C’è Casalgrande Padana nel padiglione cinese

Il padiglione cinese dell'Expo
Il padiglione cinese dell’Expo

Quello di Vanke (prima società immobiliare cinese e tra le principali al mondo) per la Repupplica popolare Cinese è stato il primo padiglione dell’Expo a essere ufficialmente consegnato, ai primi di marzo. Il traguardo è stato tagliato dopo 10 mesi di lavoro all’interno di un cantiere dove, accanto alla bandiera della Repubblica Popolare, sventola a buon diritto e con orgoglio quella italiana: grazie a Casalgrande Padana  un avveniristico involucro in grès porcellanato ha tradotto in fattibilità una figura architettonica tra le più complesse da realizzare dell’intero Expo. Il progetto, curato dallo studio di Daniel Libeskind, con allestimento degli interni di Ralph Appelbaum Associates, sorge in posizione strategica poco distante dal Lake Arena e da Palazzo Italia, imponendosi per la forte carica figurativa che, attraverso l’organica plasticità dell’involucro parametrico, richiama l’attenzione sulle questioni chiave proposte dal tema di Expo 2015 (Nutrire il pianeta), attraverso la rivisitazione di un tradizionale Shitang: la sala da pranzo comunitaria cinese.

Interno del padiglione cinese
Interno del padiglione cinese

Daniel Libeskind, esplorando i canoni dell’architettura parametrica, ha sviluppato una spettacolare figura organica che si estende su una superficie coperta di 578 metri quadrati, con uno sviluppo di circa 36 metri di lunghezza, 19 di larghezza e 12 di altezza. Il tutto articolato su 3 livelli interni (per un totale di 1000 mq), ai quali si aggiunge, alla sommit., una terrazza verde, con vista panoramica sull’intero sito Expo. L’involucro, di uno squillante colore rosso lacca e l’inconsueta morfologia della figura architettonica definiscono un oggetto che non passa sicuramente inosservato. Non a caso la vermiglia e frattale scocca del Padiglione Vanke, composta da circa 4.200 lastre di grès porcellanato rappresenta già una icona di riferimento per l’intero campus di Expo 2015. L’effetto è ottenuto grazie a un innovativo sistema di rivestimento in lastre ceramiche, nato dalla collaborazione tra Daniel Libeskind e Casalgrande Padana, sviluppato ad hoc per il Padiglione Vanke. Le lastre Fractile, disegnate dall’architetto secondo un’esclusiva matrice tridimensionale, sono state prodotte in grès porcellanato nel formato 60×120 cm e successivamente tagliate in sottomoduli da 60×60 cm. All’intradosso di ogni singolo elemento, cioè sulla superficie che non rimane a vista, è stata fissata una particolare flangia metallica dotata di elementi di regolazione. Grazie a questo dispositivo, le lastre sono state ancorate a secco a una sottostruttura, costituita da una serie di elementi tubolari che avvolgono l’intero involucro del padiglione. Lo speciale sistema di posa, messo a punto dalla azienda torinese Bodino Enigineering  e dalla Divisione Engineering di Casalgrande Padana , consente non solo di fissare le lastre, ma anche di orientarle singolarmente in funzione del progetto. Per enfatizzare la decostruzione delle tradizionali superfici di facciata ortogonali e complanari, si . operato attraverso la parziale e libera giustapposizione degli elementi ceramici, definendo una tipologia di rivestimento decisamente innovativa. L’originale disegno geometrico a bassorilievo delle lastre, enfatizzato da una finitura superficiale a velatura metallescente , fa sì che la materia ceramica si scomponga e ricomponga in molteplici riflessi capaci di dinamizzare l’involucro a ogni mutamento della luce naturale incidente.

Particolare dell'esterno
Particolare dell’esterno
Il padiglione cinese disegnato da Daniel Libeskind
Il padiglione cinese disegnato da Daniel Libeskind

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