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Dai laboratori Winkler nasce Perfetta, una membrana per tutti gli usi

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Dai laboratori Winkler nasce Perfetta, una membrana per tutti gli usi in grado di aderire su tutti i supporti, membrane ardesiate comprese, e che si può utilizzare anche per la protezione dei cementi alleggeriti.

Ideale per gli interventi di ristrutturazione, permette di risparmiare il 50% dei tempi di applicazione, il 50% dell’utilizzo di fiamma, con evidenti vangatti per gli applicatori professionali.

Perfetta Pol Mineral kg 4,5 ardesiata sfrutta la tecnologia NT ed è una membrana innovativa, con un compound molto ricco a masse impermeabilizzanti differenziate. È inoltre disponibile la versione Perfetta Pol mm 4, con le stesse caratteristiche ma con uno spessore maggiore, di 4 millimetri.

La tecnologia NT garantisce le performance delle storiche e collaudate membrane di Winkler con un’adesione migliorata e vantaggi sia in termini di posa (aderenza totale) che di rapidità di messa in opera, in ogni condizione.

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Mescola Faccia a vista

Mescola bitume polimero Elastoplastomerica BPP, compound in bitume distillato modificato con copolimeri poliolefinici di sintesi APP (Polipropilene Atattico) a elevato peso molecolare, ottenuti da polimerizzazione catalizzata da metalloceni.

Mescola Faccia in applicazione

Mescola bitume polimero elastoplastomerica EPDM, compound in bitume distillato modificato con polimeri di sintesi a elevato peso molecolare, appositamente progettata e realizzata per migliorare l’adesione della membrana su qualsiasi tipo di supporto.

Armatura

Le membrane di questa famiglia sono rinforzate con un’armatura in nontessuto di poliestere da filo continuo (Spunbond) imputrescibile. Il nontessuto di poliestere garantisce un’ottima resistenza meccanica alla lacerazione e al punzonamento.

Finitura

Le membrane di questa famiglia hanno una finitura superficiale inferiore realizzata con un film termofusibile in polietilene PE mentre la finitura superficiale superiore in tessuto di polipropilene PPL “Double”.

Per salvaguardare ulteriormente la funzionalità di queste membrane è possibile applicare 2000 Fast, il protettivo elastomerico colorato resistente al ristagno d’acqua, specificatamente formulato per la protezione di manti bituminosi lisci e ardesiati di qualsiasi dimensione, anche appena posati in opera.

Suprevo: la facciata ventilata che racconta il territorio

La facciata ventilata che racconta un territorio

A Monte Savino, nel cuore della Valdichianina, ha preso vita Suprevo, uno spazio multifunzionale che ospita un museo, un frantoio e uno store. Il luogo è stato interamente  riqualificato dall’architetto Antonio Leonardi, in collaborazione con Alpewa, azienda affermata nel settore della lavorazione e trasformazione dei metalli, che è stata scelta come partner tecnico per la realizzazione della nuova facciata ventilata, elemento distintivo dell’intero complesso.

Una facciata ventilata per distinguersi

Il contesto urbano in cui si inserisce Suprevo è caratterizzato da edifici industriali privi di valore architettonico. Proprio per questo, la committenza ha voluto conferire al fabbricato una nuova identità visiva.

Il progetto ha puntato su una facciata ventilata in alluminio perforato, realizzata con sistema Alpewa, in grado di unire prestazioni tecniche elevate a un’estetica contemporanea e raffinata.

Il progetto ha puntato su una facciata ventilata in alluminio perforato, realizzata con sistema Alpewa, in grado di unire prestazioni tecniche elevate a un’estetica contemporanea e raffinata

La scelta del rivestimento metallico non è stata casuale: si tratta di pannelli in lamiera ondulata perforata Montana, con fori da 5 millimetri a passo 8 millimetri, finitura semilucida Ral 9006.

Questo materiale garantisce durabilità, leggerezza strutturale, resistenza agli agenti atmosferici e versatilità progettuale, tutti elementi chiave in una facciata ventilata efficiente.

Estetica e funzione: il valore aggiunto della facciata ventilata

Il design verticale del pattern perforato crea un gioco visivo che dona eleganza e dinamismo alla superficie. L’effetto cambia nel corso della giornata grazie alla luce naturale, che filtra attraverso i pannelli generando riflessi e ombre suggestive.

Di notte, la retroilluminazione interna trasforma la facciata in un punto focale visivo per chi osserva l’edificio dall’esterno.

Di notte, la retroilluminazione interna trasforma la facciata in un punto focale visivo per chi osserva l’edificio dall’esterno.

Oltre all’impatto estetico, la facciata ventilata Alpewa ha risposto anche alle esigenze funzionali del museo: oscurare parzialmente gli ambienti interni e, allo stesso tempo, garantire trasparenza selettiva per lo store, ben visibile attraverso le ampie vetrine anche nelle ore serali.

Personalizzazione e dettagli costruttivi

Fondamentale è stato il dialogo tra progettista e Alpewa per studiare un sistema su misura. Dopo l’analisi di diversi mock-up e materiali, la scelta è ricaduta su una soluzione customizzata, con ancoraggi personalizzati e pannelli modulati sulle geometrie del fabbricato.

A completamento del disegno architettonico, è stato realizzato un portale in composito di alluminio Alpewa, colore giallo, che incornicia gli ingressi e maschera le differenze altimetriche delle aperture.

Il risultato è un elemento scenografico, funzionale e perfettamente integrato con il linguaggio architettonico della facciata ventilata.

Quando l’architettura parla di identità

L’intervento Suprevo dimostra come la facciata ventilata possa essere non solo una soluzione tecnica per migliorare le prestazioni energetiche e il comfort interno, ma anche uno strumento di comunicazione architettonica.

In questo caso, il rivestimento firmato Alpewa interpreta la storia dell’edificio e del territorio, valorizzando l’esperienza del visitatore e creando un landmark contemporaneo per la comunità.

Rockwool-Nomisma: i vantaggi della direttiva Case green

Lavori di efficientamento
Lavori di efficientamento

Il patrimonio residenziale italiano ha già compiuto un passo significativo verso la transizione energetica, conseguendo un risparmio del 7,4% sui consumi, pari a 31.530 GWh annui rispetto ai consumi del 2020, considerati dalla direttiva Epbd una base di partenza. Questo risultato, reso possibile anche grazie agli interventi di riqualificazione sostenuti dagli incentivi fiscali degli ultimi anni (2020-2024), testimonia che l’Italia è già a metà strada verso il target europeo del 16% di riduzione dei consumi al 2030.

A restituire questa fotografia è lo studio Efficienza energetica del patrimonio abitativo,  scenari e strumenti alla luce della Direttiva Ue, commissionato da Rockwool a Nomisma. Secondo lo studio, per colmare il divario residuo dell’8,6% è necessario intervenire sugli edifici più obsoleti con un investimento stimato in 115,3 miliardi di euro tra il 2027 e il 2030, che permetterebbe di portare a termine il percorso di abbattimento delle emissioni in quattro anni, intervenendo su quasi il 14% del patrimonio residenziale nazionale.

Lavori di riqualificazione
Lavori di riqualificazione

Più valore agli immobili

Attraverso una simulazione condotta su 12,5 milioni di edifici residenziali, lo studio ha definito uno scenario che privilegia il miglior rapporto costo-beneficio per la riduzione dei consumi. Questo approccio prevede di intervenire su 1,7 milioni di edifici, pari a oltre 4,7 milioni di unità abitative, concentrandosi sulle classi energetiche meno performanti e tenendo conto delle specificità territoriali, in particolare nelle zone climatiche più fredde. Lo studio ha suddiviso gli interventi in due categorie: hard, quelli più invasivi che prevedono la sostituzione di impianti e involucro degli edifici, generando un aumento medio del 14,8% del valore; e soft, che prevedono la sola sostituzione degli impianti più obsoleti, con incrementi medi di valore immobiliare attorno al 4,8%.

L’investimento medio per abitazione è stimato in 24 mila euro, prevalentemente destinato agli interventi hard, che garantiscono i maggiori benefici in termini di risparmio energetico e crescita del valore dell’immobile. Lo studio mostra che ogni euro investito nella riqualificazione di un’unità abitativa genera un ritorno economico superiore al 23% grazie a un effetto moltiplicatore pari a 1,23.

Quanto più significativo è il salto di classe energetica derivante dall’intervento, tanto più elevato sarà l’incremento del valore dell’immobile: in media, si registra un incremento medio del valore di 14.500 euro per abitazione (+10,1%), con picchi fino al 31% nelle zone più fredde o in caso di passaggi dalla classe G alla A. Ad esempio, un immobile situato in zona E che passa dalla classe energetica meno performante (G) alla B con interventi Hard ottiene in media un incremento di valore del 22,4%, mentre un intervento Soft nella stessa condizione, con un salto di due classi, consente un aumento di valore inferiore, pari all’8%.

Nel complesso, gli interventi di riqualificazione energetica stimati dallo studio potrebbero generare un incremento di valore immobiliare per il patrimonio residenziale italiano pari a 68,9 miliardi di euro.

