Una semplice folata di vento e i vetri rischiano di rompersi. Pioggia a catinelle e l’acqua entra in classe. Bagni da rifare, muri da imbiancare. E la lista è ancora lunga. Sembra assurdo, eppure questa è la situazione delle scuole italiane che, più che mai, necessitano di seri interventi, in primo luogo per salvaguardare la sicurezza degli alunni. Si parla tanto di eccellenza italiana per cultura, istruzione, educazione, ma come operare in strutture così inadatte? Da Nord a Sud, la situazione è la medesima: studenti e insegnanti ne pagano le conseguenze. Un passo in avanti arriva dal governo, che ha predisposto un piano per di edilizia scolastica da 3,5 miliardi. Non è poco. Anche perché, oltre agli interventi di riqualificazione e manutenzione ordinaria, è previsto il coinvolgimento dell’archistar Renzo Piano. Soldi pronti, da spendere subito, «perché la scuola è il luogo da cui riparte la comunità per uscire dalla crisi, non con le slide, ma con la centralità della formazione scolastica», afferma il premier, Matteo Renzi. Di certo è urgente agire: tinteggiatura, risparmio energetico e, in casi estremi, rifacimento degli edifici, sono solo alcuni degli obiettivi. Interventi che, al di là dei muri, dovrebbero servire anche al miglioramento dell’offerta formativa. Secondo Renzi gli interventi influiranno positivamente sul settore dell’edilizia e, di conseguenza, sull’occupazione. Il via ai cantieri sarà dato dal 15 giugno al 15 settembre prossimi, per sfruttare i mesi di vacanza, in cui le scuole sono chiuse o hanno attività ridotte. Le urgenze sono tante e lo stesso premier ha intimato i sindaci dei Comuni a indicare una lista delle cose da fare. Una lunga lista, per l’esattezza. Sarà da verificare se i sindaci risponderanno all’appello. Ma qual è la situazione concreta all’interno delle scuole? Quali gli interventi di cui non è possibile fare a meno e quali, invece, sono stati fatti nel corso degli anni passati? YouTrade è andato a verificare, chiedendo a una scuola di aprire le porte. Modello per tre Una scuola primaria statale tra le tante, ma anche un luogo che non passa inosservato per il suo metodo didattico, che prevede l’utilizzo di più spazi di sperimentazione per il bambino, tra cui laboratori, un padiglione di agraria, le stalle e i recinti con gli animali, la serra e la piscina. Insomma, un fiore all’occhiello in una città come Milano, dove non capita tutti i giorni di avere una stalla nella scuola. Stiamo parlando della Rinnovata Pizzigoni che, dalla sua fondazione, nel 1927, segue il metodo messo a punto dalla pedagogista da cui prende il nome. La scuola si estende su un’area di circa 22mila metri quadri, di cui 5mila occupati dagli edifici, tutti in mattoni rossi, 7mila da campi e giardini, 8.200 dall’azienda agricola e 2mila dalla piscina. Oggi la scuola elementare fa parte dell’istituto che comprende anche la scuola (sempre elementare) Dante Alighieri, da poco avviata al metodo Pizzigoni, e la scuola media inferiore Giancarlo Puecher. I tre edifici si trovano nella stessa area della città, a poca distanza l’uno dall’altro. Si potrebbe pensare che, vista la particolarità dell’istituto, possano essere previsti fondi statali speciali o che gli edifici non abbiano bisogno di particolari interventi legati all’edilizia o alla sicurezza. Ma non è così. Se cade il pavimento «A volte quando piove, oltre al freddo, entra l’acqua dagli infissi o dal tetto e si ha il timore che qualche pezzo di soffitto possa cadere sui bambini», dichiara Gima Manicone, vicepreside della scuola Rinnovata Pizzigoni, sottolineando che il problema non è solamente legato alla qualità edilizia, ma anche alla tranquillità di chi è nell’edificio. «Anche quando si tratta di sicurezza si fa fatica ad avere interventi da parte del Comune, nonostante le numerose segnalazioni da parte della dirigente», continua l’insegnante. «Ogni tanto si riescono a ottenere interventi di piccola manutenzione, ma i tempi di attesa sono lunghi e una volta abbiamo dovuto aspettare per più di un mese per la sostituzione di un vetro rotto. Non potendo sostituire i vetri con quelli infrangibili, l’estate scorsa il Comune ha predisposto l’applicazione di pellicole trasparenti, per evitare eventuali cadute. Ma non mi risulta che l’intervento sia stato effettuato in tutta la scuola». Altro problema impellente è quello dei bagni: «Ne è stato ristrutturato solamente uno con la messa a norma per i bambini diversamente abili, ma gli altri si intasano spesso, hanno un cattivo odore che viene dalle fognature, le piastrelle sarebbero da sostituire e le porte non si chiudono bene o, al contrario, si riaprono a fatica con il rischio che i bambini possano rimanere chiusi dentro. È anche una questione di buona