele del comportamento di un edificio soggetto ad incendio. Quindi, l’utilizzo di materiali di per sé incombustibili è sicuramente da preferire.
Dobbiamo però affermare che non solo i materiali utilizzati, ma anche lo studio accurato dei dettagli costruttivi, il calcolo del carico di incendio, il reale sistema di messa in opera risultano essere fondamentali per la reale messa in sicurezza degli edifici.
Ora è chiara la distinzione tra isolanti incombustibili e combustibili…
Penso che la distinzione sia sempre stata chiara. Purtroppo, però, i materiali isolanti combustibili possono ancora essere utilizzati per fare i cappotti termici.
La normativa ammette la classificazione di reazione al fuoco del sistema d’isolamento, quindi dell’isolante protetto dalla malta cementizia. Diverso è usare isolanti realmente incombustibili!
Purtroppo, a livello europeo non esiste un metodo di prova unificato sulla resistenza al fuoco dei sistemi di isolamento termico di facciata. Alcuni Paesi hanno adottato metodi nazionali, l’Italia non ha ancora legiferato nulla al riguardo, pur avendo sviluppato un valido metodo di prova a media scala da diversi anni.
Le soluzioni costruttive e isolanti proposte da Xella offrono elevata sicurezza in caso di incendio. Quali sono le caratteristiche del blocco Ytong?
I blocchi da muratura Ytong sono incombustibili, quindi in euroclasse A1. Questo perché Ytong, che ha la stessa composizione chimica della tobermorite, una pietra naturale, è di per sé incombustibile.
Fase di produzione dei bocchi Ytong
La resistenza al fuoco delle pareti, ovviamente, oltre che dalla proprietà del blocco singolo, dipende dallo spessore e dall’altezza della muratura. Quindi, le pareti devono essere propriamente dimensionate non solo secondo al carico di incendio, ma anche ai carichi e alle sollecitazioni cui la parete è sottoposta.
In ogni caso, la resistenza al fuoco minima per pareti divisorie realizzate in Ytong è in classe EI120 per lo spessore di 8 centimetri, per arrivare a EI240 con solo 15 centimetri, valori ineguagliabili da altri materiali da muratura.
Ytong è però allo stesso tempo un materiale isolante. Quanto?
Dal punto di vista dell’isolamento termico i blocchi Ytong risultano essere da tre a sei volte più isolanti di un laterizio, e dalle cinque alle venti volte più di elementi in calcestruzzo.
Blocchi Ytong
Per quali interventi si utilizza il blocco Ytong?
Ytong è un sistema completo. Con esso possiamo realizzare pareti esterne ed interne, in edifici residenziali, scolastici, commerciali, industriali e strutture sanitarie.
Se parliamo di compartimentazione passiva al fuoco, i blocchi Ytong possono essere utilizzati in tutte le pareti tagliafuoco di ogni grado Ei e di ogni dimensione.
Con i dovuti irrigidimenti per pareti molto alte, la certificazione sperimentale con fascicolo tecnico arriva per norme En a una altezza massima di 8 metri, con il metodo analitico possiamo andare anche oltre.
È fondamentale in questi casi avere un dialogo con il progettista per supportarlo nella scelta e nella migliore definizione dei dettagli costruttivi.
Xella propone Ytong come elemento di un sistema costruttivo completo. Cosa si intende?
Xella da sempre vuole proporsi nel mercato dei materiali da costruzione come un partner in grado di erogare soluzioni per la muratura e non singoli elementi. Pertanto, è fondamentale parlare di sistema completo, blocchi, malte, intonaci, reti e accessori per il rinforzo delle pareti e per la posa.
È certificato?
Tutti i componenti del sistema sono coperti dal fascicolo tecnico antincendio. Questo documento è disponibile per tutti i professionisti nel sito di Xella Italia.
Un’altra soluzione di Xella è Multipor. In questo caso si tratta di un pannello isolante. Di che tipo?
Il pannello isolante Multipor è un prodotto a base di silicato di calcio idrato, simile al calcestruzzo aerato autoclavato, ma con densità decisamente più basse, e con una maggiore capacità di isolamento termico.
La caratteristica principale del pannello isolante Multipor è di essere al 100% minerale, quindi incombustibile e assolutamente non fibroso.
Multipor è traspirante, facile da applicare, totalmente incombustibile, senza problemi per lo smaltimento nel caso di rimozione o demolizione a fine vita dell’edificio, quindi sicuro da tutti i punti di vista. È ideale dal punto di vista della sostenibilità ambientale.
La resistenza al fuoco si misura anche con la capacità di non sprigionare fumo tossico. Come si comporta Multipor?
Multipor, come Ytong, è a tutti gli effetti una pietra, al 100% minerale, in euroclasse A1 per reazione al fuoco. Non rilascia fumi tossici, non gocciola: è semplicemente inerte.
Per quali lavori si utilizza il pannello?
Il pannello isolante Multipor trova utilizzo in tutte le applicazioni di isolamento termico di edifici o parti di esso, come cappotto esterno, isolamento interno, isolamento a soffitto, isolamento di coperture piane e a falde.
Unendo la sicurezza antincendio all’isolamento termico, oltre alla sostenibilità ambientale a fine vita.
È indicato per edifici nuovi o anche per riqualificare quelli già esistenti?
La soluzione Multipor è valida per tutti gli edifici, sia nuovi che esistenti. Come isolamento interno è la migliore soluzione tecnica per gli edifici esistenti, soprattutto se pensiamo a edifici nei centri storici e vincolati.
Come si applica?
La posa dei pannelli Multipor è estremamente semplice e non richiede attenzioni particolari, come gli altri materiali isolanti, deve essere incollato e tassellato, quando necessario in funzione delle applicazioni, e poi deve essere protetto utilizzando specifiche finiture superficiali.
Il pannello, non essendo fibroso, risulta essere di più semplice applicazione rispetto ad altri.
Ha anche una funzione di protezione al fuoco?
Nasce come pannello isolante, essendo incombustibile viene utilizzato anche per la sicurezza antincendio e la protezione al fuoco delle strutture esistenti, come piani pilotis o garage interrati o chiusi.
È conforme anche alle nuove norme tecniche?
Sicuramente. È in euroclasse A1 e quindi non sono necessarie le fasce tagliafuoco interpiano o attorno alle finestre.
Purtroppo, la norma Rtv ha introdotto limiti non molto severi per la protezione al fuoco di edifici civili. Basti pensare come in Germania la normativa vieta l’uso di isolanti combustibili per edifici di altezza antincendio superiore ai 22 metri.