Edificio con copertura in facciata
Edificio con copertura in facciata

Effetti positivi sull’intero sistema Paese

La realizzazione del piano di riqualificazione previsto per raggiungere gli obiettivi della Direttiva comporta un investimento complessivo di 115,3 miliardi di euro nel quadriennio 2027-2030, pari a circa 28,8 miliardi l’anno. Queste risorse, per poter essere attivate, richiederebbero una qualche forma di sostegno finanziario annuo pari a circa 17,3 miliardi annui, mentre si stima che i capitali privati, anche senza sostegno, potrebbero coprire la quota restante, pari a circa 11,5 miliardi.

Tale stima è in linea con quanto registrato negli anni precedenti all’introduzione del Superbonus 110%. Tra il 2014 e il 2020, infatti, gli investimenti medi annui per interventi di manutenzione straordinaria di edifici residenziali veicolati attraverso gli incentivi fiscali statali si attestava in media a 28,4 miliardi di euro, con una quota coperta da incentivi pubblici pari a 14,4 miliardi di euro e corrispondente a un’aliquota media del 50,8%.

Questo dato suggerisce che il volume di risorse richiesto per il nuovo piano è in continuità con le esperienze già maturate, sia per entità complessiva che per il ruolo del sostegno pubblico.

L’effetto moltiplicatore sull’economia italiana sarebbe significativo: si prevede un incremento annuo di valore aggiunto pari a 21,3 miliardi di euro, suddiviso tra effetti diretti (10,5 miliardi), indiretti (4 miliardi) e indotti (6,8 miliardi).

Lavori di efficientamento
Lavori di efficientamento

Impatto economico – valore aggiunto totale

Il settore delle costruzioni riceverebbe il principale beneficio (37% del totale), ma ricadute positive interesserebbero anche la consulenza, i servizi immobiliari, il commercio (al dettaglio e all’ingrosso), il trasporto e la logistica.

Gli interventi di riqualificazione energetica attiverebbero complessivamente, ogni anno dal 2027 al 2030, circa 370.000 unità di lavoro, pari all’1,5% del totale nazionale. Di queste, il 47% sarebbero impiegate nel settore delle costruzioni (circa 175.000 unità, equivalenti al 10% della forza lavoro del comparto).

In aggiunta ai benefici economici e occupazionali, l’efficientamento energetico porterebbe importanti vantaggi diretti per le famiglie, traducendosi in un risparmio medio annuo sulle bollette del 36% – pari a circa 645 euro per famiglia, con punte che sfiorano i 1.300 euro nelle zone climatiche più fredde. Senza contare il fatto che consentirebbe una decarbonizzazione stimata in 4,6 milioni di tonnellate di CO₂ l’anno, corrispondenti al 10% delle emissioni del comparto residenziale.

Scenari finanziari di sostegno flessibili per una transizione inclusiva

Sul fronte della finanziabilità degli interventi di riqualificazione energetica per l’ammontare che richiede qualche forma di supporto, lo studio propone tre scenari, da intendersi come spunti di riflessione per il dibattito pubblico e privato, e non come prescrizioni univoche. Tutti si basano sull’analisi di un caso studio rappresentativo — un condominio di medie dimensioni, realizzato prima del 1970 e composto da 28 unità abitative — e prevedono un intervento strutturale (hard) in grado di garantire un salto di sei classi energetiche (dalla G alla A1) e un risparmio di circa il 60%.

Nei diversi modelli, il coinvolgimento di Stato, famiglie, imprese e operatori finanziari può essere modulato e combinato secondo le esigenze sociali, le dinamiche di mercato e le politiche che si vorranno adottare. Gli strumenti ipotizzati si articolano su più livelli: crediti d’imposta differenziati, incentivi diretti per le famiglie a basso reddito, prestiti agevolati con garanzia pubblica, meccanismi pay-as-you-save, il ruolo attivo delle ESCO, fino all’utilizzo di fondi europei specifici.

La quota di sostegno pubblico ipotizzata, in funzione dei diversi scenari simulati, varia dal 50% al 65% dell’investimento complessivo. L’impegno effettivo per lo Stato — al netto dei maggiori gettiti fiscali generati dagli investimenti attivati — si attesta tra 4,9 e 8,6 miliardi di euro all’anno, dal 2027 al 2030. In tutti i modelli, la sostenibilità economica viene valutata in relazione non solo al contributo pubblico, ma anche al valore aggiunto generato, al ritorno occupazionale e al coinvolgimento di capitali privati.

Per assicurare efficacia, qualsiasi soluzione dovrà accompagnarsi a una programmazione pluriennale, massima trasparenza delle regole, controlli rigorosi e una governance collaborativa tra Stato, attori finanziari, imprese e cittadini.

Proseguire verso il target europeo richiede ora uno sforzo condiviso, orientato a massimizzare le risorse disponibili, supportare le famiglie che più ne hanno bisogno e promuovere un’edilizia sicura, moderna e sostenibile. Solo attraverso la collaborazione attiva e l’adozione di modelli flessibili e inclusivi sarà possibile completare con successo la transizione energetica del patrimonio abitativo nazionale.

Under, la porta di sicurezza Dierre per cantine, depositi e locali di servizio

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La porta di sicurezza Under di Dierre garantisce un alto livello di protezione per cantine, depositi e locali di servizio.

Spesso in questi ambienti, che custodiscono beni preziosi o ricordi importanti, sono installate porte o portoncini facili da scassinare. La linea di porte Under garantisce invece un alto livello di sicurezza, rendendo la vita difficile a ladri e malintenzionati.

La porta di sicurezza Under è disponibile in due versioni: monolamiera e doppia lamiera, entrambe con un battente di 48 millimetri in acciaio zincato, verniciato e rinforzato da traverse orizzontali a omega di grandi dimensioni. Una struttura che rende la porta particolarmente robusta.

Il sistema di chiusura prevede una serratura a cilindro con sistemi anti manipolazione brevettati, quattro catenacci, piastra anti-trapano, aste telescopiche di chiusura superiore e inferiore, boccola a pavimento in ottone e tappo parapolvere.

Inoltre, sul lato delle cerniere sono presenti quattro rostri avvitati al battente, che resistono alle sollecitazioni più violente e rendono ancora più solida la porta. Un ulteriore elemento di sicurezza è costituito dall’asta telescopica di chiusura superiore e inferiore.

Le porte Under sono disponibili con sette punti di chiusura, con scrocco azionato dalla maniglia o dalla chiave. Griglie di aerazione sulla parte superiore e su quella inferiore dell’anta consentono infine la ventilazione degli spazi per evitare il caratteristico «odore di chiuso» in cantina.

La porta Under permette di accedere alle detrazioni previste dal Bonus Sicurezza. L’incentivo prevede una detrazione fiscale del 36% sulle spese sostenute per interventi volti a migliorare la sicurezza della propria abitazione, fino a un massimo di 48 mila euro, ripartito in dieci quote annuali di pari importo nella dichiarazione dei redditi.

Il Bonus Sicurezza si applica all’installazione di sistemi antifurto e allarmi, telecamere di videosorveglianza, porte blindate, inferriate, grate e sistemi di protezione passiva e altri dispositivi di sicurezza come vetri antisfondamento, videocitofoni e spioncini elettronici, recinzioni e cancelli di sicurezza e casseforti a muro.

Gruppo Made: il network italiano della distribuzione edile tra italianità e innovazione

Gruppo Made distribuzione edilizia

Con oltre 230 punti vendita in tutta Italia, Gruppo Made è oggi una delle realtà più solide e riconosciute nella distribuzione di materiali per l’edilizia.

Un network che ha saputo coniugare identità locale e marchio nazionale, offrendo ai propri aderenti servizi esclusivi, una struttura manageriale dedicata e una visione condivisa di crescita e competitività.

Al centro del progetto Made ci sono valori chiave: italianità, sostenibilità, formazione e innovazione. Elementi che rendono il Gruppo non solo una rete commerciale, ma una comunità professionale orientata al futuro del settore.

E un altro importante impegno del Gruppo è sostenere l’attività delle imprese della distribuzione nel territorio, nel pieno rispetto della loro storicità, esaltandone la competenza e l’esperienza, perché rappresentano il tessuto produttivo sano della nostra economia, e soprattutto perché è la loro professionalità che qualifica la vera forza del Gruppo.

Esterno sede Made a Casorezzo (Milano)

Italianità e sostenibilità: due pilastri del Gruppo Made

Al centro, in ogni caso, c’è il concetto di italianità, un valore oggettivo e condiviso. Gruppo Made è infatti un network interamente italiano, nato dai rivenditori per i rivenditori.

Il Gruppo crede fermamente nella professionalità e nella competenza, gli unici strumenti per emergere in un mercato complesso.

Una delle missioni del Gruppo è quella di arrivare a offrire al cliente un servizio a 360 gradi, utilizzando soprattutto lo strumento della formazione.

Un altro valore del Gruppo è la sostenibilità, che inizia dalla scelta di fornitori che credono e operano concretamente per la salute e la tutela dell’uomo e dell’ambiente.

