Siamo in piena atmosfera di carnevale. E l’economia non fa eccezione. Le ultime news sull’andamento dell’economia sembrano uno scherzo. Indicano che la Germania, per esempio, è caduta in deflazione. A gennaio, secondo le statistiche, i prezzi al consumo sul mercato tedesco sono calati dell’1,3% rispetto al mese precedente. E il tasso annuo, armonizzato a quello europeo, ha registrato un calo dello 0,5%. Il calo il primo dal settembre 2009, anno nero della crisi seguita al crack dei mutui subprime. Ma la Germania non era l’esempio da seguire? Non bastava avere un sistema superflessibile di regole sul mercato del lavoro? Il dato arriva proprio l’indomani delle previsioni rosa di Confindustria per l’economia italiana: secondo l’ufficio studi di viale dell’Astronomia quest’anno termina la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornano le variazioni positive per Pil e occupazione. Il Centro studi di Confindustria arriva a ipotizzare una crescita per l’Italia pari al 2,1% del Pil nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5% nel 2016. Insomma, all’improvviso la Germania siamo noi: produzione che sale e più occupati. Merito dell’azione di governo? Fortunata coincidenza di fattori come il calo del petrolio? O del carnevale?
Un po’ tutti questi fattori messi assieme. Confindustria segnala la combinazione molto favorevole di elementi esterni, come il crollo del prezzo del petrolio, svalutazione del cambio dell’euro, l’accelerazione del commercio mondiale e la diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine. Inoltre, c’è la spinta della Bce. Infine, se le imprese dichiarano di avere intenzione di tornare ad assumere è anche, bisogna ammetterlo, a causa della riforma del mercato del lavoro, il Jobs Act, con buona pace dei Landini.
Eppure i numeri a volte ingannano. È vero che in Italia l’occupazione aumenterà, ma resta pur sempre sopra quota 12%, mentre dieci anni fa era la metà. Ed vero anche che il Pil lieviterà, ma dopo essere sceso ai livelli degli anni Novanta. Allo stesso tempo, è vero che per la Germania il gennaio sembra indicare la deflazione, ma allo stesso tempo Berlino vanta una crescita degli occupati (la disoccupazione al 6,5%, in diminuzione). Inoltre, se si esclude il prezzo del carburante, che è sceso a causa della diminuzione del costo del petrolio, l’indice dell’inflazione non è calato, ma è salito dell’1,1%.
Conclusione: i numeri sono numeri, ma quelli dell’economia sono cifre che amano fare scherzi. Così, ecco un suggerimento per Carnevale: travestitevi da economisti, sarà un successo.