Ma perché il freno al superbonus deve andare a vantaggio dei produttori di bottiglie di plastica e di bibite? Non è una domanda capziosa. Il superbonus è stato azzoppato dal governo con la spiegazione che l’incentivo pesa troppo sulle casse dello Stato.
Il recente decreto convertito in legge a metà maggio non consente più alle banche la compensazione dei propri crediti di imposta con i contributi sociali a partire da gennaio 2025, e nega a chi fruisce dell’incentivo per lavori effettuati dal 2024 la cessione del credito, allunga la detrazione spettante in dieci anni e non più in quattro o cinque, come era possibile prima.
La norma ora riguarda anche coloro che hanno diritto alle detrazioni relative a lavori iniziati tra gennaio 2024 e la data di entrata in vigore del decreto. Da notare che la nuova frenata decisa dal governo è arrivata quando ormai la spesa totale per il 110% era lievitata a oltre 160 miliardi.
Ma secondo la relazione tecnica presentata in Parlamento, la quota a carico dello Stato (quella detraibile) per il 2024 e 2025 ammontava solo a 12 miliardi per l’anno in corso: era già stata ridotta al 70%, mentre per il 2025 era già stata ridimensionata al 65%, senza più la possibilità di utilizzare la cessione del credito di imposta.
C’è quindi chi si è chiesto perché è stato necessario il nuovo decreto, che porta maggiori entrate nel 2025 per 1,6 miliardi e nel 2026 per 2,5 miliardi, posticipando minori introiti dell’erario agli anni successivi.
Una delle risposte riguarda, appunto, un favore fatto ad altre categorie. Perché parte delle maggiori entrate nel 2025 e 2026 ottenute per effetto dell’obbligo di spalmare le detrazioni su dieci anni sono state utilizzate per finanziare rispettivamente 900 e 800 milioni di maggiori spese (o minori entrate) per il differimento della plastic tax e della sugar tax a luglio 2026.
Lo slittamento ha causato nel bilancio dello Stato un buco. Riassumendo: nell’autunno scorso il governo ha presentato una legge di Bilancio blindata, in cui erano previste le entrate legate all’introduzione della plastic tax e della sugar tax, peraltro già fatta slittare da gennaio a luglio.
Salvo decidere, tre mesi dopo, che i poveri produttori di bottiglie di plastica e di aranciate non possono aumentare di pochi centesimi i loro prodotti. Due pesi, due misure.
di Federico Mombarone