Per il Multipor sono disponibili anche rapporti di prova e fascicoli tecnici specifici che ne attestano la resistenza al fuoco quando applicato su pareti in muratura (in esterno o in interno) e anche a soffitto (su solai freddi, per esempio, piani pilotis di scuole esistenti, solai freddi su garage e cantine) permettendo quindi con un’unica applicazione di garantire sicurezza antincendio e isolamento termico.
Queste soluzioni sono indicate anche per opere pubbliche, in chiave Pnrr?
Sicuramente rispondono ai requisiti previsti dal Pnrr, ai criteri Cam e ai principi Dnsh (Do not significant harm) europei, le eccellenti prestazioni termiche dei nostri materiali contribuiscono alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
Inoltre l’elevata durabilità dei materiali minerali è una garanzia per l’adattamento ai cambiamenti climatici, basti pensare all’insensibilità all’acqua in caso di allagamenti.
In più, i materiali minerali sono riciclabili all’infinito, si inseriscono perfettamente nell’economia circolare e dal punto di vista produttivo e di fine vita edificio (demolizione e separazione) garantiscono un basso impatto ambientale, certificato anche dalle Epd (dichiarazioni ambientali di prodotto) disponibili per Ytong e Multipor, contribuendo quindi alla riduzione dell’inquinamento.
Il nuovo ospedale San Cataldo di Taranto. Per la realizzazione delle murature esterne è stato scelto il blocco Ytong Climagold
In quali settori Xella Italia sta crescendo maggiormente con le sue soluzioni? Per quali motivi è una soluzione privilegiata in questi ambiti?
Con i blocchi Ytong per le murature esterne stiamo crescendo decisamente nel settore delle nuove costruzioni residenziali, e recentemente stiamo realizzando molti edifici scolastici.
Penso che la semplicità di posa, il fatto di poter garantire eccellenti prestazioni termiche con una soluzione monostrato, senza aver bisogno di ulteriori isolanti, la sostenibilità del materiale, insieme al servizio tecnico e all’assistenza in cantiere siano elementi determinanti per l’affermazione e il successo di questo metodo costruttivo.
Per la realizzazione del complesso Gate Central a Milano è stato scelto il sistema Ytong, sia per le murature esterne che per i divisori interni
Qual è la strategia del gruppo in Italia?
Vogliamo continuare il nostro percorso di crescita e di vicinanza al cliente, puntare su elementi forti che caratterizzano il nostro materiale quali l’isolamento termico, la sostenibilità e il servizio a 360 gradi verso il cliente.
Xella vuole continuare a investire in risorse tecniche, in grado di supportare le esigenze dei professionisti dell’edilizia dalla fase della progettazione all’esecuzione del lavoro.
Queste persone ci hanno garantito di arrivare dove siamo oggi e saranno gli elementi chiave per lo sviluppo futuro di Xella in Italia.
In quali settori intende puntare?
Con le nostre soluzioni puntiamo a dialogare con quegli interlocutori, progettisti, imprese e immobiliari, più sensibili al tema della sostenibilità, della sicurezza e del benessere abitativo.
Il settore residenziale e quello non residenziale pubblico (scuole, ospedali, strutture sanitarie e assistenziali) risultano essere più interessati da questi temi, non solo per le normative vigenti, ma anche per rispondere alle richieste degli utilizzatori finali, che cercano edifici energeticamente efficienti, sicuri e con un ottimo clima interno.
Complesso edilizio presso Porta Ticinese a Milano realizzato con il sistema costruttivo
Ytong
Complesso residenziale nel quartiere Affori a Milano realizzato con il sistema costruttivo
Ytong
Avete in programma investimenti per la sostenibilità?
Pur avendo raggiunto ottimi risultati in termine di sostenibilità, vogliamo continuare a lavorare per migliorare quella dei nostri materiali. Quindi, ridurre l’utilizzo di materie prime e di energia.Il centro R&D di casa madre, poi, è molto attivo nella ricerca di soluzioni per ridurre il consumo di CO2.
Sul tema della circolarità abbiamo iniziato con alcuni progetti pilota a gestire gli scarti delle lavorazioni in cantiere con l’iniziativa delle «Big Bags» Ytong, con le quali riusciamo a riutilizzare nel processo produttivo gli scarti di lavorazione di cantiere.
Il prossimo passo sarà lavorare sul recupero del materiale al fine vita degli edifici e quindi seguire quanto viene già fatto in altri Paesi europei, che hanno iniziato ad utilizzare con successo il calcestruzzo aerato autoclavato molti anni prima dell’Italia, e hanno già attivato la filiera che prevede il riutilizzo in produzione del materiale ricavato dal processo di demolizione e trattamento.
Gli investimenti non saranno solo sugli impianti, ma riguarderanno anche e soprattutto la squadra che è chiamata a lavorare sui temi Esg. È chiaro che l’intera organizzazione è coinvolta a tutto tondo, e per far questo tutte le risorse devono essere focalizzate, devono lavorare insieme, capire gli impatti del proprio sforzo sul lavoro dei colleghi.
Quindi, è fondamentale che la comunicazione coinvolga tutte le risorse, ognuno deve poter dare il proprio contributo per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, con idee e azioni concrete.
Per facilitare questo abbiamo creato un Comitato Esg che abbraccia tutti i settori aziendali: sicurezza ed ambiente, produzione, acquisti, vendite, prodotto, comunicazione, risorse umane, finanza e controlling con la finalità di condividere tutte le attività in corso e coinvolgere tutti nel processo.
E sul prodotto?
Negli ultimi mesi, direi anche anni, ci siamo dedicati in modo importante ad allineare la qualità dei materiali prodotti in entrambi gli stabilimenti produttivi, lavorando sulle materie prime e facendo investimenti importanti.
A partire da ottobre di quest’anno stiamo producendo l’intera gamma Ytong anche ad Atella, inclusi i blocchi Climaplus e Climagold che prima erano prodotti solo a Pontenure.
Stabilimento Xella di PontenureStabilimento Xella di Pontenure
Questo vuol dire molto per noi, perchè riusciremo in questo modo ad essere più capillari e vicini ai nostri clienti. Ma soprattutto più sostenibili, visto che ridurremo l’impatto dei trasporti.
Come si articola il rapporto tra Xella e le rivendite?
La rivendita per noi non è solo un cliente. Abbiamo instaurato ottime partnership con realtà che credono fortemente nelle nostre soluzioni costruttive e condividono gli stessi valori. L’obiettivo comune è fornire prodotti e servizi di alto livello alle imprese.