Marchio nazionale e identità locale: il rebranding Made

L’identità del gruppo passa anche attraverso all’intensa attività di rebranding dei punti vendita.

Nel pieno rispetto della storicità di ogni singolo magazzino, che rappresenta esperienza, valore e conoscenza del territorio, il logo di Gruppo Made viene affiancato a quello della rivendita, creando una preziosa omogeneità fra la tradizione e l’innovazione, ma soprattutto generando visibilità di Gruppo, che è un vantaggio collettivo.

Questa attività di rebranding non è fine a sé stessa. Vengono infatti pensati e realizzati nuovi format espositivi, si definisce l’ideale marketing mix dei prodotti e, di conseguenza, vengono organizzati corsi di formazione tecnica e di vendita.

Il Gruppo accompagna quindi la rivendita aderente in tutte le fasi che portano a una nuova immagine sul territorio fatta di punti vendita moderni, pronti per affrontare un mercato sempre più difficile e complesso.

Un gruppo orientato alla vendita

Gruppo Made è un network orientato alla vendita e al cliente. Ovvero, un Gruppo che opera tutti i giorni con l’obiettivo di incrementare le vendite dei propri aderenti su tutto il territorio nazionale.

Per fare ciò è attivo un efficace ecosistema digitale realizzato per punto vendita, completamente gratuito per gli aderenti, che ha come obiettivo di generare lead e contatti utili per incrementare le opportunità di vendita.

Un altro aspetto in cui si distingue Gruppo Made è proprio quello della digitalizzazione.

Il network ha creato una piattaforma digitale che coinvolge anche il marketing e i rapporti con il mercato. Infatti, la comunicazione del Gruppo, sia a livello locale sia nazionale, utilizza molto i principali canali social per ottenere contatti e riscontri immediati con i clienti acquisiti e potenziali.

Il primo obiettivo del marketing aziendale è quello di far incrementare le vendite dei magazzini edili aderenti e un primo, efficace punto di riferimento è il sito internet del Gruppo, all’interno del quale Made gestisce gratuitamente per gli aderenti oltre 230 mini-siti, uno per ogni singola rivendita, dove vengono fatte confluire le varie richieste dei clienti, oltre alle azioni promozionali dei punti vendita sul territorio, sempre coordinate dal Gruppo su indicazioni degli aderenti.

Si tratta di un servizio prezioso perché gli imprenditori della distribuzione si possono concentrare sui loro clienti perché alla comunicazione pensa Gruppo Made.

Convenzioni e assistenza nel territorio

Essere un Gruppo orientato alla vendita significa anche che le convenzioni commerciali, coordinate da Corrado Valentini con Francesco Sangiorgi e altri collaboratori, sono solo uno dei servizi riservati alle rivendite.

Gli accordi coinvolgono 267 fra i principali produttori leader di mercato (202 per il settore dell’edilizia e 65 per le finiture). Il 20% di questi produttori ha carattere locale, coerentemente con la strategia glocal del network Made.

Inoltre, Gruppo Made dispone di sette area manager. Sonia Ghaffani (direttore commerciale e area manager direzionale), Valerio Rubin (area manager Nord Ovest), Demetrio Verona (Nord Est), Paolo Magagnoli (Centro e Sardegna) e Daniele Fortuna (Sud) sono dei veri e propri collaboratori supplementari delle rivendite, quotidianamente al servizio dei punti vendita.

A questi si è anche aggiunto Fabio Onetti, area manager nazionale Living Made, e a settembre sarà attivo un settimo area manager per la Sicilia.

Il loro compito è anche quello di raccogliere e segnalare eventuali necessità garantendo così la continua trasformazione e innovazione dei servizi nel territorio.

Made Distribuzione: il laboratorio del network

Tra i plus del Gruppo, inoltre, c’è Made Distribuzione, che opera quotidianamente sul mercato attraverso i suoi sette punti vendita.

Pur essendo a tutti gli effetti una struttura multipoint, una società partecipata da Gruppo Made e da numerosissime rivendite aderenti, rappresenta un vero e proprio servizio per tutti i punti vendita del network Made, perché uno dei suoi compiti è quello di ottimizzare le varie fasi del lavoro quotidiano, per poi trasmettere esperienze e strumenti a tutte le rivendite.

Made Distribuzione rappresenta quindi il banco di prova generale di tutte le iniziative e le attività del network. Made Distribuzione ha messo a punto i nuovi format espositivi per la ferramenta professionale e per le show-room Livingmade che, attraverso la loro particolare comunicazione visiva e l’ottimizzazione del marketing mix dei prodotti, riescono a offrire un’esperienza di acquisto moderna ed efficace, pur sempre nell’ambito del mercato professionale dell’edilizia.

Un altro compito di Made Distribuzione è implementare l’offerta di competenza con un occhio anche alle economie di scala e le sinergie, vantaggi che ovviamente riguardano tutti i punti vendita aderenti a Gruppo Made.

Ancora, Made Distribuzione svolge anche una funzione di tutela delle rivendite a marchio Made, ma non solo, che in caso di desiderio da parte di un titolare di cessare la sua attività, per esempio per limiti di età o per mancanza di un ricambio generazionale, può cedere a Made Distribuzione che si preoccupa di mantenere attivo il punto vendita, salvaguardando le competenze e quindi il posto di lavoro dei collaboratori e mantenendo anche la presenza del marchio Made sul territorio.

I prossimi obiettivi riguardano la creazione del format «Sistema Made», un progetto specifico per il settore dei sistemi a secco, oltre a iniziative per un presidio sempre migliore del mercato del fotovoltaico.

Anche questi servizi, una volta testati nei sette punti vendita di Made Distribuzione verranno messi a disposizione di tutte le rivendite aderenti.

Gruppo Made distribuzione edilizia
Esterno punto vendita Made Distribuzione a Cambiago (Milano)

Gestione finanziaria

Per Made, in ogni caso, la cultura d’impresa passa innanzitutto da una corretta gestione finanziaria. La lettura dei bilanci e del conto economico rappresentano un aspetto vitale di ogni attività commerciale.

Fra i servizi, sempre gratuiti, che Gruppo Made mette a disposizione dei suoi aderenti ci sono specifici corsi legati a questi argomenti che, oltre alla teoria, prevedono dimostrazioni pratiche per approfondire nel modo migliore temi così rilevanti.

E, oltre alla formazione specifica, Gruppo Made ha pensato e creato anche il Cruscotto Direzionale Made, uno strumento che fa parte dell’ecosistema digitale del Gruppo, in grado di fornire un supporto ai processi decisionali e strategici di un’azienda della distribuzione edile, perché consente di avere sempre sotto controllo i principali indicatori di performance come il dettaglio giornaliero delle vendite, l’analisi del fatturato con il confronto con l’anno precedente, l’analisi dei pesi delle diverse famiglie merceologiche sul fatturato globale, il fatturato per cliente e l’analisi degli acquisti per ogni fornitore.

Cruscotto Made

Altri strumenti per la corretta ed efficace gestione aziendale sono le informazioni commerciali (a cura del Cribis), l’Assicurazione sul credito (a cura di Pouey International) e la consulenza legale.

Si tratta di accordi quadro che il Gruppo sottoscrive a vantaggio dei propri aderenti. Inoltre, i listini digitalizzati D-Price e il software rendering 3D, utilizzato nelle showroom.

Incontrarsi per condividere: il Congresso Nazionale

Nel palinsesto di Made non manca il capitolo del team building. Ogni anno Gruppo Made organizza il suo Congresso nazionale in differenti luoghi della Penisola.

Nell’evento di Roma di quest’anno è stata registrata la presenza record di 250 partecipanti, a testimonianza di una unità e di un senso di appartenenza che negli ultimi anni hanno fatto registrare una crescita costante.

Il Congresso nazionale, indispensabile per promuovere la conoscenza e gli scambi di opinione fra le rivendite aderenti, è anche l’occasione per condividere i numeri del Gruppo, conoscere i nuovi servizi e le strategie per migliorare il posizionamento delle rivendite su tutto il territorio nazionale.

L’obiettivo di Gruppo Made, infatti, è quello di far diventare tutte le rivendite aderenti, in tutta Italia e nessuno escluso, un preciso punto di riferimento territoriale nel mercato dell’edilizia italiana.

La formazione, strumento indispensabile

A proposito di incontri: il programma formativo che Gruppo Made offre gratuitamente ai suoi aderenti è molto ampio e abbraccia diverse aree di intervento.

Per Gruppo Made la formazione professionale, in sostanza la cultura d’impresa, è lo strumento più adeguato ed efficace per competere in un mercato adulto.

I corsi programmati, completamente gratuiti per gli aderenti, riguardano la formazione manageriale, dedicata ai titolari e ai manager aziendali, la formazione alla vendita, riservata ai commerciali e la formazione avanzata sulla gestione del cliente.

In particolare, il corso «Il cliente: intercettarlo, capirlo, soddisfarlo», molto apprezzato dai partecipanti, esplora il tema del rapporto con il cliente in modo approfondito, suggerendo strategie innovative per conquistare la sua completa fidelizzazione.

