In un contesto caratterizzato da una elevata competitività e da una continua e inarrestabile trasformazione digitale, le aziende hanno da tempo capito quanto sia importante sapersi mantenere agili e dinamici per reagire con efficacia e velocità ai cambiamenti dell’ambiente esterno.
È proprio in questo ambito che prende forma il concetto di empowerment, inteso come valorizzazione e responsabilizzazione delle risorse umane per permettere loro di crescere come individui e come professionisti potendo esprimere appieno il proprio potenziale e di conseguenza generare valore per l’organizzazione stessa.
La traduzione in un’unica parola in lingua italiana di empowerment è praticamente impossibile a causa della ricchezza di significato del termine. Una possibile definizione che offre Wikipedia è: «Un processo di crescita, sia dell’individuo sia del gruppo, basato sull’incremento della stima di sé, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l’individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale».
Si tratta, fondamentalmente, di imparare a utilizzare al meglio le proprie capacità, le proprie risorse, le proprie potenzialità, per raggiungere il protagonismo che desideriamo non solo nella vita personale, ma anche nell’ambiente di lavoro, diventando innovativi, generativi, consapevoli.
Il principio alla base dell’empowerment è che ogni persona è dotata di capacità che, per essere sviluppate e impiegate pienamente, devono essere valorizzate. L’individuo, spesso inconsapevole delle proprie risorse, deve essere quindi stimolato ed incoraggiato ad intraprendere un processo di crescita che gli consenta di scoprire le proprie capacità e sentirsi sempre più responsabile e protagonista della propria vita, oltre che capace di raggiungere con successo e soddisfazione gli obiettivi.
Questo è ancora di più indispensabile in un contesto di profonda trasformazione tecnologica in cui è assolutamente vietato tralasciare l’aspetto umano.
Aiutare a prendere coscienza del proprio potenziale ha dunque un’importanza strategica, perché favorisce una riconfigurazione di mentalità di chi giornalmente ha a che fare con le nuove tecnologie per portare avanti gli obiettivi di business.
Chiaramente, tutto ciò può essere riferito perfettamente sia all’individuo che al gruppo. Da qui la necessità di distinguere il self empowerment dall’empowerment organizzativo.
Il self empowerment agisce direttamente sul senso di benessere degli individui e sulla percezione del proprio valore. Sentendosi più forti e sicure, le persone si sentono anche più motivate e più predisposte a mettersi in gioco.
L’empowerment organizzativo si riferisce, invece, alle risorse di un’organizzazione caratterizzata dauna cultura che punta a mettere le persone nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro al meglio delle proprie capacità, accrescendone l’autostima, il senso di autoefficacia e di autodeterminazione nella consapevolezza di garantire, all’azienda stessa, un più facile raggiungimento degli obiettivi e maggiori possibilità di crescita.
Dal punto di vista psicologico, l’empowerment ha un grande impatto sul senso di autorealizzazione e benessere individuale, proprio perché consente alle persone di crescere, sviluppare le proprie competenze ed essere più efficaci ed efficienti nel raggiungimento degli obiettivi.
Le persone lavorano al meglio quando sono supportate e hanno fiducia nella loro azienda. Ne consegue che persone empowered generano, all’interno delle organizzazioni, approcci sempre più efficaci nello svolgimento delle mansioni quotidiane.
La missione dell’azienda deve essere pertanto quella di incoraggiare le persone a raggiungere il loro massimo potenziale e raggiungere i propri obiettivi fornendo opportunità di scambio di comunicazione e crescita.
Tra i vantaggi dell’empowerment possiamo trovare:
• La motivazione del personale e quindi l’aumento della produttività
• Il rafforzamento dell’identità aziendale
• Il maggiore coinvolgimento nelle scelte strategiche
• La maggiore efficacia ed efficienza nel raggiungimento dei risultati individuali e di gruppo
• Un ambiente lavorativo sano ed un clima aziendale votato al benessere
• Continue opportunità di crescita e sviluppo
• Una comunicazione interna trasparente ed efficace
• L’assenza di conflittualità organizzative
• Una più facile capacità di innovazione e adattamento ai cambiamenti
I processi di empowerment organizzativo sono sempre più centrali nei contesti aziendali contemporanei, dove la definizione delle strategie e quindi il raggiungimento degli obiettivi è una conseguenza diretta della capacità dei collaboratori di esprimere al massimo il proprio potenziale. Ma qual è il cambiamento necessario per avere un approccio empowering?
