La solidità del pensiero liquido

La morte di Zygmunt Bauman, il grande sociologo morto il 9 gennaio a Leeds, ci ricorda che in tempi di modernità liquida l’approccio analitico ai problemi della nostra società deve avere basi solide

Federico Della Puppa

Quando muore un grande intellettuale come Zygmunt Bauman, il sociologo e filosofo forse più importante di questa nostra epoca post moderna, il rischio è ricordarlo limitandosi al racconto della sua biografia, elencando le sue opere più importanti o riducendo il suo pensiero a qualche frase ad effetto. Ma il pensiero di Bauman è talmente rilevante e vasto che è difficile condensarlo in poche righe. Soprattutto perché Bauman è stato prima di tutto un visionario, un intellettuale che ci ha rivelato e raccontato il cambiamento della nostra società, il lento trasformarsi in una modernità liquida, come lui la chiamava, nella quale i punti di riferimento cambiano e mutano, si adattano ai cambiamenti e dove i processi non sono più spiegabili con le categorie del pensiero del passato. La novità dirompente di Bauman e l’attualità del suo pensiero risiede nella capacità di proporre una analisi lucida e consapevole dei meccanismi che profondamente incidono nel nostro essere produttori e consumatori, cittadini e politici. La vera lezione che il sociologo polacco di origini ebraiche e sfuggito alle deportazioni naziste ci lascia è una lezione di ascolto e interpretazione, data dalla sua inesauribile capacità di imparare, di riflettere, di mettere in discussione le sue tesi con chiunque, come alla fine delle sue conferenze quando si fermava a firmare i suoi libri e dialogava amabilmente con i suoi ammiratori, mettendosi alla pari. Prima di essere il teorico della società liquida, della vita liquida, della paura liquida e delle analisi sui comportamenti del capitalismo parassitario e del consumo globalizzato, Bauman è stato un attento rilevatore dei cambiamenti della nostra società, legati ai nostri comportamenti o alle “novità” più effimere o profonde che contraddistinguono il nostro tempo, dai reality show ai social network. Perché Bauman è stato prima di tutto un osservatore attento, un maestro del quotidiano, un sociologo che ha fissato in alcuni libri fondamentali per la costruzione del nostro pensiero critico idee e riflessioni che hanno in comune soprattutto la sua modalità di approccio, una modalità “liquida”, non predeterminata, non rigida ma estremamente solida nelle sue modalità riflessive. E questa sua capacità interpretativa gli ha permesso di raccontarci e dimostrarci i fattori fondamentali della nostra società, del nostro essere soprattutto giocatori che cercano nel consumo “sensazioni nuove, mai sperimentate prima”. Bauman ci ha dimostrato che come consumatori siamo prima di tutto “raccoglitori di sensazioni” e solo successivamente accumulatori di cose. Ce lo ha spiegato parlando di globalizzazione e ci ha anche fatto capire che le categorie interpretative cambiano con il cambiare della società e dei mezzi a disposizione. Ma ci ha anche illustrato come i cambiamenti, se non capiti, se non ben interpretati, se non spiegati, producono paura, ansia, instabilità. E la nostra società, oggi impaurita di fronte ai cambiamenti epocali sia di ordine sociale che economico, se non aiutata a capire se stessa, rischia di implodere nelle semplificazioni e nelle banalizzazioni del passato, costruendo muri materiali e immateriali laddove servirebbe invece capacità di adattamento, quella capacità propria che hanno i liquidi. Bauman ci aiutava a capire e il suo approccio liquido ci mancherà molto. Ma la sua lezione è lì di fronte a noi e sta solo a noi esserne degni eredi.

 Zygmunt Bauman
Zygmunt Bauman

 

 

 

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