Lo scorso anno aveva vinto la brasiliana Carla Juaçaba. Quest’anno l’arcVision Prize Women and Architecture promosso da Italcementi nell’anno del suo 150esimo anniversario si appresta alla sua seconda selezione. Impresa non facile, perché la scelta è complessa. «L’arcVision Prize intende essere un riconoscimento del lavoro delle donne architetto volto a premiare progetti e idee innovative sostenibili e sociali, orientati al miglioramento, alla bellezza, e alla funzionalità del costruire e dell’abitare», ha commentato Carlo Pesenti, consigliere delegato del gruppo bergamasco, presentando la nuova edizione del premio alla Triennale di Milano. Non a caso un riconoscimento speciale è stato destinato a Lina Bo Bardi, progettista di cui quest’anno ricorre il centenario, «un’archistar ante litteram», l’ha definita Pesenti. Non sorprende, quindi, che anche la giuria del premio sia totalmente femminile. Sarà composta da Shaikha Al Maskari, membro del consiglio direttivo dell’Arab Women’s forum e imprenditrice di Abu Dhabi), Odile Decq, titolare dell’omonimo studio di Parigi, Louisa Hutton, fondatrice dello studio di architettura Sauerbruch, Suhasini Maniratman, attrice e produttrice indiana, Samia Nkrumah, ghanese, presidente del centro Panafricano Kwame Nkrumah, Kazuyo Sejima, titolare con Ryue Nishizawa dello studio Sanaa di Tokio, Benedetta Tagliabue, socia dello studio Embt di Barcellona, Martha Thorne, direttore del Pritzker Price, ed Elena Zambon, presidente della Zambon spa. La giuria si riunirà a Bergamo dal 5 al 7 marzo per determinare la vincitrice della nuova edizione.