A queste tematiche vengono aggiunti i corsi di formazione tecnica e professionale, organizzati anche con i fornitori partner di Gruppo Made.

Negli ultimi anni i corsi organizzati dal Gruppo hanno visto una presenza sempre crescente di imprenditori della distribuzione, soprattutto i più giovani, che grazie a questi corsi affrontano subito in modo diretto, competente e soprattutto pertinente le problematiche della loro professione.

E i numeri confermano: solo lo scorso anno, Gruppo Made ha erogato gratuitamente oltre 8.500 ore di formazione per i titolari e i collaboratori delle rivendite aderenti.

Il gruppo per l’edilizia italiana

I valori del Gruppo sono l’italianità, la professionalità e la competenza, il servizio a 360 gradi e la sostenibilità.

  • Gruppo Made comprende oltre 230 punti vendita in 18 regioni d’Italia, con un fatturato aggregato di oltre 800 milioni di euro.
  • Attraverso Made Distribuzione gestisce 7 punti vendita diretti di proprietà.
  • Dispone di 4 centri di logistica, a marchio Edil Logistica, utilizzati sia dalle rivendite aderenti, sia dal mercato.
  • Il servizio delle convenzioni di acquisto coinvolge 267 fornitori selezionati e leader di mercato.

Il network Made può contare sulla presenza e il supporto di 7 area manager a livello nazionale e di un team di supporto di sede di oltre 20 persone.

Solo nel 2024, attraverso la sua Accademia, Gruppo Made ha erogato oltre 8.500 ore di formazione professionale per le rivendite aderenti.

Con Assoposa per qualificare il mercato

Sempre in tema di formazione, Gruppo Made si è associato ad Assoposa, entrando anche nel Consiglio direttivo.

L’obiettivo è quello di mettere a disposizione delle rivendite aderenti posatori qualificati, formati e certificati da Assoposa, per garantire interventi di qualità, a tutto vantaggio dei clienti dei punti vendita aderenti.

Fai, c’è più gusto a essere italiani

Gruppo Made ha sempre fatto dell’italianità una delle sue bandiere. Per questo ha deciso di affiancare il Fai-Fondo Ambientale Italiano, per promuovere la cultura, la bellezza e l’identità del territorio italiano.

Una scelta che vuole sottolineare l’affinità con Fai perché Gruppo Made è un network interamente italiano che ha a cuore il nostro Paese e che lavora ogni giorno per sostenere l’imprenditorialità nazionale.

Questa collaborazione strategica vuole rafforzare l’impegno del network Made verso la tutela del patrimonio culturale e ambientale nazionale e il primo impegno di Gruppo Made è finalizzato alla cura e alla manutenzione di Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia (Padova).

Il sostegno dell’azienda consentirà alla Fondazione di continuare a conservare al meglio il Bene per garantirne la fruibilità e l’accessibilità al pubblico.

Edil Logistica, il vantaggio di avere un magazzino in più

Edil Logistica nasce per aiutare le rivendite edili a gestire al meglio le rotazioni dei prodotti nei punti vendita di materiali edili.

Edil Logistica, con i suoi quattro centri ubicati a Pogliano (Milano Ovest), Trezzo D’Adda (Milano Est), Moncalieri (Torino) e Albenga (Savona), rappresenta oggi un vero e proprio supporto logistico per oltre 500 rivendite di materiali edili, un’estensione del proprio magazzino che non genera costi aggiuntivi e che permette di ordinare e ritirare in sole quattro ore ciò che serve quando serve, senza limiti di fornitura e mantenendo inalterato il rapporto individuale con i propri fornitori, in quanto la fatturazione dei materiali avviene direttamente dal produttore.

Per i rivenditori è come avere a disposizione un magazzino dinamico con l’offerta di oltre 50 produttori selezionati che non solo agevola la rotazione delle scorte, ma consente di inserire nei nuovi spazi che si vengono a creare all’interno dei propri punti vendita nuove categorie di prodotti o di servizi a tutto vantaggio della varietà dell’offerta.

Significa anche utilizzare gli spazi nel modo più razionale, regalare ordine e pulizia alle superfici di stoccaggio e dedicare spazi ad altre remunerative attività.

di Paolo Caliari

Un terzo di stranieri nell’edilizia

Costruzioni e infrastrutture richiederanno circa un terzo di lavoratori stranieri
Costruzioni e infrastrutture richiederanno circa un terzo di lavoratori stranieri

Le preoccupazioni delle imprese per il calo demografico non vanno sottovalutate. L’edilizia, per esempio, sa bene che meno figli significa anche meno nuove costruzioni e appartamenti più piccoli. Ma non solo. Perché il problema è sistemico, a cominciare dal riflesso sul sistema di previdenza: chi pagherà le pensioni ai giovani di oggi e anziani di domani? A questo si aggiunge il dato più specificatamente concreto dell’impatto della crisi demografica sull’occupazione. E se l’argomento vi sembra noioso, leggete gli ultimi dati del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro.

Il Sistema informativo Excelsior fornisce annualmente i dati di previsione sull’andamento del mercato del lavoro e sui fabbisogni professionali e formativi. Secondo la nuova analisi, entro il 2029 le imprese avranno necessità fino a 3,7 milioni di lavoratori, in gran parte per rimpiazzare quelli che vanno in pensione, mentre sarebbero 679 mila i nuovi occupati, ridotti a 237 mila unità in uno scenario negativo. La cifra complessiva, quindi, potrebbe ridursi a 3,3 milioni se l’economia dovesse stentare, ma il concetto non cambia.

Per il sistema legno e arredo si arriva al 27,8% di lavoratori stranieri nei prossimi anni
Per il sistema legno e arredo si arriva al 27,8% di lavoratori stranieri nei prossimi anni

Excelsior ha calcolato anche in quali settori saranno necessarie le nuove risorse: per l’industria si tratta di di 755 mila in uno scenario negativo o di 873.000 addetti se positivo. I servizi richiederanno tra 2,4 e 2,7 milioni di ingressi.

Ma, ecco il punto: il sistema informativo di Unioncamere prevede anche non ci saranno abbastanza italiani per coprire quelle posizioni. Excelsior calcola che entro il 2029 ci sarà un fabbisogno di circa 617 mila lavoratori stranieri da parte delle imprese private, circa oltre un quinto della domanda (21,1%). Non solo: ci sono settori dove, sempre secondo l’analisi, ci sarà più necessità di stranieri. In prima fila ci sono costruzioni e infrastrutture con circa un terzo (29,4%) e per il legno e arredo si arriva al 27,8%. A seguire l’agricoltura (34,3%) e industria (28,1%), moda (47,1%), mobilità e logistica (33%), agroalimentare (31,8%).

Numeri su cui sarebbe bene riflettere sia sotto il profilo legislativo e normativo, sia sotto quello dell’impatto sociale. Da una parte le resistenze a un aumento dell’immigrazione, dall’altra la richiesta di manodopera che non è soddisfatta dai cittadini italiani. Un rebus non semplice da risolvere per i decisori, ma che andrebbe spiegato non solo a slogan elettorali.

Costruzioni e infrastrutture richiederanno circa un terzo di lavoratori stranieri
Costruzioni e infrastrutture richiederanno circa un terzo di lavoratori stranieri

Mercato PVC in Italia: dati 2024, consumi e applicazioni edilizie

mercato del PVC in Italia 2024

Il mercato del PVC in Italia al 2024 mostra una sostanziale stabilità, con una leggera crescita nei segmenti legati alle costruzioni e alle infrastrutture.

I dati diffusi da Plastic Consult per conto del PVC Forum Italia confermano la centralità di questo materiale nel comparto edilizio nazionale, grazie alle sue prestazioni tecniche, versatilità e competitività economica.

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Il mercato del Pvc in Italia: i dati 2024

Plastic Consult ha presentato i risultati dell’annuale indagine di mercato effettuata su commissione del Pvc Forum Italia relativa al 2024.

Il cloruro di polivinile (Pvc) è uno dei materiali polimerici più utilizzati nel settore edilizio, grazie alle sue eccellenti proprietà fisico-chimiche, alla versatilità di trasformazione e alla competitività economica.

Secondo i dati raccolti dall’indagine, il mercato delle termoplastiche vergini in Italia ha registrato lo scorso anno 5.020 Kton, con volumi pressoché identici al 2023.

Di queste, 540 Kton (unità di misura che corrisponde a mille tonnellate) rappresentano i consumi di Pvc vergine, anch’essi molto simili all’anno precedente con un leggero aumento di circa l’1%.

Con 280 Kton il Pvc rigido rappresenta il 52% del mercato, in aumento soprattutto grazie all’estrusione dei tubi (+8%) e al compounding (+15%). Il Pvc plastificato registra 260 Kton in leggera flessione sul 2023.

PVC Grafico settori applicativi

I vantaggi

Il Pvc è un polimero termoplastico ottenuto dalla polimerizzazione del cloruro di vinile, composto al 57% da cloro e al 43% da etilene.

