Eppur si muove: nonostante i prezzi stagnanti o in ribasso, il mercato immobiliare dà segni di ripresa. Nei primi mesi dell’anno, secondo Nomisma, c’è stato un «recupero anche se, come racconta la storia immobiliare italiana, i tempi della svolta tendono continuamente a dilatarsi». L’Osservatorio Immobiliare 2016 del centro di ricerca bolognese ha monitorato anche il mercato delle 13 città intermedie: Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno, Taranto, Trieste e Verona. Le tendenze dei mercati cosiddetti «intermedi» mostrano segnali più positivi rispetto a quelli delle grandi città, a esclusione di Milano e Roma, che anticipano sempre la ripresa. Aumento delle compravendite, riduzione degli sconti e stabilizzarsi dei tempi necessari alla vendita sono i segnali della ripartenza. L’esiguità dell’offerta di qualità disponibile nei mercati maggiori (si consideri che il 52,8% delle abitazioni italiane ha più di 40 anni) ha contribuito al parziale spostamento degli investitori verso i mercati di secondo livello. Il 70% delle compravendite intermediate è assistito da mutuo.
Nei primi mesi del 2016 i segnali di ripresa non sono più circoscritti solo al settore residenziale. Per il secondo anno consecutivo le transazioni si sono confermate in territorio positivo: a crescere con intensità maggiore sono le compravendite di abitazioni che hanno fatto registrare un +3,6% nel 2015 e +6,5 % nel 2016 (444.636 compravendite secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate). Nel segmento degli immobili destinati alle attività economiche, all’incremento del 2014 ha fatto seguito la stabilità del numero di contratti stipulati nell’anno successivo (44.319 compravendite). Le componenti che contribuiscono ad un’inversione di rotta nel non residenziale sono i negozi, e in parte – limitatamente al 2014 – i capannoni per l’industria. Il segmento terziario soffre ancora di scarso interesse, sia nei mercati maggiori che in quelli minori, oltre ad essere caratterizzato da una domanda molto selettiva interessata quasi esclusivamente ad alcuni mercati metropolitani, in particolare Milano, Roma e, in misura minore, Torino e Firenze.