Quali sono i migliori rivenditori a vostro avviso?
I migliori sono quelli si informano, seguono la nostra filosofia e propongono soluzioni corrette. I nostri prodotti devono essere abbinati a materiali compatibili che ne esaltino le caratteristiche.
Per vendere correttamente, quindi, organizziamo corsi di formazione e offriamo consulenza e assistenza. Un lavoro di particolare aderenza sul territorio, ma che dal 2020 ha rivoluzionato il mindset dei professionisti.
Ytong Multipor Academy
Per quanto riguarda il sistema antincendio, che cosa dovrebbe fare un rivenditore per lavorare correttamente in questo segmento di mercato?
Il rivenditore ha il dovere di informarsi, ma la filiera lo deve aiutare: tutti dobbiamo essere allineati e creare sinergie, dal produttore al progettista, affinché passi il messaggio di poter realizzare un sistema completo e sicuro.
Per quanto riguarda i nostri prodotti, appunto, abbiamo studiato a fondo per offrire soluzioni ottimali e garantite. Con la sicurezza non scherziamo mai, a partire da chi produce fino a chi ne fruisce.
La digitalizzazione è un processo imprescindibile per le imprese. Per Xella come procede?
Anche su questo ambito stiamo facendo importanti investimenti. Quest’anno abbiamo digitalizzato le operazioni di registrazione dei trasportatori e di carico nello stabilimento di Pontenure e a breve lo faremo anche ad Atella.
Inoltre, stiamo lavorando al progetto di un portale che verrà sviluppato a livello di gruppo, sempre nell’ottica di migliorare il servizio ai clienti.
Quali altre novità avete in cantiere?
R. La mancanza di manodopera nei cantieri e l’invecchiamentodella stessa sono temi che non riguardano solo l’Italia, ma l’intera Europa.
Complesso residenziale Uptown Torino realizzato con i blocchi e le architravi Ytong
Per questo ormai da qualche anno, il Gruppo Xella sta proponendo all’estero delle soluzioni che utilizzano elementi per murature di maggiori dimensioni e da movimentare con gru o altri mezzi di sollevamento in modo da rendere da un lato il lavoro in cantiere ancora più veloce ed efficiente, dall’altro migliorare la qualità della vita degli operatori edili.
In Italia abbiamo iniziato a sondare il mercato con il prodotto Ytong Jumbo, blocchi di grandi dimensioni per murature esterne, e abbiamo realizzato un primo cantiere pilota con un nostro posatore specializzato. I feedback sono stati positivi, e ora vogliamo fare altre esperienze con altre imprese di costruzione e poi decidere la direzione da prendere.
La sostenibilità ambientale e sociale è entrata a far parte della mission delle imprese. Per Xella che cosa significa? Coinvolge anche la gestione del personale?
Il tema della sostenibilità è da sempre nel Dna di Xella, perché le nostre soluzioni costruttive e isolanti si caratterizzano da sempre per il basso impatto ambientale e la massima efficienza energetica.
Ma siamo consapevoli che questo non basta e dobbiamo lavorare, insieme a tutta la filiera, per creare un circolo virtuoso di responsabilità verso l’ambiente e le persone.
Abbiamo da poco pubblicato il report di sostenibilità dove, accanto ai risultati del Gruppo Xella, abbiamo raccontato i progetti italiani in ambito di circolarità e riutilizzo degli scarti di produzione, riduzione delle emissioni di CO2 e sicurezza.
Su quest’ultimo aspetto stiamo investendo molto, sia per garantire ai nostri colleghi un luogo di lavoro sicuro, sia per favorire la crescita di una cultura della sicurezza.
Area esterna
Un bilancio del 2024?
Possiamo essere soddisfatti dell’andamento. In termini di volumi, soprattutto la prima parte dell’anno è stata decisamente positiva, tant’è che abbiamo dovuto ricorrere all’importazione di materiale da stabilimenti produttivi esteri per far fronte alla domanda.
Nella parte centrale dell’anno, invece, c’è stato un raffreddamento, pensofisiologico, legato anche alle alte temperature dei mesi estivi che credo abbiano rallentato le attività dei cantieri soprattutto nelle regioni meridionali dell’Italia.
Per quanto riguarda i settori, è innegabile l’impatto del Pnrr sul risultato positivo di quest’anno, a fianco del settore residenziale.
Xella è positivamente impattata dalla costruzione e ricostruzione di edifici scolastici, per i quali la sicurezza al fuoco, l’isolamento termico invernale ed estivo, oltre alla sicurezza strutturale devono essere elementi chiave per la progettazione e l’esecuzione di questi edifici.
Sul settore residenziale la situazione è più complicata, fatta di chiaroscuri. Ci sono zone in cui le attività edilizie sono di natura speculativa, mentre la costruzione tradizionale di residenze per giovani mi sembra sia rallentata per la difficoltà oggettiva a far fronte all’aumento dei costi di costruzione e dei tassi di interesse. Questo fa il paio con la crescita degli affitti, insomma la situazione a mio modo di vedere inizia a farsi complicata per questo settore e non solo.
Quali sono le vostre previsioni per il 2025?
Purtroppo, devo dire che siamo sempre meno capaci di fare previsioni, o meglio eventi esterni condizionano in maniera importante il settore delle costruzioni. Abbiamo visto come decisioni politiche siano in grado di stravolgere in una direzione o nell’altra le traiettorie del mercato.
Penso che anche le costruzioni abbiano bisogno di un indirizzo chiaro, di una programmazione a medio e lungo termine. Invece, assistiamo a una continua emergenza, cambi repentini di rotta, e questa mancanza di programmazione, questa corsa a rincorrere date, scadenze, ha portato a speculazioni, spreco di risorse pubbliche, e infine a un calo della domanda di nuove abitazioni, in quanto la maggior parte della popolazione non è in grado di far fronte all’aumento dei costi di costruzione e dei tassi dei mutui.
La mia speranza è che finalmente la politica si dedichi a capire la situazione e le esigenze reali del Paese, e si inizi a costruire un percorso pianificato di sviluppo che vada oltre alle emergenze.
In un mercato sempre più globale, i particolarismi devono essere accantonati, così come si devono affrontare i temi del potere di acquisto, l’invecchiamento della popolazione, dell’esodo dei giovani verso altri Paesi, capire quale direzione dare non solo all’Italia, ma anche all’Europa, e avviare una programmazione seria per costruire il futuro. Temo che le ricette del passato non funzionino più.