Il primo passo indispensabile riguarda proprio l’approccio: a seconda del focus, infatti, il cambiamento può essere di più o meno facile realizzazione. L’implementazione di un modello di empowerment in azienda implica l’adozione di un approccio organizzativo da sviluppare in due successive fasi:
• Creare una leadership empowering, una figura capace di stimolare la crescita personale e professionale dei propri collaboratori, saperli motivare, incoraggiare, accrescerne la fiducia e il senso di responsabilità
• Creare team di lavoro empowered dove la fiducia si configura come elemento basilare. Si tratta di team di lavoro autonomi e responsabili, in cui il leader assume il ruolo di un semplice facilitatore, una figura che ha il mero compito di supportare il gioco di squadra in modo tale che questo possa esprimere appieno il proprio potenziale
Quando il modello di empowerment viene costruito tenendo conto del duplice contesto individuale e organizzativo, si ottiene un doppio vantaggio.
Da un lato, si creano quei presupposti che consentono la crescita dei singoli individui, sviluppando le proprie competenze e realizzando risultati importanti che li gratificano e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi aziendali e al benessere organizzativo del quale beneficeranno a loro volta.
Allo stesso tempo, l’azienda deve fare la sua parte offrendo ai propri dipendenti le migliori condizioni per esprimere il potenziale e potere raggiungere i suoi traguardi. È proprio questa relazione di reciproca responsabilità che rafforza i livelli di impegno da entrambe le parti e garantisce una gestione efficace del modello nel lungo termine.
Risulta chiaro, dunque, come per sviluppare un modello di empowering organizzativo si debba passare per il self-empowering, stimolando il gruppo di lavoro all’apprendimento continuo affinché venga ampliato l’approccio sistemico e strategico, accresciuto il bagaglio culturale, migliorate le conoscenze tecniche (hard skill) e le capacità comportamentali (soft skill).
In altre parole, significa creare un clima di lavoro basato sulla fiducia, sulla condivisione e sulla comunicazione interpersonale. Più le persone si sentono empowered più si sentiranno motivate a stimolare i colleghi a comportarsi allo stesso modo con il risultato che a essere empowered sarà l’intera azienda.
Un’organizzazione, per adattarsi al meglio al cambiamento, dovrà sicuramente impegnarsi ad automatizzare sempre di più i propri processi gestionali, ma allo stesso tempo dovrà sviluppare iniziative e progetti focalizzati ad accrescere l’engagement e favorire lo sviluppo dell’empowerment dei suoi collaboratori.
Questo articolo non ha l’obiettivo di indicare come formulare una strategia ma, piuttosto, quello di mettere in evidenza un altro aspetto di cui oggi, un’organizzazione vincente, deve tenere conto per il raggiungimento degli obiettivi strategici. Insomma, è evidente che resta sempre il capitale umano il vero investimento su cui puntare per compiere il salto di qualità in termini di produttività e profitto.
di Michele Ripepi (da YouTrade n. 132)
Laurea in Economia. Master in Organizzazione Aziendale e in Marketing Management. Docente di Marketing Industriale e di imprenditorialità in Fondazioni JobsAcademy. Docente a contratto di Marketing, Comunicazione e Organizzazione Aziendale in Fondazione Et Labora. Ventennale esperienza in realtà industriali, tra cui nel Gruppo Italcementi dove ha ricoperto ruoli di marketing e business development sia nazionale sia internazionale. Collabora con aziende nei campi del marketing B2B, della internazionalizzazione e nella definizione di processi di pianificazione strategica e piani operativi.