Le prospettive per il mercato delle costruzioni sono ormai determinate dall’agenda europea, basata sulle basse emissioni e sul risparmio energetico. Le tecniche per costruire secondo i criteri dello “zero emission building” sono ben conosciuti. Ma le imprese italiane sono pronte a convertirsi al nuovo modo di costruire?
Il 20 giugno la Commissione europea ha pubblicato uno studio intitolato “I certificati di prestazione energetica negli edifici e il loro impatto sui prezzi di acquisto e di affitto in alcuni paesi europei”. Nello studio sono analizzati gli impatti positivi che il sistema di certificazione e prestazione energetica degli edifici ha sul mercato delle costruzioni, sugli scambi e sull’apprezzamento degli immobili. Lo studio ha il pregio di mettere al centro dell’analisi quanto previsto dalla Direttiva europea 2010/31/EU e di confrontarlo con le dinamiche di mercato in alcuni paesi europei, tra i quali tuttavia non c’è l’Italia, evidenziando come una migliore efficienza energetica sia riconosciuta a livello di mercato, sia per quanto riguarda i prezzi di vendita, sia per quanto riguarda il mercato degli affitti. Alcuni anni fa sempre l’UE aveva promosso degli studi e delle analisi che avevano evidenziato come la maggior parte dell’energia venga consumata nel mercato residenziale. Al fine di porre dei limiti e promuovere azioni strutturali, l’Europa ha introdotto il concetto di “zero emission building”, in Italia tradotto in “edifici a energia quasi zero”. Quasi, comunque vicino allo zero. Dunque edifici in grado di consumare molto meno di quanto consumano oggi, con risparmi notevoli relativamente sia al costo dell’energia, che alle emissioni prodotte. Tutte queste politiche riguardano, come noto, l’obiettivo 20-20-20, posto da un documento programmatico dell’UE chiamato Europa 2020. La data e le percentuali, facili da ricordare, indicano una strada obbligata: ridurre consumi ed emissioni e produrre più energia da fonti rinnovabili. L’Italia in questi anni ha fatto passi da gigante in questo senso, grazie al sistema di incentivi che dal primo conto energia in poi, ha promosso presso una grande platea di utenti, le nuovr tecnologie energetiche. E oggi, senza più incentivi, comunque vi è ancora convenienza agli investimenti in questo settore, in quanto il costo per singola unità di prodotto si è fortemente abbassato, e il ritorno economico dell’installazione di sistemi di produzione da fonti rinnovabili è ancora conveniente. Soprattutto pensando che l’energia nell’ultimo anno è cresciuta del 12%. Ma per realizzare edifici ad energia quasi zero non basta produrre energia da fonti rinnovabili, ma si devono utilizzare sistemi costruttivi in grado di ridurre le richieste energetiche, di azzerarle. Questi sistemi, ben conosciuti all’estero, soprattutto in Germania e nei paesi del Nord Europa, fanno riferimento alla “casa passiva”. Ma le tecniche e i prodotti a sostegno di queste metodologie costruttive, sono moltissime oggi e la cosa più importante, per le imprese, è essere aggiornate e al corrente delle soluzioni più innovative. E sapere applicare. Perché le case ad energia quasi zero sono case che in primo luogo isolano bene dal caldo e dal freddo, danno comfort interno elevato, esigono poca energia e in alcuni casi, anzi, producono più energia di quanta ne consumano. Ma se da un lato il mercato apprezza queste soluzione, e se da un altro lato l’Europa spinge verso queste soluzioni, e se infine le tecnologie a supporto sono molte e tutte con ottime prestazioni, la domanda è se le imprse di costruzione italiane sono pronte ad adottare questi sistemi costruttivi. La risposta potrebbe essere duplice: sì, per le imprese che scelgono di proporre queste tipologie, no per chi vuole continuare ad usare tecniche tradizionali. Il punto è che dal 2018 tutti gli edifici pubblici dovranno essere realizzati secondo queste tecniche, con certificazioni energetiche che evidenzino il consumo quasi zero, e inoltre dal 2014 ogni anno il 3% delle superfici pubbliche dovranno essere riqualificate con sistemi a basso consumo energetico. E, infine, dal 2020 tutte le nuove costruzioni private dovranno seguire queste direttive. Come dire, non è un problema di scelta delle imprese. E’ un obbligo. Il 2014 è domani, il 2018 dopodomani e il 2020 poco dopo. Le imprese che già operano in questi mercati sono già pronte ad affrontare la sfida posta dall’UE, ma quelle che oggi continuano, e sono tante, a operare nel mercato tradizionale si troveranno fuori mercato. Sempre che non inizino già da oggi a riorientarsi, ovvero imparare a costruire secondo nuove e diverse regole, utilizzando nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuovi processi. E’ oggi il momento di iniziare, impostando politiche formative e informative che trasformino in primo luogo la mentalità e l’approccio delle imprese, che devono inscrivere “energia quasi zero” nel loro DNA, per essere pronte dal 2014 sia ad agganciare l’eventuale ripresa economica, sia a costruire secondo quanto previsto dall’UE e dai decreti che il Governo ha adottato di recente, sfruttando bene gli incentivi legati al 50% e al 65%.