In più dobbiamo fare i conti con il cambiamento climatico, la salvaguardia del suolo, dell’ambiente, la scarsità di materie prime devono diventare davvero una reale priorità e non abbiamo più il tempo di procrastinare le decisioni.
Xella Atella: al Sud per essere più vicini al cliente
Da luglio 2019, Xella Italia ha ampliato la sua capacità produttiva rafforzando ancora di più la sua posizione di mercato. Con lo stabilimento di Atella, in provincia di Potenza, Xella è più vicina ai propri clienti, con un servizio celere e più sostenibile.
Stabilimento Xella di Atella (Potenza)
Il Ceo di Xella Italia, Marco Paolini, spiega a YouTrade perché l’azienda ha deciso di aprire questo stabilimento al Sud.
Perché avete deciso di aprire lo stabilimento di Atella e quali sono le vostre aspettative?
Abbiamo deciso di attuare una joint venture con la Cementeria Costantinopoli per sfruttare le sinergie con lo stabilimento di Atella. Entrambe le parti hanno voluto unire le forze per far crescere il mercato del calcestruzzo autoclavato in Italia.
La fusione è avvenuta a luglio 2019 e da quel momento abbiamo stanziato numerosi investimenti per migliorare la qualità del materiale, del prodotto e dell’impianto di produzione.
Inoltre, l’azienda è più presente a livello territoriale: un mercato più vicino al cliente si traduce anche in attenzione alla sostenibilità, circoscrivendo i trasporti e abbassando le emissioni di Co2 nell’atmosfera.
Ma non solo: una capacità produttiva maggiore permette di investire di più, generare di più e far conoscere il materiale a più realtà.
Quando avete deciso questa operazione?
La produzione ad Atella era già avviata ai tempi della fusione, ma abbiamo dovuto affrontare il primo ostacolo: il 2020 con la pandemia che non ci ha permesso di avere un quadro chiaro fino al 2022.
Non ci siamo fermati e ci siamo impegnati in questi anni a migliorare l’impianto, le ricette, implementando la cultura della produzione del calcestruzzo areato autoclavato con persone che avevano esperienze differenti.
Un processo che ha richiesto, e sta richiedendo ancora, tempo ed energie, collezionando diverse e significative soddisfazioni.
Che cosa producete ad Atella?
Da settembre la gamma prodotti è completa. Abbiamo impiegato quattro anni per arrivare a questo momento e adesso riusciamo a fornire una gamma che al 90% è uguale a quella di Pontenure.
Che zone servite?
La Campania, il Molise, la Puglia, la Sicilia. Quindi tutte le regioni del Sud Italia.
Per quanto riguarda il personale, come siete messi?
Non è facile trovarlo, ma questo accade in tutta Italia. Le dinamiche sono comunque diverse.
A Nord c’è una maggiore ricerca di lavoro, è difficile trattenere le persone nello stesso posto, c’è una forte rotazione. A Sud molte persone si spostano dalla Basilicata per trovare lavoro, il gruppo è più unito.
Noi cerchiamo di essere un collante organizzando diversi corsi di formazione, momenti di incontro e confronto.
Xella Italia: partnership strategica con Thrakon
Uno dei principali obiettivi di Xella Italia è quello di fornire ai professionisti soluzioni costruttive complete e adatte ad ogni progetto. Anche collaborando oltre i confini nazionali. In questa direzione si inserisce la partnership con Thrakon, gruppo con base ad Atene, che produce e commercializza materiali per l’edilizia.
«Thrakon e Xella sono legate da diverso tempo poiché distribuiscono il prodotto del marchio Ytong: un rapporto storico, un’opportunità di business all’insegna dell’innovazione», spiega il Ceo di Xella Italia, Marco Paolini.
«Stiamo lavorando al lancio di una nuova gamma di prodotti a marchio Thrakon, che saranno divisi in tre linee: adesivi e fuganti per piastrelle, impermeabilizzanti, finiture e colore di alta qualità.
Questi materiali sono ideali per essere abbinati con i blocchi Ytong e i pannelli isolanti Multipor, contribuendo a realizzare edifici efficienti, traspiranti, sostenibili ed esteticamente ricercati.
Thrakon, accanto a Ytong e a Multipor, arricchisce così l’offerta Xella: grazie a questi nuovi prodotti i professionisti potranno disporre di un sistema ancora più completo, avendo il vantaggio di rivolgersi a un unico interlocutore per tutta la durata del cantiere».
Rapporto di Sostenibilità 2023 per Xella Italia
La sostenibilità è uno dei pilastri per il business e la crescita di Xella. Per la prima volta pubblicato nella declinazione italiana, il Report di Sostenibilità 2023 illustra i progressi conseguiti dal Gruppo per limitare l’impatto sull’ambiente, creare processi virtuosi di circolarità, incentivare l’inclusività, la solidarietà e la sicurezza.
Xella Italia sta portando avanti numerosi progetti locali che si inseriscono nella strategia globale del Gruppo, fra cui l’implementazione degli impianti fotovoltaici nei poli produttivi di Pontenure (Piacenza) e Atella (Potenza), l’ottimizzazione delle risorse energetiche con il recupero del calore delle autoclavi, l’azzeramento del conferimento degli scarti di produzione in discarica a Pontenure, e l’innovativo progetto «Big Bags» per il recupero degli scarti in cantiere.
Il Salone del Mobile 2025, che si terrà dall’8 al 13 aprile è già sold out: a breve sarà pubblicato l’elenco completo degli espositori.
Intanto è stato annunciato il primo grande evento del programma culturale con Mother, opera totale a firma di Robert Wilson, tra i più importanti artisti teatrali e visivi del mondo, che inaugurerà l’edizione numero 63, nell’anno di Euroluce.
Mother è dedicata alla Pietà Rondanini di Michelangelo, riconosciuta insieme all’Ultima Cena di Leonardo, come l’opera d’arte più iconica di Milano. Promossa in collaborazione con Comune Milano | Cultura, l’installazione sarà visitabile fino al 18 maggio 2025 al Museo della Pietà – Castello Sforzesco.
Robert Wilson è tra i primi protagonisti annunciati del primo The Euroluce International Lighting Forum: due giornate (10-11 aprile) di conferenze, tavole rotonde e workshop, pensate per un confronto aperto su temi chiave, paradigmi e nuove visioni dell’illuminazione.
Insieme a Wilson è atteso un panel internazionale di lighting designer, architetti, scienziati, scenografi, che avrà come relatori – tra gli altri – Drift, A.J. Weissbard, Marjan van Aubel, Kaoru Mende.
