I ponteggi tornano al livello del 2019

Non ci sono solo i produttori di isolanti a registrare un rallentamento del business provocato dallo stop al superbonus. Anche la domanda di ponteggi fa i conti con l’addio all’incentivo.

Secondo i dati di Unicmi, il settore aveva un valore stimato di 200 milioni in termini di produzione nel 2019, cifra arrivata a triplicare oltre quota 600 milioni nel 2022.

Il settore vive un pesante downgrade: se non è l’inferno, è almeno un amaro purgatorio. I produttori lamentano una precipitosa discesa degli ordini di circa un terzo rispetto agli anni passati. Il noleggio di ponteggi soffre meno rispetto alla domanda di acquisto, ma la previsione riduce le aspettative per l’anno in corso al livello del 2019, prima del boom dettato dal superbonus.

Non è crisi, ma un pesante stop sì. Per venditori e noleggiatori di ponteggi la speranza sono adesso le opere legate al Pnrr, ma solo in parte, perché i lavori (quelli che non sono stati cancellati dalla revisione del governo) non prevedono molte opere di riqualificazione, anche se abbondano quelli legati alle infrastrutture.

Certo, all’orizzonte c’è la direttiva europea Case green, che potrebbe ridare impulso ai lavori sulle facciate legate alla coibentazione degli edifici.

Il nuovo Parlamento europeo e la rinnovata Commissione Ue possono però ripudiare quanto già deciso, semplicemente spostando in avanti i termini entro cui rendere meno energivori gli edifici in classe G.

In aggiunta, c’è un altro problema che interessa la categoria: l’evoluzione degli aspetti normativi che, secondo gli operatori, lasciano le aziende nell’incertezza.

Il problema è la gestione delle autorizzazioni ministeriali per i ponteggi, che è gestita dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Il dicastero è da anni condizionato da carenze organizzative e da una confusione tecnico normativa.

Ci vuole una nuova edizione della norma tecnica, ma i tempi si allungano e la revisione del testo non arriva.

Secondo Unicmi, è necessaria una modifica del decreto in vigore per introdurre un sistema di enti terzi accreditati che possano rendere i percorsi delle imprese più certi e rapidi. Ed è anche da migliorare il numero di laboratori di prova, oggi inadeguato.

di Franco Saro

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