La struttura chimica del Pvc conferisce al materiale diverse proprietà chiave per l’edilizia, a cominciare dall’elevata resistenza chimica: è inerte a molti agenti acidi, basici e salini, rendendolo ideale per impianti di scarico e canalizzazioni.

Inoltre, offre durabilità nel tempo per l’elevata resistenza agli agenti atmosferici, ai raggi Uv (se additivato) e alla corrosione.

Il materiale rivela anche ottime prestazioni meccaniche. Il Pvc rigido (Pvc-U) ha buona resistenza alla trazione e all’urto, pur mantenendo leggerezza e lavorabilità. Inoltre, offre isolamento termico e acustico, basso coefficiente di conduzione termica (0,16–0,19 W/m·K) e buone proprietà fonoisolanti.

Infine, non va dimenticata la capacità di autoestinguenza: il Pvc è autoestinguente secondo la norma UL 94 V-0, contribuendo alla sicurezza antincendio in edifici.

Principali impieghi

Il Pvc è utilizzato per molti impieghi. I profili per finestre e porte in Pvc offrono eccellenti prestazioni in termini di isolamento termico e acustico.

Consumo di Pvc per tecnologia di trasformazione

Grazie alla possibilità di coestrusione con rinforzi metallici o schiume isolanti, i profili possono essere progettati per soddisfare gli standard di edifici ad alta efficienza energetica.

Inoltre, Pvc-U e Pvc plastificato (Pvc-P) sono impiegati per la realizzazione di reti di distribuzione e scarico di acque potabili, reflue e piovane. La norma Uni En 1401 regola i requisiti dei sistemi per fognature non in pressione.

Un altro utilizzo del materiale è per rivestimenti e pavimentazioni: le lastre e le pellicole in Pvc sono usate per rivestimenti murali, pannelli per controsoffitti e pavimenti resilienti. Il Pvc offre resistenza all’usura, facilità di manutenzione e possibilità di personalizzazione estetica.

Infine, le membrane in Pvc-P, spesso armate con tessuti in poliestere, sono impiegate per coperture, fondazioni, bacini artificiali e gallerie, in quanto offrono elasticità, impermeabilità e resistenza agli agenti chimici.

di Paolo Caliari

Archè di Scrigno, la nuova collezione di porte blindate firmata da Egidio Panzera

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Syncro

Scrigno presenta Archè, una collezione di porte blindate che coniuga innovazione tecnica, ricerca estetica e visione architettonica.

A firmare il progetto è Egidio Panzera, architetto e designer, che per Scrigno assume il ruolo di direttore creativo della nuova collezione

Il nome, dal greco “ἀρχή”, evoca l’origine, il principio fondante di un progetto, che per Scrigno riparte dalla parete, da cui prende forma una nuova idea di abitare che richiede soluzioni capaci di offrire continuità visiva, protezione e armonia architettonica.

Con Archè, la porta blindata va oltre il concetto di soglia protettiva, per diventare un elemento attivo nel racconto dello spazio. «Le porte blindate sono pensate in relazione diretta con il muro, come un episodio architettonico a stretto contatto con materia e luce», afferma Panzera.

Porte blindate Archè: tre modelli complanari

La collezione di porte blindate Archè si sviluppa attraverso tre modelli complanari, pensati per offrire massima libertà progettuale e precisione tecnica:

Axial, con apertura a bilico filo muro, per un impatto scenografico essenziale e scultoreo.

Levos, con apertura a battente filo muro, che esalta la perfetta integrazione nella parete.

Synkro, con apertura a battente complanare al coprifilo, per contesti che richiedono eleganza discreta e soluzioni versatili.

La complanarità sul lato interno, ovvero la perfetta continuità tra porta e parete/coprifilo, consente di creare ambienti fluidi e coerenti. Il lato interno delle porte è totalmente personalizzabile per garantire la completa integrazione con le pareti, per un’estetica pulita, continua, quasi invisibile.

Sul lato esterno entrano in gioco i pannelli delle linee Materia, Tracce ed Heritage.

  • Materia: i design di questa linea sono il risultato di un attento studio e selezione di materiali pregiati, con finiture e texture che spaziano dal Marmo Verde Lucido alla Calacatta Oro Levigato, dalla Pietra Piasentina Bocciardato all’Acciaio Crudo, dall’Ottone Invecchiato ai vetri, fino ai legni impiallacciati e alle essenze a rilievo.Combinando materiali, forme e colori differenti, Materia offre uno spettro di possibilità compositive  uniche. 
  • Tracce è una linea che esplora il potere evocativo della superficie incisa. I pannelli esterni si ispirano a paesaggi naturali, texture organiche e archetipi architettonici attraverso sofisticate tecniche di incisione.
  • Heritage nasce dall’idea di un’eleganza misurata e senza tempo. È una selezione di pannelli scelti direttamente da Panzera, che reinterpretano il calore della tradizione attraverso un’estetica attuale e raffinata.

In questo contesto si inserisce anche il Rigatino, un nuovo carter di rivestimento di telaio e carena disegnato da Egidio Panzera: una finitura che, con la sua texture verticale, definisce un tratto grafico sottile ma distintivo.

Archè è il preludio a un nuovo modo di concepire l’identità Scrigno: un brand capace di offrire non solo sistemi d’apertura, ma soluzioni d’architettura, dalle porte scorrevoli ai controtelai, dalle scale di design alle porte blindate, in cui si incontrano rigore tecnico e visione creativa .

Dierre: così da 50 anni il design porta all’innovazione. Intervista a Vincenzo De Robertis

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Vincenzo De Robertis, presidente Dierre

Dal sogno dei fratelli Alessandro e Vincenzo De Robertis, emigrati dalla Puglia in Piemonte per fondare un’impresa tutta loro, 50 anni fa è nata Dierre, oggi prima azienda italiana di porte blindate.

In mezzo secolo di storia, la società ha registrato oltre 70 brevetti ed espanso l’offerta a porte interne, portoni per garage, grate di sicurezza, controtelai per porte scorrevoli a scomparsa, porte tagliafuoco e multifunzione, casseforti, serrature e cilindri per porte blindate. Trasformando la porta da elemento funzionale a complemento d’arredo,

Dierre è riuscita con la forza del design e dell’innovazione a raggiungere una posizione di primo piano sul mercato: basti pensare che i suoi prodotti sono presenti in oltre 5 milioni di edifici a livello globale, tra cui referenze prestigiose come City Life a Milano o il Waterfront di Levante a Genova.

«La sfida più importante che abbiamo davanti non è solo quella di continuare a espanderci, ma soprattutto quella di restare un punto di riferimento per l’innovazione e il design delle porte. Non si tratta solo di conquistare nuovi mercati o canali di distribuzione, come stiamo facendo in Italia nel settore delle rivendite edili, ma di mantenere l’attitudine a innovare continuamente i nostri prodotti e i nostri processi», commenta il fondatore Vincenzo De Robertis, oggi presidente dell’azienda. YouTrade lo ha incontrato.

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Vincenzo De Robertis con la figlia Laura, direttrice marketing Dierre

Domanda. Nel 2025 Dierre festeggia i suoi 50 anni. Com’è cambiata l’attività dal 1975?
Risposta. Siamo l’unica azienda che non fa più solo porte di sicurezza, ma che ha integrato caratteristiche termiche, acustiche, tagliafuoco.

Partendo dall’acciaio e dal legno, con la produzione della prima porta blindata industrializzata negli anni Settanta, abbiamo fatto un salto negli anni Novanta a seguito dell’acquisizione di una piccola azienda che produceva serrature. Da lì abbiamo sviluppato tutto il settore delle porte, che adesso comprende anche modelli domotici.

Siamo un’azienda veramente globale e non temiamo alcun tipo di mercato, sia in Italia che all’estero: siamo in grado di rispondere a qualsiasi esigenza.

Inoltre, il fatto di possedere una falegnameria di 14 mila metri quadrati a Mondovì (Cuneo) ci permette di realizzare e personalizzare qualsiasi pannello per porte interne in legno massello e rivestimenti per porte blindate, anche su disegno degli architetti.

Queste porte consentono di unire la sicurezza all’eleganza del legno, declinato sia in uno stile tradizionale che in uno più contemporaneo.

D. C’è qualcosa che, invece, in 50 anni non è mai cambiato?
R. L’ascolto del mercato e la capacità di innovarsi continuamente. La continua ricerca di soluzioni tecnologicamente all’avanguardia ci ha permesso di capire velocemente il mercato e sbaragliare negli anni Ottanta la concorrenza, concentrata solo sulla produzione di porte standard. Oggi siamo arrivati a installare le nostre porte in più di 5 milioni di edifici.

D. Qual è stata l’idea vincente?
R. Non limitarsi al prodotto standard. Il nostro successo è sempre stato nelle porte di sicurezza, ma abbiamo integrato anche caratteristiche termiche, acustiche, di sicurezza antincendio, con elevate prestazioni anche per le porte a doppio battente.

Abbiamo continuato a investire nelle porte in legno massello, un prodotto che, con la giusta manutenzione, è davvero eterno, senza perdere di vista lo sviluppo tecnologico, con la domotica.