educazione e vita civile in una scuola», lamenta la vicepreside. Ma il peggio è stato raggiunto alla Dante Alighieri, l’altra struttura, dove è crollato il pavimento di un piano. «Fortunatamente non c’era dentro nessuno ma, oltre alla gravità del fatto, l’avvenimento ha causato grossi disagi perché abbiamo dovuto ospitare alcune classi della scuola qui, alla Rinnovata, e altre nella scuola media, privando gli studenti dei laboratori, momentaneamente adibiti ad aule. Per noi i laboratori sono molto importanti perché ci permettono di attuare il metodo Pizzigoni», racconta Manicone. I lavori di ricostruzione continuano da più di un anno senza essere ancora terminati, nonostante i tempi previsti per la chiusura siano già scaduti. «In generale, il dirigente è legato alla struttura burocratica e non ha potere decisionale sui tempi degli interventi o sull’effettiva realizzazione degli stessi», spiega la vicepreside. «È stata da poco ultimata la piscina, che necessitava di una nuova copertura della vasca, dato che perdeva acqua dal fondo, ma mancano ancora le ristrutturazioni riguardanti le docce e gli spogliatoi da mettere a norma. In questo caso, però, siamo riusciti a ottenere una sovvenzione privata trovata tramite un genitore», continua la docente. I genitori imbianchini Sono i genitori i veri eroi della scuola, che non si tirano indietro se c’è bisogno di armarsi di tempo, pazienza e voglia di fare. E hanno addirittura fondato un’associazione per far fronte alle esigenze scolastiche, anche di carattere edile. «Inizialmente è stata organizzata una giornata annuale intitolata Rinnoviamo la Rinnovata, durante la quale ogni genitore si dedicava alla classe del proprio figlio, realizzando lavoretti di piccola manutenzione, come la sistemazione di una tapparella rotta», aggiunge la vicepreside. «Un paio di anni fa, però, i genitori hanno deciso di riunirsi in un’associazione per poter operare con più libertà. Nel corso dell’anno sono quindi regolarmente organizzati eventi: il ricavato è utilizzato per le necessità della scuola». Iniziativa lodevole, ma non si può negare che l’ideale sarebbe utilizzare i fondi raccolti per l’offerta formativa e non per gli interventi di edilizia scolastica, che dovrebbero essere di competenza pubblica. «Finora i soldi sono stati utilizzati per imbiancare la scuola, per la messa in sicurezza di alcuni angoli, per la sostituzione delle serrature e quant’altro», conferma la vicepreside. Le cose da fare sono tante e anche le richieste per gli arredi scolastici mancanti sono in attesa: «In molte classi i banchi sono vecchi o mancano gli armadi, e in refettorio gli sgabelli scarseggiano. Si parla tanto di educazione all’alimentazione o alla postura corretta e poi rischiamo di fare sedere i bambini con la schiena storta perché non abbiamo le sedie o i banchi adatti», lamenta l’insegnante. Non è inusuale vedere scuole dotate di strumenti tecnologici all’avanguardia conservati in aule fredde e umide. Un controsenso? Quali sono le priorità? Tecnologia o edilizia? L’ideale ovviamente sarebbe il giusto equilibrio, conferma Manicone: «Sia gli strumenti tecnologici che gli interventi di edilizia sono importanti. Nel nostro caso, siamo riusciti a ottenere una lavagna interattiva multimediale ogni cinque classi. Però avrebbe senso averne una per sezione perché dovrebbe essere uno strumento di lavoro quotidiano e continuo, da utilizzare grazie alla connessione internet ». La lista è lunga «Non so se sia una semplice voce di corridoio, ma ho sentito dire che quando il nostro sindaco ha presentato la lista degli interventi da fare nelle scuole milanesi, lo hanno guardato come se fosse pazzo. Gli interventi necessari sono moltissimi ed è normale che se mancano manutenzione e ristrutturazione si arrivi a questo punto. La nostra scuola è una delle tante, ce ne sono altre con situazioni peggiori. È doveroso offrire ai bambini e ai ragazzi un ambiente decoroso e soprattutto sicuro. Oltre alla questione degli edifici scolastici, che dovrebbero avere certi requisiti, alle scuole vengono fatte molte altre richieste, ma non ci sono le condizioni per attuarle. Per esempio, è indicato l’inserimento di bambini stranieri, ma poi non è assegnato un facilitatore che possa permetterne il corretto inserimento». Al di là delle richieste e degli standard, a lasciare a bocca aperta rimane il fatto che a pagare le conseguenze di queste mancanze siano gli stessi studenti. «Noi siamo fortunati a poter contare sul volontariato, che è una grande risorsa, ma non dovrebbe essere così perché un Paese che crede nell’istruzione dovrebbe fare progetti e investimenti concreti», conclude Manicone. Non resta che attendere i risultati del Piano Scuola. Sarà promosso? Santina Muscarà