La collaborazione con Robert Wilson vedrà inoltre il Salone del Mobile nuovamente a fianco del Teatro La Scala per la serata inaugurale della 63a edizione, con Wilson alla cura di «The Night Before. Object Chairs Opera», con l’Orchestra del Teatro alla Scala, diretta da Michele Spotti.
«(…) Nel progettare l’edizione 2025 della Manifestazione, abbiamo valutato attentamente quali temi e contenuti potessero accendere una scintilla per innescare un’ulteriore spinta a favore di una filiera che, grazie all’attrattività internazionale del Salone, trasforma ogni anno Milano in Capitale mondiale del design. (…) nonostante la complessità del contesto globale, quella di aprile sarà un’edizione sold out, grazie all’impegno del Salone nella costante ricerca e selezione di nuove aziende in Italia, nel mondo e di nuove opportunità di relazioni con mercati consolidati ed emergenti. Un impegno che nel 2024 ha visto crescere al 65,3% la percentuale di operatori esteri in visita alla Manifestazione», commenta Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano.
Per promuovere la Manifestazione di aprile al target operatori, il Salone proseguirà il suo tour internazionale: dopo New York, Shanghai, Hong Kong e Miami, a gennaio sarà la volta del Nord America e del Canada. Mentre il tour europeo – che ha visto già un’anticipazione a Monaco – toccherà Copenaghen, Parigi, Londra e Madrid.
La nuova campagna comunicazione del Salone del Mobile 2025 è stata affidata a Dentsu Creative Italy e Bill Durgin, fotografo newyorchese, da sempre impegnato in percorso di ricerca visiva che mette al centro il corpo umano, lo spazio e la materia.
«Sta per chiudersi un 2024 che, dobbiamo ammetterlo, a inizio anno, non ci eravamo immaginati così complesso. Le imprese confidano in un piccolo colpo di reni nella parte finale dell’anno che potrebbe preludere a una lenta ripresa nel 2025. Una ripresa che non può prescindere dall’export: il Salone del Mobile.Milano sarà ancora una volta l’occasione migliore per rafforzare e ampliare la presenza delle nostre aziende sui mercati internazionali. Siamo pronti a “raccontare” i nostri prodotti, frutto di una filiera articolata che, grazie ai territori di cui è espressione e alla ricerca in innovazione e in sostenibilità, costituisce un mix unico. Decretando il successo di un sistema imprenditoriale e confermando quanto sia strategico e indispensabile per le nostre aziende investire sul Salone del Mobile. L’unica vetrina focalizzata sul business in grado di parlare al mondo intero», dichiara Claudio Feltrin, Presidente di FederlegnoArredo.
Quarta sede per Iter di Ruggeri – Gruppo Made, che oltre ai punti vendita di Selargius (CA) dove è stata anche aperta una nuova showroom finiture, Sestu (CA) e Guspini (SU) entra nel mercato di Oristano con un’offerta professionale per gli operatori della termoidraulica e dell’edilizia.
Una nuova sede
La nuova sede, alcuni dettagli nelle immagini, è composta da un capannone di 1.300 metri quadrati sviluppati anche in altezza per poter offrire prodotti sempre pronti nei differenti settori merceologici, oltre a una superficie esterna di 5.000 metri quadrati, perfettamente strutturata per agevolare nel migliore dei modi le attività di carico e scarico.
L’interno di Iter di Ruggeri
I moduli espositivi sono principalmente dedicati al mercato professionale, ma la recente chiusura di alcuni centri della GDO permette a Iter di offrire consigli e soluzioni anche al cliente privato, che apprezza sempre più una consulenza personalizzata, oltre a prodotti di qualità.
Gruppo Made | Un’azienda di rivendita edile con una storia importante alle spalle, che ha deciso di affrontare una “piccola rivoluzione commerciale” entrando a far parte del Gruppo Made
Ancora nuovi ingressi in Gruppo Made in questo 2024 realmente eccezionale per lo sviluppo del network Made con gli oltre 30 nuovi magazzini aderenti, e presto altri verranno annunciati.
In questa occasione le regioni interessate sono la Liguria, il Lazio e la Sicilia.
Italferro Genova
Attiva dal 1984, Italferro è un’azienda specializzata nel settore delle forniture di armature in acciaio per cemento armato che comprende la presagomatura, l’assemblaggio e la posa in opera di tondo presagomato, oltre alla produzione di reti elettrosaldate standard e a misura, tutte attività che possono contare sulla professionalità dell’Ufficio tecnico interno.
Marcello Bergonzoni
Italferro, come ci racconta Marcello Bergonzoni, ha deciso di affiancare a questa storica attività la vendita di materiali edili, aggiornando così la sua offerta al mercato, quindi tutti i prodotti, soprattutto tecnici, in particolar modo quelli che hanno a che fare con la posa del cemento armato.
Per questo ha deciso di entrare in Gruppo Made, per meglio sviluppare la parte commerciale di vendita, definire il migliore assortimento e aggiornare così la sua presenza sul mercato.
Germani Frosinone
La storia di questa rivendita, racconta Alessandro Germani, ha avuto inizio nel lontano 1978 quando il fondatore
Alessandro Germani
e la fondatrice Fernanda Gaetani Molle decisero di aprire una piccola ferramenta in Via Rivolta con un magazzino di materiale edile in Via Scolpeto a Roccasecca. Da quegli anni ricchi di difficoltà ma anche di entusiasmo e voglia di fare, molta strada è stata fatta e i figli Alessandro e Diego stanno portando avanti il sogno dei loro genitori, con una crescita costante.
L’obiettivo di Germani è quello di aiutare il cliente a scegliere il meglio per la propria casa. Ciò avviene attraverso una progettazione sartoriale, cucita sui bisogni e sui desideri del singolo cliente, una puntuale consulenza tecnica sul prodotto riservata ad architetti, ingegneri e geometri, anche per il settore del fotovoltaico.
L’azienda ha inoltre da poco presentato il servizio «Germani 360», ovvero un unico interlocutore come general contractor per soddisfare le richieste di una clientela sempre più attenta ed esigente; tramite una rete di imprese denominata GPA – Germani, Progettisti e Artigiani – uniti con l’obbiettivo unico di realizzare i sogni di chi vuole costruire, ristrutturare o efficientare la propria casa o locale commerciale.
La scelta di aderire al Made é stata fortemente voluta per cogliere le opportunità di collaborare con un gruppo di imprenditori che hanno a cuore lo sviluppo sostenibile di un settore trainante come quello dell’edilizia. «Con tutti i servizi che il gruppo offre come ad esempio la formazione – sottolinea Alessandro Germani – andremo a far crescere il nostro team e a potenziare le nuove aree di business, in particolare quelle dell’edilizia a secco e dell’efficientamento energetico».