Oggi la domanda di queste soluzioni è in crescita e i nostri modelli Hibry e Next Elettra consentono di combinare in un’unica serratura l’apertura motorizzata e manuale, per permettere l’apertura e la chiusura della porta anche in caso di guasto elettronico o di blackout.

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La porta domotica Hibry5, con doppia apertura, manuale e motorizzata

D. In che direzione sta andando oggi il mercato delle costruzioni e che segnali ricevete dal vostro osservatorio privilegiato?
R. Il mercato immobiliare si sta qualificando, in particolare sulla piazza di Milano. Le nostre porte domotiche Hibry e Next Elettra, così come le soluzioni tagliafuoco, stanno riscontrando un successo sempre crescente, tanto da essere state selezionate per referenze prestigiose come i grandi complessi immobiliari di City Life a Milano o il Waterfront di Levante a Genova.

 

Tra gli ultimi progetti c’è il Global Cloud Data Center Aruba di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, che ha visto l’installazione delle nostre porte tagliafuoco di ultima generazione.

D. La tecnologia occupa uno spazio sempre più importante nelle nostre vite. Voi siete stati i primi ad averla implementata nelle porte con Bi Elettra, e oggi con Next Elettra. È una tendenza destinata a crescere o ci sarà un ritorno alla tradizione?
R. È una tendenza destinata a crescere, anche perché il rapporto qualità-prezzo di queste porte è diventato sempre più vantaggioso.

Con un prezzo accessibile è possibile integrare nella porta di casa tutta una serie di funzionalità importanti, come il controllo degli accessi o alert su eventuali manomissioni.

Poi, con l’intelligenza artificiale e l’evoluzione della domotica, le case saranno sempre più tecnologiche.

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Dettaglio touchscreen Hibry5

D. Negli ultimi anni Dierre ha aperto la porta anche a un nuovo modello di business: il Dierre Emporium. Di che si tratta?
R. Ispirandoci un po’ al concept dell’Emporio Armani, il nostro progetto Dierre Emporium è un brand dedicato ai distributori di materiali edili.

Dopo la crisi del 2009 i rivenditori edili si sono qualificati, dando spazio nei punti vendita anche a showroom di finiture e iniziando a trattare anche le porte. Il marchio Dierre Emporium ci permette di rafforzare la nostra presenza nel mondo delle rivendite edili, offrendo ai distributori la possibilità di diventare un punto di riferimento per le esigenze di architetti e progettisti.

Ai rivenditori della rete Dierre Emporium proponiamo porte da cantina, porte tagliafuoco reversibili e non, porte multifunzione, portoni basculanti, controtelai per scorrevoli a scomparsa, filomuro, accessi per interni. Oltre a tutta una gamma di servizi, come consulenza tecnico-commerciale grazie alla rete vendita presente sul territorio con circa 60 agenti, corner espositivi, iniziative di marketing, servizio post vendita.

D. Avete in programma anche l’implementazione di un configuratore?
R. Fino al 2006 producevamo mille porte al giorno, 220 mila porte all’anno: c’erano tante commesse su prodotti perlopiù standard. Oggi, i volumi si sono ridotti, ma la percentuale di prodotti personalizzati è cresciuta in maniera esponenziale.

Il configuratore è uno strumento importante, che aiuta moltissimo le vendite, ma risulta un po’ rigido nel momento in cui si deve andare a realizzare un prodotto su misura.

Al momento stiamo lavorando per fare un grosso salto nel processo di digitalizzazione, acquistando un nuovo gestionale per far dialogare tutti i comparti dell’azienda. Abbiamo scelto JD Edwards della Microsoft e abbiamo una società di consulenza che ci sta aiutando nel passaggio.

Attualmente utilizziamo tre gestionali che dovranno poi convogliare in un unico contenitore: insomma, c’è un bel lavoro da fare. Parallelamente, stiamo studiando un preventivatore in grado di sfruttare l’intelligenza artificiale da fornire alla rete vendita per fare anche azioni di marketing mirate.

D. Quanti sono i Dierre Emporium oggi?
R. Vogliamo raggiungere 1000 punti vendita su tutto il territorio nazionale. I nostri prodotti, essendo molto tecnici, hanno necessità di essere mostrati. C’è necessità di uno showroom e di almeno un paio di prodotti in esposizione.

Nel catalogo dedicato abbiamo selezionato prodotti tecnici adatti alle rivendite edili, come i cassonetti per le porte scorrevoli, le porte filomuro, le porte in telaio di alluminio.

D. Se ormai siamo abituati a vedere nella porta blindata un elemento di arredo, è anche merito di Dierre. Quanto conta per voi il design?
R. Il design è fondamentale. Siamo in grado di rispondere a qualsiasi esigenza di personalizzazione e, grazie anche alla falegnameria interna, Dierre ha la possibilità di realizzare prodotti a elevato valore estetico, come le porte in legno massello in rovere e noce o le porte a doppio battente. Sono porte molto belle, che integrano all’aspetto estetico importanti parametri di sicurezza, e durano tutta la vita.

D. Un altro tema all’ordine del giorno è la sostenibilità. Che impatto può avere su un’azienda come la vostra?
R. Dierre ha installato due impianti fotovoltaici da 42 mila metri quadrati, riducendo l’acquisto di corrente elettrica dalla rete, con un risparmio sui costi.

D. La sostenibilità è un driver di mercato o un investimento etico?
R. Entrambi. Il cambiamento climatico e i suoi effetti sono all’ordine del giorno e tutti dobbiamo porre attenzione al tema del risparmio energetico, sia per un discorso economico che etico.

D. Da sempre Dierre punta su una rete territoriale di assistenza molto solida. È ancora un vantaggio competitivo in un mercato che va sempre di più verso il digitale?
R. Assolutamente sì. Disponiamo di 45 tecnici qualificati Dierre, dotati di tesserino identificativo. Hanno tutti fatto degli esami di qualifica e con loro organizziamo costantemente corsi di formazione.

I nostri tecnici sono presenti su tutto il territorio nazionale e sono in grado di fornire assistenza sui prodotti Dierre, sia in che fuori garanzia.

I loro nomi sono pubblicati nello store locator del nostro sito, sotto la voce assistenza e punti vendita. Riceviamo chiamate di persone che hanno installato una porta Dierre 20 anni fa, magari con la serratura a doppia mappa, che ora non va più. I nostri tecnici, con un piccolo intervento, sostituiscono la doppia mappa con un cilindro di sicurezza.

D. Con la serratura a doppia mappa era anche difficile sostituire la chiave…
R. Sì, avevamo creato un blocchetto intercambiabile in plastica che consentiva infinite sostituzioni della chiave senza cambiare l’intera serratura.

In caso di furto, perdita o sospetta copiatura delle chiavi, bastava sostituire il blocchetto centrale di serie con un altro corredato di un nuovo set di chiavi e il gioco era fatto. Un’operazione veloce che si poteva fare da soli, in casa, con un semplice cacciavite.

Questo prodotto ci ha permesso di avere un successo incredibile, tanto che anche i nostri competitor ci ordinavano migliaia di queste serrature.

D. In 50 anni un’azienda attraversa inevitabilmente burrasche. Vi è mai venuta la tentazione di trasferirvi all’estero?
R. Dal 2008-2009 abbiamo passato sette anni di crisi, che ci hanno messo a dura prova. Non abbiamo però mai avuto la tentazione di trasferirci all’estero.

In compenso abbiamo aperto 20 anni fa un’azienda da 24 mila metri quadrati in Portogallo che realizza 50 mila porte blindate e 130 mila cassonetti all’anno. La penisola iberica ormai la comanda Dierre.

D. Dierre è campione del made in Italy, ma opera anche su uno scenario globale. All’estero come sono percepiti i prodotti Dierre e quali mercati la stanno sorprendendo di più?
R. Tutta l’Europa ci sta dando soddisfazioni. La Francia, nonostante la crisi, la Spagna, il Portogallo, la Polonia, la Croazia, l’Ungheria, dove siamo gli unici a vendere un milione di porte blindate.

Abbiamo inoltre aperto nel 2023 la Dierre Suisse a Sàrl in Bulle e stiamo realizzando uno showroom molto bello a cavallo tra Francia e Germania.

D. Come si immagina i prossimi 50 anni di Dierre?
R. Immagino una multinazionale. Siamo troppo grandi per limitarci all’Italia e dobbiamo ragionare per creare un gruppo da 350 milioni di euro. Al momento il fatturato consolidato è di 160 milioni di euro.

Inoltre, abbiamo la possibilità di costruire uno stabilimento in Polonia per arrivare a 700 mila porte, cogliendo anche le opportunità che si apriranno al termine della guerra in Ucraina.

Anche il Marocco è una nazione molto interessante. Vendiamo 3-4 mila porte tramite il Portogallo, ma possiamo fare molto di più anche nell’alberghiero. Abbiamo davvero la possibilità di essere vincenti.

Dierre: dal Piemonte al mercato globale 

Dierre conta 650 dipendenti, divisi tra i quattro stabilimenti in provincia di Asti, altri tre a Mondovì (Cuneo), Avigliana (Torino), Cornate d’Adda (Monza-Brianza) e uno in Portogallo, a Santa Comba Dao.

