La bolla si sgonfia, come prevedibile: la fine del superbonus porta a una riduzione dei lavori di ristrutturazione. Riduzione, però, non assenza. La radiografia di Nomisa presentata in occasione del recente convegno di Angaisa rende il quadro della situazione pregressa ma, soprattutto, si spinge a una previsione di quello che potrà accadere nel corso del 2024. In sintesi: il 25% delle famiglie progetta lavori di riqualificazione. Tutto da vedere se le intenzioni si potranno tradurre in realtà, ma rimane una cifra considerevole di cui tenere conto. Non solo: lo stesso rapporto del centro di ricerche bolognese, quantifica in 11% le famiglie che hanno già portato a termine lavori di ristrutturazione o riqualificazione negli ultimi 12 mesi. Rimangono, insomma, molte famiglie, circa il 50%, che potrebbe imitarle se i bonus continuassero a svolgere la loro funzione.
Lo studio di Nomisma
Lo studio di Nomisma prende le mosse da una radiografia delle unità abitative italiane, che conferma la loro vetustà: meno di un italiano su dieci vive in case costruite dopo il 2010. Si tratta di case vecchie, per lo più di metrature comprese fra i 70 e i 109 metri quadrati e, complessivamente, poco efficienti sotto il profilo energetico. Una situazione che scontenta chi ci abita: il 56% delle famiglie si dichiarano insoddisfatte, con punte del 65% per le province di Roma e Firenze, del 62% per quella di Bologna e del 61% per quella di Verona. Il dato della soddisfazione e adeguatezza dell’impianto risulta migliore per quanto riguarda il condizionamento (66%), a fronte di al 56% di valutazioni positive per l’impianto di riscaldamento in funzione.
Il grado di consapevolezza delle famiglie, rispetto all’efficienza energetica della propria abitazione appare approssimativo: il 54% degli intervistati non conosce la classe energetica dell’edificio in cui abita. E il 30% identifica una classe energetica collocata fra la D e la G. Il sistema di riscaldamento autonomo, emerge sempre dalla ricerca di Nomisma, è quello di gran lunga prevalente (71%), per lo più caratterizzato dalla presenza di radiatori/termosifoni (85%), con temperature regolate attraverso un termostato centralizzato (62%), valvole termostatiche (25%) e domotica (5%).
Gli impianti sono alimentati in gran parte da metano o gas di rete (73%). A seguire, energia elettrica (6%), biomasse (6%), energia solare (5%) e Gpl (5%).
Solamente il 36% delle famiglie italiane ha in casa una caldaia con meno di cinque anni di vita. Per il 28% degli intervistati l’anzianità dell’impianto è di almeno dieci anni, per il 4% oltre 20. La tipologia è equamente suddivisa fra caldaie a condensazione (42%) e caldaie di tipo convenzionale (41%).
Climatizzazione
Il 62% ha in casa un condizionatore fisso, il 27% una pompa di calore e il 20% uno scaldabagno elettrico per la produzione di acqua calda. Fra coloro che non hanno né un condizionatore, né una pompa di calore, il 16% ha intenzione di acquistare entro il 2024 un condizionatore fisso e l’8% una pompa di calore.
Solo il 12% delle famiglie dichiara di avere un’abitazione munita di impianto fotovoltaico; le tre province in testa alla classifica sono Reggio Calabria (23%), Bari (15%) e Bologna (12%); dispongono di un impianto solare termico il 9% delle famiglie: sono il 17% nella provincia di Reggio Calabria e il 9% in quelle di Torino e Napoli.
Come accennato, negli ultimi 12 mesi solo l’11% delle famiglie ha effettuato interventi di miglioramento e/o ristrutturazione per migliorare la classe energetica della propria unità abitativa, mentre il 50% degli intervistati non ha mai effettuato questo tipo di interventi e non ha in programma di farlo.