Federcolor Nicosia (EN)
Angelo Pidone
Angelo Pidone, da quasi 60 anni lavora in questa rivendita e non ha perso nemmeno un grammo di entusiasmo.
Nei decenni ha fatto crescere questa realtà che è un preciso punto di riferimento nella sua zona. L’offerta di Fercolor è quanto mai ampia, ma il nome lascia trasparire le origini di questa attività – ferramenta e colore – che nel tempo ha poi completato la sua offerta merceologica.
Vent’anni fa, per esempio, veniva inserita l’offerta dell’edilizia leggera, ma oggi Fercolor soddisfa le esigenze di imprese, artigiani e cliente privato grazie alla sua show-room finiture per interni, sistemi cappotto, sistemi impermeabilizzanti, utensili, e così via. Un discorso a parte merita il settore del colore, dove Fercolor va oltre la semplice commercializzazione dei prodotti. Infatti, l’azienda organizza e svolge corsi tecnici per i suoi clienti, oltre alla necessaria formazione interna dei collaboratori, che avviene con il contributo delle migliori aziende produttrici del settore.
L’attività di Fercolor si svolge in una struttura di 1500 metri quadrati su due livelli, e la scelta di entrare a far parte di Gruppo Made, come ha voluto sottolineare Angelo Pidone, è che per crescere bisogna stare insieme.
Gli interventi di mitigazione acustica in corrispondenza delle infrastrutture stradali presentano molteplici profili di complessità.
Le prestazioni in termini di abbattimento del rumore, infatti, devono adeguarsi al profilo e alle caratteristiche del terreno e, non di rado, soddisfare anche una serie di requisiti in termini di inserimento ambientale.
Servono perciò soluzioni che, oltre a garantire elevati valori di fonoattenuazione, risultino di facile messa in opera e offrano una buona resa estetica. Lecablocco Fonoleca Quadro di Laterlite risponde a questi requisiti.
Il sistema fonoassorbente Lecablocco Fonoleca Quadro è costituito da piastre di calcestruzzo di argilla espansa Leca a bassa densità (850 kg/m3) ed è adatto alla realizzazione di barriere acustiche.
Lecablocco Fonoleca Quadro è stato scelto per un intervento che ha interessato un tratto della Tangenziale di Catania situato in corrispondenza di una zona densamente abitata, e che perciò necessitava di misure idonee al contenimento del rumore determinato dal continuo transito dei veicoli.
Situato nella zona di raccordo fra gli ingressi e le uscite di una doppia galleria, il tratto interessato dai lavori era originariamente separato dalle circostanti zone abitate da un semplice setto in calcestruzzo armato, che per le sue caratteristiche non offriva nessun ostacolo alla propagazione del rumore.
L’analisi dello stato di fatto ha immediatamente evidenziato la necessità di un intervento di mitigazione acustica, che sarebbe dovuto risultare compatibile per condizioni di posa e prestazioni in opera con la struttura muraria esistente.
Tali considerazioni hanno indirizzato le scelte progettuali di Anas, ente responsabile della gestione e manutenzione della tratta, verso una soluzione basata sul sistema Lecablocco Fonoassorbente Fonoleca Quadro, composto da moduli dello spessore di 15 centimetri per una densità di 850 kg/m3 la cui geometria e il tipo di conglomerato impiegato ottimizzano le prestazioni fonoassorbenti conservando le qualità peculiari dei Lecablocco. L’impresa esecutrice è stata la Emmeci s.r.l. di Gangi (Palermo).
I rivestimenti fonoassorbenti in Lecablocco Fonoassorbente Fonoleca Quadro vengono normalmente posati a ridosso della parete in calcestruzzo.
I loro elevati valori di fonoassorbenza si coniugano a una particolare gradevolezza estetica conferita dalla varietà di colori disponibili, elevata resistenza alle escursioni termiche, alle aggressioni dei gas di scarico e al cloruro di sodio.
Al tempo stesso le loro caratteristiche garantiscono una elevata durata in opera e una pressoché totale assenza di manutenzione con un ridotto impatto ambientale.
ambientale
Hilti Italia e Knauf Italia lavorano in partnership per offrire al mercato un sistema completo per facciate ventilate a giunto chiuso.
Negli ultimi anni, la collaborazione si è concentrata sull’installazione del sistema Aeroskin di Knauf, utilizzando la sottostruttura, i fissaggi e il servizio di ingegneria di Hilti.
Aeroskin è una facciata ventilata a giunto chiuso composta dalla sottostruttura ingegnerizzata da Hilti su cui viene fissato il pannello Knauf Aquapanel.
La tecnologia Knauf Aquapanel consente un’elevata libertà progettuale offrendo la massima versatilità di costruzione, sia come rivestimento esterno di facciata, che come elemento decorativo, grazie all’ampia gamma di sistemi di intonaco, colori e tecniche di lavorazione.
«Le partnership sono molto più che la realizzazione di un progetto comune. Sono espressione del valore delle persone, della loro proattività e competenze. Sono queste le caratteristiche alla base del successo della nostra relazione con Hilti, che continua a crescere, con nuove sfide e opportunità all’orizzonte, sempre con l’obiettivo di migliorare il settore delle costruzioni e offrire soluzioni all’avanguardia», dichiara Damiano Spagnuolo, Marketing & Product Director di Knauf Italia.
Con la lastra cementizia Aquapanel Cement Board Outdoor, composta dalla combinazione di cemento Portland e inerti minerali e armata su entrambi i lati con rete in fibra di vetro, si possono realizzare forme innovative, sia con pareti curve che planari, fino a un’altezza di 15 metri grazie alla combinazione con gli intonaci minerali di Knauf.
A garanzia della massima qualità visiva delle superfici, i sistemi di sottostruttura regolabili Hilti fissano in modo sicuro la facciata al materiale base, come calcestruzzo, calcestruzzo cellulare o muratura.
La sottostruttura Hilti è ottimizzata sotto il profilo statico e meccanico. Ogni dettaglio è finalizzato per accelerare il montaggio, riducendo al contempo il rischio di errori.
La progettazione ottimale della sottostruttura è realizzata in collaborazione con gli esperti Hilti, che offrono sia consulenza da remoto che in cantiere.
Sul cantiere, ad esempio, determinano per il cliente la capacità portante dell’ancorante installato in uno specifico strato di supporto con l’aiuto di prove, utili anche a progettare l’ancorante stesso e ad ottimizzare i punti di fissaggio.