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Lo stabilimento Dierre di Villanova d’Asti

La capacità produttiva annuale si misura in 200 mila porte di sicurezza, 70 mila porte da interni, 200 mila serrature e casseforti, 25 mila chiusure da garage, 200 mila controtelai a scomparsa, 100 mila porte tagliafuoco in acciaio e multifunzione.

Il fatturato consolidato 2024 si è attestato a 160 milioni di euro, generato per il 55% in Italia e per il restante 45% da esportazioni in oltre 20 Paesi in Europa, Nord Africa, Cina e America Latina.

Negli anni, per supportare l’internazionalizzazione dell’azienda, sono nate consociate in Germania, Francia, Spagna, Portogallo e, nel 2023, in Svizzera.

Una presenza globale che mantiene a Villanova d’Asti il suo quartier generale e la progettazione di ogni prodotto.

Saint-Gobain acquista Isoltech

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Chryso Isoltech

Saint-Gobain acquista Isoltech. Il produttore italiano di additivi è specializzato nella tecnologia del calcestruzzo cellulare, utilizzato nella produzione di calcestruzzo leggero. Con questa operazione il gruppo francese rafforza il suo portafoglio di prodotti chimici per l’edilizia. Isoltech, fondata nel 1987, gestisce uno stabilimento produttivo a Verdellino (Bergamo). Le sue soluzioni sono ampiamente riconosciute per il loro eccellente isolamento termico e acustico, nonché per la loro resistenza al fuoco, riciclabilità, permeabilità al vapore e all’acqua. L’azienda serve i mercati del calcestruzzo preconfezionato, del prefabbricato e dei massetti.

Chryso-Isoltech
Chryso Isoltech

Con l’acquisizione, Isoltech beneficerà dell’esperienza, dell’innovazione e delle capacità di R&D di Chryso negli additivi per calcestruzzo per supportare i clienti nello sviluppo di materiali a basse emissioni di carbonio e sfruttare una presenza geografica globale. L’operazione di Saint-Gobain è in linea con il piano strategico Grow & Impact, che mira sia a rafforzare la leadership mondiale del Gruppo sia ad accelerarne la crescita, arricchendo la gamma di soluzioni per l’edilizia leggera e sostenibile.

Sviluppo immobiliare a Milano: opportunità e ostacoli per la distribuzione edile

sviluppo immobiliare milano

I maggiori protagonisti della distribuzione edile hanno puntato sulla città di Milano, per lo sviluppo e per la maggiore disponibilità economica di aziende e privati. La piazza si fa affollata, ci sono le inchieste, ma il business attrae.

«Quello che fa bene alla Ford fa bene all’America», amava ripetere, pro domo sua, Henry Ford, il fondatore del grande gruppo automobilistico. Si potrebbe utilizzare la stessa formula per la nostra più grande città industriale: quello che fa bene a Milano fa bene all’Italia.

La città è la capitale dei servizi finanziari, commerciali, di ricerca, di comunicazione, moda, design. Ed è perfino diventata una città turistica, con grande stupore dei milanesi doc.

Tutto questo ha portato a uno sviluppo anche immobiliare della città ed è un business centrale non solo dal punto di vista dei conti aziendali, ma anche strategici.

E, a partire dall’Expo del 2015, esattamente dieci anni fa, Milano ha vissuto come le centinaia di cittadini che all’alba percorrono parchi e viali in scarpette e pantaloncini: di corsa.

E dopo la relativa pausa dello scorso anno, gli affari del settore immobiliare sono ripresi e, certifica l’Agenzia delle Entrate, sul mercato le compravendite di abitazioni sono aumentate dell’11,2% a livello nazionale, con oltre 172 mila unità scambiate, 17 mila in più di un anno prima e le aree del Nord e del Centro Italia hanno mostrato i tassi di crescita più elevati, con incrementi che hanno superato il 12%.

Ma una visione di Milano in rosa va bene solo quando ci sono gli striscioni del Giro d’Italia. In realtà lo sviluppo c’è, ma ci sono anche ostacoli non di poco conto.

Per esempio, uno dei problemi è che le case a Milano non bastano. Lo testimoniano le iniziative di stampo pubblico, come i recenti bandi del Comune di Milano, tramite la partecipata MM, per accedere al fondo nazionale per la riqualificazione energetica del patrimonio delle case popolari, quasi 1,4 miliardi finanziati dal Pnrr: se arriveranno, e dovrebbero arrivare, saranno un bel boost per il mercato.

Le cronache registrano che sono già partiti i primi movimenti per accaparrarsi le risorse disponibili per contributi e prestiti agevolati. Si tratta, nello specifico di 240 edifici.

Per contro, lo sviluppo immobiliare della città ha subito un duro colpo con il blocco dei cantieri deciso dalla magistratura per una controversia interpretativa sulla possibilità di demolire e ricostruire senza modificare il Pgt, Piano di governo del territorio. Oltre che per un profumo di mazzette a qualche funzionario di palazzo Marino. Risultato: oltre 39 mila persone, quasi 15 mila famiglie e 420 cantieri coinvolti, tra progetti autorizzati e ancora da autorizzare.

Un trauma che avrebbe dovuto essere sanato dal cosiddetto decreto Salva Milano, che però si è arenato sui banchi del Senato. Tutto fermo.

A parte questo inciampo, però, l’eccezionale sviluppo di Milano e hinterland ha attirato sul territorio anche i grandi gruppi della distribuzione edile, Gdo compresa.

Un mercato difficile, selettivo, affollato, ma anche redditizio quello di Milano, che ognuno affronta a modo suo, in una piazza sempre più affollata. Ma con quali prospettive? YouTrade lo ha chiesto ad alcuni dei protagonisti del settore: Zanutta, Eternoo e Orsolini.

Inchieste immobiliari a Milano: sentenze e condanne anticipate

Che cosa succede a Milano? Se lo chiedono non solo i magistrati, che si sono già dati una risposta, ma anche cittadini e imprese.

La città ha conosciuto uno sviluppo immobiliare impetuoso negli ultimi dieci anni, spinta dal successo dell’Expo nel 2015: circa 35 miliardi di euro di investimenti immobiliari. Sono sorti grattacieli e nuovi edifici in classe A, sono state demolite vecchie case rimpiazzate da palazzi più alti ed efficienti.

Il nuovo volto di Milano, alimentato da un effervescente numero di week (design, moda, arte, green, cultura) ha attirato anche un turismo fino qualche anno fa inimmaginabile, con beneficio per tutto l’indotto. E tanti nuovi cittadini dall’estero, in grazie anche all’agevolazione fiscale italiana per i super ricchi. Tutti motivi che hanno aumentato anche la fame di case.

Certo, il boom della capitale economica d’Italia ha anche i suoi lati negativi. Il prezzo degli immobili è salito alle stelle e se questo beneficia chi vende un appartamento, rende inavvicinabile l’acquisto per chi ha uno stipendio nella media. Inoltre, quartieri un tempo popolari ora sono popolari soprattutto per i frequentatori della movida, mentre un gran numero di alloggi è trasformato in locali per affitti brevi.

Ma non è di questo che si è occupata la magistratura con le sue due iniziative. La prima, di un paio di anni fa, ha riguardato l’interpretazione dei permessi per costruire o, meglio, ricostruire.

La Procura ritiene che l’intervento e le procedure di approvazione del titolo abilitativo (Scia) per diversi edifici abbiano diversi profili di illegittimità e che l’intervento di ricostruzione avrebbe dovuto essere subordinato a un Piano Particolareggiato, (strumento urbanistico di maggior dettaglio rispetto al Pgt), che avrebbe comportato maggiori obblighi economici del costruttore nei confronti del Comune.

Insomma, l’amministrazione avrebbe agevolato la costruzione a un prezzo più basso del dovuto. Palazzo Marino ha risposto che la legge urbanistica dello Stato a cui si riferisce l’indagine è del 1942 e ha avuto nel tempo numerose e sostanziali modifiche e integrazioni.

L’ultima legge urbanistica regionale del 2005 è composta di 104 articoli e ha subito circa 60 varianti. Le leggi regionali dovrebbero sviluppare e integrare quelle nazionali. In realtà le incoerenze sono rilevanti.

La Lombardia con l’articolo 103 della sua legge urbanistica ha addirittura stabilito che nel territorio lombardo alcune norme statali non si applicano. Il Governo non ha eccepito alcunché.

Insomma, il rito ambrosiano rivendicato dal Comune nel concedere i permessi sarebbe organico alle regole stabilite dalla Regione. E così è stato per anni senza che nessuno avesse nulla da eccepire.

Per ovviare all’interpretazione della magistratura, che ha visto nella prassi milanese un via libera incondizionato alle imprese di costruzione, il Comune ha rivisto i criteri e i costi di urbanizzazione, e contemporaneamente è scesa in campo la politica con il decreto cosiddetto Salva Milano, approvato alla Camera, ma bloccato dal Senato.

