Materially è focalizzata sulla ricerca dei materiali innovativi e sostenibili per la realizzazione dei più svariati oggetti, anche nel settore dell’edilizia. Dove il focus ora è l’economia circolare.
Conoscenza, consulenza, capacità di ispirare e di fare rete sono, oggi più che mai, qualità indispensabili per chi si occupa di innovazione.
Lo sa bene Materially, azienda partner della statunitense Material ConneXion, che dal 2002 nella sua sede di Milano è un punto di riferimento per chi, come i tanti lettori di YouTrade, opera nel business dei materiali ed è attento alle tecnologie che ne hanno reso possibile la creazione e alle loro possibili evoluzioni.
Grazie a una molteplicità di iniziative e servizi, oltre alla Material Library Mcx, la materioteca di Material ConneXion, che include 10 mila materiali da 7.500 produttori internazionali: dai rivestimenti alle materie plastiche, dai metalli ai tessuti, dalla manifattura additiva agli smart material.
Anna Pellizzari, Head of Advisory di Materially, approfondisce l’attività dell’azienda e svela quali sono i trend previsti per l’edilizia del futuro.
Quando nasce Materially e di che cosa si occupa?
Materially nasce nel 2020, ma affonda le sue radici in un passato più lontano avendo ereditato competenze e conoscenza da Material ConneXion Italia, licenziataria dello storico brand statunitense Material ConneXion (MCX) e attiva a Milano dal 2002.
Material ConneXion è stata tra le prime a realizzare una materioteca, fisica e digitale, in un momento storico in cui questo tipo di supporto era ancora ben lontano dall’essere uno strumento conosciuto e diffuso come oggi.
La partnership tra Materially e Material ConneXion è tuttora attiva, per questo presso i nostri uffici di Milano ospitiamo la Material Library Mcx. Accanto alla materioteca, il core business di Materially è la consulenza, volta a supportare imprese nella loro ricerca di innovazione e sostenibilità a partire dai materiali.
I driver più importanti che guidano le nostre attività sono innovazione, sostenibilità e rispetto dei principi di circolarità.
Rispetto ai suoi inizi, come si è evoluta negli ultimi anni l’attività di Materially?
Inizialmente gli abbonamenti alla materioteca Material ConneXion costituivano il principale servizio offerto. Alle attività di consulenza rivolte ad aziende in cerca di soluzioni materiali innovative si sono presto affiancate l’organizzazione e la curatela di mostre dedicate al design e ai materiali.
Nella consulenza verso utilizzatori di materiali, l’evoluzione più significativa riguarda il tipo di esigenze che ci viene chiesto di soddisfare. Se nei primi anni Duemila la ricerca di nuovi materiali era finalizzata a rendere il prodotto unicamente più innovativo, ora il materiale è una leva per costruire una strategia di prodotto che miri al raggiungimento concreto di obiettivi di circolarità e sostenibilità.
Abbiamo poi iniziato a notare esigenze che accomunano le aziende produttrici di materiali innovativi. Per questo abbiamo ampliato i nostri servizi rivolgendoci anche a questo target.
Alle aziende che producono materiali dedichiamo servizi di networking finalizzati a dare o espandere la visibilità a un pubblico in target: organizziamo eventi di disseminazione tecnologica rivolti ad aziende utilizzatrici di materiali e curiamo una vetrina virtuale non commerciale che si chiama M Selection, dove segnaliamo aziende particolarmente innovative.
L’evento più importante di disseminazione e networking che curiamo annualmente si svolge nel contesto del Fuorisalone durante la Milano Design Week.
Queste mostre collettive, spesso arricchite da occasioni di confronto con gli attori del settore, sono diventate un punto di riferimento autorevole e globale per progettisti e aziende interessate a materiali innovativi.
Quali sono i vostri clienti tipo e quali le richieste principali di chi si rivolge a voi?