Chi ha già portato a termine i lavori, ha indicato come motivazioni principali la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento del comfort abitativo, l’utilizzo degli incentivi statali. Il costo medio degli interventi realizzati è stato nell’ordine dei 20.200 euro. Si è trattato soprattutto di interventi finalizzati al miglioramento termico dell’edificio (71%), all’installazione di impianti di condizionamento (64%), all’implementazione di dispositivi di domotica e gestione dei consumi (45%) e all’installazione di pannelli solari/impianti fotovoltaici (31%). Significativo anche il dato relativo alla messa in opera di sistemi per il recupero acque (27%).
Fra quelli che invece non hanno realizzato investimenti di questo tipo, le principali motivazioni frenanti sono state quelle relative ai costi (per il 46% gli interventi sono troppo onerosi), alla mancata necessità di efficientare gli impianti, alla complessità e al rischio percepiti nel percorso di accesso agli incentivi (bonus). Il 75% delle famiglie che ha effettuato interventi di questo tipo negli ultimi 12 mesi ha fatto richiesta di detrazioni fiscali e bonus: se non ci fossero stati gli incentivi, il 39% non si sarebbe attivato.
Per la realizzazione degli interventi le famiglie hanno fatto affidamento a professioni di comprovata esperienza, con i quali è stato possibile instaurare o mantenere un rapporto di fiducia e un contatto diretto. Pesano la conoscenza pregressa (29%), ma anche e soprattutto i suggerimenti e le esperienze di amici e conoscenti (47%). Il ruolo dei professionisti coinvolti è rilevante sia nella fase di reperimento delle informazioni necessarie per pianificare i lavori, sia naturalmente per la loro esecuzione. A questo proposito va sottolineato che i distributori specializzati mantengono una importante leadership nel grado di soddisfazione delle famiglie. Il 76%, tra coloro che vi hanno fatto ricorso, manifesta una soddisfazione molto elevata; a seguire i muratori (74% le famiglie estremamente soddisfatte), i negozi fai-da-te (73%), gli idraulici specializzati (70%) e le imprese edili (69%).
Le maggiori criticità riscontrate durante gli interventi hanno riguardato, di gran lunga, il problema legato al ritardo nella consegna dei materiali o alla difficoltà di reperirli (66%). Ma è significativo anche il dato di denuncia di mancanza di operai e artigiani (24% delle famiglie) per la realizzazione delle opere e il 21% che ha riscontrato una “formazione non eccellente” dei lavoratori nell’esecuzione dell’opera.
Le previsioni
Gli scenari futuri (prossimi 12 mesi) appaiono segnati da preoccupazioni, dubbi e incertezze per le famiglie italiane, condizionate, inevitabilmente, da una perdita del potere d’acquisto: per il 46% delle famiglie, il reddito disponibile appare appena sufficiente per far fronte alle necessità primarie, per il 14% è insufficiente e per il 3% è gravemente insufficiente. La causa fondamentale viene identificata in un costo della vita molto più elevato rispetto al passato e a spese complessive sempre più elevate.
Di fatto, il prossimo futuro viene percepito come incerto per oltre una famiglia su due. Non sorprende, quindi, che sia solamente poco più di una famiglia su quattro a dichiarare di voler realizzare nei prossimi 12 mesi interventi di miglioramento e/o ristrutturazione dell’abitazione volti a migliorare la classe energetica, prevedendo un costo medio pari a 16.200 euro. Anche in questo caso verrebbero privilegiati gli interventi finalizzati al miglioramento termico dell’edificio, all’installazione di impianti di condizionamento e di pannelli solari/impianti fotovoltaici.
Resta confermato il ruolo essenziale dei bonus: la maggioranza di chi investirà (stiamo parlando di otto famiglie su dieci), lo farà ancora una volta motivata dall’esistenza dei bonus edilizi, sia pure in versione light, a partire da ecobonus e bonus casa, a cui si aggiungono gli incentivi regionali, il superbonus e il conto termico. Il 66% di coloro che hanno intenzione di effettuare interventi di efficientamento energetico dichiara che probabilmente non si attiverebbe in assenza di questi incentivi.