Manifattura, l’Italia resta l’ottava potenza mondiale

L’Italia è l’ottava potenza tra i paesi manifatturieri. Lo sostiene uno studio di Confindustria, secondo cui la quota sulla produzione manifatturiera mondiale è stata del 2,5% nel 2014. L’Italia ha registrato una flessione del peso manifatturiero di un decimo di punto tra il 2012 e il 2014, contro una variazione di -1,8 punti tra il 2007 e il 2012. Ma in termini di volumi di produzione la caduta dell’Italia è stata significativa anche dopo il 2012 (-1,9% la variaizone media annua) ma comunque molto inferiore che in precedenza (-5,3% annuo tra il 2007 e il 2012). La produzione manifatturiera ha registrato da settembre 2014 ad agosto 2015 un incremento del 2,3%, secondo il Centro studi dell’associazione. Ma il rilancio avviene «a velocità diverse». Al top il settore dei motoveicoli e rimorchi, che registra un aumento del 70%; farmaceutica, bevande, abbigliamento, macchinari e attrezzature segnano +15%; mobili +10%. In calo invece di 3-4% legno, prodotti in metallo, pelletteria, calzature. «I vuoti scavati dalle due recessioni sono altrettanto differenziati nei confronti del picco pre-crisi si passa dal -4,3% dell’alimentare al -53,7% del legno, con mobili, tessile e prodotti in metallo a -35% e la sola farmaceutica con segno positivo (+8,9%), essendo la media pari a -24%», continua lo studio «L’ampia articolazione del manifatturiero ha permesso all’Italia di difendere bene la specializzazione nei suoi tradizionali comparti di forza legati a moda e design, contrastando l’avanzata cinese nelle fasce basse di mercato con la maggiore produttività e l’innalzamento dei valori unitari. Sono però, comparti che rappresentano appena il 15,1% dell’export italiano (dal 21,9% del 1991), a dimostrazione della robustezza e varietà industriale del paese».

Il gap tra Nord e Sud, infatti, è peggiorato «con variazioni anche prossime al 30%».

La buona notizia

Nell’innovazione le imprese manifatturiere italiane sono seconde solo a quelle tedesche, sostiene ancora il Centro studi di Confindustria, secondo cui nelle innovazioni di processo le nostre aziende sono anche davanti a quelle della Germania. Il rapporto del Csc mostra che la quota delle imprese che hanno introdotto innovazione di prodotto nel 2012 è pari al 32%, contro il 44% della tedesche, il 28% delle francesi e britanniche e il 14% delle spagnole. Nell’innovazione di processo la quota sale al 35%, contro il 31% della Germania, il 28% della Francia, il 17% della Gran Bretagna e il 19% della Spagna. L’industria italiana, però, «registra una minore propensione a investire in modo formale e strutturato nella ricerca scientifica applicata a quei prodotti e a quei processi».fabbrica fabbrica2

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