Italia in affitto (troppo breve)

L’Italia è un paese che deve una parte consistente del suo Pil al turismo. Lo scorso anno, dato provvisorio, circa 215 milioni di turisti hanno affollato centri storici e spiagge, laghi e montagne, con un aumento dell’1,6% rispetto al 2023. La maggior parte dei visitatori è arrivata dall’estero, +4% rispetto all’anno precedente. Meno italiani (-0,8%), invece, hanno avuto la possibilità di visitare luoghi diversi dalla propria area di residenza. Secondo la Federazione dei pubblici esercizi, i turisti che hanno girato per l’Italia nel solo trimestre giugno-agosto del 2024 hanno speso 11,7 miliardi di euro per la ristorazione a fronte di una spesa complessiva di 62 miliardi. Insomma, da sempre si invoca una maggiore attenzione alle risorse paesaggistiche e culturali dell’Italia, capaci di attrarre i portafogli dei turisti. Eccovi serviti.

Roma, turisti al Pantheon
Roma, turisti al Pantheon

L’altro lato della medaglia

Ma se bar, ristoranti e gestori di concessioni balneari brindano, il mercato immobiliare sconta uno squilibrio che è sotto gli occhi di tutti. Il motivo è noto: gli affitti brevi. Gli appartamenti affittati da agenzie e privati, grazie alla semplicità fornita dalle piattaforme digitali, è diventato di una dimensione tale da influire sui prezzi e i valori immobiliari. Basti pensare che, secondo una rilevazione del Politecnico di Torino, nel 2021 le strutture Airbnb, circa 476 mila, hanno attivato quasi mezzo milione di annunci e generato transazioni per un valore superiore a 2,9 miliardi di euro, per più di 22 milioni di notti riservate. E dire che c’era ancora il covid. Nel frattempo la situazione è peggiorata (o migliorata, secondo i punti di vista). I dati della ricerca indicano che tra Milano, Bergamo, Venezia e Bologna al Nord,  Firenze e Roma al Centro, e Bari, Lecce, Napoli e Palermo al Sud ci sono circa 108 mila strutture destinate ad affitti brevi, pari al 20% del totale nazionale. Il totale delle strutture Airbnb che generano un fatturato medio di circa 28 mila euro, con cifre che variano sia in funzione del prezzo dell’alloggio sia del tasso di occupazione. Città come Roma, Venezia e Firenze, sono quelle più gettonate, con entrate per struttura vicine a 40 mila euro all’anno. Una rendita che è superiore a quella di un affitto tradizionale. E, attenzione: non è detto che siano colpiti dal fenomeno solo i centri storici. A Milano, per esempio, ci sono molti visitatori anche per motivi di tipo professionale (basti pensare alle fiere o al Salone del Mobile), che trovano alloggio provvisorio anche in zone diverse dal centro, per motivi legati alla localizzazione di alcune strutture o dei servizi di trasporto pubblico.

Visitatori al Salone del Mobile
Visitatori al Salone del Mobile

L’impatto

Per questa ragione, secondo una recente analisi, Airbnb ha un forte impatto sui prezzi di vendita delle abitazioni: dove ci sono più appartamenti in affitto lievitano anche i valori immobiliari. È la legge del mercato: con meno offerta i prezzi aumentano, sia per la vendita sia per la locazione. Un beneficio per i proprietari, meno per il resto degli abitanti, con il risultato secondario che le città cambiano volto. È un bene?

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome qui