Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, vorrebbe rendere strutturali i bonus casa, che considera a ragione un «volano» non solo per il settore ma per l’intero Pil italiano. Ma il proposito dovrà fare i conti con le limitazioni di bilancio. L’intenzione c’è, ma i pronostici sono puntati su un semplice rinnovo dei bonus. Accanto a questo, nella prossima manovra potrebbe trovare posto lo stanziamento di 1 miliardo da destinare alla riqualificazione delle periferie. In questo modo sarebbe in sostanza ripristinato il provvedimento già in vigore e che era stato cancellato dal governo Conte I.
Al momento, in ogni caso, sembra scongiurata l’ipotesi di un accantonamento o di un ridimensionamento degli incentivi fiscali per chi riqualifica o ristruttura la propria abitazione o l’intero condominio. Resterà però da rilanciare il sismabonus, che finora paradossalmente ha riscosso in micro successo solo nelle zone a minor rischio di terremoto. In ogni caso, secondo i dati dell’Enea gli incentivi per ristrutturare e riqualificare nel periodo 1998-2017 hanno coinvolto 16 milioni di abitazioni, stimolando investimenti per 264 miliardi (230 per le ristrutturazioni e 34 per l’ecobonus). Il sismabonus, invece, è stato utilizzato quasi solo nella zona 3, a minor rischio sismico, grazie all’estensione decisa nel 2017. Finora il sistema del bonus casa ha funzionato: è costato 122 miliardi di minori entrate allo Stato, ma ha indotto un maggior gettito di 100 miliardi. Ma bisogna aggiungere anche che buona parte dei lavori non sarebbero stati eseguiti senza i bonus casa, che quindi hanno spinto imprese e occupazioni, spesso consentendo la sopravvivenza delle piccole realtà artigianali.