«Prima di arrivare alla spiaggia, l’onda deve attraversare l’oceano». Non occorre essere capi tribù delle isole Marshall per aderire a questo motto di saggezza. Eppure è difficile credere alle parole dell’ex presidente del Consiglio («La crisi è finita») quando tante aziende continuano a chiudere i battenti. E mentre la disoccupazione resta a livelli di guardia (12,7% a dicembre). Vero. Ma l’economia funziona proprio come l’onda dell’oceano: quando gli strumenti di rilevazione assicurano che è partita, deve ancora percorrere molta strada prima di rendersi visibile. È quello che stiamo vivendo in questi mesi. Con l’aggravante che il moto ondoso che si è animato lontano sembra poco più vivace di un mare in bonaccia. Insomma, all’orizzonte non si scorge nulla, anche se gli strumenti di bordo indicano che la situazione attuale non è così disastrosa come lo scorso anno.
Lo provano i dati raccolti dal Centro studi di Confindustria, secondo cui nel quarto trimestre dello scorso anno l’attività industriale ha registrato il primo significativo incremento dall’inizio del 2011: +1% congiunturale, dopo un calo cumulato del 10,7% in dieci trimestri. E il primo scorcio del 2014 ha ereditato da fine 2013 una variazione congiunturale di +0,1%, anche se febbraio è stato più freddo del previsto secondo Csc (-0,2%). Altre previsioni positive arrivano, invece, dall’indagine Markit sui direttori acquisti. Sono numeri, non impressioni. Basta questo per dire che la crisi è finita del tutto? No, ma l’onda positiva c’è. Solo che arriverà più tardi sulla spiaggia delle aziende che, anzi, ora devono fare i conti con l’eredità dei cinque anni passati e, come se non bastasse, con le scadenze fiscali sempre più pesanti.
La dimostrazione che la ripresa dell’economia sarà percepita molto più tardi e non da tutti arriva dall’indice dell’Istat che misura la fiducia delle imprese di costruzioni: l’ultimo comunicato, diffuso il 29 gennaio, evidenzia come il trend negativo dell’edilizia sia in controtendenza a quello medio nazionale complessivo dell’industria. In base alle rilevazioni condotte dall’Istituto di statistica, infatti, a gennaio l’indice è scivolato a 76,5 punti, in netta caduta rispetto agli 82,2 punti del dicembre scorso. «I giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione e le attese sull’occupazione peggiorano», spiegano all’Istat. E sono in ribasso anche le previsioni sull’occupazione, con i valori più bassi dal settembre scorso. Insomma, la ripresa è partita, ma ora siamo ancora in alto mare: l’onda positiva arriverà anche nelle costruzioni, ma non sarà la prima ad approdare sulla spiaggia. Sempre che tutte le promesse del governo, almeno in parte, si tramutino in realtà.