La digitalizzazione dell’edilizia e il change management

Digital Transformation e Change Management si tengono sempre più per mano. Si riscontra, infatti, una maggiore propensione al cambiamento e si punta a utilizzare di più e meglio le nuove tecnologie che il digitale mette a disposizione. 

Una delle principali motivazioni che ha spinto verso questa direzione, sta nell’attuale contesto di emergenza sanitaria dell’ultimo biennio. Nel mondo del lavoro, e non solo, la pandemia ha modificato come gli individui vivono la trasformazione: se negli anni passati l’atteggiamento prevalente era passivo di resistenza al cambiamento, adesso nella maggior parte delle aziende si osserva che le persone partecipano con disponibilità e spirito costruttivo o addirittura in modalità proattiva al cambiamento.

Il covid-19, evidentemente, costringendo le persone a uscire dalla routine e dalla loro comfort zone ha fatto, quindi, aumentare la consapevolezza e la percezione di urgenza del cambiamento. Ancora oggi resta difficile prevedere o immaginare quali saranno gli scenari evolutivi di medio e lungo termine e formulare dunque ipotesi di sviluppo verso il «new normal», che prenderà forma e caratterizzerà la nostra vita. Una cosa però è certa: non sarà più come prima.

La digitalizzazione dell’edilizia

La domanda che ciascuna organizzazione si porrà spontaneamente di fronte a questa affermazione sarà una sola: dobbiamo credere fermamente nell’importanza di affrontare i cambiamenti e uscire dalla nostra comfort zone, utilizzando strumenti innovativi?

Essere presenti, avere un portafoglio clienti consolidato, offrire prodotti di alta qualità e servizi di assistenza impeccabili, potrebbe rivelarsi oramai insufficiente: bisogna acquisire nuove competenze e cogliere tutte le migliori opportunità che i due mondi, quello digitale e quello tradizionale, mettono a nostra disposizione.

Questa consapevolezza è ancora più indispensabile in tutte quelle imprese operanti in ambito edilizio dove è più elevato, rispetto ad altri settori, il livello di resistenza al cambiamento.

Una delle criticità economiche degli operatori edili risente oggi di processi interni che non risultano al passo coi tempi e che richiedono pertanto uno svecchiamento. Automatizzare i processi e digitalizzarli consente, per esempio, di velocizzare il lavoro e renderlo più profittevole e organizzato.

La digitalizzazione dell’edilizia non è un tema nuovo per chi opera nel settore e non è in questo articolo che si desidera parlarne. Più che altro, in questo articolo, si desidera affermare la necessaria consapevolezza che affrontare un processo di digitalizzazione implica una profonda revisione del modo in cui si lavora.

Change Management

Il punto di partenza è pertanto sviluppare un percorso di Change Management. Introdurre le tecnologie senza trasformare abitudini e processi è infatti inutile e può  rivelarsi, infatti, uno spreco di soldi e di tempo.

Per aumentare la competitività in un mercato, ormai sempre più globale e interconnesso, gli operatori del settore edile devono necessariamente riconfigurare una strategia alla cui base ci sono risorse qualificate, competenze digitalinuovi approcci di marketing che tengano conto dell’esperienza del cliente e dei nuovi punti di contatto che il mondo digitale sa rendere disponibili.

I vecchi modelli operativi vengono messi in discussione poiché si abbraccia un cambiamento non solo tecnologico, ma anche culturale e sociale che crea nuove connessioni tra persone, luoghi e cose, incentivando la trasparenza, la condivisione e l’inclusione di tutto l’ecosistema aziendale.

È per questo che diventa sempre più importante per chi gestisce un’attività imprenditoriale, saper avviare processi di change management all’interno della propria azienda.

Resistenza al cambiamento

Partiamo dalla consapevolezza che la resistenza al cambiamento è un fenomeno naturale, soprattutto per chi è abituato a lavorare con modalità consolidate, faticando ad adottare un approccio diverso. Pensiamo, per esempio, all’introduzione del Bim (Building information modeling) per le imprese edili, ancora lontano dal raggiungimento del suo potenziale.

Ogni cambiamento ha un impatto a livello individuale ed organizzativo. Perché questo processo avvenga in maniera efficace è necessaria un’adeguata progettazione di intervento per gestire e ridurre quella naturale resistenza che frena quel cambiamento rivolto alla crescita e all’innovazione.

Per superare tale resistenza è  richiesta una nuova mentalità orientata alla crescita e capace di riconoscere le trasformazioni come opportunità e diventare maggiormente competitivi.