«La nostra partnership con Knauf rappresenta un modello di successo nella collaborazione tra aziende, volta a sviluppare soluzioni sostenibili e innovative nel settore delle costruzioni. Al centro di questa collaborazione c’è la facciata ventilata, una soluzione tecnologica sempre più utilizzata per migliorare le prestazioni energetiche e l’estetica degli edifici. Combinando le nostre competenze e i nostri sistemi in un’unica soluzione integrata, abbiamo portato un impatto positivo sull’efficienza energetica, sulla sicurezza e sulla durabilità degli edifici», afferma Mario Gabaldo, Trade Manager di Hilti Italia.
I principali vantaggi del sistema di facciata Knauf-Hilti
La soluzione di sistema Knauf/Hilti integra tutti i vantaggi di una facciata ventilata, distinguendosi per:
• performance termica degli edifici, che può essere ulteriormente incrementata grazie all’adozione della mensola in fibra di vetro Hilti MFT-FOX VT, compatibile con il sistema Knauf, che permette di ottenere elevate prestazioni energetiche, minimizzando al contempo gli spessori della parete e dell’isolante;
• protezione antincendio, grazie ai componenti Knauf e Hilti coordinati. La robusta lastra Knauf Aquapanel Cement Board Outdoor raggiunge, infatti, la classe di reazione al fuoco A1 (non combustibile);
• estetica di pregio grazie ai sistemi di intonaco Knauf che offrono ampia libertà creativa. Struttura, colore e tecniche di lavorazione quali pennellessa, pettine o effetto calcestruzzo donano alla facciata un aspetto personalizzato di alta qualità. Inoltre, grazie all’elevata modellabilità, forme arcuate, giochi di profondità e innumerevoli superfici e strutture superficiali si realizzano facilmente e si montano con precisione;
• alta capacità portante e resistenza a un’ampia gamma di sollecitazioni, soprattutto in combinazione agli intonaci minerali. Allo stesso tempo la sottostruttura Hilti è in grado di rispondere alle specificità tecniche di ogni progetto;
• fissaggio sicuro e semplicità di posa che riducono i tempi di costruzione e i costi di manodopera. Ad esempio, grazie al montaggio con ancoranti e con sistemi di fissaggio diretto, mensole e sistemi di isolamento della sottostruttura regolabile Hilti sono montati in modo veloce e sicuro;
• sostenibilità: Aeroskin garantisce elevata efficienza termica, facciate robuste e durature nel tempo. In aggiunta, il sistema è composto da componenti riciclabili e sostenibili e molti elementi del sistema Aquapanel e della sottostruttura Hilti hanno ottenuto certificazioni che ne attestano l’impatto ambientale ridotto;
• consulenza competente e assistenza completa dalla progettazione all’installazione grazie ai team di consulenza strettamente integrati delle due aziende che accompagnano il progetto dalla pianificazione all’esecuzione in cantiere. Offrono inoltre una consulenza personalizzata completa in loco, ottimizzando costi e tempi di organizzazione.
L’analisi dei campioni della distribuzione di materiali edili in Europa (Italia esclusa) mette in evidenza il modello transalpino. Ma è nei Paesi del Nord che la redditività per addetto è più elevata.
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Sono 25 i soggetti firmatari del documento «Un patrimonio da salvare»: un numero che da una prima stima vede coinvolti oltre 430mila consumatori, 150mila lavoratori, 600mila professionisti, 8mila imprese e 410 industrie di produzione della filiera del rinnovamento degli edifici, dei consumatori e della tutela ambientale.
Il documento propone provvedimenti di incentivazione temporanei, tavoli tecnici e condivisione delle analisi sullo stato del patrimonio edilizio al fine di definire un Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici e il quadro delle misure di stimolo e accompagnamento necessarie.
Hanno sottoscritto il documento Adiconsum, AEM – Associazione Energy Managers, AiCARR, AIPE, Altroconsumo, Anfit, ANING – Associazione Nazionale Ingegneri, Anit, Anpe, ARSE, Assocond CO.NA.FI, Assovernici, Gruppo pitture e vernici Federchimica-Avisa, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati, Cortexa– Eccellenza nel Sistema a Cappotto, Federcomated, Federazione Filiera Legno, F.I.V.R.A., ISI Ingegneria Sismica Italiana, Legambiente, Kyoto Club, Rete Professioni Tecniche, Renovate Italy e Rete Irene.
Il documento «Un patrimonio da salvare» si sviluppa a partire dalla considerazione che il 40% del consumo finale di energia nell’Unione Europea e il 36% delle sue emissioni di gas a effetto serra sono causati dagli edifici.
Da questa evidenza nasce l’improrogabile necessità di mettere l’efficienza energetica al centro della politica energetica in Italia, per coglierne tutti i vantaggi di tipo sociale, economico e ambientale.
I firmatari esprimono dunque alle istituzioni la richiesta di predisporre una corretta ed esaustiva analisi, aperta al contributo della comunità scientifica e professionale, delle condizioni attuali del parco immobiliare italiano sul piano energetico e della sicurezza.
Da questa analisi sullo stato dell’arte del patrimonio edilizio è possibile stilare dati certi sull’entità degli interventi necessari e definire i dettagli di un Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, che l’Italia dovrà mettere a punto entro il 2025, e il quadro delle misure di stimolo e accompagnamento necessarie.
Durante il tempo necessario alla definizione del Piano, sostiene il documento, è inoltre indispensabile varare un provvedimento ponte tra la fine del presente anno e il momento in cui saranno attivate le nuove misure che, mantenendo alle condizioni vigenti l’Ecobonus e il Sismabonus, consenta di dare continuità alle attività di decarbonizzazione e messa in sicurezza senza compromettere il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla EPBD4.
Tra le tematiche cardine del documento c’è la necessità di un coinvolgimento degli esperti della filiera nei processi di consultazione e definizione delle politiche energetiche.
Il documento evidenzia inoltre la necessità di affiancare all’efficientamento energetico la messa in sicurezza degli edifici.
Centrale è anche il tema delle risorse con l’appello a esercitare la massima determinazione e influenza nel richiedere alle istituzioni comunitarie la messa a disposizione di risorse finanziarie dedicate, con l’obiettivo di assicurare la congrua ed efficace attivazione della finanza privata, con schemi semplici e prevedibili.
Il documento «Un patrimonio da salvare» è disponibile in versione integralea questo link.