Anche perché qualche mese fa i sostituti procuratori (sono in tre) che conducono le indagini hanno fatto lievitare nell’aria un profumo di mazzette a carico di un funzionario di Palazzo Marino. Un inciampo che ha convinto un’ampia base di parlamentari a bloccare il Salva Milano.

Risultato: cantieri sotto sequestro da due anni, i cittadini che hanno già acquistato gli appartamenti in costruzione hanno visto congelare i loro risparmi, e non si tratta di pochi euro.

L’altro caso, sempre per iniziativa degli stessi magistrati, è quello di cui riportano nei giorni scorsi le cronache.

In sostanza, da quanto si capisce, alcuni membri della Commissione paesaggio del Comune di Milano, organismo tecnico e non politico (ormai disciolto) che doveva dare un parere sulla fattibilità delle opere avrebbero percepito anche incarichi dalle imprese che hanno presentato i progetti.

Imprese di cui sono indagati con l’accusa di corruzione manager eccellenti e soci. Se l’accusa sarà confermata, si è trattato di un evidente conflitto di interessi. Che il sindaco fosse a conoscenza e partecipe di questo conflitto, però, al momento non risulta.

Difficile capire se nel giudizio finale saranno individuate responsabilità perseguibili a norma di legge oppure si risolverà tutto, tra dieci anni visti i tempi della giustizia, in una bolla di sapone. Ma di sicuro qualche sentenza è già stata emessa: quella dello stigma mediatico, innanzitutto.

Ma anche una condanna all’immobilità di un’intera metropoli, che ha investito sulla riqualificazione di intere aree della città.

Se un permesso di costruire agevolato da amicizie e consulenze ben pagate non è certo una pratica commendevole, realizzare edifici residenziali in una città che vive una evidente emergenza abitativa è, al contrario, quasi un dovere.

Certo, a costruire i costruttori ci guadagnano. E dovrebbero forse rimetterci? Il problema non è aver costruito troppo, ma poco.

Eppure, la maxi inchiesta milanese, al di là delle responsabilità che possono essere accertate, presenta già diverse condanne o, più propriamente, penalizzazioni. E prima ancora che sia istituito un processo.

Una condanna per le imprese, che ora sono bloccate e licenzieranno presumibilmente le maestranze impegnate nelle opere. Una condanna per le aziende come quelle di vendita di materiali, che hanno puntato sullo sviluppo di Milano.

Una condanna per i progettisti, gli studi di architettura, gli ingegneri, per le agenzie immobiliari, per i venditori di arredi. Tutte condanne già eseguite, prima ancora della sentenza della giustizia.

di Paolo Caliari

I benefici nascosti della stagione del superbonus 110%

Incentivi fiscali edilizi

Il vituperato superbonus 110 ha lasciato un’eredità pesante per i conti pubblici, bisogna ammetterlo. Ma è ingiusto derubricare lo sconto fiscale del 110% solo alla voce sprechi.

Potremmo chiederci se l’Italia poteva permetterselo, questo sì. E anche obiettare sulle modalità, troppo generose e distorsive per il mercato, con cui è stato proposto, tra l’altro con una sequela infinita di variazioni, modifiche e correzioni che hanno fatto venire il mal di testa agli operatori della filiera edile.

Però non è stato solo questo. Anche se limitati, gli effetti positivi della grande stagione dei bonus ci sono.

Un risultato da non sottovalutare, per esempio, è quello che lega gli incentivi con la direttiva europea Case green. Anche se l’attuale sensibilità politica (diciamo così) è in gran parte contraria a un impegno verso la sostenibilità, la direttiva non è stata messa in discussione.

E, al momento, non sembra neppure possibile un’inversione di marcia da parte del Parlamento di Strasburgo, dove è stata eletta una maggioranza non lontana da quella che ha promosso la direttiva Case green.

Che c’azzecca, dunque, la spinta della Ue per riqualificare gli edifici con il superbonus e fratelli bonus minori?

Secondo i risultati della prima ricerca del Centro studi di Fondazione geometri italiani, curata dal Centro Studi Cgia di Mestre e da Studio Sintesi, tagliare il traguardo degli obiettivi posti dalla direttiva Case green fino al 2035 costerà una cifra compresa tra i 12 e i 14 miliardi di euro all’anno.

Premesso questo, bisogna tenere conto che per misurare gli obiettivi della direttiva i conteggi partono dal 2020 e, quindi, comprendono anche quanto speso per il superbonus.

Grazie a lavori di efficientamento energetico realizzati nel periodo 2020-2024 l’Italia ha già raggiunto la riduzione del 9,1% dei consumi. Evviva, siamo stati bravi e non lo sapevamo: in sostanza, abbiamo giocato d’anticipo.

Non bisogna dimenticare, però, che c’è ancora da fare. Sempre secondo la ricerca della Cgia, l’Italia dovrà recepire la direttiva nella sua versione definitiva entro la fine del 2026, con un taglio dei consumi medi del patrimonio edilizio residenziale pari al 16% al 2030 e al 20-22% al 2035. Ma grazie ai bonus resta solo un residuo del 6,9%: siamo oltre la metà dell’opera.

Dossier gruppi e consorzi e un focus sui big della distribuzione a Milano nel nuovo numero di YouTrade

Che cosa stanno facendo i big della distribuzione di materiali per edilizia? Non è una domanda semplice a cui rispondere, in un momento segnato dal riflusso del dopo-superbonus e, allo stesso tempo, dalla panacea del Pnrr.

Eppure, gruppi e consorzi del settore non stanno con le mani in mano e si preparano, chi più e chi meno, ad affrontare un 2026 che si avvicina con alcune incognite.

Per questo, assume un valore ancora maggiore l’iniziativa di Virginia Gambino Editore di interrogare direttamente i principali protagonisti di questa parte della distribuzione. I risultati sono pubblicati in una sezione speciale del nuovo numero di YouTrade.

Non a caso è un numero che precede il periodo tradizionalmente dedicato alle ferie e il «nuovo inizio anno» di settembre: perché i dati emersi dalla ricerca, con le schede di 29 tra gruppi e consorzi, l’analisi allegata e le interviste sono motivo di una riflessione che accompagnerà gli operatori nelle prossime settimane.

Il magazine leader nel mondo delle rivendite non poteva, però, ignorare quello che avviene a Milano, tra cronaca e business.

A parte l’aspetto giudiziario, le vicende del capoluogo hanno riflessi anche sul mondo dell’edilizia, tra cantieri bloccati, ma anche progetti che non si fermano. E quali sono le aspettative di chi sulla città lombarda ha investito?

YouTrade lo ha chiesto a tre dei maggiori multipoint della distribuzione: Eternoo, Orsolini e Zanutta.

Il corposo numero estivo della rivista si occupa, inoltre, di tanti argomenti di interesse per gli operatori del mercato. Come il punto sull’impatto del Pnrr con le opere di riqualificazione dei 3563 istituti scolastici.

Oppure la sezione speciale dedicata ai laterizi ad alte prestazioni.

Tanti argomenti caldi da leggere per aggiornarsi, informarsi e prendere decisioni. Non perdete il nuovo numero di YouTrade!

 

SFOGLIA LA RIVISTA

Heidelberg Materials Italia Calcestruzzi acquisisce Cava Nord

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Heidelberg Materials Italia Calcestruzzi ha acquisito il 100% del capitale sociale di Cava Nord di Paderno Dugnano (Monza Brianza). 

Fondata da Luigi Tonelli e attiva nel settore estrattivo dagli anni Sessanta, Cava Nord ha sviluppato nel tempo la coltivazione della cava e le relative infrastrutture, tra cui un impianto di frantumazione e selezione degli aggregati e due impianti di betonaggio, uno dei quali attualmente locato a HM Italia Calcestruzzi

L’operazione consente a HM Italia Calcestruzzi di entrare nel mercato degli aggregati naturali e riciclati, rafforzando al contempo la propria presenza nel settore del calcestruzzo.

Nel dettaglio, il complesso industriale è composto da:

  • un giacimento di cava autorizzato dalla Regione Lombardia
  • due impianti di betonaggio (di cui uno già in affitto a HM Italia Calcestruzzi)
  • due impianti di frantumazione e selezione inerti di cava
  • un impianto di produzione aggregati riciclati
  • autorizzazione al conferimento di terre e rocce di scavo
  • autorizzazione al conferimento di demolizioni
  • fabbricati industriali e relativi terreni
  • impianto fotovoltaico

L’azienda si è distinta anche per l’attenzione al ripristino ambientale, contribuendo alla realizzazione e gestione del Parco Lago Nord, successivamente ceduto al Comune di Paderno Dugnano.

YouTrade luglio/agosto 2025

NUMERO 161 – LUGLIO/AGOSTO 2025
 
In copertina:
 
Gruppi e consorzi: interviste e schede di 29 protagonisti
Milano: i progetti di 3 big della distribuzione nella città
Laterizi: novità e prestazioni top
Pvc: niente crisi per le costruzioni
Edifici scolastici: 3563 nuove opere con il Pnrr
 
 
Per leggere la versione integrale del numero
 

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