In questo ambito, uno dei compiti fondamentali di chi gestisce l’impresa è aiutare i propri collaboratori a comprendere meglio i cambiamenti in corso, per creare un ambiente di lavoro più aperto e propenso all’evoluzione. Essere informati e quindi predisposti ad adattarsi e innovarsi può fornire quella marcia in più per superare le inevitabili salite del percorso. 

Con il change management si mette in atto una strategia strutturata di soluzioni innovative e di necessarie trasformazioni, tese ad individuare un percorso di cambiamento che da una situazione attuale stabilisce un obiettivo e una transizione necessaria per raggiungerlo.

Abbiamo accennato come la pandemia abbia modificato il modo in cui le persone vivono la trasformazione. Secondo l’Osservatorio sul Change Management 2020 pubblicato da Assochange, se negli anni passati l’atteggiamento prevalente era passivo o di resistenza al cambiamento, la convivenza con il covid ha portato la maggior parte delle aziende a dichiarare che le persone hanno partecipato con disponibilità e in modalità proattiva al cambiamento. Pertanto, non bisogna perdere questa opportunità  di valorizzare la maggiore disponibilità  a cambiare, favorendo l’engagement dei propri collaboratori.

Sempre l’Osservatorio 2020 mette alla luce come l’approccio al change management in Italia, stia evolvendo. Accanto ad alcune tendenze confermate si riscontrano infatti ulteriori ed evidenti elementi di cambiamento, dovuti anche agli effetti dell’emergenza sanitaria, che ha accelerato i processi già avviati.

Questo si registra soprattutto nell’identificazione delle priorità: si cercano nuovi modi di lavorare, maggiore utilizzo della tecnologia, diversi modelli di leadership, tutte istanze accomunate dalla necessità di creare vicinanza, empatia e collaborazione. «In pratica, riscontriamo la volontà di reagire a una situazione critica», commenta Moira Masper, presidente Assochange.

Come promuovere il cambiamento?

Per promuovere il cambiamento sono necessarie delle fasi di preparazione che comprendono piani di comunicazione con l’individuazione di appropriati canali, percorsi formativi, azioni di coinvolgimento dei propri collaboratori a tutti i livelli, momenti di condivisione dello stato di avanzamento e di successo del progetto di cambiamento.

I cardini sui quali si basa qualsiasi metodologia di change management sono una strategia chiara e un forte coinvolgimento, nonché motivazione delle persone interessate. Intervenire sulle persone all’interno di un’organizzazione significa anche agire sui processi, sulle tecnologie digitali e sul ripensamento del luogo di lavoro in termini di agilità e flessibilità.

Per questo, quando si parla di change management, si fa spesso riferimento al modello delle 4P. Sono quattro punti d’attenzione che rappresentano i principali fattori abilitanti di qualsiasi cambiamento e sui quali occorre focalizzarsi in tutte le situazioni di discontinuità aziendale.

Fondamentale per lo sviluppo di tale modello, l’adozione di strategie di leader positiva, che favorisca la capacità di infondere entusiasmo (sponsorship del top management), così come la capacità di coinvolgimento e di delega insieme all’orientamento all’innovazione.

I motivi alla base del cambiamento devono essere accuratamente spiegati e condivisi. La comunicazione gioca, quindi, un ruolo fondamentale nelle varie fasi di un progetto di change management. Per chi gestisce il cambiamento è importante pensare alla comunicazione come a una strada a doppio senso.

Da un lato occorre comunicare le opportunità  e le convenienze che stanno alla base di questo percorso, attraverso un linguaggio chiaro, coerente e comune, dall’altro essere capaci di ascoltare qualsiasi idea, opinione e suggerimento che si riceve dai propri collaboratori.

La comunicazione non è solo linguaggio, ma anche contesto. Ed è proprio questo l’asso nella manica del change manager. La gestione della comunicazione interna è una funzione fondamentale che può  trasformarsi in un importante vantaggio competitivo, perché è   legata a una maggiore soddisfazione dei dipendenti e ad un aumentato livello di impegno e coinvolgimento.

Adottare una strategia di comunicazione efficace aumenta l’accettazione del cambiamento e quindi va valutata accuratamente in funzione dell’azienda e del progetto stesso. E qui si pone uno spunto di riflessione: siamo sicuri che tutte le aziende che sottolineano l’importanza di comunicare e di farlo in modo efficace, preparando adeguatamente il terreno al cambiamento, facciano poi seguire concretamente i fatti alle intenzioni?

Lasciamo al lettore l’ardua sentenza.

di Michele Ripepi, docente ed esperto di Marketing Industriale, Comunicazione e Organizzazione Aziendale (da YouTrade n. 126)

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