Luigi Gorza e Ilaria Raccanello - AD ARD Raccanello
Specializzata nella produzione di sistemi vernicianti per l’edilizia professionale, ARD Raccanello aderisce al Climate City Contract di Padova, sottoscrivendo un documento per contribuire attivamente all’iniziativa europea Net Zero Cities.
Insieme ad altre importanti realtà del territorio padovano, l’azienda si impegna a ridurre le proprie emissioni e a promuovere pratiche sostenibili, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.
«La sfida della neutralità climatica è una responsabilità che coinvolge tutti noi. In qualità di azienda operante sul territorio, sentiamo il dovere di contribuire attivamente a questo processo di transizione ecologica. Il Climate City Contract rappresenta per noi un’opportunità unica per collaborare con le istituzioni e le altre realtà del territorio, e per mettere in campo azioni concrete e innovative», ha dichiarato l’amministratore delegato Luigi Gorza.
ARD Raccanello intende promuovere la sostenibilità come priorità trasversale per l’azienda, non solo per quanto riguarda i prodotti, ma anche per le attività collegate alla supply chain, le modalità di lavoro interne, l’organizzazione e le politiche aziendali e le strategie future.
Per questo l’azienda sta mettendo in atto una serie di best practices, comportamenti etici e virtuosi, che mirano a consolidare l’impegno tangibile per un utilizzo responsabile delle risorse lungo tutta la filiera.
Era difficile prevedere un successo così pieno. Eppure, il primo Convegno Nazionale del Lattonieri ha raccolto non solo una fitta adesione, con circa 250 iscritti, ma anche una sincera partecipazione da parte dei presenti, arrivata dopo la serata con cena di business e premiazione delle migliori imprese, evento che ha preceduto il convegno.
È stata una sala congressi affollata quella di Villa Quaranta (Pescantina, Verona), dove si sono ritrovati i rappresentanti di una categoria che per motivi storici è poco riconosciuta, ma svolge un ruolo fondamentale nella filiera delle costruzioni.
Il metallo, però, bisogna saperlo adoperare. E per questo l’evento promosso da Pile e organizzato da Virginia Gambino Editore è stato centrato sulla formazione, una boa attorno alla quale l’intera categoria è obbligata oggi più che mai a girare.
Il convegno, aperto dal presidente di Pile Fabio Montagnoli, è stato ricco di contenuti. A partire dalla fotografia scattata dal Centro Studi YouTrade, che ha analizzato i bilanci di quasi 500 imprese del settore. Un’analisi dalle dimensioni maxi, commentata da Alberto Bubbio, professore associato di Economia Aziendale e responsabile del corso di Programmazione e Controllo, presso l’Università Cattaneo-Liuc.
L’economista ha sottolineato punti di forza e di debolezza del sistema imprese dei professionisti del metallo. E lo stesso relatore è stato protagonista successivamente di un’analisi centrata sulle direttrici finanziarie che un’azienda grande o piccola deve seguire per ottenere successo e, soprattutto, per schivare i pericoli disseminati nel mercato.
Dopo un veloce instant poll, sondaggio che ha raccolto velocemente il sentiment della platea, con le sue aspettative per il prossimo futuro, il primo Convengo Nazionale del Lattonieri ha raccolto in presa diretta le proposte, le testimonianze, e anche qualche osservazione pungente, da una serie di operatori.
Il primo talk show ha visto sul palco Gianni Schiavon, amministratore unico Zintek, Andreas Koler, ad di Alpewa, Giordano Mazzonetto, AD di Mazzonetto, Piero Morandi, AD di Sicurpal e Francesco Borzumati, direttore commerciale di Isal. Al centro della discussione la necessità di formazione, ma anche le difficoltà da superare per erogarla.
Al secondo talk show hanno partecipato Jürgen Niederfriniger, amministratore unico Nieder, Paul Vatamanu, di Vatamanu coperture, Antonello Cominziolli, Maestro artigiano di Lattoneria Trentina, Mauro Ognibeni, socio di Eurocoperture e Maestro Lattoniere e Francesco Revolti, Maestro artigiano e socio di Revolti Lattonerie.
In questo caso, accanto al nodo della formazione è stato virtualmente posto sul tavolo il problema dell’attrattività della professione di lattoniere. Che, forse, necessita di un rebranding.
Per la formazione, in ogni caso, ci sono anche buone notizie: le ha portato Mattia Montagnoli, direttore generale Pile, che ha descritto i passi in avanti, concreti, della normativa che definisce gli skills della professione. Capacità ora più che mai necessarie, ha sottolineato Anna Danzi, vice direttore di Finco, in un denso intervento che ha sintetizzato le numerose altre sfide per la categoria.
Infine, Davide Lenarduzzi, AD di Fiera di Bergamo, ha anticipato temi e opportunità che attendono le imprese di lattoneria con l’appuntamento di Caseitaly Expo 2025 in programma a febbraio. L’intensa giornata di lavori si è conclusa con un light lunch.
L’appuntamento con il secondo il Convegno dei Lattonieri è, dunque, per il 2025, ma i dati, le sintesi delle relazioni, le tabelle e le immagini dell’evento del 5 e 6 dicembre saranno disponibili online e sul prossimo numero della rivista Lattoneria.
Progettato per essere installato nella doccia, il pannello Sunshower Round utilizza i raggi infrarossi e UV per offrire un’esperienza di benessere ad alta tecnologia.
Sunshower One Plus M Sand White
Sunshower Round One è dotata di lampade a infrarossi. Il calore che mettono permette di migliorare la circolazione del sangue, processo che dona una maggiore vitalità ai muscoli e diminuisce eventuali dolori, purificare la pelle, favorendo l’espulsione delle tossine, e conciliare il sonno, diminuendo lo stress.
Sunshower Round Plus è dotata anche di luce ultravioletta a basso dosaggio, cruciale per assumere la vitamina D, la quale si occupa di fortificare le difese immunitarie e consolidare le ossa.
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I raggi UV hanno un effetto positivo sugli ormoni, migliorando il ciclo giorno-notte. Infine, purificano ulteriormente la pelle, rendendola più spessa e resistente alla luce solare,
oltre che prevenendo disturbi ad essa legati.
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Le versioni One e Plus possono essere installate comodamente in casa grazie a tre diverse
opzioni di struttura: a incasso, ideale per rinnovare i bagni in fase di ristrutturazione, oppure ad angolo o a parete, perfette per adattarsi a bagni già esistenti.
Le misure disponibili vanno dalla S alla L, più adatta a un’illuminazione total body. I colori si integrano facilmente in qualsiasi ambiente: bianco, nero, organic grey, sand white.