Impianti di riciclo e recupero dell’acqua: un’onda da cavalcare, anche per le rivendite

A marzo si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21. L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sulla rilevanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti orientati a contrastare il cambiamento climatico.

L’acqua è un bene prezioso, disciplinato da una specifica normativa che ne regola gli approvvigionamenti e gli scarichi. Contribuire alla riduzione degli sprechi, adottare impianti specifici e concorrere al recupero e riutilizzo delle acque reflue, significa partecipare alla salvaguardia di questo bene, unico, peraltro oggetto anche di agevolazioni fiscali.

Tuttavia, si sta assistendo a due fenomeni che indicano quanto sia complesso agire in questa direzione. Il primo fa riferimento a un incremento significativo dei consumi, +30 40% rispetto ai valori stagionali attesi, riconducibile al maggior utilizzo dell’acqua per fini igienici e alla prolungata residenzialità domestica di buona parte della popolazione.

Il secondo fa riferimento a problematiche di natura straordinaria (riduzione delle precipitazioni e aumento della temperatura), che a seguito del loro intensificarsi vanno considerate oramai ricorrenze ordinarie.

Inoltre, il quadro si aggrava se si analizzano i dati sui prelievi, in cui l’Italia risulta il Paese europeo con il maggior prelievo di acqua potabile.

È dunque fondamentale adottare un sistema di gestione sostenibile delle risorse idriche, ambire alla riduzione dei consumi inutili e perseguire con tenacia programmi indirizzati alla conservazione e al riutilizzo.

In questo, la rivendita di materiali per l’edilizia può fare tanto, in termini di sensibilizzazione al tema e di orientamento per una scelta di tecnologie e impianti efficaci.

Ridurre gli sprechi idrici significa adottare anche soluzioni finalizzate al ricircolo e al riutilizzo di acque non pregiate. Rientrano in tale categoria le acque meteoriche, che trovano riscontro se impiegate per l’alimentazione degli sciacquoni, l’irrigazione del verde pertinenziale e il lavaggio di auto e spazi all’aperto con superfici pavimentate.

Ovviamente, per poter destinare le acque meteoriche a tali finalità, si renderà necessario captarle, filtrarle, accumularle e distribuirle. Una volta raccolta l’acqua piovana, viene trasferita a un serbatoio di accumulo e distribuita alle utenze finali.

La realizzazione dell’impianto, basato sulla progettazione dello stesso, dovrà considerare l’apporto delle acque piovane e del fabbisogno di acque di servizio, tenuto conto dei criteri di dimensionamento specifici per le località italiane, in base alle caratteristiche pluviometriche e alle norme tecniche relative ai sistemi di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche (Uni 10724:2004), e ai sistemi di scarico funzionanti a gravità (Uni En 120563:2001).

La raccolta differenziata praticata per i rifiuti solidi urbani e il recupero delle acque grigie hanno in comune lo stesso principio: recuperare lo scarto e dargli nuova vita. Nello specifico, le acque grigie sono gli scarichi idrici provenienti dalle civili abitazioni che rappresentano circa il 60% delle acque reflue domestiche.

Ne fanno parte le acque provenienti dal lavandino, dalla doccia e dalla vasca da bagno, che dopo il loro recupero e successivo trattamento, trovano impieghi differenti.

Il mercato offre un’ampia offerta di tipologie di impianti di recupero delle acque grigie, tutti comunque orientati a garantire appropriati trattamenti prima del riutilizzo finale. Il sistema  è composto da un’unità di trattamento primario, per eliminare grassi e schiume, e da un’unità di trattamento secondario, indispensabile per rispettare i limiti fissati dalla norma sul riutilizzo.

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