Torna il sereno sull’edilizia: non sono solo le previsioni dei centri studi a confermarlo, ma anche i dati che arrivano dal Veneto. L’ultimo bollettino sulla regione elaborato dalCentro studi dell’Ance mostra, infatti, variazioni tendenziali positive, riferite al primo semestre 2015, per quanto riguarda il credito e l’occupazione. Ma, attenzione: l’indice della produzione in edilizia non segnerà nemmeno per il 2015 un valore positivo. Anzi, la stima è di un calo degli investimenti del 2%. Per fortuna torna a crescere il numero degli occupati. In Veneto al 30 giugno 2015 il numero dei lavoratori delle costruzioni ha raggiunto le 149 mila unità, +13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e 11 mila unità in più rispetto alla rilevazione effettuata al 31 dicembre 2014. A eccezione del dato positivo del II trimestre 2010, il numero di lavoratori nelle costruzioni era in progressiva diminuzione dal 2008. Dall’inizio della crisi al secondo semestre 2015, il settore comunque ha perso circa 31 mila occupati.
Segnali positivi anche sul fronte del credito. I finanziamenti per investimenti registrati al primo semestre 2015 risultano cresciuti del 30,5% per l’edilizia residenziale e del 184,7% per quella non residenziale rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche in questo caso va sottolineato che il calo complessivo dall’inizio della crisi era stato consistente: il sistema creditizio nel 2007 erogava in Veneto 5 miliardi di euro di finanziamenti per investimenti in edilizia, nel 2014 il flusso di finanziamenti si era ridotto a 1,3 miliardi. Si consolidano anche i segnali positivi nel mercato immobiliare residenziale (+9,4% di compravendite) e nei mutui erogati alle famiglie per l’acquisto di un’abitazione (+62%). La ripresa, invece, non coinvolge il settore dei lavori pubblici, ancora stazionari.
«Osservando i dati e basandoci sul sentiment degli operatori – commenta Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto – possiamo dire che si assiste a un rallentamento della crisi, ma non parlerei ancora di ripresa. Questi anni sono stati di profonda trasformazione. Il numero di permessi a costruire è sceso da 41 mila del 2004 ai 7 mila del 2013. Oggi il 60% degli investimenti nel settore residenziale riguardano interventi di recupero e riuso edilizio, ambito sul quale occorre puntare andando oltre lo strumento dei bonus fiscali. Deve esserci una spinta pubblica attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali, che ammontano in Veneto a 1,3 miliardi per il periodo 2014-2020, e un programma più avanzato e organico di rigenerazione urbana e recupero delle periferie».
Il settore delle costruzioni ha accolto con favore la prospettiva di un allentamento del patto di stabilità interno per investimenti. «Fino ad oggi – continua il presidente Salmistrari – il patto è stato non solo la principale causa di blocco delle piccole e mede opere pubbliche, ma anche ciò che ha fatto dilatare il ritardo medio dei pagamenti della PA a 6 mesi. Qualche eccezione positiva c’è, naturalmente, soprattutto per quanto riguarda i Comuni. Fa piacere che, ad esempio, che nella lista stilata dal MEF dei 300 enti pubblici che pagano più velocemente, 42 siano veneti».