Difficile delineare con precisione un profilo di cliente tipo. Collaboriamo potenzialmente con tutte le aziende che hanno a che fare con materiali. I nostri clienti spaziano in tutti i settori: dall’automotive, al beauty, al fashion e, in generale, al mondo garment (abbigliamento), fino all’arredamento, del retail, del product design e delle finiture.
Le figure aziendali con cui abbiamo più a che fare provengono dai reparti R&D, design, sustainability, innovation, Csr e marketing. Le richieste più frequenti riguardano la ricerca di un materiale alternativo che riduca a vario titolo l’impatto ambientale o renda il prodotto o un business più circolare.
È difficile che le aziende abbiano competenze in house così specifiche e verticali nel mondo dei materiali, dunque si rivolgono a noi. Notiamo, inoltre, che c’è una richiesta crescente di formazione e aggiornamento interno rispetto alle tematiche legate alla sostenibilità, circolarità e innovazione.
Ecco perché tra i nostri servizi offriamo percorsi di formazione più o meno customizzabili e workshop aziendali che mirano a gettare le basi o a espandere le conoscenze su queste tematiche.
Parlando di costruzioni, quali sono le ultime tendenze che avete evidenziato in questo ambito?
Nel settore delle costruzioni le ultime tendenze riguardano materiali sempre più leggeri e performanti, a spessore ridotto, dal contenuto almeno parzialmente riciclato e caratterizzati da una semplice manutenzione e riparabilità.
Dal punto di vista dei sistemi costruttivi, nuove soluzioni si presentano sul mercato nel tentativo di offrire un’alternativa ai metodi basati sull’impiego di calcestruzzo che siano meno impattanti dal punto di vista ambientale: si tratta di sistemi modulari, replicabili e facilmente trasportabili, in grado di ridurre i costi e i tempi di gestione e di cantiere, le cui strutture portanti, che possono anche essere in legno, ospitano materiali di riempimento idonei alla coibentazione dell’edificio.
Tali sistemi sono naturalmente pensati per essere rivestiti in interno tramite pannellature e in esterno, eventualmente, tramite ulteriori sistemi per cappotto termico.
Il ritorno all’impiego di materiali tradizionali e naturali, come intonaci a calce, all’argilla e similari, contenenti vari tipi di inclusioni di diversa granulometria, compresi scarti vegetali e minerali di origine del territorio, è sostenuto da una maggior attenzione nei confronti della salubrità degli ambienti interni e nei confronti del benessere percepito in termini di vivibilità e comfort termico degli spazi.
Le tendenze più recenti includono inoltre continue sperimentazioni con materiali di nuova generazione ottenuti grazie agli avanzamenti nel settore biotech, tra cui i materiali accresciuti come il micelio. Ne esistono esempi già disponibili a livello commerciale, per esempio, in forma di sistemi fonoassorbenti o di pavimentazioni resilienti.
Quali sono le principali esigenze richieste in ottica del raggiungimento di una maggiore sostenibilità?
Senza dubbio l’accessibilità a materiali e soluzioni pensate per l’efficientamento e l’alleggerimento degli edifici.
Non si tratta solo di avere rapidamente accesso a dettagli relativi alle singole performance tecniche o alla composizione del materiale, ma anche e soprattutto a informazioni che siano verificate e indicazioni puntuali circa la compatibilità di ciascuna soluzione con i diversi sistemi disponibili e/o già in essere.
La facilità di manutenzione e l’elevata durabilità possono rappresentare elementi premianti soprattutto se legati alla possibilità di re-impiego o riutilizzo.
L’impiego di materiali naturali come legno, bambù e derivati, sempre apprezzati per le loro caratteristiche intrinseche, rispondono ancora meglio a queste esigenze, soprattutto se applicati tramite sistemi di posa a secco.
Materiali di rivestimento come intonaci e pitture privi di composti organici volatili contribuiscono a una migliorata sostenibilità complessiva, che ricordiamo essere un concetto ampio che include anche la salute di chi produce o opera con il materiale.
Oltre ai materiali, qual è il ruolo del design e in che modo è possibile creare una migliore sinergia tra questi aspetti?
Il ruolo del design è essenziale nell’unire tutti i concetti sopracitati attraverso lo studio ponderato di estetica e funzionalità. Il design diventa ancora più fondamentale nel momento in cui la progettazione stessa avvenga a partire dal materiale.
Ciò permette di realizzare progetti finiti in cui ogni elemento lavora in sinergia con il resto, rapportandosi in termini di potenzialità o eventualmente limiti con ciascun altro componente.
Ogni elemento, ovvero ogni materiale, dovrebbe essere selezionato e impiegato non solo per le sue proprietà e la sua specifica funzione, ma anche in base al suo funzionamento in relazione al resto degli elementi progettuali.
Parlando invece di packaging, qual è il suo impatto e quali soluzioni si stanno affacciando per ridurne l’impronta ecologica, considerando anche l’aspetto dei costi di produzione e smaltimento?
Il tema del packaging rappresenta un argomento sempre più rilevante per diverse realtà industriali, dal tessile all’alimentare, dall’arredo ai beni di consumo.
Nel settore delle costruzioni, la sfida principale, nonché strategia più efficace, consiste nell’accertare che ogni componente sia conferita nel corretto ciclo di smaltimento.
Sappiamo che, dal punto di vista della quotidianità del cantiere, questo rischia di non avvenire e materiali che potrebbero essere facilmente riciclati grazie all’esistenza di filiere consolidate, molto spesso finiscono in discarica o, al massimo, alla termovalorizzazione.
Miglioramenti da questo punto di vista possono essere implementati direttamente dalle aziende manifatturiere. Per esempio, riducendo o recuperando il materiale utilizzato per il trasporto all’interno del sito produttivo stesso.
Un’altra strategia efficace può essere quella di preferire materiali il cui formato preveda la miscelazione con una fase liquida direttamente disponibile in cantiere, evitando durante il trasporto l’aggiunta del peso corrispondente a quella stessa componente e massimizzando la capacità di carico di materiale per ciascun trasporto.
Perché è così difficile coinvolgere gli operatori del settore edile verso un modo di costruire più attento all’ambiente? È solo questione di costi o è semplicemente un problema culturale?
Sono diversi i fattori che limitano l’accesso a metodi costruttivi più attenti all’ambiente, e quello economico poteva essere uno dei principali fino a qualche anno fa.
In realtà attualmente si tratta più di una semplice questione di approccio e conoscenza dei materiali, e soprattutto della prevedibilità del loro comportamento.
Con materiali tradizionali tutti questi aspetti sono dati per assodati. Un altro argomento che è necessario approfondire è il tema della compatibilità tra i diversi materiali: un fattore essenziale che, come nel passato, per le nuove soluzioni necessita di una collaborazione e una comunicazione efficace lungo tutta la catena di approvvigionamento.
Inoltre, fornire formazione e informazioni sulle pratiche sostenibili permette agli operatori in prima linea di conoscere le opzioni disponibili e i benefici associati non solo a favore del progetto, ma anche in termini dell’impatto sull’attività lavorativa.
Come immaginate i materiali da costruzione nel futuro, considerando il traguardo della decarbonizzazione del settore?
Immaginiamo i materiali del futuro sempre più leggeri, con importanti quantità di contenuto di recupero all’interno o con una modularità tale da poter essere facilmente reimpiegati, prodotti per mezzo di processi produttivi meno impattanti, efficienti dal punto di vista meccanico e resistenti a eventi naturali estremi.
Immaginiamo inoltre evoluzioni nelle formulazioni proprietarie di materiali pensati per la stampa 3D in larga scala e in sinergia con le tecniche di progettazione computazionale, nonché sviluppati per sfruttare sempre di più elementi quali radiazioni luminose, vento, umidità relativa per funzioni specifiche di adattamento ed efficientamento rispetto al contesto territoriale.
di Valentina Anghinoni